Questo
capitolo è dedicato interamente ad Alice,
che è stata la prima a
leggere questo capitolo
e che mi ha
incoraggiato a pubblicarlo.
Senza di te non ce l’avrei
fatta. Grazie!
PROLOGO
Annaspò,
aprendo di
scatto gli occhi e prendendo una profonda boccata di puro ossigeno che le
raschiò dolorosamente la gola.
I
polmoni le dolsero
così tanto da farle lacrimare gli occhi, come se non
respirasse da troppo
tempo.
Fu
però costretta a
richiuderli un attimo dopo, dolorosamente ferita dalla luce.
Perché c’era così
tanta luce in quel posto?
Tossì
affannosamente,
prendendo poi vorace un altro profondo respiro che le
rilassò in minima parte i
muscoli, spasmodicamente contratti.
Si
accorse di essere
sdraiata solo un attimo dopo, quando il terriccio inumidito del
sottobosco le
solleticò il palmo della mano che aveva stretto
involontariamente a pugno.
Riaprì
la mano,
lasciando scivolare via quel poco di terra che aveva stretto fra le
dita.
Provò
a muoversi,
tentando invano di alzarsi, finendo con scarsi risultati di nuovo
sdraiata.
Dov’era?
Fu il suo
primo coerente pensiero.
Quella
domanda passò
però velocemente in secondo piano, messa in ombra dal dolore
che sembrava
pervadere tutto il suo corpo. Si sentiva tesa e confusa, pronta a
scattare ma
contemporaneamente priva di forze.
Intontita
e
sconcertata provò a muoversi ancora, scoprendo i muscoli
più indolenziti di
quanto ricordasse.
Era,
tuttavia, un
bruciore che la invitava a muoversi, in qualche modo.
Si
ritrovò allora a
fissare il cielo cupo e appesantito dalla pioggia che spuntava dalle
fronde
scure degli alberi, mentre quello strano pensiero le frullava
silenziosamente
in testa.
Era
così basso che sembrava
quasi dover crollare da un momento all’altro e lei se ne
sentì schiacciata.
Non
sembrava esserci
molta luce e si domandò
se non si fosse
immaginata tutto il chiarore di poco prima. Forse era stata solo una
sua
impressione.
Proprio
in quell’istante
un fievole raggio di sole spuntò tra le nubi, colpendo le
foglie secche poco
lontane da lei e facendola gemere infastidita.
Dannazione,
quel poco
di chiarore le dava tremendamente fastidio.
Era
infatti una luce
fioca e opalescente e, nonostante fosse appena visibile, le feriva
spietatamente gli occhi.
Si
sentiva strana. Diversa.
L’odore del sottobosco la colpì così
violentemente alle narici da provocarle la nausea, stordendola quasi.
Come
era arrivata lì?
La
consapevolezza di
quel pensiero fu fugace e terrorizzante come una schioccante frustata.
Tentò di
fare mente locale, nel tentativo di capirlo, ma non vi
riuscì.
Era
come se avesse il
vuoto in testa. Un terrificante vuoto che la pervadeva.
Il
terrore e la
confusione si impossessarono di lei nel momento esatto in cui
realizzò di non
ricordare nulla sulle ultime ore. Assolutamente nulla.
Non
aveva ricordi di
alcun tipo, neanche sfocati o imprecisi.
Per
quanto si
sforzasse vedeva solo una agghiacciante nebbia nella sua mente.
Si
tirò faticosamente
a sedere, guardandosi spaesata intorno.
Alberi...fogliame…terra…un
frusciare in lontananza…
Era
in un bosco, notò
sorpresa e sgomenta da quella realtà.
Cosa
le era accaduto?
Non ricordavano né come ci era finita né il
perché.
Si
prese la testa fra
le mani, non riconoscendo minimamente il posto in cui era.
Era
ancora a Mystic
Falls, almeno? Si chiese, perforata da quel dubbio spaventoso che la
stava
lacerando.
Prese
tremante un
respiro profondo, tentando di calmarsi.
Non
doveva andare nel
panico, si disse. Anche se visto tutto il tumulto di sensazioni che
aveva
dentro era davvero difficile.
Un
sentimento
stranamente nuovo si agitò all’improvviso in lei, scombussolandola
più di quanto non
fosse già.
Fu
però qualcosa
d’altro a distrarla completamente un attimo dopo.
Un
odore che le
annebbiò la mente e le attivò i sensi doloranti,
affascinandola
inspiegabilmente.
