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Autore: LuckyMc    01/11/2011    5 recensioni
Le parole e lo sguardo lasciavano intravedere qualcosa di severo, ma i suoi occhi blu mi guardavano con compassione e con curiosità, mi strinsi i capelli fra le mani e scossi lentamente la testa, no, lei non poteva saperlo, lei non poteva sapere cos’era successo oggi, tre anni fa. Un Paul ferito, un amore spezzato, anni e anni di segreti e passione, John li aveva buttati all’aria, per una donna dai lunghi capelli neri
Genere: Angst, Drammatico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Lennon , Paul McCartney
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: I’ve seen that road before, it always leads me here, lead me to you door

Autore: ;ObladìObladà
Rating: Nc15
Avvisi:  Fluff
Genere: Malinconico, Romantico, Angst
Avviso: Paul McCartney e John Lennon, ne tutte le altre persone citate in questa storia mi appartengono [aihmé ç_ç] la storia non è scritta a scopo di lucro e bla bla.
Paring: PaulxJohn
Side paring: PaulxLinda; JohnxYoko [Davvero molto lieve, un piccolo accenno di entrambi]
Riassunto:  Le parole e lo sguardo lasciavano intravedere qualcosa di severo, ma i suoi occhi blu mi guardavano con compassione e con curiosità, mi strinsi i capelli fra le mani e scossi lentamente la testa, no, lei non poteva saperlo, lei non poteva sapere cos’era successo oggi, tre anni fa.
Un Paul ferito, un amore spezzato, anni e anni di segreti e passione, John li aveva buttati all’aria, per una donna dai lunghi capelli neri.
Note dell’autrice: Allora, partiamo dal presupposto che, non voglio scoraggiarvi, ma è la prima volta che scrivo in prima persona, e per me è un trauma ç_ç. Comunque, era nata come una long fic di 20 capitoli, e ridurli tutti in uno solo è stato faticoso. Il John della FF è questo http://farm5.static.flickr.com/4065/4665462197_cf7a15586d.jpg, mentre Paul è questo http://www.late20thcenturyboy.com/pics/exhibition/paulmccartney.jpg. Ispirata alla canzone The Long and Winding Road, dato che sto soffrendo come un cane, dedicato ad una persona in particolare, ma non mi va di fare nomi. Spero la storia vi piaccia, se piacerà a qualcuno, finita una delle due che ho, [forse] diventerà una long. Buona lettura :D
Note dell’autrice2: Mi dispiace per le lunghe attese, avevo finalmente ritrovato la pace dei sensi ma la mia vita è stata completamente stravolta ed ora sto soffrendo come una cane, come ho già detto sopra. Quindi scusatemi, ma sarò assente a lungo. 


 


Sospirai e spensi l’ennesima sigaretta nel posacenere ormai pieno, buttando tutti i fogli bianchi ricoperti d’inchiostro per aria, odiavo questo giorno, odiavo questo fottuto giorno. Mi stesi comodamente sulla poltrona ed allungai un piede, ribaltando il tavolino davanti a me, sentii i passi di Linda sempre più vicini, finché non comparì sull’uscio, guardandomi con aria severa “Paul McCartney, sono stanca ogni anno è sempre la solita storia!” le parole e lo sguardo lasciavano intravedere qualcosa di severo, ma i suoi occhi blu mi guardavano con compassione e con curiosità, mi strinsi i capelli fra le mani e scossi lentamente la testa, no, lei non poteva saperlo, lei non poteva sapere cos’era successo oggi, tre anni fa.

31/10/1968 19:00


Paul scese in fretta le scale e corse in camera di John, che stranamente, si stava vestendo per uscire “John, dove vai?” chiese Paul, guardandolo con sopraciglia aggrottate. John fece spallucce e si guardò allo specchio aggiustandosi la giacca “Esco” disse soltanto, voltandosi poi verso Paul che lo guardava con gli occhi già lucidi “Tu.. non puoi, lo sai” sussurrò. John avanzò lentamente e gli poggiò la mano sulla guancia, baciandogli poi la fronte “Non sto via tutta la notte Paul, tempo un’ora e torno, promesso” fece l’occhiolino al ragazzo e, dopo essersi guardato un’ultima volta allo specchio, uscì di casa.

