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Autore: La Mutaforma    06/11/2011    2 recensioni
Che senso avrebbe rincorrere le proprie ambizioni percorrendo uno spazio infinito? Che senso ha il tutto, quando il niente è parte di noi stessi?
Una one-shot di riflessione su Cid, nell'istante in cui si è passato la sigaretta da un lato all'altro della bocca.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cid Highwind
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: FFVII
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“L’infinito è un concetto che spesso spaventa, confonde, mette in difficoltà. Fin dalle radici dell’antichità, l’infinito era una problematica irrisolvibile, che non si poteva affrontare e che si preferiva ignorare, vivendo in uno spazio dai limiti predefiniti. Come in una gigantesca e incantevole prigione. Immaginando di sfiorare la libertà, illudendosi di poterla possedere.

La verità è che godiamo della stessa libertà di cui gode un uccellino in gabbia.                                      

Cosa significa infinito?

Grammaticalmente, direi che si tratta di qualcosa senza fine, qualcosa di incompleto. Qualcosa che deve finire. E che per questo, cercando la propria fine, la propria conclusione, è perennemente in espansione. E probabilmente, se è coinvolto in un processo di espansione che perdura nel tempo, l’infinito dovrebbe essere di dimensioni immense.

Questo è il concetto inconcepibile.

L’esistenza di qualcosa che contenga tutto, e che si ingrandisca e che non finisca mai, spesso spaventa. Il punto è che il cervello umano, per le sue funzioni e i suoi pensieri, non è compatibile con la concezione di qualcosa che non finisca mai, perché ha la tendenza ad immaginare qualcosa di perfetto, di finito, qualcosa di chiaramente circoscritto, in ogni direzione e in ognuna delle tre dimensioni.

 

Infinito. Imperfetto. E forse incomprensibile.”

 

Cazzate.

Fottuti scienziati. Cercate solo di farmi sentire un cazzo di disadattato sociale, di complicarmi la vita, come se non fosse già abbastanza difficile di per sé.

La verità? Il rapporto tra cielo e uomo è come un amore non corrisposto.

Che magnifica idea del cazzo.

Non ci può essere vita per gli uomini e la terra senza il cielo, senza aria, senza atmosfera, senza uno spazio non-esattamente-illimitato. Ma il cielo può esistere senza di noi, senza la terra, non ne ha bisogno, siamo solo spazio non-completamente-occupato. Seppur in piccola parte.

Sono fortemente convinto che ci odi.

Ovvio che ci odia, siamo dei cazzo di infiltrati, degli inutili seccatori, come quando si sbattono le mani per uccidere le zanzare che, intanto, non becco mai. Meglio, mi mancano solo i resti di una fottuta zanzara sulle mani insieme all’olio e al carbone che si macchiano perennemente i guanti.   

Che poi, se il cielo non ci odiasse, non ci manderebbe gli acquazzoni, le piogge acide, i meteoriti, e gli angeli da una sola ala del cazzo.

Sto divagando. Pensare mi trascina alla follia, e rischio di diventare un folle decerebrato come il dottor Hojo -o come diavolo si chiama- o, peggio ancora, un depresso del cazzo come quel Valentine.

Dei, permettetemi solo di essere sempre un cazzuto con la giusta dose di autocontrollo che basta per considerarsi umano. Forse non bello, forse non amichevole, ma umano.

 

Se non fosse stato per Shera, cazzo….

Forse ci ripenso troppo. Dovrebbero inventare delle sigarette che ti annebbiano il cervello al punto che non ricordi più nemmeno il tuo nome e diventi un felice rincoglionito senza testa.

Scienziati del cazzo, consumate il vostro cervello per creare qualcosa di utile, invece di fare esperimenti su esseri viventi per trascinarci tutti nel Lifestream. Create delle sigarette con le materia, così mi andrà tutto al quel po’ di cervello che non ho usato come combustibile; sarei disposto a pagare tutti i miei Gil pur di averle.

Sono il mio nuovo sogno.

È strano che uno come me abbia sogni, non provo quel genere di sentimentalismi.

Cambiamo parola.

Aspirazione. Sì, suona decisamente meglio per me. Meno inutili sentimentalismi del cazzo. Non sono il tipo di persona che sbatte le ciglia con aria sognante. Le mie sono aspirazioni, ambizioni.

Perché nella vita esistono dei limiti. E le ambizioni sono la promessa di superare quei limiti, andare oltre, verso l’infinito, verso la libertà.

Perché l’infinito non deve né spaventarci, né tantomeno confonderci. Siamo o non siamo parte anche noi dell’universo? E l’universo non è infinito?

Racchiudiamo in noi stessi una parte dell’infinito, che potremmo attraverso e riattraversare quanto volte vogliamo, basterebbe lasciarci guidarci dalle linee sulla nostra pelle.

La gente ha paura anche di sé. Cazzo, non voglio dar torto a nessuno di loro. 

 

Cazzo.

I limiti esistono per essere infranti.

E in un universo senza limiti, le persone non possono avere ambizioni: possono solo sognare di giocare a fare gli equilibristi, ai bordi dell’infinito, come funambuli, saltando da un limite all’altro. Che senso avrebbe rincorrere le proprie ambizioni percorrendo uno spazio infinito? Che senso ha il tutto, quando il niente è parte di noi stessi?

 

Cosa dovevo dire più?

Ah si. Fanculo. Dovevo dire qualcosa di normale.

Questi pensieri mi fanno sentire un intellettualoide del cazzo.

   
 
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