Si
ritrovò in piedi
prima ancora di aver formulato il pensiero di volersi alzare.
Barcollante
e
sconcertata dal movimento appena fatto si appoggiò al tronco
di un albero,
intenta a decifrare quell’odore.
Sembrava
quasi che gli
istinti fossero diventati molto più fini e ogni movimento
andasse ponderato con
cura.
Mosse
poi incerta un
passo in avanti, traballando e strisciando i piedi nel fogliame in un
sibilante
frusciare. Qualcosa la spingeva a muoversi, un istinto interno e
primordiale.
Si
sentiva confusa e
fuori luogo, appesantita. La testa le pulsava dolorosamente e quella
poca luce
che filtrava dal cielo uggioso le continuava a ferire gli occhi.
Si
sentiva debole e
forte al col tempo.
Voltò
di scatto il
volto verso destra, proprio dove l’odore si era fatto
improvvisamente più
intenso.
Lei
ne prese una lunga
boccata, scoprendosi desiderosa e disgusta contemporaneamente da quella
fragranza dolceamara.
Tentò
malamente di
trattenere il respiro, rendendosi conto, un secondo dopo, che il suo
corpo bramava animosamente
quell’odore.
L’istinto
si mosse
nuovamente dentro di lei, in malo modo placato dall’altra
parte che cercava di
frenarla. Cosa le stava accadendo?
Chiuse
gli occhi,
sentendosi divisa in due.
Era come se due
personalità opposte si
stessero ribellando in lei, rischiando di lacerarla.
Non
voleva dare
ascolto a quell’istinto, ma non poteva neanche farne a meno.
Era più forte di
lei.
Ansimò,
sentendosi
sempre più incapace di contenere una di quelle due parti.
L’odore
si fece sempre
più vicino e lei ne percepì quasi il gusto sulle
labbra.
Una
goccia di pioggia
cadde improvvisamente dal cielo, disfacendosi al suolo in un ticchettio
acuto
che le rimbombò nelle orecchie
.
Aprì di scatto gli
occhi, irrigidendo i muscoli al suono di un altro rumore. Era un pulsare leggero che si avvicinava
sempre di più, intensificandosi.
Qualcosa
di indistinto
e prepotentemente nuovo si mosse ancora dentro di lei, sovrastandola
del tutto
ora.
E
poi si spense tutto.
************************
Uno… due…
tre…quattro squilli. Ancora niente.
L’irritazione
e l’angoscia crescono di pari passo dentro di
me, agitandomi ulteriormente.
Mi
siedo sul bracciolo del divano, passandomi frustrato una
mano fra i capelli e continuando a tenere il cellulare attaccato
all’orecchio.
Non
so se sperare che non mi voglia rispondere di proposito
o che abbia qualche problema.
In
entrambi i casi non sarebbe a mio vantaggio, comunque.
Cinque…sei
..sette squilli.
- Questa è la
segreteria telefonica di Elena Gilbert, lasciate un messaggio o
chiamate più
tardi – mi informa la voce metallica e atona
dell’operatore, esattamente
come tutte le dannate volte precedenti.
Stringo
le labbra spazientito da tutta questa attesa, che
non possiamo proprio permetterci ora, indurendo la mascella in una
linea dura e
aspra.
Il
bip acustico mi avvisa, un secondo dopo, che è possibile
lasciare un messaggio.
-
Elena, sono Damon…di nuovo – sospiro
assottigliando gli
occhi , cercando di trattenere la rabbia e il nervoso. Contro di lei,
contro me
stesso e contro tutto il mondo in questo momento.
-
Non sappiamo dove sei… So che probabilmente non vorrai
parlarmi... – esito, mentre la mia voce si indurisce
inevitabilmente al ricordo
della nostra ultima conversazione. Per nulla amichevole.
So
perfettamente che sono l’ultima persona al mondo che
vorrebbe sentire adesso, ma ho bisogno
che mi risponda e mi dica che sta bene.
-
Chiamami subito – taglio corto in un sussurro perentorio,
chiudendo la chiamata e risultando forse più duro di quanto
io voglia esserlo
davvero.
Lancio
il cellulare al mio fianco, sul divano, senza
curarmene più di tanto.
Dove
diavolo è finita?
È
da questa mattina che non la vedo, cioè da quando
è venuta
qua con l’intento di chiarire la situazione della sera
precedente. Inutile dire
che non abbiamo chiarito per nulla, tutt’altro.
Abbiamo litigato. Ancora.
