Storie originali > Commedia
Ricorda la storia  |       
Autore: Myu_chan    06/11/2011    0 recensioni
Cosa succederebbe se una profonda amicizia si trasformasse improvviamente in amore?
Prima esperienza in questo campo, vi prego di essere clementi!
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Fix You

 

       Lights will guide you home
and ignite your bones
And I will try to fix you

       

Si pensa sempre che l’amore sia il sentimento più potente che possa esistere, che sia un legame indissolubile, che non potrà mai spezzaesi.                            Nessuno però, sa dire da dove provenga questo sentimento così carico di emozioni, di bello, ma anche di dolore.                                                     
Ognuno di noi da per scontato la sua provenienza e allora nasce il mito, l’illusione dell’amore a prima vista, dell’esplosione di emozioni dentro il proprio corpo, così forti da riuscire a sentire battere il proprio cuore totalmente scombussolato da tutto ciò.
Ma è davvero questa la sua natura?
 

 
 

A questa domanda risponderò io. Mi chiamo Gabriel e ho 18 anni. Ho un fisico minuto, ma ben proporzionato anche se non vado quasi mai in palestra. Ho i capelli biondo scuro sempre in disordine che danno l’impressione di uno che si è appena svegliato e in più per mia sfortuna mi donano anche l’aria di un bambino. L’unica nota positiva su di loro è che si sposano perfettamente con gli occhi verde intenso che sono molto frequenti nella mia famiglia: infatti li ho presi da mia madre.

La mia vita non è niente di eccezionale: ho frequentato un liceo linguistico perché sin da piccolo le lingue straniere erano la mia passione più grande e, non per vantarmi, ma sono anche portato e quindi non ho mai avuto troppe difficoltà nell’impararle.
All’età di 15-16 anni mi sono anche appassionato alla fotografia e all’informatica, per questo motivo ora sono anche un esperto fotografo, o per lo meno così mi definisco io, e anche un bravo informatico.
La mia famiglia è composta dai miei genitori che vorrebbero che io frequentassi l’università, ma con gran loro dispiacere non ho mai provato nessun interesse nel continuare la scuola, perciò adesso mi diletto tra il creare qualche blog qua e là o a fare dei lavoretti fotografici. Infine c’è mia sorella Karol, ma lei è una ragazzina un po’ particolare, quindi ve la presenterò più avanti.
In sostanza sono solo un ragazzo normale, con una famiglia normale, con una vita normale e pure con degli amici normali.

Beh, non proprio tutti normali. Il mio miglior amico, Sean, non verrebbe di sicuro messo nella classifica della norma.
Prima di tutto bisogna dire che è veramente un bel ragazzo: ha i capelli neri come la pece tagliati a spazzola, ma lasciati abbastanza folti sul capo creando una specie di ciuffo non ben definito; questi fanno contrasto con i suoi grandi occhi azzurro ghiaccio. Non si sa bene da quale membro della propria famiglia abbia preso quel colore particolare, ma c’è da dire che lui va tranquillamente in giro a vantarsi di essere unico nel suo genere.

Ve l’avevo detto io che non rientrava nella norma.

In più possiede anche un fisico asciutto, ma ben delineato da muscoli promettenti grazie alle giornate passate in palestra, dove ha cercato, inutilmente, di trascinarmi perché a sua detta ho bisogno di avere un po’ di forme sul corpo da bambino che mi ritrovo, altrimenti nessuna ragazza si sarebbe mai fidanzata con me.
Ma tralasciando questi inutili dettagli, vi spiego meglio il nostro rapporto: io e lui ci conosciamo praticamente da quando siamo nati, visto che le nostre madri sono grandi amiche, perciò ogni giorno eravamo a casa l’uno dell’altro. Un’altra questione che mi procura una certa gelosia, questo lo ammetto, è il fatto che da piccoli eravamo alti uguali, mentre invece ora quel pazzo del mio amico è ben più alto di me di 10 cm buoni.

