Jinxland ~
L’ultimo desiderio non sarà mai esaudito
If not for you, I know, I’d lose my mind before
the morning.
La goccia cadeva
insistente, ininterrotta. Il suono avrebbe certo fatto saltare i nervi di un
prigioniero che li avesse;
fortunatamente un tale disagio non gli era concesso – tuttavia era
curioso. Era una stalattite naturale o una fontana dimenticata nel buio?
Legato mani e piedi
com’era, lo Spaventapasseri non aveva modo di voltarsi a verificare le
sue ipotesi. Non poteva fare altro che starsene appoggiato al muro di pietra, gli
occhi rivolti allo spiraglio di luce sotto la porta erosa, a rimuginare sulla
disgraziata condizione in cui era venuto a cacciarsi e su quei pochi rimpianti
che la sua scelta si portava dietro.
La buona Glinda gli aveva chiesto soltanto di salvare il marinaio e i due bambini. Non aveva detto
nulla a proposito di Re illegittimi e Principesse col cuore congelato. Era
stata sua l’idea di aiutare il
povero Pon, sua
la volontà di scacciare il perfido Krewl, sua la responsabilità di quanto
era accaduto. Ma no, in realtà non si rammaricava di averlo fatto. Era
giusto così. Non era questo il
vero rimpianto.
Da una crepa sottile tra
le pietre fece capolino un muso appuntito. Lo Spaventapasseri ricambiò
quello sguardo interessato, strizzando con garbo un occhio, perché non
poteva certo liberare un guanto per salutare in modo più confacente.
La bestiola si
avvicinò abbastanza da poterlo studiare; lo annusò e
inclinò il capo con aria pensosa.
« Straniero
» disse, « tu sei senza dubbio il prigioniero più strano che abbia mai visto
quaggiù. »
« Molto
lusinghiero da parte tua » rispose gentile lo Spaventapasseri – e
si scoprì stranamente grato che la vocina acuta avesse coperto per qualche istante il rumore della
goccia che cadeva, cadeva, cadeva.
Il topo annusò
ancora una volta la stoffa blu che gli assestava il petto. « Odori di fuori,
straniero. Non hai freddo, non hai sete e non hai fame. E sorridi. »
« Oh, questo?
È un sorriso dipinto, amico mio. Non posso farci nulla. »
« Hai paura.
»
« Un po’,
naturalmente. »
« Ma non mi hai
chiesto di rosicchiare le corde. »
« Non ce
n’è bisogno. »
Il topo inclinò
il capo ancora una volta, scrutandolo da vicino con gli occhi piccoli e neri.
« Sei proprio una strana creatura, straniero. »
Lo Spaventapasseri lo
guardò sgusciare via in un guizzo di baffi e di coda, forse correre in
cerca di qualcuno che volesse
l’aiuto dei suoi dentini affilati. Lui non avrebbe potuto giovarne, ora
che Krewl conosceva la sua debolezza, ora che il suo
destino era comunque tracciato.
Da qualche parte in
quella cella doveva esserci una finestra. Non era sicuro che fosse davvero del
fumo, quello che gli oscurava la vista dello spiraglio di luce –
dopotutto non poteva respirarlo
– ma il suo cervello era troppo acuto per non intuire che il falò,
ormai, doveva essere pronto.
Legato mani e piedi
com’era, lo Spaventapasseri non aveva modo di voltarsi a verificare le
sue ipotesi. Non poteva fare altro che starsene appoggiato al muro di pietra,
gli occhi rivolti al solo vero
rimpianto che l’attesa delle fiamme gli portava, col sorriso che si
faceva triste al pensiero che forse in
quel preciso momento qualcuno soffriva per lui.
La goccia cadeva
insistente, ininterrotta. Lo Spaventapasseri cercò di ricordare se le
lacrime di Dorothy producessero un suono simile.
Nelle stanze di Ozma di Oz, davanti al Dipinto Incantato, stavano le tre fanciulle
della Città di Smeraldo.
Ozma pose la mano su quella di Betsy,
perché lasciasse che le lacrime di Dorothy cadessero in silenzio.
Le dita premute sull’immagine lontana dello
Spaventapasseri, lei si sentiva
morire insieme a lui.
