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Autore: hiromi_chan    09/10/2011    5 recensioni
Un ragazzo alla ricerca di se stesso, un viaggio alla scoperta dell'amore tra passato, presente e futuro.
"Senti deficiente, io ti conosco...dove cavolo ti ho già visto?"
[SpainxRomano][accenni FrUk]
Genere: Drammatico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Nord Italia/Feliciano Vargas, Prussia/Gilbert Beilschmidt, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Ebbene, ci provo!!Salve a tutti, ecco la prima long che pubblico. Sono abbastanza emozionata e spero che possa piacere a qualcuno perchè la sto scrivendo con molto trasporto ^-^ Ci vediamo in fondo al capitolo (per chi ci arriverà xD) per le delucidazioni finali. Buona lettura (spero)!

 

 

 

In Time With You

 

 

1996, 28 Dicembre

 

 

Dio, fa che piova.

Ti prego, fa che piova e che l'acqua arrivi anche qui dentro. Dio, ti prego, fa che la pioggia bagni quest'inferno...

 

La fermata improvvisa fece rotolare Antonio giù dal suo posto. Avrebbe dovuto proprio smetterla di addormentarsi in treno, ma non poteva fare altrimenti: se la notte non dormiva, era costretto a ritagliarsi durante la giornata quante più ore di sonno possibili. Di preciso non sapeva dire da quanto tempo non riuscisse a farsi una sana dormita ristoratrice. Era una condizione piuttosto triste per un ragazzo di appena venticinque anni nel pieno della sua gioventù.

Infondo in quel momento era la vita in generale di Antonio a essere un po' triste. Laureato in storia dell'arte alla perenne ricerca di un lavoro, con un monolocale in affitto adatto come casa più a un criceto che a un uomo.

Eppure Antonio non si lamentava mai né era deciso ad abbattersi. Magari era il sangue spagnolo che gli ribolliva nelle vene a spingerlo sempre in avanti, a renderlo incapace di smettere di sperare sempre in meglio. Senza contare che a breve quello strano 1996 sarebbe giunto al termine, e si sa: anno nuovo, vita nuova.

Sì, puntiamo avanti” si disse il ragazzo ad alta voce, già infervorato, sfoderando un'espressione un po' sciocca.

Che fai, parli da solo, imbecille?” disse qualcuno.

Antonio, colto alla sprovvista, si guardò intorno per capire da dove provenisse quella vocetta. A destra niente, a sinistra neanche...

Qui sotto, idiota”.

Antonio si sentì tirare la manica della giaccone, quindi guardò in basso e finalmente vide il suo interlocutore.

Era un bambino, un bambino molto carino a dirla tutta. Stava in piedi ma non gli arrivava nemmeno all'altezza della vita e lo squadrava con gli occhi verde spento da gattino.

Cosa c'è, piccolo?” chiese il ragazzo, gentile e incuriosito. Gli piacevano i bambini e, modestia a parte, sapeva anche di essere piuttosto in gamba nel relazionarsi con loro.

Senti deficiente, io ti conosco...dove cavolo ti ho già visto?” disse il piccoletto, in tono non proprio angelico. Antonio un po' era divertito, un po' stupito da quell'atteggiamento tanto insolente. Gli rispose con un sorriso:

Ehi, questo non mi sembra affatto il modo adatto di parlare per uno della tua età”.

E si può sapere tu che cazzo ne sai di quale sia la mia età?” sparò a raffica l'altro.

Posso provare a indovinarlo” disse Antonio.

Quindi, restando sempre seduto al suo posto, si chinò in avanti verso il bambino, poggiando i gomiti sulle ginocchia e il viso tra le mani.

Lo esaminò, così tanto vicino all'altro da potergli contare le efelidi che aveva sul nasino.

Occhioni da gatto” cercò di mettere su l'espressione più autoritaria possibile per un bambino con indosso un paio di calze a fantasia di pomodori che sbucavano dai pantaloni, ma distolse lo sguardo e iniziò lentamente ad arrossire.

Antonio pensò con una certa soddisfazione che, per quanto potesse sembrare impertinente, quel piccoletto doveva avere anche un lato timido, poi disse:

A guardarti direi che hai sei o sette anni”.

Sbagliato, coglione! Ne ho otto!” esclamò il bambino, trionfante.

Davvero? Sei un po' bassino per la tua età” disse Antonio.

Spesso non sapeva cogliere la soglia che divideva un commento neutrale da uno un po' più sfacciato, e nel caso di quel bambino si sarebbe detto che quella soglia fosse spessa uno o due millimetri appena.

Come?! Basso, io? Ascolta ignorante, sono ancora nel periodo della crescita se non lo sai, e sta' a vedere, tra qualche anno diventerò alto quanto te se non mooolto di più”.

Antonio soffocò una risata, iniziando finalmente a capire quanto il suo giovane interlocutore fosse permaloso.

Perché no? Sicuramente diventerai un bel ragazzo, sei un bambino molto carino”, gli rispose con un sorriso.

