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Autore: crownless    02/11/2011    11 recensioni
“Ciao,” salutò l’Asino, avvicinandosi di un passo. Merlin indietreggiò, gli occhi spalancati. “Non ti voglio fare del male, stai tranquillo.”
*Razza di idiota, vorrei vedere voi nella mia situazione!* miagolò furiosamente, frustrato.
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Gaius | Coppie: Merlino/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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scritta tempo fa, senza pretese.
io amo i gatti. *_*
e Merlin me lo immagino così, solo con gli occhi più scuri, awww! <3

se lasciate un commentino, sarò ancora più contenta ;)
crow






Gaius sospirò sconfortato, massaggiandosi le tempie per cercare di calmare il mal di testa nascente. Più tardi si sarebbe fatto un infuso di erbe, ponderò. Conficcò i gomiti sul tavolo di lavoro, pieno di boccette, libri ed appunti ma nessun aiuto per aiutare Merlin.
L’anziano medico alzò gli occhi al cielo prima di scoccare un’occhiataccia al giovane stregone, ricevendo in cambio un’espressione da cucciolo abbattuto.
Letteralmente.
Un piccolo micino nero con due grandi occhi blu lo fissava tristemente seduto per terra, le orecchie basse e la codina morbida in mezzo alle gambe.
“Non guardarmi così, Merlin,” sbottò Gaius. “Non è stata colpa mia se hai pronunciato un incantesimo sbagliato. Quante volte ti ho detto di non usare la magia per scopi futili? E invece guarda cos’è successo!”
Merlin provò ad aprire la bocca ma tutto quello che riuscì a dire fu un miagolio sommesso e prolungato, disperato. Stizzito fece vibrare i baffi, leccandosi una zampa. Non era del tutto colpa sua... se quell’asino di Arthur non lo sommergesse di lavoro lui non dovrebbe aiutarsi con la magia per pulire tutti i suoi stivali, le casacche, armature varie e mantelli. Quando non puliva i pavimenti, la stalla ed altre cose, certo. Quella mattina (dovendo lavare ancora due mantelli e tre casacche più un paio di vecchi stivali) aveva formulato un incantesimo puntando il palmo della mano sull’armatura sporca di Arthur quando la porta della sua camera si era spalancata di scatto, facendolo deconcentrare, e un istante dopo Gaius, fermo sulla soglia, aveva visto Merlin sparire e trasformarsi in un micettino minuscolo.
Il problema, pensò Merlin agitando nervosamente la coda, balzando sul tavolo, era che non trovavano un contro-incantesimo in grado di sciogliere il precedente.
“Ora dobbiamo pensare cosa dire ad Arthur” decretò Gaius, strofinandosi la faccia. “Mi serve un po’ di tempo per analizzare tutti i miei libri. Ci vorrà un po’ di tempo, temo. Mi dispiace Merlin.”
Merlin sospirò affranto. La sua vita era già abbastanza difficile senza baffi e coda. Gaius parve notare la sua tristezza perché lo prese tra le braccia e gli grattò la testa e Merlin si spinse contro il suo tocco, miagolando abbattuto.
Poi il medico si alzò borbottando che doveva andarsene e lo stregone rotolò dalle sue gambe, finendo per terra. Soffiò verso Gaius, gonfiando il pelo.
“Un po’ di attenzione, Gaius, sono piccolo!” miagolò Merlin, indispettito. Non c’era una cosa nella sua vita che fosse semplice.
“Non brontolare, Merlin. Io andrò a dire ad Arthur che sei indisposto. Ora devo controllare la vecchia ferita di guerra del Re, tornerò appena posso. Mi raccomando. Non uscire da casa.”
Guardandolo fisso, Gaius alzò un sopracciglio.
Merlin, per quanto possibile, annuì.





Merlin scoprì tante cose nuove, come gatto. Per prima cosa la sua vista era migliorata tantissimo e riusciva a percepire molte più cose, a vedere alcune sfumature che non aveva mai notato quando osservava i vetri della finestra bagnati dal sole, i granelli nitidi di polvere nella stanza, i colori lucenti e brillanti.
Anche il suo udito. Trotterellando verso la porta di casa, Merlin riuscì perfino a sentire il vociare del popolo che camminava in piazza, nel mercato. Rimase sdraiato ascoltando tutto quello che gli capitava, pigramente, ad occhi chiusi. Non si era mai sentito più calmo in vita sua.







