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Autore: Agasshi    19/10/2011    1 recensioni
(...) andava bene così. Non arrivava ad essere insopportabile. Non avrebbe potuto trattenerlo comunque, dopotutto. Antonio è un'anima libera, e le catene di Arthur non sarebbero mai state abbastanza pesanti per ancorarlo in eterno.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Inghilterra/Arthur Kirkland, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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« L'impero austriaco e quello spagnolo si uniranno in matrimonio, settimana prossima. Sir Arthur, questo potrebbe nuocere la nostra economia; porterebbe gli spagnoli ad avere non solo l'egemonia dei mercati marittimi ma anche di quelli terrieri riguardanti l'Europa. »
Quando Inghilterra aveva sentito quelle parole, qualcosa semplicemente aveva mozzato il suo fiato, senza né avviso né ragione. Per istanti che all'inglese sembrarono epoche e decade, si ritrovò pietrificato, semplicemente.
Appena due giorni prima aveva avuto lo spagnolo fra le sue lenzuola, ed ora si ritrovava quella notizia tanto sorprendente quanto repentina.
« Dove si svolgerà il matrimonio, generale? » domanda, mantenendo una calma che ormai era rinomata e caratteristica della sua personalità, evitando così di trasparire la rabbia che cresceva al suo interno. Si volta verso la porta che conduceva all'interno della corte inglese e cammina, senza nemmeno aspettare il suo subordinato. 
« Nelle Fiandre, signore. » risponde, il generale del grande esercito ed anche consigliere reale, mentre segue il biondo a passo svelto, cercando così di accompagnarlo.
« Mi prepari una carrozza ed una nave. Partirò fra cinque giorni. »
 
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« Quei vestiti. Non ti stanno affatto bene, dog. »
Antonio non si sarebbe aspettato di incontrare Arthur lì. Probabilmente ci aveva anche solo sperato, per un secondo, ma in quello successivo la sua coscienza l'aveva spinto a pregare che ciò non succedesse.
Spagna si volta, mentre ancora stava sistemando il suo foulard (per quanto da solo non ci riuscisse), e lo guarda negli occhi. Ancora un paio di ore ed il suo imperio si sarebbe unito a quello austriaco; ma era strano come anche solo vedere la figura dell'inglese potesse smontare quelle certezze che fino a qualche minuto prima dominavano la sua mente.
« Non mi sembra di averti invitato. Se per caso ti è arrivato qualcosa, beh, mi culpa. Punirò severamente il messaggero che ha recapitato tale indesiderato invito. » borbotta, ovviamente infastidito, prima di abbassare lo sguardo verso il suo jabot, che si ostinava a non voler far parte integralmente del suo completo aristocratico.
« Non sei mai stato bravo con queste cose, eh?» Arthur si avvicina, fermando le mani dello spagnolo per poter fare al posto loro, aggiustando in pochi secondi ciò che Antonio sembrava aver provato a fare per ore. 
« Cosa diablo vuoi, Arthur? » domanda, lo spagnolo, scontrando gli occhi che erano così simili ai suoi da sembrare gemelli a pochi centimetri da se.
« Un giorno mi fai da puttana e quello dopo ti sposi. Bravo, dog, davvero. Ti sei superato, questa volta. »  aggrotta le sopracciglia, l'inglese, mentre lo dice. C'è rabbia repressa, nelle sue parole, e qualcosa che somigliava a malcelata gelosia. 
« Se dovevi dirmi questo, ti avviso solo che non sono affari tuoi. E che devi andartene. » Spagna era sicuro, o almeno apparentemente, nel dirlo. Sapeva bene di aver sbagliato, nel concedersi all'altro, ma non se ne pentiva affatto. Quello non era un matrimonio vero, bensì un semplice vincolo che avrebbe rafforzato il suo Imperio e la chiesa, per quanto provasse sentimenti nei confronti di Roderich.
Arthur morde il proprio labbro inferiore e si porta una mano al di sopra della testa, cercando di respirare lentamente. Pensò il quel momento che alla fin fine venire lì era stata una perdita ti tempo, che Antonio non l'avrebbe mai capito e che probabilmente lui stesso non sperava che lo facesse. 
