XII
Inverno
“Se avete la grazia
di scusarmi mi ritiro” dissi alzandomi in piedi. La cena sarebbe durata ancora
a lungo, gli uomini sarebbero rimasti a bere birra e a chiacchierare; ma io mi
sentivo davvero stanca. La pancia ormai era rotonda ed evidente, ormai erano
passati cinque mesi da quando mi era accorta di essere incinta. Gli ospiti si
alzarono e mi salutarono, poi mi diressi verso camera mia. Falmer stava
sistemando un vaso di fiori di nodiflorum giallo: avevo introdotto io
questa consuetudine a Meduseld, dove nessuno aveva mai sentito parlare di fiori
come decorazione per il palazzo. Quando, pochi giorni dopo il nostro
matrimonio, Éomer aveva notato la mia composizione di viole e giacinti sul
davanzale aveva fatto una smorfia sorpresa.
“Perché hai
ammucchiato lì quei fiori?” aveva chiesto con la sua solita rudezza.
“Non li ho ammucchiati,
li ho composti. Vedi come sono belli e profumati?” avevo ribattuto.
“Certo che tu sei
strana, sarà perché vieni dal mare. Lì usano mettere i fiori nei vasi perché
facciano un buon profumo?”
“Certo. Non lo
fanno qui a Rohan?”
“Mai visto.
Comunque fai un po’ quel che ti pare, finchè si tratta di piante…” detto
questo, era uscito senza degnare di un’ulteriore sguardo il mio bel vaso.
Nonostante quest’accoglienza così fredda, non mi ero scoraggiata e avevo
continuato a comporre e ordinare vasi pieni di fiori in tutta Meduseld, finchè
Éomer, i nobili di corte e la servitù non si erano abituati a questo mio costume.
“Ho quasi finito,
Signora.” disse Falmer passando dal sistemare i fiori al tirare le pieghe delle
coltri del letto.
“Non importa che
stiri le grinze, Falmer, tanto adesso io vado a letto, e a Éomer non importa
assolutamente niente delle pieghe della coperta. Piuttosto, aggiungine
un’altra, la notte si preannuncia fredda.”
“Secondo me
stanotte nevica.” commentò la cameriera distrattamente. Io trattenni il fiato.
“Nevica? Che
meraviglia!” esclamai.
“Insomma, quando
inizia a sciogliersi e a formare quel pantano gelido dappertutto diventa
piuttosto fastidiosa.” ribattè Falmer.
“Io non mai visto
la neve,” spiegai “a Dol Amroth non è mai caduta, almeno da quando io sono
nata, è troppo a Sud. Ma ne ho sentito parlare: sono impaziente di vederla con
i miei occhi.”
“Non temete, qui
nevica tutti gli anni: non molto, ma abbastanza perché tutti debbano stare
chiusi in casa per due o tre giorni. Ho finito, Signora”
“Grazie, Falmer,
puoi andare. Buona notte.”
“A voi, mia
signora.”
Falmer se ne andò
chiudendo piano la porta. Mi spogliai e indossai la larga e comoda veste con
cui ero solita coricarmi, poi mi rannicchiai sotto le coperte gelate. Faceva
davvero freddo, mi sembrava di avere i piedi immersi in un catino di acqua
ghiacciata. Non so come, riuscii a addormentarmi, la testa sotto le coperte e
le braccia strette intorno alla pancia.
Il letto sobbalzò
svegliandomi quando qualcuno ci si sedette pesantemente sopra.
“Éomer?” chiesi
sbadigliando alla sagoma che intravedevo nel buio.
“Scusa,
non ti volevo svegliare.” rispose lui sfilandosi la casacca dalla testa. Si
infilò nel letto accanto a me, rabbrividendo involontariamente nel toccare i
miei piedi ghiacciati. “Spostati un po’ più in là, sei gelida.” disse
allungando il braccio, spingendomi lontano da lui, fuori dal piccolo spazio che
avevo faticosamente riscaldato.
“Éomer!” protestai.
“Non sei l’unico ad avere freddo. Pensi a tuo figlio faccia bene congelare
nella sponda ghiacciata del letto?”
“Scusa,” sbuffò “va
bene, vieni qui.” Mi avvicinai a lui e mi raggomitolai presso il suo fianco
tiepido. Mi sentivo già meglio, così appoggiai i miei piedi sulle sue gambe
provocandogli un tremito.
“Lothi, i piedi no”
disse allontanandoli con un calcio.
“Per favore, Éomer,
io e tuo figlio stiamo congelando.”
“E sia, però fra un
poco ti sposti”
“Visto che se ti
procuro così tanto fastidio, vado a dormire in camera di Eowyn.” Éomer sospirò,
ma poi mi accarezzò i capelli affettuosamente.