Merlin aprì un occhio piano. Si domandò che ore fossero. Gaius ancora non era tornato. E lui aveva fame.
Si alzò, stiracchiandosi languidamente tanto che non rotolò su sé stesso, inciampando. Imprecando si rialzò di scatto, i morbidi cuscinetti rosa sulle sue zampe non lo aiutavano a rimanere in equilibrio come invece era normale che fosse. Naturalmente. Alzò gli occhi al cielo, sentendo il suo stomaco brontolare. Merlin provò a miagolare. E miagolare ancora.
Fame, fame, fame.
Quando la porta improvvisamente si aprì, esultò. Finalmente
Gaius era tornato! Si voltò ancora miagolante quando fece un salto enorme, alzandosi di qualche centimetro da terra, vedendo Arthur entrare in casa.
Cosa ci fa lui qui?!
Il Principe avanzò di un passo guardandosi attorno, togliendosi il mantello pesante dalle spalle ed attaccarlo alla porta.
“Merlin?” chiamò e Merlin inconsciamente rispose, solo che tutto quello che uscì fu un suono che sembrava ad un meeeow.
Maledizione.

Arthur puntò lo sguardo verso di lui, arcuando un sopracciglio. Merlin desiderò passionalmente morire. Arruffò il pelo soffiando, studiandolo circospetto. Okay, poteva farcela. Aveva affrontato situazioni ben peggiori. Cos’era quello in confronto a tutti gli stregoni, nemici, bestie magiche ed assassine che aveva combattuto?
Quando Arthur gli sorrise dolcemente, Merlin ritrattò e pensò che quella era in assoluto la situazione peggiore di tutta la sua intera vita.
“Ciao,” salutò l’Asino, avvicinandosi di un passo. Merlin indietreggiò, gli occhi spalancati. “Non ti voglio fare del male, stai tranquillo.”
Razza di idiota, vorrei vedere voi nella mia situazione! miagolò furiosamente, frustrato. Arthur si accucciò sulle gambe, tendendo una mano verso di lui.
Merlin gliela annusò, facendo vibrare i baffetti bianchi, ed Arthur rise.
Non provate a ridere delle mie disgrazie.
“Chissà dov’è Merlin,” sussurrò assorto Arthur, “Gaius mi ha detto che era indisposto...”
Merlin raddrizzò le orecchie, teso. Arthur gli sorrise ancora.
“Lo conosci? E’ un idiota” gli disse, e Merlin sbuffò. “Ero venuto a vedere come stava.”
Il volto del Principe si adombrò. “Evidentemente non è in casa, a quanto pare ha dovuto mentire per non venire a lavoro, quell’idiota! Mi sentirà appena lo vedrò.”
Merlin miagolò arrabbiato avanzando verso di lui.
Non ho dovuto mentirvi per non venire al lavoro, sono un dannato gatto e non posso di certo aiutarv-OHHH!
I suoi pensieri si bloccarono di colpo quando Arthur fece strisciare una mano calda su tutto il suo corpo, carezzandolo dalla testa fino alla schiena delicatamente, dandogli anche una grattatina sotto al mento e vicino alle orecchie. Tutto era caldo e piacevole. Merlin si sbilanciò solo un po’, arcuandosi contro la sua mano.
“Ti piace?” ridacchiò Arthur, prendendolo in braccio prima di aver guardato che non vi fosse veramente nessuno con loro. Merlin aveva gli chiuso gli occhi.
Non smettete testa di legno piagnucolò internamente e fece le fusa quando Arthur lo accarezzò di nuovo con una mano mentre con l’altra gli grattava la pancia.
Era la cosa più piacevole che avesse mai provato sul pelo. Pelle. Merlin imprecò ma ronfò soddisfatto ancora, lasciandosi andare da quelle carezze così delicate per essere fatte da Arthur.
“Merlin,” sospirò questi. Merlin si irrigidì e spalancò gli occhi, le mani del Principe ancora impegnate ad accarezzarlo.
Arthur, notò, aveva lo sguardo perso nel vuoto e pensieroso. Le labbra lievemente imbronciate. Era un’espressione talmente estranea a lui che gli parve strano. Miagolò per cercare di capire cosa avesse. Quando Arthur gli puntò addosso i suoi tormentati occhi azzurri Merlin si sentì stringere lo stomaco.
Cosa c’è?
“E’ così difficile” sbottò il Principe con Merlin tra le braccia, sedendosi sulla sedia davanti al tavolo. Non smise di coccolare il suo servitore, acciambellato sulle sue gambe. “Lo so anche io che non è possibile. Merlin potrà dire quello che vuole ma non sono un idiota. Mi rendo conto che...” la sua fronte si aggrottò e la sua mano gli offrì una carezza sulla pancia, affondando le dita nel pelo soffice e nero. “...non è fattibile. Però non posso farci niente, sai?” gli rivelò. “Sto perfino parlando con un dannato gatto per colpa di quel cretino!” sbuffò.
Merlin non riusciva a capire. Cos’aveva fatto stavolta? Fece un verso gorgoliante e l’attenzione del biondo si calamitò su di lui.
Era così strano ricevere carezze da uno come Arthur.
Se fossi in me non mi toccherebbe così pensò e poi inorridì per averlo pensato, avvampando.
Eppure faceva male. Merlin abbassò le orecchie, miagolando tristemente.
Arthur non ammette neanche che siamo amici.
“Hai fame?” non appena lo disse, Arthur risvegliò il suo appetito. Si alzò di scatto sulle sue gambe e lo guardò negli occhi.
Oh sì, sto morendo di fame, vi prego datemi qualcosa da mangiare o non avrete più un servitore domani.
Arthur vedendo quel piccolo micino miagolare così forte si mise a ridere nuovamente.
“Sei proprio buffo.”
Sapeste quanto siete buffo voi, asino arrogante!
Merlin gli conficcò le unghie nelle cosce e il Principe sbuffò, prendendolo tra le braccia. Lo stregone arrossì maggiormente rendendosi conto di quanto Arthur fosse morbido e caldo, solido. Appoggiò una guancia contro il suo petto, continuando a dirgli che sì, cavolo, aveva fame, muovendo le zampette sulla sua casacca a ritmo.
“Va bene. Troviamoti qualcosa da mangiare.” disse Arthur, e Merlin fece le fusa per nulla turbato.