Bugiardo! Ecco cos’era, una fottuta cazzata. Strinsi i pugni e mi morsi forte il labbro inferiore, perché ogni anno mi toccava ricordare, perché?

31/10/1968 03:45


John chiuse lentamente la porta alle sue spalle, cercando di non fare il minimo rumore, si tolse le scarpe e si tolse la giacca, buttandola distrattamente sul divano, salì le scale e aprì la porta della propria camera. Accese la luce e trattenne un urlo “Paul cazzo, mi hai spaventato” sussurrò, guardando il ragazzo moro seduto a gambe incrociate “Perché non vai a dormire? E’ tardi”. Paul strinse i pugni e si alzò in piedi, puntando un dito contro il petto di John e iniziando a sbraitare “E’ tardi John? E’ tardi? Un’ora e mezza e sono qui, ti ho aspettato nove ore e quarantacinque su questo fottuto letto, avevi detto che saresti tornato, oggi sono sei anni che stiamo insieme e tu che fai? Vai via tutta la notte!” urlò e John sgranò gli occhi mettendogli una mano davanti la bocca “Stai zitto, stai zitto Paul cazzo” sussurrò John mentre il ragazzo cercava di liberarsi dalla presa ferrea di John, molto più forte della sua, invano. Paul puntò gli enormi occhi verdi pieni di lacrime in quelli piccoli e scuri di John che sospirò e mollò la presa “Non hai nulla da dire?” sussurrò Paul e John scosse la testa “Vai a dormire” “No cazzo, non ci vado John, dove sei stato e con chi?” urlò e John sospirò “Con Yoko, ad una mostra”. Gli occhi di Paul si spalancarono e riprese, nuovamente, ad urlare “Tu mi hai lasciato qui da solo, il giorno del nostro anniversario per.. per.. per quella nipponica”. John strinse i pugni e poco dopo Paul si portò una mano sulla guancia, dove il segno rosso della mano di John troneggiava, alzò lo sguardo e lasciò scivolare due lacrime che gli attraversarono la pelle perlacea, John si portò una mano sulle labbra “Paul… Paul io, mi dispiace” provò ad avvicinarsi, ma Paul fece un passo indietro, aprendo la porta e sbattendola poi, lasciando John solo, ai sensi di colpa.

Mi portai una mano sulla guancia e guardai avanti a me, era come se, ora, in quel momento, come ogni anno, la mano di John bruciava ancora sulla mia guancia, chiusi gli occhi e li riaprì, no, non avevo più lacrime, non più ormai. Sentì il bracciolo della poltrona cigolare e mi voltai verso Linda, che mi sorrideva amorevole, accarezzandomi i capelli “Paul, so che è difficile, ma alle cose ci si passa sopra” alzai lo sguardo verso mia moglie ed annuì, sapevo che lei si riferiva alla morte di mia madre, ma a quella ci ero passato sopra, scossi la testa, non un altro ricordo.

