Ok. Parto col presupposto che sto
riscrivendo da capo questa Fiction. È un po' demoralizzante come inizio lo so,
ma mettetevi nei miei panni. Tre secondi prima la fiction era pronta, finita e
corretta perfettamente; tre secondi dopo come una povera scema, perché solo
così riesco a definirmi al momento, la fiction era cancellata. Ora non pensate
che abbia avuto un raptus freudiano di follia acuta, no, niente di tutto ciò.
Semplicemente ho premuto il pulsante sbagliato. Al posto di premere “ salva “
ho premuto “ non salvare”.
Mi sono disperata per circa due ore, ho
urlato, strepitato contro la mia idiozia; ma poi mi sono rimessa da capo a
scrivere. Non per reale convinzione, perché sono assolutamente sicura che non
verrà più uguale a prima, è matematicamente impossibile; ma l'avevo promessa ad
una persona. Ormai erano due ore che la stressavo e non mi sembrava giusto non
fargliela leggere.
Dopo questo sfogo, vi lascio alla fiction.
TwT
Non sapevo esattamente dove eravamo
diretti.
Kotetsu-san si era svegliato stranamente
prima di lui quella mattina ; lo aveva trovato in cucina, tutto silenzioso,
intento a fare colazione con solo una tazza di caffè. Non poteva essere un buon
segno, non per uno abituato a fare colazione con tutto quello che trovava nel
frigo, sicuramente non lo era. Stava male? Non sembrava, non aveva occhiaie di
chi non ha dormito, e non era nemmeno pallido. Aveva nuovamente litigato con
Kaede-chan? Non ne era sicuro, visto che ogni volta che la chiamava si chiudeva
in camera. Aveva ancora dubbi sulla nostra relazione? Speravo veramente che non
fosse l'ultima, con tutto il tempo che ci avevo messo per fargli capire che ero
serio con lui.
Quando finalmente mi feci coraggio ed
entrai nella stanza, non mi diede
neanche il tempo di salutarlo, mi chiese subito se era un possibile
cancellare gli impegni di quella giornata;
voleva andare in un posto, e desiderava che andassi con lui. Non riuscii
a rifiutargli quella richiesta, non sembrava uno dei suoi soliti capricci per
il troppo lavoro, e qualcosa dentro di me urlava di assecondarlo per una volta.
Anche se avevo il presentimento che qualcosa tra di noi sarebbe
irrimediabilmente cambiato, se in bene o in male non lo sapevo.
Il viaggio procedette silenzioso, il treno correva a gran velocità, e le ruote di metallo che stridevano sulle rotaie erano l'unico rumore presente nel vagone, non aveva emesso neanche una parola per tutto il tempo; altra cosa da aggiungere alle stranezze di quella giornata. Lui che di solito non stava mai in silenzio.
Ne avevamo scelto apposta uno vuoto, per
evitare gli eventuali fan molesti, ma tutto quel silenzio stava diventando
opprimente.
L'unico indizio che avevo era la nostra
destinazione, avevo origliato, che poi non poteva definirsi così visto che in
quel momento mi trovavo vicino a lui, la conversazione con l'addetto dei
biglietti.
Komae il paese dove era nato, lo stesso
paese dove ora vivevano sua madre e sua figlia Kaede.
C'era qualcosa che non quadrava; se stavano
solo andando ad una riunione di famiglia, seppur improvvisata, perchè tutta
quella segretezza? Perchè quel silenzio?
Non era la prima volta che andavano a
trovarle e sicuramente neanche l'ultima, anche se dovevo ammettere, che
incontrare suo fratello era imbarazzante. Ogni volta leggevo nei suoi occhi la
consapevolezza di chi sa, di chi aveva capito tutto ma che restava comunque in
silenzio.
Scendemmo dal treno dopo una buona ora di
viaggio, nella quale nessuno dei due aveva emesso un suono, ognuno perso nei
suoi pensieri.
Komae, eravamo finalmente arrivati.
Non appena la stazione non fu più visibile
mi prese per mano; e quasi me ne stupii, era il primo contatto fisico da quando
quella strana giornata era iniziata.