Merlin si catapultò sulla scodella di latte che Arthur aveva appoggiato sul lungo tavolo nelle sue stanze.
Così buono, così buono!
Non alzò il muso finché non lo bevve tutto e, quando ebbe finito, si sentì stanco e spossato. Socchiuse gli occhi, barcollando.
Essere un gatto non era per niente facile.
“Piano, tu! L’hai finito in un secondo!” ridacchiò il regal somaro, prendendolo in braccio.
Mmm... letto... sono stanchissimo.
Merlin si rilassò contro Arthur, cullato dal calore del suo corpo e del suo respiro che gli solleticava la testa. Lo sentì togliersi gli stivali e mettersi a letto.
Sto per dormire con Arthur pensò, sconvolto. Sto per dormire con lui? Da quando ama i gatti e gli animali in genere, poi?!
Sconvolto ed imbarazzato, fece per divincolarsi dalla sua presa quando Arthur lo strinse di più.
“Ehi, dove vai? Riposiamoci un po’. Non ho nessun allenamento oggi, ho detto a mio padre che volevo andare a caccia, ma quell’idiota non era a casa...” sospirò.
Arthur non parlò per qualche minuto. Merlin si limitò a guardarlo, studiando attentamente ogni sua espressione e movimento. Stringeva la mascella.
“Arthur?” chiamò, miagolando. Il Principe si riscosse, scuotendo la testa, e lo guardò - poi le sue dita gli sfiorarono ancora il mento e Merlin socchiuse gli occhi, emettendo un suono dal fondo della gola, non riuscendo a non fuseggiare.
Arthur è così caldo e morbido e gentile.
Quando il Principe fu supino, Merlin si accomodò sul cuscino. Con un sospiro e la pancia piena, affondò il muso tra i capelli di Arthur ed insieme si addormentarono.





