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Autore: Feel Good Inc    10/10/2011    0 recensioni
[ Vol. IX, The Scarecrow of Oz ]
« Odori di fuori, straniero. Non hai freddo, non hai sete e non hai fame. E sorridi. »
« Oh, questo? È un sorriso dipinto, amico mio. Non posso farci nulla. »
« Hai paura. »
« Un po’, naturalmente. »
« Ma non mi hai chiesto di rosicchiare le corde. »

[ Spaventapasseri/Dorothy ]
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Betsy Bobbin, Dorothy Gale, Ozma, Spaventapasseri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Jinxland ~

L’ultimo desiderio non sarà mai esaudito

 

 

 

 

 

 

 

 

If not for you, I know, I’d lose my mind before the morning.

 

 

 

La goccia cadeva insistente, ininterrotta. Il suono avrebbe certo fatto saltare i nervi di un prigioniero che li avesse; fortunatamente un tale disagio non gli era concesso – tuttavia era curioso. Era una stalattite naturale o una fontana dimenticata nel buio?

Legato mani e piedi com’era, lo Spaventapasseri non aveva modo di voltarsi a verificare le sue ipotesi. Non poteva fare altro che starsene appoggiato al muro di pietra, gli occhi rivolti allo spiraglio di luce sotto la porta erosa, a rimuginare sulla disgraziata condizione in cui era venuto a cacciarsi e su quei pochi rimpianti che la sua scelta si portava dietro.

La buona Glinda gli aveva chiesto soltanto di salvare il marinaio e i due bambini. Non aveva detto nulla a proposito di Re illegittimi e Principesse col cuore congelato. Era stata sua l’idea di aiutare il povero Pon, sua la volontà di scacciare il perfido Krewl, sua la responsabilità di quanto era accaduto. Ma no, in realtà non si rammaricava di averlo fatto. Era giusto così. Non era questo il vero rimpianto.

Da una crepa sottile tra le pietre fece capolino un muso appuntito. Lo Spaventapasseri ricambiò quello sguardo interessato, strizzando con garbo un occhio, perché non poteva certo liberare un guanto per salutare in modo più confacente.

La bestiola si avvicinò abbastanza da poterlo studiare; lo annusò e inclinò il capo con aria pensosa.

« Straniero » disse, « tu sei senza dubbio il prigioniero più strano che abbia mai visto quaggiù. »

« Molto lusinghiero da parte tua » rispose gentile lo Spaventapasseri – e si scoprì stranamente grato che la vocina acuta avesse coperto per qualche istante il rumore della goccia che cadeva, cadeva, cadeva.

Il topo annusò ancora una volta la stoffa blu che gli assestava il petto. « Odori di fuori, straniero. Non hai freddo, non hai sete e non hai fame. E sorridi. »

« Oh, questo? È un sorriso dipinto, amico mio. Non posso farci nulla. »

« Hai paura. »

« Un po’, naturalmente. »

« Ma non mi hai chiesto di rosicchiare le corde. »

« Non ce n’è bisogno. »

Il topo inclinò il capo ancora una volta, scrutandolo da vicino con gli occhi piccoli e neri. « Sei proprio una strana creatura, straniero. »

Lo Spaventapasseri lo guardò sgusciare via in un guizzo di baffi e di coda, forse correre in cerca di qualcuno che volesse l’aiuto dei suoi dentini affilati. Lui non avrebbe potuto giovarne, ora che Krewl conosceva la sua debolezza, ora che il suo destino era comunque tracciato.

Da qualche parte in quella cella doveva esserci una finestra. Non era sicuro che fosse davvero del fumo, quello che gli oscurava la vista dello spiraglio di luce – dopotutto non poteva respirarlo – ma il suo cervello era troppo acuto per non intuire che il falò, ormai, doveva essere pronto.

Legato mani e piedi com’era, lo Spaventapasseri non aveva modo di voltarsi a verificare le sue ipotesi. Non poteva fare altro che starsene appoggiato al muro di pietra, gli occhi rivolti al solo vero rimpianto che l’attesa delle fiamme gli portava, col sorriso che si faceva triste al pensiero che forse in quel preciso momento qualcuno soffriva per lui.

La goccia cadeva insistente, ininterrotta. Lo Spaventapasseri cercò di ricordare se le lacrime di Dorothy producessero un suono simile.

 

 

 

Nelle stanze di Ozma di Oz, davanti al Dipinto Incantato, stavano le tre fanciulle della Città di Smeraldo.