31/10/1962


“Paul, non vieni?” chiese John, affacciandosi alla porta, era Halloween ed era l’unico giorno in cui potevano uscire ed ubriacarsi, senza che Brian rompesse, chissà perché poi. “Bhe Paul che fai non vieni?” Paul alzò lo sguardo verso John, costantemente sorridente, scosse la testa e guardò John sedersi accanto a sé, poi sdraiarsi e portarsi le mani dietro la nuca “e perché mai il nostro caro McCartney non vuole unirsi a noi?” sussurrò e lo spintonò appena, facendogli spuntare un piccolo sorriso sulle labbra “Oggi è l’anniversario della morte di mamma” sussurrò e John si alzò a sedere, incrociando le gambe. Guardò Paul a lungo poi sorrise “Un motivo in più per venire con noi, devi divertirti per lei” disse convinto, sorridendo fiero; Paul sorrise e scosse la testa “Non me la sento” John guardò Paul a lungo poi sorrise malizioso, facendo arrossire Paul “Non c’è nulla che può farti cambiare idea?” chiese e Paul scosse la testa. Poco dopo trovò le proprie labbra a stretto contatto con quelle di John, mentre una mano di quest’ultimo si era posato sulla schiena di Paul, cercando di far combaciare i due corpi; Paul rimase con gli occhi sgranati per una manciata di secondi prima di emettere un sospiro tremulo e abbandonarsi al bacio, sentì la lingua di John accarezzargli le labbra e le schiuse lentamente, facendo fuoriuscire la propria e iniziando a farle scontrare e intrecciare in una danza umida e passionale, si scambiarono le salive e Paul si staccò ormai disarmato. Guardò John con le labbra dischiuse, ma quest’ultimo sorrise “Vabbé, ti lascio stare” si avvicinò alla porta e l’aprì ma prima di uscire guardò Paul “Oh Paul, da oggi in poi hai un altro anniversario da ricordare” gli fece l’occhiolino e uscì dalla stanza, lasciando Paul solo a sorridere con un ebete.

Non ricordo più un emozione del genere, nessuno me la seppe più dare, solo lui, solo lui ci riusciva, riusciva a mandarmi fuori dal mondo con un bacio, una carezza, una parola, solo lui. Scossi la testa e guardai Linda, dovevo dimenticarmi, per di John, la presi per mano e la portai di sopra, mi tolsi la maglia e la spogliai in fretta, baciandola sulle labbra.


02/11/1962

Paul mugolò e inarcò nuovamente la schiena sotto le mani gelide di Lennon che le faceva scorrere lungo l’addome nudo e piatto di McCartney che si mordeva le labbra cercando di non lasciare andare i numerosi sospiri che avrebbe emesso volentieri. John di canto suo sorrideva soddisfatto, mentre si abbassava a lambire i capezzoli del compagno con la punta della lingua, facendolo annaspare in cerca d’aria, lo guardò dal basso e gli leccò il collo, salendo poi a leccargli le labbra. Paul schiuse immediatamente le proprie e leccò disperatamente la lingua di John, artigliando le unghie sulla nuca di lui e circondandogli la vita con le gambe, mentre le mani fredde di Lennon scesero ad accarezzargli le cosce, si staccò poi dal bacio e guardò Paul con un sorriso malizioso “N-non mi va a genio il fatto che tu sia ancora completamente vestito sai?” sussurrò con fatica e John portò le labbra sul lobo di Paul, leccandoglielo “Spogliami allora” sussurrò malizioso, mandando lo stomaco di Paul sottosopra.

Strinsi la mascella e i fianchi di mia moglie, spingendomi forte contro di lei, la sentiva contorcersi sotto di me e urlare, pronunciando più volte il mio nome, non sapevo se urlava dal dolore o dal piacere, ma in quel momento non m’importava, avevo solo l’immagine di John, che dolcemente mi tranquillizzava.

02/11/1962


“John John” sussurrò con fatica Paul cercando di voltarsi a pancia in su, ma la mano di John lo bloccava “Tranquillo Paul, prometto che non ti farò male” sussurrò e gli tolse i boxer, leccandosi le labbra “Sai McCartney, hai davvero un gran bel culo” disse e Paul avvampò, sprofondando il viso nel cuscino e facendo ridacchiare John, che gli baciò la nuca e fece scorrere un dito lungo l’apertura di Paul che s’irrigidì e chiuse gli occhi, abbandonandosi poco dopo al piacere.

Venni dentro Linda e mi stesi affianco a lei stremato, la sentì poco dopo avvicinarsi a me ed accarezzarmi l’addome, sorridendo beata, le era piaciuto. Sospirai e guardai fuori dalla finestra, tutto mi ricordava John, anche il tempo.