Come
si fa a chiarire quando una delle due persone rimane
ottusamente sulle sua posizione? E si da il caso che sia proprio il
nostro
caso.
Cosa c’è di sbagliato
in te? Le sue parole, urlate in quell’attimo di
rabbia, mi tornano
prepotentemente in mente aumentando ancora di più il mio
nervosismo.
Sono
incazzato, incazzato nero, per il fatto che lei abbia
tentato di cambiarmi e farmi assomigliare a Stefan. Io non posso, non
voglio
cambiare.
Non
sono un eroe, tutt’altro, non lo sono mai stato e mai lo
sarò.
O mi si accetta per come sono o
niente.
Ed
evidentemente lei non lo ha ancora capito, penso mentre
una fastidiosa sensazione di amarezza mi attanaglia. Sensazione che
viene
puntualmente ignorata.
Elena
se ne era andata poco dopo essere arrivata, infuriata
e risentita sbattendo la porta così forte da farla tremare
sonoramente.
Ci
ero andato giù pesante, me ne rendo benissimo conto.
Entrambi lo avevamo fatto.
Tuttavia
non l’avevo né fermata né seguita,
nonostante una
parte di me – quel briciolo di umanità che mi
resta, forse - mi urlasse di
farlo.
Sono
semplicemente rimasto fermo, un sapore di amaro in
bocca e una voglia allucinante di spaccare qualcosa o squarciare gole.
Ciò
nonostante mi sono limitato solo a ingurgitare quanto
più alcool possibile per annebbiare quel qualcosa
la cui consapevolezza ormai mi sta opprimendo.
La
stessa cosa che faccio di tutto per negare e che mi sta
lentamente logorando.
Che
mi sta cambiando.
Ed io non voglio cambiare, sto bene così come sono.
E
poi perché cambiare per una persona che tanto non ti
sceglierà mai come prima scelta? È la
riflessione aspra che
mi si presenta
nella mente.
Scaccio
quei pensieri angusti e fin troppo familiari,
concentrandomi su ciò che è davvero importante
ora: trovarla .
Mi
rialzo in piedi, facendo qualche passo per sfogare
l’irrequietezza che mi pervade.
Mi
fermo davanti al caminetto, appoggiandoci un braccio
contro e fissando quasi ipnotizzato le deboli fiamme che vi guizzano
dentro.
È
vero, sono incazzato con lei, ma sono anche fottutamente
preoccupato, per quanto mi sia difficile ammetterlo.
Non
è da lei scomparire così, senza dire nulla a
nessuno per
di più.
Sospiro,
socchiudendo gli occhi mentre la preoccupazione
dilaga sempre più velocemente in me
Dove diavolo è finita?
-
Bonnie ha detto che non è tornata a scuola. - afferma una
voce atterrita e preoccupata, richiamandomi alla realtà.
Mi
volto verso la
Barbie vampira che se ne sta in piedi
sull’uscio della porta,
il cellulare in una mano e l’espressione spaventata in
contrasto con gli abiti
sgargiantemente allegri che indossa.
Tutti
la stanno cercando, ma nessuno la trova. Io stesso
sono uscito a cercarla con scarsi risultati e la pioggia che ha
iniziato a
cadere, cancellando ogni sua traccia, non ha aiutato per niente.
-
Figuriamoci se quell’incompetente della streghetta riesce
a fare qualcosa di utile, per una volta- affermo pungente con
un’evidente
smorfia infastidita sulle labbra.
Lei
rimane semplicemente in silenzio, troppo turbata per
rispondermi velenosamente come al solito.
Mi
lancia poi uno sguardo preoccupato da sotto le ciglia
chiare, paurosamente simile allo stesso che aveva negli occhi quando
è piombata
qua, ormai due ore fa.
È
stata infatti lei
ad avvisarmi della scomparsa di Elena.
E’
arrivata proprio nel momento in cui io avevo deciso di
uscire, scombinandomi tutti i piani.
Le
avevo lanciato qualche velenosa frecciatina su suo padre,
ben deciso a sfogare almeno in parte il nervoso e la rabbia in attesa
di
qualche succosa giugulare.
La Barbie
vampira non aveva ribattuto nulla, tuttavia, limitandosi a chiedermi se
avessi
visto Elena.
Io
avevo semplicemente dribblato l’argomento, sfornando
un’altra frecciatina acuta a cui lei, però, non
aveva nuovamente risposto portandomi
a considerare la possibilità che
qualcosa fosse davvero accaduto.