Will your big blue eyes be misty? Will you brush away
a tear?
Spazio dell’autrice
Ero
ansiosa di leggere The Scarecrow of Oz
fin da quando ho letto che Baum considerava questo
nono volume il suo preferito. E, accidenti, credo di capire perché ne
andasse fiero. Qui è dove la sua scrittura raggiunge i livelli
più alti, riuscendo ad incantare piccoli e grandi, perché la
fiaba si mescola alla storia d’amore e le Streghe Cattive diventano lo
strumento di una classe sociale utilitarista. Semplicemente geniale.
In questo
libro, che vado scandalosamente a spoilerarvi (come
al solito siete avvisati!), lo Spaventapasseri viene inviato da Glinda nel piccolo regno autonomo di Jinxland,
a sud-est del Paese di Oz; il suo compito è di
salvare tre mortali, Capitan Bill e i piccoli Trot e Button-Bright, che – strappati via dal nostro mondo dopo
una serie di vicende troppo lunga da riferire – hanno osato attraversare la
strada del perfido Re Krewl. Questo bieco personaggio
è in realtà un impostore che ha strappato il trono alla legittima
erede, la Principessa Gloria, sua nipote – e a complicare le cose c’è
il fatto che Gloria è innamorata di Pon, il
garzone del giardiniere reale, cosa che naturalmente irrita alquanto lo zio Krewl, al punto da spingerlo a chiedere a una Strega di
congelare il cuore della nipote con un incantesimo. Ora, lo Spaventapasseri non
può certo tollerare delle simili ingiustizie: cosa può fare dunque
se non dichiarare guerra al perfido Re di Jinxland,
in nome di Ozma di Oz? Ma
per sua sfortuna Lord Googly-Goo suggerisce a Krewl di condannare lo straniero al rogo, e le cose per lui
si fanno piuttosto difficili.
E qui
arriviamo al brano che ha solleticato la mia attenzione.
Now
the one thing in all the world that the straw man really feared was fire. He
knew he would burn very easily and that his ashes wouldn’t amount to much
afterward. It wouldn’t hurt him to be destroyed in such a manner, but he
realized that many people in the Land of Oz, and especially Dorothy and the
Royal Ozma, would feel sad if they learned that their
old friend the Scarecrow was no longer in existence.
(Ora l’unica cosa al mondo che l’uomo
di paglia temesse davvero era il fuoco. Sapeva di poter bruciare con molta
facilità e che le sue ceneri, dopo, non sarebbero servite a molto. Non sarebbe
stato doloroso il venir distrutto in un tal modo, ma capiva che molte persone
nel Paese di Oz, e soprattutto Dorothy e la Reale Ozma, si sarebbero rattristate nel sapere che il loro
vecchio amico lo Spaventapasseri non esisteva più.)
Da notare: lo Spaventapasseri non ha paura del fuoco per sé, ma per la tristezza che
la sua ‘morte’ porterebbe agli altri, soprattutto a Dorothy e a Ozma. A Dorothy
e a Ozma. Considerato che Ozma
è la regnante suprema di Oz, e che lo
Spaventapasseri è uno dei suoi più fidati consiglieri, il
riferimento a Dorothy vi dice niente? x3
Ecco la prova lampante che lo Spaventapasseri/Scraps non sussiste. Lo Spaventapasseri si preoccupa che Dorothy soffra, ma non ha il
benché minimo pensiero per Scraps, che sembra piacergli tanto a partire dal settimo
libro. Epic win! xD
Note ulteriori: il topo parla perché tutti gli animali di Oz parlano; Betsy Bobbin è venuta a vivere nella Città di
Smeraldo alla fine dell’ottavo volume; il Dipinto Incantato di Ozma è in grado di mostrare chiunque si voglia
vedere, qualunque cosa stia facendo e in qualunque parte del mondo egli si
trovi, e nel romanzo le tre ragazze seguono davvero grazie al quadro tutte le
avventure dello Spaventapasseri a Jinxland.
I versi in incipit e chiusura sono tratti da Will you visit me
on Sunday?, un interessante pezzo sulla pena di
morte, di Conway Twitty e
Loretta Lynn.
Il sottotitolo è una mia riflessione del tutto personale.
Aya ~