18/12/1962


“Perché piove? Io voglio la neve” sbuffò Paul e Lennon rise, gli porse la tazza di cioccolato fumante e si stese sul divano, tirando Paul a sé e coprendo entrambi con la coperta “Per ora accontentati della pioggia” sussurrò John e accarezzò il fianco sinistro di Paul che sorrise e lo guardò dal basso, prendendo poi a sorseggiare la sua cioccolata calda “Tu non la prendi?” “Non mi va” rispose John e Paul posò la tazza mezza piena sul tavolo davanti a loro “Ma ha un buon sapore” John gli mise una mano sulla guancia e baciò Paul sulle labbra, leccandogli lentamente la lingua ed il palato, poi si staccò e poggiò la testa contro quella di Paul “Sì, ha davvero un ottimo sapore” sussurrò e strinse McCartney a sé, coccolandolo.

Sospirai ancora, almeno la giornata era giunta al termine, sospirai e guardai Linda che lasciò la casa con la piccola Mary ed Heater, amavo Linda e amavo le mie figlie, ma John, John era sempre nei miei pensieri, costantemente. Sentii la porta suonare e sbuffai, Linda dimenticava sempre qualcosa quando usciva. Aprì la porta e saltai sul posto, no, non era vero, guardai i suoi occhi color nocciola dopo tanto tempo, stranamente non portava gli occhiali, aveva i capelli marroni leggermente ricci e sparsi per il capo ribelli [*]. Un brivido mi attraversò la schiena, avevo di sicuro gli occhi lucidi, che ci faceva lui, a quest’ora, in questo giorno? “Che cosa ci fai qui Lennon?” chiesi, cercando di tenere un tono fermo e di non far traspirare l’emozione che provavo riguardando quegli occhi in cui amavo perdermi notte intere, quel viso che amavo guardava mentre dormiva, scossi la testa e lo guardai entrare, come se fosse a casa sua “Oh Paulie, si apre così ad una vecchia fiamma?” chiese, sorridendo beffardo John, facendo stringere i pugni di Paul “Punto primo, non chiamarmi così, punto secondo sparisci da qui” dissi, stringendo i denti e, cercando con le poche forze, di prendergli il braccio e spingerlo alla porta. Poco dopo trovai il mio corpo schiacciato da quello di John che sorrise “Sei sempre la solita femminuccia senza forza Macca” sussurrò e passò il naso sul mio collo, rabbrividì quando il suo respiro caldo toccò la mia pelle, altrettanto calda “Hai sempre lo stesso odore, però hai cambiato dopobarba” disse, continuando a respirare contro il mio collo, chiusi gli occhi e sentì le sue labbra lambirmi il collo, leccandolo appena e succhiandolo appena, poi più forte, lasciando un grosso segno viola “Oh, quanto mi è mancato marchiarti la pelle” mi morsi le labbra e provai a liberarmi i polsi stretti fra le mani di John “No, dove vai?” chiese lui e mi guardò negli occhi “shh” sussurrò sulle mie labbra “Lasciati andare” disse e scossi la testa “John” sussurrai e lo baciai sulle labbra con passione, stringendolo a me, mi mancava cazzo, mi mancava da morire, mi mancava tutto di lui, ogni singola parte del suo corpo. Lo sentii sospirare e stringersi contro il mio corpo e sospirare tremulo, anche io gli mancavo, lo sentivo dal modo in cui le sue mani mi stringevano i fianchi, dal modo in cui la sua lingua cercava disperatamente un contatto con la mia, come il suo bacino si spingeva contro il mio, facendo strusciare i due peni, ormai fin troppi tirati, per un semplice bacio. Raccolsi tutte le mie forze e lo spinsi lentamente da me, respirando affannosamente “Sparisci John” dissi e lo guardai negli occhi, i suoi erano stramaledettamente lucidi, l’ultima volta che li avevo visti così era… quel giorno.