In
una situazione normale mi avrebbe infatti
risposto per le rime, soprattutto contando
ciò che era accaduto la sera prima e il quasi omicidio di papà- Forbes per opera mia.
Erano
state le sue parole, mormorate un secondo dopo con gli
occhi pericolosamente lucidi e il tono di voce teso, a farmi capire che
c’era davvero qualcosa
che non andava.
Elena è scomparsa. Quella
frase mi avevano gelato sul posto, confondendomi.
Si
sarebbero dovute vedere al Grill ma lei non si era
presentata. Sembrava essere sparita nel nulla, nessuno
l’aveva più vista o
sentita da quando era uscita da scuola.
Ero
stato io l’ultima a vederla, quindi.
- E
se provassi a chiamarla di nuovo? – mi chiede la bionda con
un velo di acuta speranza a velarle la voce, puntando i suoi occhi
chiari su di
me e spostando il peso da un piede all’altro.
-
Hai ragione, non ha risposto alle altre seicento chiamate
magari alla seicentunesima risponde – affermo acidamente
sarcastico, una
smorfia a piegarmi le labbra.
Mi
avvicino poi al tavolino degli alcolici versandomi del
bourbon in un bicchiere, nella vivida speranza che in qualche modo mi
calmi e,
magari, zittisca lei.
- E
se fosse a casa? Forse è tornata lì - mi chiede
ancora
incapace di tacere, sospirando per quella speranza quanto mai labile e
vacua.
-
Già, magari è stata li per tutto il tempo in cui
l’abbiamo
cercata. Ma come ho fatto a non pensarci?- affermo sarcastico,
allargando gli
occhi e facendo un gesto plateale con la mano.
Caroline
socchiude gli occhi, fissandomi infastidita e
alterata.
-
Damon, piantala. Con il sarcasmo non si va da nessuna
parte - mi rimbecca innervosendosi.
Deve
aver raggiunto anche lei la soglia di sopportabilità
reciproca.
Bene,
ora siamo in due.
- Neanche con le domande inutili, Barbie – assottiglio
tagliente gli occhi, finendo tutto di un sorso il liquido ambrato.
Poso
poco delicatamente il bicchiere finemente lavorato sul
tavolino, facendolo traballare e rischiando quasi di romperlo senza
curarmene
più di tanto.
L’unica
cosa che
davvero conta, non so dove sia in questo momento.
-
Vedrai che non è successo niente – afferma un
secondo dopo
in un sussurro flebile la Barbie, intuendo quasi
l’entità dei miei pensieri.
Mi
volto verso destra, dove la sua figura sgargiante è
seduta sul divano.
Mi
fissa con gli occhi azzurri dilatati, impauriti,
torturandosi nervosamente le mani.
Non ci crede neanche lei alle sue
stesse parole, glielo si
legge chiaramente in faccia.
Ogni
minuto che passa diventa difficile crederci. Sperarci.
Non le dico nulla, rimanendo chiuso
nel mio mutismo e
sentendomi terribilmente inutile.
L’abbiamo
cercata ovunque, senza trovarla.
Il
mio cellulare squilla improvvisamente, rompendo il
silenzio e i miei pensieri con la sua tipica musichetta allegra.
Con
ampie falcate raggiungo il divano, afferrandolo
prontamente.
Elena. È il nome
che fa bella mostra di se sullo schermo ed il primo pensiero che mi
salta in
mente è: sia ringraziato il cielo.
Probabilmente
avessi ancora un cuore pulsante ora sarebbe in
tachicardia dalla gioia.
Un
sospiro sfugge spontaneo dalle mie labbra. Perché per
quanto io finga che non me ne interessi nulla, invece mi interessa.
Troppo.
Rispondo
velocemente.
-
Elena – affermo mentre il sollievo mi pervade
prepotentemente, illanguidendomi le membra.
La Barbie
mi fissa in attesa, ascoltando la conversazione con l’udito
vampiresco.
-
Dove diavolo sei stata?- le ringhio però contro un secondo
dopo, rendendomi conto solo ora di quanto in pensiero fossi. Rendendomi
conto davvero ti quanto tenga a lei.
Sono
pronto a inveire ancora ma ciò che sento mi paralizza.
- Damon –
Non
è la sua voce dolce a rispondermi.
-
Rick – mormoro sconcertato riconoscendolo subito,
incontrando gli occhi egualmente preoccupati e confusi di Caroline. O
forse è
semplicemente solo il riflesso del mio sguardo.