Merlin dormì tranquillamente. Si svegliò riposato e sereno, starnutendo quando si mise senza volerlo la punta della coda sotto le narici. Mosse i baffi umidi accigliato. Si alzò dal cuscino stiracchiandosi, poco stabile, e come quella mattina rotolò su sé stesso e cadde sul viso di Arthur, dormiente, che si svegliò improvvisamente alzandosi a sedere. Merlin scivolò con dolorosa consapevolezza sul suo torace. Atterrò infine con un miagolio strozzato sull’inguine di Arthur, spalancando la bocca, sentendosi il viso - muso? - scottare furiosamente.
“Ahi! Stai attento, mi servono quelli!” sbuffò il Principe agguantandolo per la collottola. “Capito? Sei proprio un gatto sbadato, non mi stupisco che tu sia scuro con gli occhi blu!” borbottò scontroso.
Merlin era paralizzato. Era davvero finito su... oh Dei, non riusciva a pensarlo. Dovette fare uno sguardo così addolorato o scioccato che Arthur rovesciò gli occhi al cielo.
“Non guardarmi così. E’ stata colpa tua.” lo guardò con un piccolo sorriso. Lo mise giù e Merlin inciampò nelle lenzuola, scombussolato.
Ok. Va bene, Merlin, adesso graffi questo grosso e grasso asino e torni a casa, al sicuro, dove sicuramente non incontrerai altri duri pericol-PER TUTTI I DRAGHI!
Lo stregone scosse il capo. Si leccò nervosamente una zampa, pensando ad un piano per fuggire via.
Arthur sbuffò. “E’ tutta colpa di Merlin!” sbraitò, dando un pugno al materasso. Merlin sbatté le palpebre.
“Meow?” domandò, curioso. Si sedette e lo scrutò attento.
Avanti, sentiamo cos’ho combinato. So cosa mi direte: sono il peggiore servitore del regno, goffo, idiota, logorroico-
“Non potresti capire. Sei un gatto.” Arthur si massaggiò le tempie. “Passando il mio tempo con lui ho perso il senno. Parlo con un gatto.”
Merlin borbottò qualcosa, offeso.
“Meow? Meow meew meow!!”
Arthur non rispose. Merlin quindi si incantò a fissare un filo sfilacciato del lenzuolo che penzolava dal letto. Era così attento che gli vibrarono per l’ennesima volta i baffi.
Ohhh, si muove così piano, come vorrei acciuffarlo tra le unghie e-
Si immaginò di balzare e artigliare quel benedetto filo bianco, e poi provare a morderlo fino a staccarlo e magari Arthur poi gli avrebbe dato ancora un po’ di latte e qualche carezza, e lui avrebbe di certo fatto le fusa perché era così piacevole...
“Lo voglio così tanto.”
Merlin si riscosse con violenza. Distolse con fatica lo sguardo dal filo, osservando Arthur che stringeva i pugni, la schiena premuta contro la testata del letto.
Chi? pensò, muovendo la codina nera con qualche striatura bianca. Arthur si umettò le labbra nervosamente e si passò una mano tra i capelli biondi, gettandogli un’occhiata.
“Gli assomigli. Anche lui ha i capelli neri e gli occhi blu” disse. “Doveva capitarmi una palla di pelo uguale a Merlin,” scosse il capo. Strinse le labbra.
Non sto capendo assolutamente niente.
Arthur aprì la bocca e la richiuse. Lo guardò, fissando i suoi occhi, e Merlin si sentì nudo sotto quello sguardo.
“E’ difficile rendersi conto di non poter avere accanto la persona che vuoi veramente. Ci possono essere diversi motivi... e io ne ho almeno una centinaia” sorrise ironicamente, ma Merlin notò, con la tachicardia, non era un sorriso che gli arrivava agli occhi.
Perché non mi sono reso conto di quanto state male?
“Diventerò re e il mio popolo pretenderà da me una moglie, un erede. Prima... pensavo di essere innamorato di Gwen. E’ una brava ragazza. Però ho capito che... e i motivi sono aumentati maggiormente.” Merlin si avvicinò piano, la coda tra le gambe, cercando di capire. Arthur gli accarezzò la testa.
“Merlin è un uomo ed è il mio servitore. Ci sono troppe barriere tra me e lui. Come posso anche lontanamente sperare che quell’idiota ricambi i miei sentimenti? Tonto com’è non avrà neanche capito nulla, per fortuna, sarebbe troppo imbarazzante. Il mio orgoglio crollerebbe. E’ già dura per me averlo in giro tutti i giorni e fare finta di niente...”
Merlin lo guardava boccheggiante, gli occhi spalancati.
I suoi sentimenti?
“... fare finta di non desiderare di prenderlo,” soffiò Arthur arrossendo, “sbatterlo a pancia in giù sul letto e, Dei, fargli talmente tante cose che...” si strofinò esausto le mani sul volto rosso. “Non glielo dirò mai,” disse risoluto.
L’avete appena fatto pensò Merlin sotto shock, Devo andarmene.
Merlin balzò giù dal letto di Arthur e corse verso la porta. Grattò disperatamente le unghie sul legno pesante, alzandosi su due zampe.
Apriti, apriti, apriti!
“Dove vai?”
Arthur vi conviene starmi lontano perché se no vi salto addosso e-
Merlin si bloccò scandalizzato, la sua mente felina piena di immagini non particolarmente caste per un micino così piccolo ma Merlin tutto sommato non era un micino e nemmeno piccolo, per cui annaspò per tanto che bastava.
Andò letteralmente in panico.
“MMMMMEEEEOWWW!!!!!”