Ah, che rabbia l’altezza.

Ma nonostante tutto voglio bene a Sean e non m’importa assolutamente nulla di quello che le altre persone dicono o pensano su di lui; è un ragazzo davvero speciale ed io lo porterò sempre nel cuore.
 
… …
 
In verità l’amore non nasce dal nulla, come crede la maggior parte della gente.
Anche lui come sentimento ha un origine: la sua è l’amicizia,
nasce dall’affetto che una persona prova per l’altra.
È questa la sua vera natura.
Ma se un giorno l’amicizia diventasse amore, quest’ultimo potrebbe mai,
tornare alla semplicità della prima?
 
 
Non seppi bene quando l’affetto fraterno che provavo per il mio miglior amico divenne così profondo da farmi dolere il cuore.
I segnali all’inizio erano parecchio confusi e non ci diedi troppo peso, pensando solo di essere stanco. Fu più tardi che mi resi conto della realtà: incominciai a pensarlo spesso, a desiderare un contatto di qualsiasi genere, come un abbraccio, con lui e non potevo sopportare la semplice idea che qualcuno oltre a me lo sfiorasse in modo amichevole.
Venivo travolto da un sentimento che non avevo il coraggio di chiamare “gelosia”, incurante della mia sofferenza psicologica e fisica che mi stavano dando tutte quelle emozioni contrastanti fra loro.
Ogni volta che mi sorrideva in quel suo modo sghembo, ma unico, mi batteva forte il cuore a tal punto che un giorno pensai seriamente sarebbe esploso nella mia gabbia toracica.
E quando finalmente concepii questi sentimenti, mi trovai disgustoso e fuori natura, non riuscivo a comprendere la ragione di quello che provavo e cercavo di negare tutto quanto a me stesso, ma il risultato fu davvero disastroso e consapevole mi ritirai nella mia solitudine, lontano da lui e dagli altri, in cerca della risposta alle mie domande.

Passai un mese intero cercando in tutti i modo possibili ad evitare la sua persona: smisi di rispondere alle sue chiamate ed ai suoi messaggi che ogni giorno si facevano sempre più insistenti, ma che presto finirono poiché decisi di spegnere il telefono. Ed assieme a lui anche il mio cuore. Evitai anche di frequentare i luoghi e gli amici che avevamo in comune rodendo di rabbia al solo pensiero che qualcuno lo potesse toccare o consolare per quello che stava accadendo fra noi due.
Evitavo addirittura di stare chiuso in casa, timoroso che potesse venirmi a cercare li: non avrei saputo come comportarmi.

A volte credevo che avrei seriamente rischiato la pazzia.
… …
Inaspettatamente la mia ancora di salvezza fu mia sorella Karol: due anni in meno di me, ama vestirsi in modo frivolo e parecchie volte da bambola, ma è davvero una ragazza matura; porta i lunghi capelli biondo scuro come i miei sempre legati in codini o treccine di vario genere; insomma ogni giorno ha un’acconciatura diversa e a mio parere, sempre più stramba.                                             Da piccola mi confessò di avere una cotta segreta per Sean e che un giorno, quando sarebbe diventata abbastanza adulta da poter essere accettata come tale dal suddetto ragazzo, gli avrebbe chiesto di sposarla. Tutti sogni s’infransero nel momento esatto in cui lei stessa aveva dichiarato di non essere più interessata ad una persona del genere; alla fine non si era mai venuto a sapere il motivo di questa sua decisione e all’epoca me ne interessava davvero poco, ma forse adesso se avesse tirato fuori anche un piccolo accenno sull’argomento, posso dichiarare che ne sarei estremamente curioso.

Comunque fu durante una notte di un furioso temporale, che Karol fece il suo ingresso nella mia stanza come un treno in piena corsa e, dopo avermi individuato steso sul letto con la vana speranza di trovare qualcosa di decente alla televisione, mi si piantò davanti agli occhi con le braccia conserte e un’espressione alquanto accigliata stampata in volto.