- Ho
trovato la sua macchina poco dopo Mystic Falls – mi
dice e capisco subito, dal tono della sua voce, che
c’è qualcosa che non va. Ha
il fiatone e lo scrosciare della pioggia gli fa da sottofondo
– E’ intatta
…ma..-
-
Elena è con te? - chiedo senza tanti giri di parole,
interrompendolo e volendo
sapere l’unica
cosa che mi interessa.
Lui
esita, rimanendo in silenzio per alcuni interminabili
secondi.
- No, non
c’è… ma – temporeggia come
indeciso se parlare o
no, facendomi temere il peggio.
C’è
qualcosa che non vuole dirmi, lo intuisco benissimo
dalla sua voce.
-
Rick - gli intimo di parlare, stringendo involontariamente
il cellulare con il rischio di scoppiarlo.
- C’è…del sangue sul sedile
dell’auto - sussurra atterrito
mentre il gelo mi pervade spietatamente.
-
Arrivo -
-
Forse non è…- prova a ribattere lui ma io non
gliene do il
tempo.
-
Arrivo – chiudo la chiamata.
Deglutisco
spossato dalle molteplici e terribili realtà che
la mia mente mi presenta.
Sangue sul sedile
dell’auto…sangue sul sedile…sangue.
-
Cazzo – impreco, capendo totalmente la gravità
della
situazione
Comprendendo
che potrebbe essere in pericolo e io sono qui a
non fare nulla.
In
un impeto di rabbia lancio il cellulare contro il muro,
frantumandolo in mille pezzi che si spargono sul parquet in un
ticchettio
ridondante.
Ora
come ora è il mio ultimo problema.
-
Damon - afferma allibita Caroline, tentando invano di
fermarmi con quel vacuo monito
Mi
passo frustrato una mano fra i capelli, rendendomi conto
del fatto che la situazione si fa sempre più grave. Minuto
dopo minuto.
- Dove stai andando? - mi chiede
allarmata la bionda,
temendo forse qualche mio gesto avventato.
- A cercarla –
Afferro la giacca dalla sedia con un
gesto secco, iroso.
- Vengo con te – mi dice
lei, alzandosi
Un tuono rimbomba improvvisamente
nell’aria, così potente da
far tremare i vetri delle finestre .
La luce traballa, come intuendo
l’entità del temporale che
sta per scatenarsi, scomparendo poi del tutto.
Lo scroscio d’acqua si
abbatte impietosamente, scudisciando
contro i vetri delle finestre in un acuto ticchettio.
Un rumore improvviso sovrasta
però lo scrosciare dell’acqua,
facendomi irrigidire. Come se una porta venisse chiusa.
Tendo l’orecchio, cercando
di captare qualcosa senza riuscirvi.
- C’è qualcuno?
– afferma Caroline, non ricevendo alcuna
risposta.
Mi volto un attimo dopo alla mia
destra, percependo insistentemente
un’altra presenza nella stanza.
Nonostante la camera sia totalmente
avvolta dall’oscurità
riesco chiaramente a distinguere una figura.
Un profumo di rose e camomilla mi
solletica in modo
familiare le narici.
- Elena – mormoro in un
sussurro sorpreso, ritrovandomela
davanti e riconoscendola subito.
Il volto pallido e tirato,
incorniciato dai capelli scuri e
bagnati, è
visibile anche al buio.
I miei occhi saettano subito sulla
sua figura, tentando di
capire se è ferita.
È ferma sotto
l’arco che divide l’entrata dal soggiorno.
Muovo un passo in avanti per
raggiungerla, ma qualcosa mi
blocca perentoriamente, quasi paralizzandomi.
Un odore dolcemente pungente ed
deliziosamente acre mi stuzzica
l’olfatto, irritandomi di riflesso i canini. Sangue.
E’ ferita?
Non ho neanche il tempo di pensarlo
che la luce torna ad
illuminare la stanza.
Elena è in piedi di fronte
a me, ora totalmente visibile, con
lo sguardo impaurito e vacuo dritto davanti a se.
È però ben
altro a farmi inorridire, facendomi capire da
dove derivi quell’odore.
Grosse macchie di sangue impregnano i
suoi abiti,
togliendomi il respiro.
È sparso ovunque su di
lei, in particolar modo sulla
maglietta.
La raggiungo in due falcate,
allarmato dall’eventualità che
sia ferita.
- Sei ferita?- le chiedo infatti,
cercando disperatamente il
suo sguardo che non trovo.
