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Autore: dubhefly    09/10/2011    4 recensioni
Pinocchio ogni notte, coricato sulle assi del teatrino, piange lacrime di vernice e segatura e sente i trucioli rimescolarglisi dentro. Pensa alla sua bambola di porcellana e a come sarebbe incredibilmente bello arrampicarsi fin sulla sua mensola, prenderla tra le braccia e dirle: “ora, fuggiamo”.
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Di trucioli, d'amore e di morte


Pinocchio ogni sera si siede sull’orlo del teatrino di Mangiafuoco e guarda verso l’alto, verso di lei, la bambola di porcellana.
Ammira il suo vestito verde di taffetà, le lunghe ciglia scure, i suoi limpidi occhi azzurro cielo, i folti capelli ramati che le cadono morbidi sulle spalle, il suo viso rotondo e la sua pelle, così rosea, così perfetta. Pinocchio fissa incessantemente la sua amata, fino a colmarsi gli occhi di lei, fino a sentir fremere qualcosa dentro al suo corpicino fatto di assi di legno e chiodi. Ma lei non ricambia mai il suo sguardo, seduta altezzosa sulla sua mensola guarda verso la finestra. Pinocchio darebbe di tutto perché la sua amata bambola voltasse anche solo un secondo il viso paffuto verso di lui; venderebbe l’anima al diavolo se l’avesse. Ma la fragile creatura forse non lo sa, o forse non le importa. Non si gira, continua a guardare il cielo.

Pinocchio ogni notte, coricato sulle assi del teatrino, piange lacrime di vernice e segatura e sente i trucioli rimescolarglisi dentro. Pensa alla sua bambola di porcellana e a come sarebbe incredibilmente bello arrampicarsi fin sulla sua mensola, prenderla tra le braccia e dirle: “ora, fuggiamo”. E sarebbe incantevole non avere più fili, non essere più legati a niente, essere liberi. E potrebbero viaggiare insieme, lui e l’oggetto del suo desiderio, per mari e monti, fino all’altro capo del mondo. E potrebbero vedere infinite albe e tramonti, tramonti e albe. E tutto nei loro occhi di plastica allora apparirebbe così, semplicemente, amabile. Non ci sarebbe più posto per lacrime e paure.

Pinocchio ha deciso, non vuole più aspettare. È giunto il momento di rischiare. Una sera, dopo che Mangiafuoco è andato a dormire, il burattino, tendendo al massimo i suoi fili, si avvicina alla cassetta dove il grosso burattinaio ripone i suoi attrezzi di lavoro. È chiusa bene la cassetta ma pinocchio dopo qualche sforzo riesce ad aprirla, scheggiandosi le manine di legno. Guarda il contenuto della cassetta e prende quello che cercava, una pinza. Pinocchio non sta più nelle pelle, non vede l’ora di strappare i fili che gli impediscono di muoversi liberamente e di fuggire con la sua amata bambola di porcellana. Pinocchio solleva la forbice sopra di sé e zac, zac, una dopo l’altra le catene della sua prigionia vengono recise. Ora è libero.
Lo coglie una gioia irrefrenabile, vorrebbe correre, ballare e gridare. Ma non c’è tempo, entro l’alba deve riuscire a raggiungere la sua amata. Pinocchio allora scende dal teatrino e raggiunge lo scrittoio che si trova sotto la mensola della bambola di porcellana. Comincia ad arrampicarsi, incastrando le scarpe ben verniciate tra i pomelli dei cassetti. Una volta giunto in cima gli basterà allungare le braccia sopra il capo per aiutare la sua amata a scendere dalla mensola. Potrà finalmente stringerla a sé, potrà dirle le mille frasi d’amore che ha pensato per lei ogni sera e lei sarà sua, solo sua, per sempre.

Pinocchio però, troppo preso dai suoi felici pensieri non s’accorge d’aver appoggiato il piede su un pomello difettoso. Il pezzo di legno infatti, eroso dal tempo, cede. Il burattino perde la presa e cade. Precipita verso il pavimento. E’ un attimo, solo il tempo di pensare con tristezza addio mio dolce sogno d’amore. Il burattino si scontra con il duro pavimento di marmo, le giunture che tengono insieme le assi del suo corpo si sfaldano, pezzi di legno, trucioli e chiodi si disperdono per tutto il pavimento. Mangiafuoco l’indomani dovrà darsi da fare pure ripulire tutto quanto.

La bambola di porcellana intanto, ignara e incurante di tutto, continua a guardare il cielo.
  
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