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Autore: somochu    15/10/2011    3 recensioni
Se quello fosse stato un film, sicuramente chi l'aveva quasi stesa a terra l'avrebbe presa tra le braccia e l'avrebbe protetta contro il suo muscoloso petto, non l'avrebbe di certo lasciata aggrapparsi ad un palo per non ruzzolare sul marciapiede.
Ma ovviamente la sfortuna di Rachel Berry non poteva permettere che la prima opzione si avverasse. Senza contare che la sua vita non era decisamente un film – nei film i sogni si realizzano, no?
Ecco, riusciva a fare pensieri tragici anche in un momento come quello; quanto poteva risultare patetica ad occhio esterno?
E quando alzò gli occhi fu anche peggio.
"... Puckerman?"
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Noah Puckerman/Puck, Rachel Berry
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Dedicata a Linsi e Marziolìn.

Le mie piccole grandi Dementi <3





So far away

Prologo







Rachel Berry era frustrata.
Esageratamente frustrata.

Il giorno prima, all'ennesimo colloquio di lavoro – era il quinto solo di quella settimana -, aveva ricevuto l'ennesimo rifiuto. E l'ennesima delusione era difficile da digerire, soprattutto quando le restava da fare una sola cosa, ed era la cosa peggiore che poteva succederle: continuare a lavorare in pizzeria.
Rachel Berry che consegnava pizze...
O meglio, Rachel Berry che consegnava pizze in una città piena d'oppurtunità come New York.

Il mondo stava per finire.

"E quindi mi ha buttata fuori," stava dicendo concitatamente, il telefono incollato all'orecchio. "Mi ha brutalmente buttata fuori, e solo perché gli avevo detto che la canzone che aveva messo di sottofondo era inascoltabile. Ma che posso farci io se non ha gusto? Io gli ho solamente dato una dritta su quale musica ascoltare."
Dall'altra parte della cornetta, Kurt Hummel sbuffò concitatamente.

"Rachel, ormai sai che la maggior parte della popolazione maschile ha gusti barbari in fatto di musica, ma non puoi rinunciare ad un offerta di lavoro per questo motivo."
Kurt non aveva tutti i torti...

"Ok, probabilmente sono un pochino petulante..." dal silenzio di Kurt, immaginò che condividesse alla perfezione quell'affermazione. Sentì lo sconforto schiacciarla. "E ora che faccio? Eh? Che cosa posso fare?"
Il silenzio che seguì quelle parole la spaventò, e cominciò a camminare più veloce; doveva rassegnarsi, ecco cosa doveva fare.

"Prima di tutto, ti calmi: sento il tuo respiro agitato fin qui," la voce sicura del suo amico alleviò per un attimo l'ansia che le stava divorando le viscere. "Seconda cosa: stasera ti fai un bel bagno, una bella maschera per il viso e domani sarai così bella che stenderai tutti, al colloquio."

Facile per lui parlare. Non era lui che si trovava solo, in una città che conosceva a malapena e con tutti i sogni infranti.
Stava per rispondere che non sarebbe mai stata calma, che qualsiasi lavoro che non comprendeva il cantare non le interessava, ma nella fretta andò a sbattere contro qualcosa, o meglio, qualcuno: il cellulare le cadde a terra, mentre quasi perdeva l'equilibrio.

Se quello fosse stato un film, sicuramente chi l'aveva quasi stesa a terra l'avrebbe presa tra le braccia e l'avrebbe protetta contro il suo muscoloso petto, non l'avrebbe di certo lasciata aggrapparsi ad un palo per non ruzzolare sul marciapiede.
Ma ovviamente la sfortuna di Rachel Berry non poteva permettere che la prima opzione si avverasse. Senza contare che la sua vita non era decisamente un film – nei film i sogni si realizzano, no?
Ecco, riusciva a fare pensieri tragici anche in un momento come quello; quanto poteva risultare patetica ad occhio esterno?
E quando alzò gli occhi fu anche peggio.

"... Puckerman?"








"Dove hai detto che lavori, precisamente?"
Si erano seduti su una panchina che dava su un giardino molto curato, e appena seduti lei aveva già cominciato ad ammorbarlo di domande.

"Alla 'Quattro esse'," le rispose Puck, mentre uno sguardo fiero appariva sul suo viso. "L'ho fondata io stesso, e ora è famosa in tutta New York."
La bocca le si spalancò senza neanche volerlo.

"Tu? TU'" chiese, la voce stridula. "In un anno sei riuscito addirittura a fondare una società?" deglutì, "ma per cosa starebbe 'Quattro esse'?"