Dopo una lotta interminabile, Merlin si accasciò ansimando sul cuscino. Era corso via da Arthur per tutta la camera, nascondendosi sotto al letto, negli armadi, attorno al tavolo schivando le sue mani, e lo aveva visto anche sbuffare divertito durante la caccia. Arthur si buttò sul letto ridendo.
“Sei proprio un gatto idiota” gli disse allegramente e Merlin si sentì orgoglioso per aver fatto spuntare quel sorriso meraviglioso su Arthur. Si sistemò un poco il pelo pulendoselo, più tranquillo.
Dopo tutto era pur sempre il suo destino... no? Forse era giusto così... Merlin mosse la coda a scatti, pensieroso.
Forse non aveva capito totalmente le parole del Grande Drago. Magari oltre al suo compito di proteggerlo c’era qualcos’altro... fece le fusa quando Arthur gli accarezzò la pancia - gli mordicchiò teneramente le dita incastrandogliele tra le sue zampe, leccandole subito dopo.
Probabilmente lui e Arthur erano legati. Merlin aveva scoperto un lato tenero e coccolone del suo asino cocciuto ed orgoglioso e gli piaceva.
“Mi piacete anche voi, stupido” borbottò imbarazzato. Arthur gli afferrò la coda e gliela spinse sul muso, sghignazzando.
“ASINO!!” sbraitò gonfiando il pelo, tutto stizzito, scoccandogli un’occhiata di fuoco. Arthur rise di gusto.
Sempre così arrogante!! Merlin si lanciò addosso a lui, schiacciando i morbidi cuscinetti rosa che aveva sotto le zampette sul petto dell’altro, miagolando rocamente.
Arthur lo fissò negli occhi seriamente, il sorriso che spariva pian piano dalle sue labbra.
“Hai gli occhi uguali ai suoi” sussurrò, sfiorandogli la piccola bocca con un dito. Merlin vi si spinse contro, leccandoglielo ironicamente.
Sempre più arguto mio asino..o sbaglio? ghignò sotto i baffi.
Quando qualcuno bussò alla porta entrambi la guardarono di scatto.
“Chi è?” domandò Arthur, spostando Merlin e prendendo una casacca da terra, infilandosela.
“Gaius, sire” rispose il vecchio medico.
Merlin sospirò internamente. Gaius doveva essere andato a casa...
“Entra pure.”
La porta si aprì e Gaius entrò, chinando il capo. Poi lo sguardo gli cadde sul letto dove Merlin era spalmato. Una vena prese a pulsare furiosamente sulla sua fronte, e Merlin si spaventò preparandosi al peggio, le orecchie bassissime.
“TU!” urlò Gaius, facendo sbarrare gli occhi ad Arthur. “NON SAI QUANTO MI SONO SPAVENTATO, BENEDETTO RAGAZZO!” sbraitò, senza controllo. “QUANTE VOLTE - QUANTE, MERLIN, EH? - TI HO DETTO DI AVVERTIRMI QUANDO ESCI DI CASA! NON HAI IDEA DI QUANTO MI SONO PREOCCUPAT-” si bloccò, impallidendo. Fissò Arthur. Poi il gatto svenuto sul letto. Tornò a guardare Arthur cadaverico.
“Oh” disse, si avvicinò al letto, agguantò Merlin per la coda senza riguardo e, con un ultimo inchino, sparì.
Arthur fissò la porta, gelato.
Merlin?!”






