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Autore: SHUN DI ANDROMEDA    23/10/2011    2 recensioni
La genesi di una delle canzoni più belle della storia della band, con una GuestStar d'eccezione: il Duca Bianco qui per voi.
Dedicata alle ragazze del gruppo, soprattutto a Ziggy e Fra!
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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UNDER PRESSURE

Una notte concitata, febbrile quasi.

Roba che la caffeina neppure serviva: l’adrenalina, il fervore creativo e la voglia di fare era tutto quello che serviva per mantenere vive e attive le menti dei cinque musicisti riuniti nella sala di registrazione più esterna del complesso, quella che dava direttamente sul lago.

Il ronzio degli amplificatori faceva da contorno perfetto alla situazione, mentre il cicaleccio delle voci dei due cantanti, seduti a un tavolo ingombro di fogli e scarabocchi, veniva in parte coperto dalla rapida sequenza di giri di basso, che andava ad armonizzarsi con la chitarra e la batteria in sottofondo.

Nella sala attigua, David Richards si lasciò sfuggire uno sbadiglio mentre regolava gli strumenti, senza riuscire a reprimere un sorriso alla vista dell’impegno che stavano impiegando dall’altra parte del vetro.

Spostò un attimo lo sguardo verso l’orologio a muro: era l’una passata.

“Che ne dite di una pausa?” chiese attraverso l’interfono ma nessuno sembrava averlo sentito, tanto erano presi dal loro lavoro: con le teste che si toccavano, John, Brian  e Roger erano seduti a terra, chini sulla pila di spartiti che ingombrava parte del parquet, impegnati in una fitta discussione e, in fondo alla sala, sembrava quasi che David e Freddie stessero provando i vari pezzi da aggiungere alla melodia che le corde bollenti e i piatti stavano plasmando a pochissimi metri.

In piedi, con le maniche della camicia tutte sbottonate e ripiegate fino al gomito, Bowie sembrava impegnato in una serie di gorgheggi che, a giudicare dai suoni che il produttore sentiva attraverso il microfono, parevano quasi un’imitazione di un canto tribale: ma i suoi occhi… Oh, gli occhi di entrambi sembravano persi in un sogno, splendevano di luce propria, trasognati.

Un attimo dopo, anche Mercury, i cui occhi erano lo specchio esatti di quelli del Duca Bianco, come già cominciavano a chiamarlo nell’ambiente, si era alzato in piedi, unendosi al collega in un duetto che esplose letteralmente nelle casse: diamine, un feat. del genere era quasi un sogno che si avverava, per il produttore.

Due delle icone più importanti della musica inglese, a pochi passi da lui impegnate in un progetto che, quasi sicuramente, avrebbe avuto l’effetto di una bomba nel panorama musicale mondiale.

“Una pausa ci starebbe proprio.” esordì all’improvviso John, seguito a ruota dal borbottio assonnato di Brian e da quello di Roger che chiedeva a gran voce del caffè.

Come volevasi dimostrare.

A scoppio ritardato ma almeno si erano decisi.

“Vado a prepararvelo.” rispose divertito Richards, abbandonando la sua postazione per dirigersi nel piccolo cucinino.

I tre misero a posto strumenti e scartoffie varie, trascinandosi stancamente fino al divanetto giusto accanto ai due cantanti, per abbandonarvisi stancamente sopra.

“Stanchi?” chiese David, voltandosi verso di loro e accomodandosi sulla sedia: “Ne abbiamo viste di peggio.” assicurò John, massaggiandosi il collo, “Sono tutto indolenzito…” si lamentò, poggiandosi con la testa sulle ginocchia di Roger, che si era impadronito dell’ unico cuscino.

“A che punto siete?” chiese Brian, sfregandosi gli occhi.

Con un movimento elegante, Freddie scivolò davanti a loro, sventolandogli sotto il naso il foglio che teneva in mano, vergato nelle calligrafie scomposte di entrambi: “A buon punto, anche se mancano dei pezzi fondamentali a mio parere.”.

“Se volete dormire un po’, questo è il momento. Una volta concluso il testo, la registreremo. E gli strumenti non si suonano da soli, se voi dormite in piedi come i cavalli!” scherzò, minacciandoli con la penna che stringeva nell’altra mano.

Disordinatamente disposti com’erano, i tre non avevano neppure la forza di alzarsi e sistemarsi meglio, la stanchezza era troppa.

Erano davvero un bel vedere, notò Richards, di rientro in studio con il vassoio, con David e Freddie che inframmezzavano i loro gorgheggi a rapide sequenze vocali a due voci, e il loro canto che fungeva quasi da ninna-nanna per i tre addormentati.

Era quasi tentato di scattar loro una fotografia, ma non voleva distruggere l’incanto del momento.

Così, si limitò semplicemente a imprimersi bene a fuoco nella mente quell’istante e quelli seguenti, una manciata di eternità, quando una nota troppo alta di David fece sobbalzare Brian e cadere di conseguenza i due che gli dormivano sopra.

Tra le risate generali, li richiamò all’ordine, spingendoli a riprendere in mano gli strumenti e a prepararsi per la registrazione.

§§§

Era sorta ormai l’alba quando finalmente riuscirono a mettere un punto fermo e definitivo, quello che segnava la perfetta conclusione e coronava la perfetta spontaneità della notte appena trascorsa.

Era sorta l’alba, che annunciava l’inizio di un nuovo giorno, arrivato in silenzio per non disturbare la nascita di un qualcosa di raro e prezioso, dall’energia travolgente.

Una rapida serie di saluti all’esterno del complesso mentre il Sole tingeva l’acqua ferma del lago di un bel colore dorato e poi via, verso un meritato riposo, consci che la pressione di quella nottata magica abbia contribuito a tirar fuori da tutti il meglio per quell’improvvisata.

Ora, tutto ciò che restava da fare era attendere i frutti.

 

Tutta per le donneH del gruppo! In particolare per Ziggy e Fra! Colpa vostra!

   
 
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