_____Solo per Te.
Avrei mentito se non avessi
compiuto quel gesto,
avrei mentito così cinicamente da
pianger
sulle stesse mie ossa…
senza pelle,
senza carne.
Nello stesso istante in cui portai
a termine quell’atto tanto vile
ma assai gustoso a dire il vero,
il mio stomaco fu strattonato da un
rimorso raccapricciante,
il mio pugno e le dita doloranti imbrattate
di rosso pulsavano di vita,
i muscoli fremevano caldi e
scattanti,
la mente esultava ghignante di gioia
e vendetta incassata
con gloria e con audacia rinata.
Il cuore correva di angosciata premura,
gli sguardi eran
crudeli, fermi ma tremanti
come il riverbero che balla una danza
antica,
fremente, con le onde del mare,
le labbra serrate per non lasciar
fuggire emozioni traditrici.
Eppur ero contenta e soddisfatta
di averti fatto male,
un male giusto e assai perfetto:
non troppo da richiedere un esagerato
rimorso,
non troppo poco da pentirmi e ripeter
il gesto delusa del risultato,
anche se la soddisfazione forse si sarebbe
solo moltiplicata.
Pacata e silenziosa rimanevo anche in
quegli attimi di follia,
non che nel solito respiro di vita non
fossi pazza
e le rotelle rotolassero via scappando
dal mio cervello,
semplicemente non ero violenta ma i pensieri
erano così acidi
da sciogliermi dentro senza sosta.
Ancora un poco,
ancora qualche goccia…
Sempre di più.
E non ti avevo colpito perché ti
odiassi,
ti ammiravo, amavo, adoravo e
invidiavo...
Un groviglio fin troppo complicato
per la mia povera persona,
miseramente arida.
E siccome eran
troppo per lo spazio ristretto del mio cuore,
talmente piccolo da contenere a mala pena
un’emozione alla volta,
che strabordando
capovolsero ogni minima macchia di bontà.
Eppur ora mi guardi con occhi
lucidi e arrossati dal prossimo irritante pianto,
con aria di chi ne ha dovuto
tragicamente sopportare troppe.
Ma tu non sai.
Ignorante, non conosci nulla del vero
dolor
delle membra e del pensiero,
delle terre dell’anima che si inaridiscono
e che si sgretolano
sotto la carezza del tuo splendente Sole.
Eppur ti ostini con testardaggine
volgare e sbagliata
ad esser triste nonostante l’amore
che hai rapito,
le amicizie che raggianti ti
sostengono con lealtà,
la famiglia che si preoccupa per la
tua sorte ingrata,
la bellezza e il buon carattere che
furbamente tieni stretti.
Tu non sai, in assoluto, niente
del vuoto.
Di quel vuoto che ingoia godurioso ogni cosa,
Che si lecca le labbra e le carni
scoperte.
Con dolcezza mi compatisci e curi,
con occhi tristi mi guardi e carezzi
il mio viso,
sospingi le mie labbra a dir menzogne per
non ferirti.
Ma la stanchezza mi ha raggiunto,
adesso,
e non ho più voglia di tener tutto
per la mia povera e misera persona.
Non ho più argini da interporre da
compier questo gesto infame.
Eppur lasciai che mi sfiorassi con
calda premura un’ultima volta,
lasciandomi assaporare un’ultima volta
solamente
per restituirti quel tuo bacio finale
con il mio primo bacio:
ed un vigoroso e amoroso pugno ti
diedi,
ed un vigoroso e sofferente pugno
colpì anche me.
Eppur solo un gesto fu compiuto.
Ora apro gli occhi tornando
indietro alla banale realtà,
placida e stagnante
rinchiudendo la
fantasia, ancora una volta.
Ancora un poco,
ancora qualche goccia…
Sempre di più.
Eppur a guardarti sorridere penso a
quanto bello sarebbe…
Quanto meraviglioso sarebbe darti,
anche in questa realtà troppo stabile,
un doloroso e assai soddisfacente,
magnifico pugno.
Notes:
Sono
solo tante parole, tanti tanti pensieri stupidi.
Forse
sono frasi troppo semplici e non sono sinceramente sicura di aver scritto ciò
che realmente avrei voluto dire.
E’
troppo lunga ed è uno di quegli scritti che non sono
soddisfatta di aver scritto.
E
qualcuno potrebbe dire “Perché allora li posti?”
Ed io risponderei “Semplicemente per le critiche”.
Un
saluto,
El.