“Tieni pure i tuoi
piedi dove ti pare, ma dormi e lasciami dormire”
“Grazie.”
Quando mi svegliai,
la mattina dopo, mi accorsi subito che c’era qualcosa di diverso nella luce e
nell’aria. Scivolai fuori dal letto senza svegliare Éomer, che stranamente
dormiva ancora. Spalancai imprudentemente gli scuri. Qui a Rohan non avevano i
vetri alle finestre, così l’aria gelida del mattino invase la stanza, facendomi
rabbrividire. Ma ero talmente incantata dal paesaggio davanti a me che non mi
accorsi del freddo. Le case, le praterie, le colline, erano tutte imbiancate di
neve, fin dove potevo spingere lo sguardo. Nevicava ancora, in fiocchi morbidi
e leggeri, che volteggiavano creando forme fantastiche.
“Éomer, vieni a
vedere!” corsi verso il letto e scrollai mio marito con tutta la forza che
avevo.
“Che vuoi?” la sua
voce era impastata dal sonno, ma si alzò subito in piedi.
“Guarda!” esclamai
eccitata, tirandolo per una manica della camicia verso la finestra “Non è
meraviglioso?”
“Ha nevicato
stanotte.” osservò mio marito senza entusiasmo. “Carri e forse anche cavalli
fermi per almeno tre giorni.”
“Ma è incantevole!
La neve è più bella di come la immaginavo.”
“Non l’avevi mai
vista?”
“No, a Dol Amroth
l’inverno è sempre troppo caldo perché nevichi.”
“Allora ti
divertirai, se è la prima volta. Adesso chiudi la finestra, che fa già
abbastanza freddo qui dentro.”
Éomer incominciò a
vestirsi, così anch’io presi il mio abito, che però non infilai.
“Éomer…” chiesi
esitante “non potresti prestarmi dei pantaloni e un paio di stivali?”
“Perché?”
“Ho paura di far
prendere troppo freddo al bambino se esco nella neve con uno dei miei vestiti.”
“Potresti anche
stare dentro tutto il giorno.” propose mio marito.
“Sembri una
bambina” disse Éomer.
“Ti prego, caro.”
Mio marito cercò di trattenere una smorfia sorpresa, ma non ci riuscì del
tutto: non lo chiamavo mai ‘caro’. Sapevo che anche se era sempre brusco e a
volte anche un po’ rude, non era indifferente a queste gentilezze come voleva
dare a intendere. “Allora?” dissi speranzosa.
“Manderò qualcuno a
cercare i vestiti di quando ero ragazzo, che ho fatto mettere via per mio
figlio. Comunque andranno bene anche a mia moglie, vedrai.”
“Grazie. E, Éomer,
non potremmo dormire in una stanza con un camino, d’inverno?”
“Nessuno ha il
fuoco in camera, qui a Meduseld. Qui non ci sono il lusso e la ricchezza
abituali a Dol Amroth.”
Così, due ore dopo,
infilata nei panni di Éomer quindicenne, uscii sulla terrazza accompagnata da
Elfkral, al quale Éomer aveva raccomandato di impedirmi di fare ‘stupidaggini’.
Certe volte era difficile sopportare questa tendenza di mio marito a
considerarmi una bambina bisognosa di guida e protezione, e la sua ferma
convinzione che, lasciata a me stessa, avrei messo a rischio la mia incolumità
e quella di nostro figlio.
Feci un paio di
passi sulla neve soffice, sprofondando fino alla caviglia. I suoni erano
morbidamente ovattati, come la luce che, rimbalzando sul bianco, si diffondeva
uniformemente donando al paesaggio un dolce splendore. Anche le cose più
familiari erano irroconoscibili, mi sembrava di essere entrata in un mondo
diverso e affascinante. Il mio respiro si condensava in nuvolette di vapore,
sorelle dei morbidi cumuli di candore a terra.
“E’ stupendo.”
mormorai, facendo ancora qualche passo verso l’orlo della terrazza. Nel mezzo
il calpestio di decine di piedi aveva già creato un sentiero battuto, ma ai
lati la neve era ancora intatta. Camminai su quella, osservando le impronte che
lasciavo. Dalle case sotto la reggia provenivano risate e voci di bambini. Mi
affacciai e vidi un gruppetto di figli di nobili di corte che si rincorrevano
l’un l’altro schizzandosi e lanciandosi palle di neve.
Ne raccolsi una
manciata e le diedi una forma sferica nella mia mano, sebbene sapessi che a breve
avrei avuto i guanti fradici e un gran freddo alle mani.