Ma la realtà è che esistevano più cose di quante dovrebbero venir dette a collegare Spagna ed Inghilterra. Il mercato marittimo, si direbbe, la guerra e forse il Portogallo in se. Ma la cosa peggiore era l'odio mischiato all'attrazione fisica, entrambi così forti e contrari fra di loro da portarli a non riuscire a stare separati. Infatti aveva addirittura perso il conto di quante volte i loro incontri occasionali avevano fruttato rapporti in cui le parole non servivano.
Anzi, esse venivano frantumate e trascurare, sussurrate ed a volte dimenticate. Ma ciò non significa che non avessero un significato, di per se.
Arthur pensò, l'ultima volta in cui aveva invaso di nascosto una nave spagnola per poter incontrare Antonio, che probabilmente prima o poi quell'odio profondo (quella sensazione di disprezzo nei suoi confronti che provava ogni volta in cui lo vedeva) si sarebbe trasmutato in amore. Forse. Prima o poi avrebbe potuto smettere di odiarlo, smettere di trovare il suo sorriso irritante, e magari dimenticare quel desiderio poco cristiano di volerlo calpestare ed aggredire, torturare.
Probabilmente, semmai ciò succedesse e la loro relazione arrivasse a quello stato che gli umani normalmente chiamano amarsi, non sarebbe per forza nel modo convenzionale. Avrebbero mantenuto l'odio, la rivalità, ma non lasciando mai che il desiderio di ferire superasse quello carnale di possedere.
E si accorse, quando Antonio sussurrò il suo nome e conficcò le unghie nelle sue spalle,​ così facendo in modo che il dolore si mischiasse al piacere, che per lui quello che potrebbe considerarsi un vincolo informale era già questo: Amore.
Un amore malato, tanto sadico quanto masochista. Aveva imparato ad apprezzare il dolore provocato dallo spagnolo quasi tanto quanto l'azione di infliggerglielo lui e farlo soffrire. Sapeva bene che quello era un amore di cui la sua esistenza necessitava, ma che, d'altro canto, non aveva nessuna possibilità di sopravvivere.
Però la notizia del matrimonio era stata troppo inaspettata, troppo estranea a ciò che in realtà lui si aspettava da Spagna. Ma se c'era qualcosa che aveva imparato nel corso dei secoli era proprio che, indipendentemente dalla situazione, Antonio l'avrebbe sempre sorpreso - e non sempre in modo piacevole, s'intende.
Probabilmente qualcosa l'aveva intuito di suo, però, negli ultimi tempi. Aveva iniziato a portare una croce diversa al petto, dorata al posto di quella argentea, e le sue lettere si erano fatte meno frequenti.
Ma non importava, si diceva, mentre la sua carrozza arrivava nel punto prefissato per l'unione coniugale. 
Non era così, ma il suo orgoglio andava oltre i sentimenti, o quel che poteva anche solo somigliare ad essi.
« Vattene, ora. » fu l'unica cosa che lo spagnolo riuscì a dire, in quella situazione, notando il silenzio e provando lo sguardo di Inghilterra. Non aveva nulla da dirgli, non aveva giustificazioni, e nemmeno si sentiva nell'obbligo di spiegargli qualcosa. Quel vincolo (se così vogliamo chiamarlo) che si era formato, era basato sul semplice sesso, e non avevano nessun obbligo, nulla.
« Ti avrà dato qualcosa che io non potevo darti. » quelle parole sorpresero tanto colui che le aveva sussurrate quanto Antonio, che per un secondo si ritrovò a pensare che probabilmente aveva sentito male, anche perché si era ridotto ad un semplice ed innocuo sussurro. Si avvicina, Arthur, e porta una mano fra i capelli dello spagnolo. Lo fissa, per momenti che potrebbero arrivare ad essere eterni nella situazione in questione, e poi lo bacia, semplicemente.
Era un bacio calmo, di quelli abbastanza lenti da esasperarti ma non da farti annoiare. Gli succhia le labbra ed assaggia il gusto della sua lingua, arrivando così a tenergli anche la vita. Antonio, d'altro canto, oppone resistenza solo all'inizio. Ma subito si lascia controllare (forse perché si rende conto che quello è il primo bacio senza competizione né rivalità), separandosi però quando i suoi polmoni arrivano a quello stato incontrollabile di assenza d'ossigeno.
