Titolo: The
End of all Things
Autore: Castiel Who
Genere: Romantico, drammatico
Personaggi: Frodo Baggins,
Samwise Gamgee
Pairing: Frodo/Sam
Rating: PG13
Avvertimenti: Slash, one shot
Timeline: Usciti dal monte
fato dopo la distruzione dell’anello
Note: è triste e probabilmente piena di in incorrettezze. Avverto che è stata
scritta durante l’orario di scuola, quindi si spiega anche tutta questa
depressione e tristezza xD E’ “fine” nella Big Damn Table
Root, te ne avevo promesse
altre tristi, spero ti piaccia anche questa!
Disclaimer: Niente di
tutto ciò è mio. Non Frodo e nemmeno Sam, magari fosse mio, purtroppo.
“I’m glad you’re with me Samwise Gamgee, here at the end of all things”.
Ce l’avevano fatta. I loro
sacrifici avevano finalmente trovato fine, il potere dell’oscurità si stava
disfacendo portando distruzione nella terra di Mordor e nuova speranza per
tutti i popoli liberi che stavano combattendo per la loro vita alle porte di
quel luogo maledetto. Avevano vinto.
I due Hobbit guardavano
davanti a loro, mano nella mano, mentre l’inarrestabile magma proveniente dalla
voragine del fato scendeva fluidamente verso di loro. La fame, la stanchezza e
il dolore non erano importanti; tutto ciò che contava era la riuscita la
riuscita della più disperata delle missioni e l’orgoglio che provavano l’uno
per l’altro. Se potevano dare un motivo alla loro vittoria – messa in dubbio da
chissà quanti, se a conoscenza dell’umile razza cui appartenevano -, lo davano
alla loro reciproca compagnia.
Frodo appoggiò il capo sulla spalla di Sam, sorridendo al ritorno di quella
sensazione magica data dal calore , la solidità e il conforto che il corpo
dell’amico possedeva. Il giardiniere, a sua volta, affondò una guancia tra i
riccioli color ebano con un sospiro.
Negli animi stava tornando
la pace, qualcosa di quasi dimenticato seppur estremamente naturale per degli
Hobbit. Probabilmente, nella solitudine, qualunque dei due sarebbe rimasto
davanti alla voragine nell’attesa della morte, ma non era così che andavano le
cose; avevano un motivo per cui continuare a vivere, anche per pochi secondi di
più. Non erano necessarie altre parole: non vi era niente che già non sapessero
o che non si fossero già detti a parole o semplici gesti.
Ormai la colata lavica non
era tanto lontana, il suo calore bruciante e sempre più insopportabile li sfinì
ancora più di quanto già non fossero e aggravò ulteriormente il bruciore alla
gola che li causava una grande fatica e dolore sordo nel respirare.
Le ginocchia di Frodo
cedettero, Sam lo sentì afflosciarsi con abbandono fra le sue braccia.
Accompagnò la discesa con le ultime forze rimaste, ma ben presto perse
l’equilibrio e cadde battendo sulla dura roccia trascinando con sé l’altro. La
mano ferita gli accarezzò una guancia resa scura dalla polvere. La ferita
aperta lasciava che qualsiasi cosa toccasse si appiccicasse alla carne viva che
bruciava e doleva come se Gollum la stesse ancora mordendo; se avesse avuto un
motivo per aspettarsi di vedere l’alba del giorno dopo, si sarebbe preoccupato
di un’infezione. In effetti, fra le tante cose, un lungo bagno non gli sarebbe
dispiaciuto per niente.
Era troppo disidratato
perfino per piangere, anche se ne aveva tutta l’intenzione; vedere l’altro
mezzuomo a lui tanto caro ridotto in uno stato simile a quello che lui stesso
viveva lo annientava. Di rado sfogava il dolore in lacrime. Quella era
un’occasione che preferiva vivere in solitudine tanto quanto intendeva
mostrarsi forte agli altri. Ma ancora una volta, non era quello il caso.
Istintivamente, nascose il volto nel punto in cui il collo incontrava la spalla
del giardiniere. Violenti singhiozzi lo scossero per la mancanza di ossigeno
che non riusciva - e forse non voleva, più respirare.
Una mano afferrò la sua
spalla e lo destò quel quanto che poté. “Non ceda, signor Frodo, la prego.
Resti con me”.
La flebile voce di Samwise
era talmente arrochita che il solo sentirla gli spezzava il cuore. “Se lei
muore non avrò più alcun motivo per andare avanti. Lo faccia per me, resista”.
Frodo non voleva più
sentire, quel suono così estraneo aveva ben poco a che vedere con la familiare
voce del suo amato Hobbit. Nonostante ciò, essa lo teneva ancorato al mondo con
un’insistenza aliena, quasi insensata. Ed era un mondo che iniziava e finiva
nell’intimo spazio tra le ormai deboli braccia di Sam, ciò di più dolce e più
amato che avesse mai avuto in tutti i suoi 50 lunghi anni.
Ma nonostante tutti gli
incoraggiamenti, il tempo stava rapidamente finendo per tutti e due. Era
qualcosa di percettibile e concreto: una colata rossa e inarrestabile che
ricopriva e distruggeva tutto ciò sul quale passava.
Se proprio doveva
succedere, almeno lo avrebbero fatto insieme; Frodo aveva abbastanza forza di
volontà da esser certo che avrebbe resistito fino ad allora. Se il destino era
così spietato da non voler vederli vivere insieme, allora li avrebbe visti
morire insieme.
Fine