Sembrava una di quelle madri che stanno per sgridare il proprio figlio per la marachella appena compiuta e che ti infliggeranno una pesante e durissima punizione.
Cercai di ignorarla e mi spostai di posizione per ricominciare a guardare lo schermo luminoso, ma con mia grande sorpresa e frustrazione, si spostò anche lei, andando a mettersi per l’ennesima volta di fronte, oscurandomi la vista.
Sbuffando sonoramente alzai, con sua enorme soddisfazione, gli occhi verdi verso i suoi altrettanto intensi e dello stesso colore.

“Hai intenzione di proseguire questa pagliacciata ancora a lungo?”, chiese poi di botto prendendomi in contropiede.

“Come scusa? Non credo di capire.”

Mi difesi, anche se sapevo perfettamente a cosa si stesse riferendo. Lo feci debolmente e a mia sorella non sfuggi il mio tono di voce così arrendevole che mai mi era successo in sua presenza.

“Già…”

“Tu non capisci molte cose in questo periodo”, aggiunse poi velenosa quanto un cobra.

Feci orecchie da mercante. Non avevo intenzione di star ad ascoltare quella ragazzina dannatamente sfacciata e purtroppo per me, alquanto perspicace ; avevo già abbastanza problemi, figuriamoci se avevo il tempo di risolverne un altro.
Così l’unica risposta che ricevette su il mio semplice sbuffare. Grosso errore constatai nel secondo seguente.

“Lo sai, io so cosa frulla in quella tua testolina e credo proprio che lo sappia anche tu, ma non hai le palle per ammetterlo”, dichiarò arrabbiata più che mai, piegandosi sulle ginocchia e mettendosi al mio stesso livello di occhi.

“Vuoi che lo dica io per te?”, chiese dolcemente, ma notai il velo di ironia nella sua voce.

Maledetta!

Quella parola si propagò nella mia mente ed incominciò a rimbalzare sulle sue pareti, cercando una via di fuga per arrivare alla mia bocca, desiderosa di venir urlata con cattiveria sempre più crescente. Ma le mie labbra rimasero sigillate nel loro silenzio, un urlo bianco e trasparente che si fronteggiava col muro oscuro e colmo di verità che avevano le parole di Karol e che, stava venendo schiacciato e ridotto in tanti brandelli di stoffa bianca. Li vidi cadere davanti ai miei occhi e mi parvero tanti fiocchi di neve, freddi, soli e che non appena toccheranno terra si scioglieranno, mescolandosi a tutti gli altri batuffoli bianchi diventando acqua.

Mi stavo perdendo  nei miei pensieri e volevo anche rimanerci, lontano dalla realtà che stava acquattata e pronta per balzarmi addosso. Non credevo di poter riuscire a sopravvivere. E non volevo neppure scoprirlo.                                                                                  
Non mi accorsi che nel frattempo mia sorella era rimasta per tutto quel tempo di fronte a me, nella stessa posizione in cui l’avevo lasciata qualche minuto fa o forse qualcosa di più, ma non era quello l’importante: perché diavolo stava ancora li? Non vedeva che voleva stare da solo?
Alzai lo sguardo precedentemente abbassato e vidi un sentimento che mai avrei desiderato ricevere: la sua compassione.

Smettila!

Smettila di guardarmi in quel modo!, pensai disperato.

“Sai, non ti devi vergognare di quest…”

“Tappati la bocca!”, urlai a pieni polmoni, bloccandola e lasciandola di sasso per l’impeto.

“Tu non sai nulla di me, di quello che provo, di come diavolo mi senta o di come mia sia sentito in questi ultimi maledetti giorni. Perciò non osare crearti storie mentali assurde, chiaro?!”