Gli piaceva parlare con i bambini e, sentendosi preso da un moto di affetto immediato per quel piccolino, si chinò ancora verso di lui per accarezzargli i capelli castani. Quello lo lasciò fare, mettendo su un adorabile broncio imbarazzato, che sparì presto dal visetto rotondo per lasciare spazio a un'espressione curiosa: all'improvviso i suoi strani occhi verdi vennero catturati da qualcosa. In quelle belle iridi baluginò per un attimo una sagoma che dondolava qua e là. Ritmicamente, il bambino seguiva quel movimento spostando la testa, lo sguardo all'altezza del collo di Antonio. Allora lo spagnolo abbassò gli occhi e capì.

Guardi la mia catenina con la croce?” disse, gentile. Era una collanina d'argento che non si toglieva mai, nemmeno la notte. Doveva essergli sbucata fuori dalla camicia quando si era chinato verso il bambino, che ora sembrava completamente preso da quell'oggetto, quasi ipnotizzato.

E' bella” disse. “La devo avere”.

Ecco” iniziò il ragazzo, a disagio, “mi dispiace tanto ma non posso proprio dartela”.

Il bambino lo guardò storto, inarcando le sopracciglia con insolenza.

Ma mi piacerebbe regalarti qualcosa, qualsiasi altra cosa”, aggiunse in fretta Antonio. “Dimmi solo che cosa vorresti”.

Quella collanina”.

Ti ho detto che non posso...”

Ma io la voglio! Uffa, la voglio, la voglio, la voglio!!” strepitò.

Antonio fu assalito da una piccola fitta allo stomaco. E va bene, adorava i bambini e quello in particolare gli sembrava simpatico, ma non sopportava davvero quando diventavano insistenti e piagnucolosi.

Magari puoi dire alla tua mamma di comprartene una uguale. Natale è appena passato, ma...” suggerì.

Non posso...” rispose l'altro, smorzandosi improvvisamente. Poi si guardò le scarpine con gli occhi velati dalle lacrime. Antonio si sentì un po' colpevole.

Voglio proprio quella lìììììììììììììì, dammelaaaaaa, subito!” si riprese in fretta il piccolo.

Strepitava talmente forte che quasi tutti i passeggeri del treno si erano voltati a curiosare. Antonio, a disagio mentre tentava di calmarlo sotto lo sguardo accusatore di una folla di sconosciuti, mise da parte i sensi di colpa e pensò che forse quello era solo un bambino un po' troppo viziato. Fortunatamente la salvezza arrivò insieme alla sua fermata.

Ecco, piccolo...ora dovrei scendere.”

...Te ne vai?” disse l'altro, con le guanciotte arrossate per lo sforzo di piangere.

Devo, ho un colloquio di lavoro e se non corro arriverò anche tardi...senti, devi andare da qualche parte qui vicino? Potrei accompagnarti”.

No, scendo alla prossima” tagliò corto il bambino.

Capisco...allora...” disse, e fece per andarsene.

Avrebbe voluto dirgli qualcos'altro, rincuorarlo, non gli andava affatto giù l'idea di aver fatto piangere un bambino di otto anni.

La calca di clienti carichi di acquisti per le feste, impiegati che si recavano svogliatamente a scontare la pena degli straordinari e passeggeri imbacuccati nelle sciarpe spinse però Antonio troppo in fretta verso l'uscita. Il ragazzo incespicò, e si voltò quando era ormai diversi passi in là sulla banchina. Le porte del treno erano chiuse, ma il bambino lo fissava da dentro attraverso il vetro puntando su di lui gli occhioni seri. Il ragazzo li trovò tanto disarmanti da rimanerne spiazzato. Si accorse che il piccolo stava muovendo le labbra, forse gli stava dicendo qualcosa.

Come? Non ti sento”, disse rivolto a lui, un po' gridando.

Allora il bambino sparì di corsa dentro il vagone. Antonio piegò inconsapevolmente la testa di lato con fare interrogativo, sentendosi un pochino strano. Poi fece un vago sospiro rassegnato e si voltò, ma quando stava per andarsene per la sua strada sentì gridare forte:

Io mi chiamo Lovino!”. Era il proprio il piccolo, affacciato fuori da un finestrino del treno. Neanche aveva finito di parlare che il mezzo riprese la sua corsa; il nome del bambino vorticò nell'aria fredda e quell'immaginetta schizzò via con lui.

 

Tornò a casa solo quando il sole stava calando e l'aria iniziava a diventare veramente fredda. Per lo meno era riuscito a gustarsi un bel tramonto dai toni del carminio, unica cosa veramente confortante della giornata.

Rosso di sera, bel tempo si spera” cantilenò Antonio.

A vedere il volto bello e sereno del ragazzo non si sarebbe mai detto che avesse subito un colloquio di lavoro massacrante, più simile a un vero e proprio interrogatorio che a una chiacchierata di pura formalità. Alla fine era stato stabilito che non ci fosse bisogno di altre guide in quel museo, o piuttosto di altre guide come Antonio.