Mi lasciai trascinare come un automa per le vie strette del paese campagnolo; non sapevo dove eravamo diretti, mi ero perso dopo la seconda deviazione. Quindi mi lasciai tranquillamente guidare da lui, che sicuramente sapeva esattamente dove eravamo diretti; senza contare il fatto che era piacevole per una volta camminare mano nella mano in quel modo. Nelle affollate strade di Sternbild City era impossibile farlo senza essere circondati dalle orde di fan scatenati, quindi decisi di godermi il momento.
Mi bloccai pietrificato quando infine
arrivammo sul posto, non riuscivo credere che tra tutti i posti al mondo mi
avrebbe portato proprio qui.
- Kotetsu-san io non penso sia il caso – iniziati turbato; davvero non riuscivo a capacitarmi che mi stesse portando da LEI.
- Vieni – disse solo, ma nonostante il suo
tono fosse rassicurante restai pietrificato dov'ero, ogni mia terminazione
nervosa era in crisi, ogni mio muscolo congelato; penso che neanche attivando i
poteri avrei avuto una risposta esauriente.
- I morti non tornano in vita per mangiare
i vivi Barnaby, non aver paura. - continuò, stringendomi la mano.
Era difficile anche per lui, nonostante
volesse mostrarsi forte come al solito, lo capivo dal mondo in cui la sua mano
stretta alla mia tremava impercettibilmente.
Gli ultimi passi furono i più lunghi e
difficili della mia vita, camminare tra quelle tra quelle lapidi di marmo
bianco che ci scrutavano quasi minacciose per aver interrotto la pace di quel
luogo sacro; come se sapessero, come se capissero il reale motivo di quella
visita.
La lapide sulla quale ci fermammo era
piccola ma finemente decorata, su di essa spiccava un po’ ingiallita dal tempo
la foto di una donna dai lunghi capelli scuri, che ci guardava benevola.
Era davvero bella, se fosse stata in vita
sicuramente non avrei retto il confronto con lei; e sicuramente l'uomo al mio
fianco non sarebbe mai stato mio.
Mi vergognai subito di aver pensato una
cosa così egoista, ma non riuscivo a sopprimere del tutto quei pensieri; se lei
fosse stata ancora in vita probabilmente non avrei mai incontrato Kotetsu.
- ciao Tomoe. Scusa se ci ho messo tanto a
venire a trovarti– iniziò – il lavoro di eroe mi porta via un sacco di tempo
sai. – continuò. – ahah, un’altra delle mie stupide scuse, gomen.- Cazzo no,
gli tremava la voce. Cosa dovevo fare? Allontanarmi e lasciargli un po’ di
intimità? Restare?
- Sai, oggi sono venuto per presentarti una
persona davvero importante per me. È scorbutica, asociale e facilmente
irritabile; ma è anche comprensiva, aggraziata e bellissima. Gomen-ne Tomoe,
dais'ki.*
Ank'io ti amo, baka ojiisan**.
Fine!!
* Gomen-ne, il termine esatto sarebbe *
gomen* ovvero scusa.
Dais'ki abbreviazione di daisuki : Amore.
In questo caso è usato per dire *lo amo*
**baka ojiisan. Allora penso che il termine baka lo conoscano tutti ma nel caso
qualcuno non lo sapesse Baka vuol dire letterlamente, stupido/scemo.
Ojiisan. Questo termine è palesemente
scritto in modo errato. La parola giusta sarebbe * Oziisan* che significa,
vecchio. Ojiisan è la fonetica. * oji – san * Ho voluto lasciarlo invariato,
come si sente spesso dire nell'anime dal nostro amato coniglietto.
Ultima cosa la ridente cittadina di Komae,
visto che non ho la più pallida idea di come si chiami il paesello felice dove
vivino la mamma e la figlia di kotetsu-san mi sono informata un po' con google
maps, e ho scelto il primo nome carino vicino a Tokyo. Quindi se per caso
nell'anime lo dice o viene nominato il nome del paesello scusatemi. Ma io
DAVVERO non l'ho trovato.
Ora dopo aver finito le varie spiegazioni
vi saluto! Sperando di ricevere i vostri pareri su questo piccolo scritto. (
Dio come sono professionale! Non sembro io! x°D )
No la verità è che se non ricevo nemmeno un
commento mi metto a piangere!! >__<
ja neeee!