Non mi scomodai ad alzarmi o gesticolare con le mani, anzi queste erano ferme, immobile, strette intorno al corpo di plastica del telecomando della televisione e potei sentire chiaramente un leggero scricchiolio provenire dall’oggetto, ma non me ne preoccupai troppo. Era l’unica soluzione per non commettere gesti insensati di cui, ne sono sicuro, me ne sarei pentito amaramente.
Karol non parlava, non mi guardava neppure, fissava semplicemente il vuoto davanti al suo sguardo vitreo e rimaneva ferma come una statua, non muovendo neanche un sol muscolo.
Poi si riprese e mi aggredì ferocemente, distruggendo quella debole difesa che mi ero creato con le mie false verità e speranze.

Mi lasciò senza fiato.

“Assurde dici?!” , nonostante la furia nei suoi bellissimi occhi smeraldo, la voce rimase calma e pacata, neppure si alzò dalla sedia su cui si era improvvisamente seduta poco prima di lasciar correre le parole.

“Se la mia fosse una storia assurda, tu non staresti qui chiuso in camera in completa solitudine! A quest’ora staresti a casa di Sean a fare tutte le vostre cavolate o cose da maschi come di consueto, invece di allontanarti completamente da lui!”

La sua sfrontatezza mi colpii in pieno petto.

Le sue parole, mi punsero sul vivo. Non avevo la minima idea di come poterle rispondere a tono; il fatto era che ormai la verità mi stava travolgendo come il vento soffia impetuoso sugli alberi durante una tempesta. Esattamente quello che stava accadendo fuori dalle quattro mura domestiche e dentro la mia anima.                                                                                                                                                    Il vento stava strappando tutte le rigogliose foglie del mio essere, lasciandomi spoglio, nudo come i rami d’autunno che alzano le loro preghiere mute a quel cielo crudele che continua a vomitare acqua e ghiaccio su di loro, senza lasciargli nessuna via di scampo.

Un fulmine all’improvviso squarciò le grigie nuvole, traboccanti di pioggia, separandole per quell’istante solo in cui si illuminarono di un bianco splendente contro il blu cupo di un cielo senza stelle. Successe nell’immediato momento in cui le mie labbra sibilarono due semplici parole, cariche di tutte le mie emozioni.

“Ho paura.”

Speravo vivamente che Karol non le avesse sentite, speravo di non averle mai pronunciate.
Niente di tutto questo si avverrò.
Vidi mia sorella tirarsi in piedi dalla sedia, venire accanto a me e rimare sdraiata a consolarmi, come fa una mamma con un cucciolo spaventato dalla vita che deve trovarsi ad affrontare: nuova e piena di pericoli.
E mentre chiudevo gli occhi, facendomi cullare, nel mio cuore esplodeva un dolore talmente grande da non riuscire a sopportarlo.
 
n.d.A
Salve a tutti gente! Beh che dire, questa è la mia prima fan fiction di questo genere senza personaggi che hanno poteri o cose di altro genere; di solito quelle mi vengono più facilmente perché posso far succedere di tutto e non sembrare troppo assurdo XD devo ammettere però che mi è piaciuto scrivere questa storia, perciò spero vivamente che vi piaccia.
Poi un paio d’altre cose: questo è solo il primo capitolo, mentre questa storia è composta da due, ma non vi preoccupate li leggerete entrambi (ovviamente se volete, mica vi obbligo!) perché li posterò assieme; infine il titolo non c’entra quasi niente con la storia, ma è dovuto al fatto che stavo ascoltando una canzone (anzi due) e grazie a questa sono riuscita a scrivere. Mi scuso se ci sono degli errori o molto più probabilmente se trovate qualche tempo verbale sbagliato o che non c’entra nulla, a volte mi capita. In più volevo aggiungere che la dedico ad un mio amico che mi aveva chiesto una storia per scherzo ed io invece l’ho scritta veramente!
Bene, con questo ho concluso. Godetevi la lettura, scrivetemi pure delle critiche se volete o anche consigli per migliorare, con la speranza che vi piaccia e ci vediamo nel secondo capitolo!
CIAUSS! 
  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Commedia / Vai alla pagina dell'autore: Myu_chan