Ma che cos'ho che non va?” si chiese, sinceramente dubbioso, mentre armeggiava per aprire la porta di nuovo bloccata.

Certo non era il massimo tornare dopo una giornata pesante in una casa che cadeva quasi a pezzi, per di più sotto le feste. Quel che c'era di integro lì dentro era a dimensioni così striminzite che Antonio finiva sempre col sentirsi fuori posto persino nell'appartamento in cui abitava.

Erano proprio quelli i momenti in cui sentiva di più la mancanza della vecchia casa in cui per tanti anni aveva convissuto con Francis e Gilbert...e non era solo quella a mancargli.

Su, su, coraggio” si disse da solo.

Si sistemò subito nella semplice cucina-soggiorno, sorridendo alla vista del mini alberello striminzito che faceva mostra di sé sopra il bancone. Nonostante Antonio avesse pochi soldi in tasca, lo spirito goliardico non gli avrebbe mai permesso di rinunciare alle decorazioni natalizie, per quanto simboliche come quelle che poteva permettersi lui.

Come di routine mise a bollire l'acqua per la pasta e accese la televisione per svagarsi un po'. Era un modello vecchissimo in bianco e nero, l'unico che aveva potuto comprare, e ogni tanto c'erano delle interferenze nei canali. Distrattamente si ritrovò a guardare le previsioni del meteo, ma come previsto il canale non era stabile e la figurina della conduttrice faceva qua e là come una ballerina impazzita.

Ma guarda un po' se nel 1996, con la tecnologia di adesso, devo sorbirmi questo catorcio” disse Antonio, portandosi dietro la televisione e muovendo i cavi nella speranza che migliorasse qualcosa.

Ed ora le previsioni per la nostra zona” annunciò la signorina della TV, mentre Antonio gli sferrava contro un calcio.

A partire da oggi, si prospetta una settimana di fine anno con intense e abbondanti precipitazioni”.

Precipitazioni? Che strano, eppure aveva appena visto quel bel tramonto rosso stagliarsi nel cielo freddo.

Stia bene attento a non dimenticarsi l'ombrello, signor Antonio Fernandez Carriedo”.

Antonio si immobilizzò, incredulo. Si mise davanti allo schermo, faccia a faccia con la bella signorina del meteo che stava ora dando la linea a un altro collega.

Decisamente questa televisione è da rottamare”.

L'acqua che bolliva lo riportò a pensieri più concreti, e Antonio si diresse verso il mobile penosamente piccolo in cui teneva la pasta...ma, orrore! Non ne aveva più una singola confezione!

Spense tutto per poi fiondasi fuori casa diretto al supermercato più vicino sperando di trovarlo ancora aperto e proprio mentre correva con le ali ai piedi, una goccia dall'alto gli cadde sul suo bel naso dritto.

A quella ne seguì un'altra, un'altra e un'altra ancora, sempre di più, sempre più forte, tanto che Antonio si ritrovò zuppo in pochi secondi. Trovò fortunatamente riparo a una fermata del pullman che si trovava sulla strada.

Col fiatone per la corsa, Antonio si spostò i capelli appiccicati dagli occhi e sedette su una fredda panca di marmo. Subito il picchiettare della pioggia sulla cupola di plastica che lo proteggeva si fece più rado, fino a scomparire in un baleno.

Ancora più strano era che, ora che ci faceva caso, non ricordava ci fosse mai stata una fermata del pullman proprio lì.
E davvero stranissimo fu che, sotto il cielo più terso che si sia mai visto dopo la pioggia, Antonio scorse una figura sfilargli davanti a pochi centimetri da lui. Era un ragazzetto con i capelli castani, un bel volto e due occhi verde spento... “Occhioni da gatto”, pensò Antonio.
Incredibile quanto somigliasse al bambino che aveva conosciuto quella mattina in treno, se non fosse stato per un dettaglio: quel ragazzino dimostrava di avere almeno 16 anni.



Dunque, ce l'avete fatta? Complimentoni xD e intanto, sentiti ringraziamenti per questo!
L'idea per questa storia è venuta ascoltando la OST di un drama coreano, “Secret Garden”. Non so quanti possano averlo visto, ma ci tenevo a precisarlo xD
La musica è stata molto importante e mi ha suggerito cosa scrivere, quindi al momento opportuno lascerò il link per darvi un'idea di come è nato il tutto. Ascoltando una particolare canzone di Secret Garden e collegandola a una certa scena, ho pensato: “non sarebbe bello far fare questa cosa alla mia coppietta preferita di hetalia?”...lo so che è una cosa un po' random :3
Se ce la faccio prevedo di aggiornare una volta alla settimana...ah, approfitto per ringraziare quelle due o tre persone che hanno inserito la prima (fallimentare) storia che ho pubblicato tra le preferite/ricordate! Era assolutamente inaspettato, quindi grazie di cuore ^^ alla prossima!
   
 
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