"Società Scambi Sociali non Sussidiati."
Incredibile.
Puck. Il teppista, lo scemo, l' immaturo Puckerman che riusciva a sfondare.
Puck che sfondava, mentre lei rimaneva bloccata in una stupida pizzeria.
Ora sì che era depressa.

"Tu, invece?" il ragazzo ruppe il silenzio, guardandola con un sopracciglio alzato. "Scommetto che canti tutto il giorno. L'anno scorso ci assillavi anche solo se abbassavamo il tono di una nota."
Ecco... E ora?
Non poteva di certo ammettere di fronte a colui che l'aveva presa in giro per anni e anni, che ancora non era riuscita a coronare il suo sogno. Era fuori discussione.
Era così sbagliato mentire ad una persona che tanto non avrebbe mai più rivisto?

"Io, beh..." oh, al diavolo! "Io canto a Broadway, ovviamente, davvero non hai mai sentito parlare di me su qualche manifesto? Eppure sono la più brava in mezzo a quelle ochette – che, diciamocelo, non hanno un briciolo del mio talento. Adoro gli spettacoli e soprattutto adoro il pubblico: quando senti gli applausi partire dal fondo e ti senti potente, come se nulla può toccarti o -"

"Ne hai ancora per molto, Berry?" la interruppe, con lo sguardo arcigno. "Vedo che non hai perso l'abitudine di parlare a raffica. Sei la solita petulante."

"Constato che anche tu sei rimasto uguale: il solito spocchioso cafone."
Si fissarono per qualche secondo, entrambi con gli occhi socchiusi in una silenziosa sfida.
Ma era difficile trattenere il sorriso al ricordo di quando si guardavano allo stesso modo, qualche anno prima – ovvero quando Puck interrompeva i suoi monologhi con qualche battuta sprezzante.
Rachel scosse il capo, cercando di togliersi dalla testa quei momenti felici. Il Glee Club era stato la sua ancora di salvezza, il centro esatto del suo mondo, per tanto, tanto tempo. Ma da allora era passato più di un anno e lei doveva crescere.

Crescere’ la parola che più di tutti la spaventava.

Sai, ” si schiarì la voce, sperando di non aver fatto trasparire il suo timore. “Sembri anche simpatico, quando non fai il gradasso, Puckerman.”

Anche tu, Berry, ma non ne sono sicuro.”

Beh…” tentò Rachel, con sguardo incerto. “Potremmo ritornare com’eravamo prima… Amici?”
Amici?”
Sì… Beh, il Glee ci aveva unito, no?”

Non ‘uniti’ nel senso che intendo io, però,” lo sentì borbottare.
Beh, ci erano andati vicini per ben due volte.

D’accordo,” acconsentì Puck, dopo qualche attimo di riflessione. “E amici sia.”

Perfetto!” Rachel si alzò in piedi, tutta emozionata. “Sai, è appena uscito a teatro uno spettacolo assolutamente fantastico. È un rifacimento di Grease. Potremmo andarci, così vedrei se quell’attore che hanno scelto – anche se, devo ammetterlo, ha una voce sin troppo roca – è davvero all’alto livello come ne hanno parlato. Ma soprattutto se l’attrice protagonista sarà di una bellezza al pari di -“

Berry.”
Non preoccuparti se non capirai nulla della musica, lo so che certe cose non sono di tua competenza. Ti spiegherei io i vari particolari della vicen- “
Berry.”
“… Hai ragione, parlo troppo.” Sospirò, senza però perdere l’entusiasmo. “Allora, ci andiamo?”

"Mmm, facciamo decidere al destino." Puck le si avvicinò, un sorriso strano sul viso. "Come nei cliché dei film New Yorkesi: se ci rincontriamo, allora iniziaremo a frequentarci... Da amici, certo."
E mentre Rachel Berry pronunciava un 'ci sto' piuttosto a bassa di voce – insicura -, non aveva idea che il destino avesse in serbo per lei tanti, tanti problemi.
















Non ho idea di dove sia nata questa... Cosa.
Se all'inizio non è ben chiaro è normale, nel mezzo dei capitoli si scoprirà che fine hanno fatto tutti gli altri del Glee Club e cosa è successo Rachel dopo la scuola.
In più si conoscerà il mondo di Puck, che anche se sembra essersi messo la testa a posto... Chissà xD
Il titolo, comunque, viene da una canzone che io amo molto degli Avenged Sevenfold :3


   
 
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