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Autore: marguerite_murcielago    03/11/2011    1 recensioni
[N.Italia/OC!Guernsey] [1. First time]
Il brusio degli altri passeggeri si stemperò e divenne un rumore di natura, un sovrapporsi di foglie mosse dal vento e di acqua che scorreva. Riuscì perfino a credere di avere un piede quasi immerso nel ruscello di quel giorno tristemente lontano, la bocca fresca di Feliciano sulla sua, le loro mani unite: e quella di lui efebica come la sua, la gamba destra attorta attorno alla sua vita calda e abbronzata. Sotto l’albero, doveva essere un salice, c’era il cavalletto del pittore e una scatola di colori mal assortiti.
Genere: Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nord Italia/Feliciano Vargas, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Mille e una notte'
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Il bene effimero della bellezza

 

La chiamavano bocca di rosa
metteva l'amore sopra ogni cosa.

« Mi sembra troppo bello disperarsi per amore.»
Feliciano aveva addotto quella scusa, davanti alla domanda titubante della ragazza, e sorrideva sornione, gli occhi socchiusi, davanti all’unico dipinto che aveva scelto di esporre al pubblico assieme ad alcune delle più belle opere italiane: la delicatissima Nascita di Venere, il David di Michelangelo, Flora di Tiziano.
« Sei proprio bravo.» replicò lei, con una vena di nostalgia, studiando la coppia al centro del dipinto; le tonalità accese e voluttuose dei due personaggi brillavano sullo sfondo caliginoso. Le piaceva tanto, tantissimo.
« Noi siamo italiani e grandi amatori.» disse lui, ridendo.

Ma la passione spesso conduce
a soddisfare le proprie voglie
senza indagare se il concupito
ha il cuore libero oppure ha moglie.

Infatti, contrariamente a quanto si sarebbe potuto pensare, Guernsey, al secolo Beckah Ward, non aveva perso la sua verginità con le due Nazioni cardine della sua vita: né la raffinatezza di Francis, né l’amore per Inghilterra.
In quella affollata galleria d’arte, la ragazza scoppiò in una risata liberatoria, seppure un poco stridula, facendo ondeggiare pericolosamente il prosecco nel bicchiere.
« Dunque, Feliciano da Venezia, non ricordo di aver mai sperimentato la vostra tecnica.» gli sussurrò all’orecchio. Feliciano era così affascinante, come, dopotutto, tutte le sue Regioni, e amante delle belle arti e della musica e delle belle donne e del vino com’era, e così ingenuo.
« Inghilterra non mi ha perdonato mai per quella sera.» le rivelò l’italiano, conducendola in un’altra alla della mostra, dopo aver buttato giù anche l’ultimo dito di spumante. Entrambi lasciarono i bicchieri vuoti su un piedistallo di marmo e caddero sul pavimento lucido e gelido.
Beckah chiuse gli occhi, concentrandosi sulle dita da artista di Feliciano che le scostavano i capelli dal volto.

Il cuore tenero non è una dote
di cui sian colmi i carabinieri
ma quella volta a prendere il treno
l'accompagnarono malvolentieri.

« Arrivò Venere e se ne andò.» recitò Feliciano, le mani intrecciate dietro la nuca. L’inglese voltò la testa verso di lui; corrugò le sopracciglia scure e sgranò gli occhi verdi, prima di chiedere: « Di cosa stai parlando?»
« Di Venere e dell’amore.» gorgheggiò Feliciano, con la solita aria da bambino. Beckah fece una smorfia.
« Dovrei rivestirmi e sbrigarmi: il mio aereo parte tra,» controllò l’orologio da polso, « tre quarti d’ora.» Il volto di lui si rischiarò e l’italiano ricominciò a raccogliere i propri vestiti, distogliendo con tatto lo sguardo dalla biancheria intima dell’inglese. Lei fece un sorriso imbarazzato.

a salutare chi per un poco
portò l'amore nel paese.

Come souvenir per la sua visita, Beckah trovò una cartolina nella borsa, attaccata al biglietto aereo con una graffetta; l’opera dipinta da Feliciano! Chiuse gli occhi, cercando di riposare almeno un paio d’ore.
Il brusio degli altri passeggeri si stemperò e divenne un rumore di natura, un sovrapporsi di foglie mosse dal vento e di acqua che scorreva. Riuscì perfino a credere di avere un piede quasi immerso nel ruscello di quel giorno tristemente lontano, la bocca fresca di Feliciano sulla sua, le loro mani unite: e quella di lui efebica come la sua, la gamba destra attorta attorno alla sua vita calda e abbronzata. Sotto l’albero, doveva essere un salice, c’era il cavalletto del pittore e una scatola di colori mal assortiti.
« Così va bene?» domandò in un soffio, spostando un sasso che le premeva sotto la scapola.
« Perfetto… perfetto.» Feliciano sollevò le mani sulla sua gola, immobile nel tentativo di catturare la scena.

E con la Vergine in prima fila
e bocca di rosa poco lontano
si porta a spasso per il paese
l'amore sacro e l'amor profano.

« Tiziano, sei riuscito a finire?»
Gli alberi e il vento e l’acqua e le cicale; ardente, Beckah stese le gambe sull’erba che piluccava pigramente, e Feliciano, una striscia blu sulla guancia sinistra, continuava a mescolare le tinte sulla tavolozza.
« Quasi.»
« E come lo chiamerai?»
L’italiano vergò la sua firma nell’angolo sinistro e sospirò, infatuato: « Amor profano?»

 

 

   
 
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