Ozma pose la mano su quella di Betsy, perché lasciasse che le lacrime di Dorothy cadessero in silenzio.

Le dita premute sull’immagine lontana dello Spaventapasseri, lei si sentiva morire insieme a lui.

 

 

 

Will your big blue eyes be misty? Will you brush away a tear?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio dell’autrice

 

Ero ansiosa di leggere The Scarecrow of Oz fin da quando ho letto che Baum considerava questo nono volume il suo preferito. E, accidenti, credo di capire perché ne andasse fiero. Qui è dove la sua scrittura raggiunge i livelli più alti, riuscendo ad incantare piccoli e grandi, perché la fiaba si mescola alla storia d’amore e le Streghe Cattive diventano lo strumento di una classe sociale utilitarista. Semplicemente geniale.

In questo libro, che vado scandalosamente a spoilerarvi (come al solito siete avvisati!), lo Spaventapasseri viene inviato da Glinda nel piccolo regno autonomo di Jinxland, a sud-est del Paese di Oz; il suo compito è di salvare tre mortali, Capitan Bill e i piccoli Trot e Button-Bright, che – strappati via dal nostro mondo dopo una serie di vicende troppo lunga da riferire – hanno osato attraversare la strada del perfido Re Krewl. Questo bieco personaggio è in realtà un impostore che ha strappato il trono alla legittima erede, la Principessa Gloria, sua nipote – e a complicare le cose c’è il fatto che Gloria è innamorata di Pon, il garzone del giardiniere reale, cosa che naturalmente irrita alquanto lo zio Krewl, al punto da spingerlo a chiedere a una Strega di congelare il cuore della nipote con un incantesimo. Ora, lo Spaventapasseri non può certo tollerare delle simili ingiustizie: cosa può fare dunque se non dichiarare guerra al perfido Re di Jinxland, in nome di Ozma di Oz? Ma per sua sfortuna Lord Googly-Goo suggerisce a Krewl di condannare lo straniero al rogo, e le cose per lui si fanno piuttosto difficili.

E qui arriviamo al brano che ha solleticato la mia attenzione.

 

Now the one thing in all the world that the straw man really feared was fire. He knew he would burn very easily and that his ashes wouldn’t amount to much afterward. It wouldn’t hurt him to be destroyed in such a manner, but he realized that many people in the Land of Oz, and especially Dorothy and the Royal Ozma, would feel sad if they learned that their old friend the Scarecrow was no longer in existence.

 

(Ora l’unica cosa al mondo che l’uomo di paglia temesse davvero era il fuoco. Sapeva di poter bruciare con molta facilità e che le sue ceneri, dopo, non sarebbero servite a molto. Non sarebbe stato doloroso il venir distrutto in un tal modo, ma capiva che molte persone nel Paese di Oz, e soprattutto Dorothy e la Reale Ozma, si sarebbero rattristate nel sapere che il loro vecchio amico lo Spaventapasseri non esisteva più.)

 

Da notare: lo Spaventapasseri non ha paura del fuoco per sé, ma per la tristezza che la sua ‘morte’ porterebbe agli altri, soprattutto a Dorothy e a Ozma. A Dorothy e a Ozma. Considerato che Ozma è la regnante suprema di Oz, e che lo Spaventapasseri è uno dei suoi più fidati consiglieri, il riferimento a Dorothy vi dice niente? x3

Ecco la prova lampante che lo Spaventapasseri/Scraps non sussiste. Lo Spaventapasseri si preoccupa che Dorothy soffra, ma non ha il benché minimo pensiero per Scraps, che sembra piacergli tanto a partire dal settimo libro. Epic win! xD

Note ulteriori: il topo parla perché tutti gli animali di Oz parlano; Betsy Bobbin è venuta a vivere nella Città di Smeraldo alla fine dell’ottavo volume; il Dipinto Incantato di Ozma è in grado di mostrare chiunque si voglia vedere, qualunque cosa stia facendo e in qualunque parte del mondo egli si trovi, e nel romanzo le tre ragazze seguono davvero grazie al quadro tutte le avventure dello Spaventapasseri a Jinxland.

I versi in incipit e chiusura sono tratti da Will you visit me on Sunday?, un interessante pezzo sulla pena di morte, di Conway Twitty e Loretta Lynn.

Il sottotitolo è una mia riflessione del tutto personale.

Aya ~

   
 
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