Lei scuote debolmente la testa
continuando a fissarmi
vacuamente, come se non mi vedesse realmente.
- Ho…- sussurra non
riuscendo a terminare però la frase,
come disgustata dalle sue stesse parole.
Sembra sconvolta, esagita e impaurita.
- Cosa? – le chiedo forse
più spaventato di lei dal suo comportamento,
cercando di capire.
- Ho…- mormora ancora
chiudendo gli occhi, stringendoli come
a trattenere le lacrime.
Caroline , alle mie spalle, rimane
immobile trattenendo il
respiro, atterrita quanto me dallo stato in cui si trova Elena. Cosa
diavolo le
è successo da spaventarla così tanto?
Li riapre un attimo dopo, facendo scontrare i miei occhi
confusi con in suoi
consapevoli e coscienti.
- Ho ucciso un uomo –
afferma sbigottita , inorridendo alle
sue stesse parole ma non distogliendo neanche per un attimo lo sguardo
da me.
Sbarro gli occhi, totalmente sorpreso
e sconvolto da quella
rivelazione inaspettata e improbabile.
- Il cuore - è il flebile
sussurro di Caroline che mi lascia
più perplesso di quanto io già non sia. - Non
sento il battito del suo cuore –
mormora sconcertata con un filo di voce udibile solo da un orecchio
soprannaturale.
Elena sobbalza a quelle parole,
lasciandomi ancora più scombussolato.
Come diavolo ha fatto a sentire?
Aggrotto le sopracciglia.
Punta i suoi occhi nocciola nei miei,
lasciandomi scorgere
la risposta spaventosa prima ancora di togliermi ogni domanda con il
suo
sussurro.
Cioè non è
umanamente possibile a meno che…
- Sono un vampiro-
Note
Ebbene rieccomi qui! So che probabilmente sarete
stufi di vedermi
hihihih..a parte gli scherzi eccomi con una nuova fan fiction,
totalmente
diversa da quelle che ho scritto e pubblicato fino ad ora.
Come al solito passo alla spiegazione per punti:
1- Allora questa storia mi frullava in testa
da un po’ di tempo, ma l’ho buttata giù
solo un paio di giorni fa. Ero molto
indecisa se pubblicarla o meno perché portare avanti tre fan
fiction
contemporaneamente, riuscendo a dare il massimo in tutte, non
è facile. Ero
intenzionata a non pubblicarla fino a qualche minuto fa ma le parole di
un’amica, che l’ha letta in anteprima, mi hanno
convinto a farlo. Dovete quindi
ringraziare lei se ora la state
leggendo! Vorrei mettere in chiaro che però non
abbandonerò le altre due fan
fiction che h in corso, ma anzi darò a loro la precedenza.
Questo non vuol dire
che non aggiornerò questa ff ma solo che la
scriverò nei ritagli di tempo o
dopo aver pubblicato le altre.
2- Come avrete
notato è un genere totalmente diverso dalla’altra
ff delena che sto scrivendo. Questa
sarà sovrannaturale e quindi in linea con il telefilm.
Seguirò però solo alcuni
fatti accaduti anche nel telefilm e altri saranno di mia invenzione.
Questo capitolo
è temporaneamente collocato dopo l’episodio 3x04.
Tuttavia qui Stefan
e Klaus non
sono tornati a Mystic Falls e sono ancora lontani dai
nostri
protagonisti.
3- Ovviamente è una
fan fiction DELENA
ma come al solito, saranno
presenti tutti gli altri personaggi con le loro story-line.
4- Questo capitolo
è stato nella seconda parte dal punto di vista di Damon ma
il prossimo sarà dal
punto di vista di Elena e si inizieranno a capire più cose.
5- Il prossimo
aggiornamento non so quando arriverà ma spero presto.
Inoltre la mia designer
ufficiale ( Missdelena
97)
sta elaborando il video trailer, quindi tenete d’occhio la
pagina della ff perché
potrei aggiungerlo da un giorno all’altro.
6- Ho aperto un
account su Twitter
dove sto lascerò spoiler,
news sulle fan fiction, curiosità e altro ma lo voglio usare
anche per
interagire con voi..quindi se vi va seguitemi. Questo è il
mio account->CLICCA
QUI
Direi che non ho altro da dire se non che spero vi
piaccia e che
recensiate!
Bacio
PS: la prossima storia che aggiornerò
è sicuramente…rullo di tamburi.. I WILL ALWAYS CHOOSE YOU.