26/01/1969

“Che succede a Paul?” John si voltò verso George e fece spallucce, senza rispondere, aveva lasciato John, l’aveva lasciato per dispetto ed ora, ora lo rivoleva. Lo guardò sedersi al pianoforte e consegnare gli spartiti a tutto il gruppo “Che tonalità Paul?” chiese Ringo e Paul rispose, guardando John prendere il basso e far sedere Yoko accanto a sé, era troppo, portare la nuova ragazza lì, dopo nemmeno una settimana dalla loro separazione, chiuse gli occhi e poggiò le mani sui tasti, diede l’attacco e iniziò a cantare.


The long and winding road
That leads to your door
Will never disappear
I''ve seen that road before
It always leads me here
Lead me to you door

The wild and windy night
That the rain washed away
Has left a pool of tears
Crying for the day
Why leave me standing here
Let me know the way

Many times I''ve been alone
And many times I''ve cried
Any way you''ll never know
The many ways I''ve tried

And still they lead me back
To the long winding road
You left me standing here
A long long time ago
Don't leave me waiting here
Lead me to your door

But still they lead me back
To the long winding road
You left me standing here
A long long time ago
Don't leave me waiting here
Lead me to your door


John saltò sul posto e si alzò di scatto, era per lui, era palesemente, fottutamente per lui, dopo Two of Us, la canzone del loro amore, se ne usciva con questa, questa, questa accusa, questo dolore che provava. Vittima! Ecco cosa pensava John, che era una vittima, una dannata vittima, e allora perché stava piangendo?

“John sparisci” sussurrai nuovamente con le guancie ormai rigate dalle lacrime, i ricordi mi stavano uccidendo, quella canzone mi stava uccidendo, che scusa banale, le modifiche erano perfette, ma la canzone era mia, erano i miei sentimenti, era il dolore che mi aveva fatto provare John, lo guardai, stava pensando la stessa cosa “I’ve seen that road before, it always leads me here, lead me to you door” alzai lo sguardo e mi morsi le labbra “E’ proprio vero, sai Paul? Quanto notte sono rimasto lì, fuori il cancello, a guardare la tua finestra, perché ovunque andassi il mio cuore era con te, qualsiasi pensiero mi portava a te, qualsiasi” sussurrò e si avvicinò, poggiandomi una mano sul mento, stringendolo fra l’indici e il pollice, guardandomi poi le labbra che accarezzò in seguito con il pollice “Non facevo altro che sognare di baciarti… Tutta la notte, mentre ti stringevo a me, ed il mio cuore tremava a contatto con il tuo petto, perché ti ho lasciato? Perché mi sono lasciato sfuggire la pietra più preziosa del mondo?” ormai avevo dato via alle lacrime, non mi vergognavo di piangere davanti a John, lui mi conosceva meglio di tutti, ma non sapevo che fare “Paul…” sussurrò e scossi la testa “Siamo cresciuti John”

24/01/1969

“Cosa? John non puoi lasciarmi, io… io ti amo John!” urlò Paul, in una crisi isterica di pianto “Siamo cresciuti Paul, non siamo più i ragazzini che non distinguono l’amicizia dall’amore, non siamo i ragazzini con un disperato bisogno fisico, siamo uomini ormai, che hanno bisogno di una donna, ed una famiglia” detto questo, liquidò McCartney che scivolò lungo la parete, piangendo come non mai.

“Ho sbagliato” disse mordendosi le labbra “Siamo cresciuti John, non siamo più i ragazzini che non distinguono l’amicizia dall’amore, non siamo i ragazzini con un disperato bisogno fisico, siamo uomini ormai, che hanno bisogno di una donna, ed una famiglia” lo guardai negli occhi, leggermente sgranati, sì, ricordo a memoria quelle parole, quelle parole che mi presero il cuore e lo strapparono in mille pezzi. Lui sorrise debole e si tolse il bracciale dalla tasca, poggiandolo nel mio palmo “Buon anniversario amore mio” sussurrò e lasciò la mia dimora, lasciandomi solo, fra le lacrime.
  
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