“Merlin! Svegliati, coraggio! Ha funzionato!” borbottò una voce burbera.
Merlin aprì un occhio e vide Gaius chino su di lui, teso. Il medico sorrise radioso e gli batté una mano sulla spalla ossuta.
“Ci siamo riusciti. Sei tornato normale” lo avvertì. “Ieri dopo che sei svenuto ho cercato nei libri che mi mancavano e ho trovato il contro-incantesimo.”
“S-svenuto?” mormorò Merlin. Poi spalancò la bocca ricordando. “GAIUS!!!”
L’anziano abbassò lo sguardo. “Ero preoccupato, Merlin” replicò stizzito. “Ho pensato il peggio e tu invece eri comodamente sdraiato sul letto di Arthur, nelle sue stanze” - alzò un sopracciglio.
Si alzò a sedere sentendo un male atroce al fondoschiena. Lanciò un’occhiata velenosa al suo maestro.
“Dovevi proprio prendermi per la coda, Gaius?” si massaggiò la parte dolorante, mugolando.

“MERLIN!!!”

L’urlo esplose nelle loro orecchie senza pietà e la porta della dimora di Gaius venne spalancata con violenza.
Arthur entrò come una furia, completamente viola in volto.
“TU, RAZZA DI IDIOTA!” strillò marciando verso di lui, agguantando la spada puntandogliela contro. “COS’HAI COMBINATO?!”
Merlin spalancò la bocca. “Io?” domandò, incredulo.
Arthur parve volergli saltare al collo. “Tu, idiota!” sibilò. “Eri tu quel gatto ieri?!”
“Oh,” sussurrò Merlin, “quello. Si, uhm, ero io.” si grattò il collo sentendo la pelle scottare. Arthur balbettò qualcosa.
Lo stregone alzò gli occhi al cielo.
“Siete un asino cocciuto” sbottò arrabbiato. “Non puntatemi la spada contro!”
“Com’è successo, si può sapere?!” ringhiò il Principe.
“Ero andato a raccogliere delle erbe per Gaius quando una strega mi ha trasformato in un gatto,” rispose velocemente senza neanche pensare a cosa stesse dicendo. Arthur lo guardò come se fosse un idiota - ancora.
“E tu credi che io me la beva?” sibilò sbattendo un piede per terra, incollerito.
Merlin sbatté le palpebre, mettendo un broncio. Arthur parve vacillare.
“E’ la verità.. ma non è importante,” disse Merlin, agguantandolo per la casacca e attirandoselo contro, la spada che cadeva per terra e Gaius ridacchiante, “l’importante è che io sia tornato in me per potervi chiudere la bocca, così non raglierete più come un asino dicendo un mucchio di assurdità” mormorò vicino al suo viso con un sorriso caldo.

“Ah, IO direi un mucchio di-” mormorò Arthur rosso sulle guance, poi Merlin lo fece tacere posando le labbra morbide e piene sulle sue.

E quando Arthur si aggrappò a lui arrogantemente, baciandolo con passione, gli venne quasi da fare le fusa.

fine

  
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