« E' solo per i soldi, Antonio? » domanda Arthur, non lasciandolo andare, anzi, spingendolo fino alla parete, lasciando che uno dei ginocchi si metta fra le gambe dell'altro. « Sei davvero una puttana, dopotutto. Me lo aspettavo. »
La realtà, tuttavia, era un'altra. Arthur non era andato lì per insultarlo o fargli ricordare che erano stati a letto assieme, bensì sperando di far ricordare allo spagnolo (con la sua sola presenza), che per lui le cose erano le stesse. Che voleva ancora quel gusto dolce-amaro, che gli andrebbe bene fare anche l'amante. Ma come sempre le parole non sono mai state il forte di entrambi, che hanno sempre aspettato che i semplici sguardi e le azioni potessero compensare tutto.
Magari lo facevano, addirittura, talmente forte era il loro legame, ma le parole avrebbero offerto quella certezza che invece mancava. E senza certezze, nessuno dei due era disposto ad andare avanti.
« Se sei venuto per offendermi hai sbagliato giorno e persona. E che cosa dovrebbe interessarti del motivo di quest'unione, hm, Arthur? » le parole di Antonio sono dure, sebbene ci sia esitazione nella sua voce. Non cerca di liberarsi, tuttavia non permette all'inglese di andare oltre a ciò che era il semplice tocco. 
Inghilterra si avvicina, poggiando la testa contro la sua spalla. Avrebbe tanto da dirgli. Forse vorrebbe anche solo confessargli che se fosse per lui l'avrebbe già preso e portato in una qualsiasi nave per metterlo nella cella più vicina alla sua cabina, e l'avrebbe lasciato lì in eterno, senza consentire e nessun'altro di toccarlo od anche solo vederlo.
Sapeva che quella era semplice e malata possessione, però non gli importava. Ciononostante, però, ammetterlo sarebbe come mostrare la sua debolezza, come dire ad Antonio che lo voleva così tanto da umiliarsi ed arrivare a mostrarsi debole, dipendente.
« Dimmi che lo ami, e me ne andrò. » le parole uscirono senza che l'inglese ci pensi, semplicemente. Si odia, per un po', ma ignora quel sentimento. Anche perché il silenzio di Antonio ed il fatto che il suo cuore stesse battendo all'impazzata ancora di più.
« Vattene e basta. » era l'unica risposta che aveva trovato, dopo il silenzio, lo spagnolo. Sentiva il respiro dell'inglese sulla pelle ed il corpo contro il suo, immobile ma abbastanza vicino da soffocarlo. Non sopportava il fatto di non riuscire a mentirgli, ed ancora di più che tutto quello stesse succedendo a causa sua, direttamente.
« Dillo. » dice ed ordina, perché sa che indipendentemente da quello che risponderò l'altro, lui se ne dovrà andare lo stesso.
E così le cose sarebbero più facili. Dolorose, certo, ma facili.
« Sì. »
Antonio per un momento si ritrova stranito da ciò che ha appena detto, con una convinzione che non era affatto ​sicuro di possedere. E secondi dopo vee Arthur voltarsi, in silenzio.
Aveva fatto più male di quel che aveva pensato l'inglese, sentire quell'affermazione. 
Non lo guardò, nemmeno per un momento, mentre si voltava e si avviava verso la porta. Arthur era abbastanza sicuro del fatto che una volta sorpassata quell'uscitanon avrebbe più avuto Spagna sotto le sue grinfie (o almeno non nel modo in cui avrebbe preferito),  e la cosa lo infastidiva.
Molto, troppo, in modo doloroso e forse massacrante.
Ma andava bene così. Non arrivava ad essere insopportabile. Non avrebbe potuto trattenerlo comunque, dopotutto. Antonio è un'anima libera, e le catene dio Arthur non sarebbero mai state abbastanza pesanti per ancorarlo in eterno.
« Nevermind.» mormorò, lentamente, quando ormai era vicino alla porta. « I'll find someone like you. » continuò, appositamente in inglese, mentre lasciava la stanza; fatto sta che era abbastanza sicuro del fatto che Antonio non sarebbe riuscito a carpire, e che dirlo ad alta voce gli avrebbe dato l'illusione di poter veramente trovare qualcuno come lo spagnolo, per quanto sapesse che quelle fossero solo menzogne trasmutate in una frase.
  
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