“Quando ero
bambino, io, mio fratello e mio cugino” la voce di Elfkral tremò per un secondo
“Costruivamo dei fortini di neve e giocavamo alla guerra. Poiché io ero il più
piccolo, mi costringevano sempre a fare l’Orco, così mi alleavo con la mia
sorella maggiore, che aveva una mira fantastica,” disse “Una volta prese
Merodor in viso con una palla di neve da quindici metri di distanza.”
“Tiro a quella
colonna laggiù” annunciai, e lanciai la mia sfera bitorzoluta, mancando la
colonna di mezzo metro. Elfkral ridacchiò e io gli scoccai un’occhiataccia.
“Prova te” gli
ordinai. Il ragazzo raccolse un pugno di neve e lo lavorò un poco, poi venne
accanto a me e disse:
“Regina, avete
tanti meriti, ma sicuramente in questa sfida vi vincerò.”
“Vediamo.”
ribattei. Purtroppo Elfkral non si vantava vanamente: il suo lancio fu
perfetto, la palla si appiattì sulla colonna con una precisione degna di un
arcere elfico.
“Che vi avevo
detto?”
In quel momento si
affacciò alla porta Éomer. “Lothi, sei stata fuori abbastanza. Perché non torni
dentro?”
“C’è forse qualcuno
che devo ricevere?”
“No, a causa della
neve tutti coloro che dovevano venire qui sono bloccati a casa. Ma non ti fa
bene stare qui fuori al gelo.” Sapevo che probabilmente Éomer aveva ragione, ma
la neve mi rendeva giocosa e poco disponibile a obbedire i suoi ordini.
“Éomer, sei
insopportabile” gli dissi allegramente. Mio marito sbuffò irritato.
“Andiamo, Lothi, ti
stai comportando come una bambina.”
“Sei tu che sei
sempre serio.”
“Lothíriel, vuoi
torna…” Éomer si interruppe, il viso pieno di neve.
“La mia mira è
meglio di quel che pensavo.” osservai scrollando i guanti per togliere la neve
rimasta impigliata nei fili. Elfkral ci fissava allibito.
“Mia signora…”
balbettò.
“Bel colpo, vero?”
mi complimentai con me stessa. “Tu pensavi che non l’avrei preso…aha!” esclamai
sorpresa. Una grossa palla di neve mi aveva appena colpito sulla testa,
schizzando tutti i capelli. Éomer mi sorrise, sbattè le mani insieme per
pulirle e scomparve dentro la reggia. “Non è giusto!” gli strillai dietro “Io
ti ho lanciato una palla piccola piccola, la tua pesava almeno mezza libbra!”
Nonostante la
bellezza della neve, presto il freddo cominciò a farsi sentire e dovetti rientrare.
Falmer mi aiutò a cambiare i miei abiti fradici, divertita dal mio entusiasmo
infantile. Mi strinsi addosso la coperta che la cameriera mi aveva messo sulle
spalle, sentendo la stoffa ruvida strusciare sulle mie guance. Sospirai. I re
di Rohan non avevano niente da invidiare, come nobiltà e regalità, ai principi
di Dol Amroth, ma a volte sentivo la mancanza del lusso e della raffinatezza
del mio palazzo natio. Sapevo che era un rimpianto sciocco, ma non riuscivo a
dimenticare l’abbondanza di candele di cera, le coltri di broccato e le tende
di velluto della mia camera. Scossi la testa per scacciare questi pensieri
dalla mia mente, indegni di una regina, ingrati verso il mio popolo.
Lasciai che la
coperta mi scivolasse giù dalle spalle e cominciai a rivestirmi.
Avete visto?
Avete visto?? Ho aggiornato velocissimamente!! Non ve lo aspettavate, eh...?
Dopo gli ultimi
tristi e sanguinosi capitoli, eccovene uno unn po’ più leggero e allegro.
Dopotutto, anche la nostra povera regina ha diritto a divertirsi qualche volta,
no? Fatemi sapere cosa ne pensate.
Come sempre,
ringrazio tutti coloro che mi leggono e soprattutto coloro che hanno recensito
lo scorso capitolo: Black_Moody, maura77, Destiel_Doped, Elfa, Silmarie; le mie
fedelissime Thiliol, Sesshy94, Arena e lexis.
Carissime,
potrei chiedervi un piccolo favore? La mia sorellina, Lauredol su EFP, di 9
anni, sta scrivendo una storiella horror, “Halloween: la notte della paura”, ed
è triste perchè ha poche recensioni, non è che una di voi sante andrebbe a
scriverle due parole? so che questo è lo spam più puro, ma è a fin di bene.
Detto questo
Ciao a tutti
(metto a “tutti” nella speranza che ci sia un ragazzo su EFP, ma forse pecco di
ottimismo) e a presto!
Elothiriel