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Autore: NCH    08/11/2011    1 recensioni
Questa fanfic racconta gli eventi successi prima di Rendez-vous.
Due fratelli vampiri in lotta fra loro, la Scooby Gang presa in questa lotta, Willow alle prese con un'inaspettata gravidanza... nuovi nemici, nuovi amici e lo stravolgimento di una dinamica fratricida che noi tutti conosciamo... Vi prego di recensire se la storia vi piacerà e vi SCONGIURO di recensire se la storia non vi piacerà! Grazie a tutti in anticipo per la lettura! NCH
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO PRIMO: UNA VITA NORMALE

 

 

 

Fuori pioveva fitto e la pioggia tamburellava sui vetri delle finestre già resi opachi dal tempo. Era Novembre e fra meno di un mese sarebbe stato Natale. Buffy, sua sorella, Giles e Xander adoravano il Natale perché in quei giorni si sentivano come fossero una vera famiglia felice. Anche a Willow piaceva il periodo delle feste, ma la sua religione ora era quella della Wicca e prima ancora era stata ebrea, quindi non celebbrava la nascita di Cristo praticamente dacché era venuta al mondo. Solo che quando era bambina, fino all’adolescenza, un po’ aveva invidiato gli altri perché i suoi genitori non festeggiavano il Natale e lei si era sentita diversa, come se non avesse diritto di festeggiare in quei giorni. Ora, invece, nonostante la ricorrenza religiosa che cade il 25 Dicembre di ogni anno non facesse parte del suo Credo, la ragazza aveva deciso a cuor leggero di accettare e partecipare comunque ai festeggiamenti di rito, o almeno la parte laica di essi. In questo Kennedy l’aveva imitata: la Cacciatrice mora, infatti, non aveva avuto un’educazione religiosa, di nessun tipo. E a casa sua, quando era piccola, non c’erano mai stati cenoni o lo scarto dei regali sotto l’albero… per lei, finché non era entrata a far parte della Scooby gang, il Natale era un giorno come un altro dove suo padre non lavorava ma si godeva le partite in TV accompagnando la visione con pop-corn troppo salate e birra sfiatata mentre sua madre rideva da sola davanti ad un altro televisore, in un’altra stanza della casa, seguendo appassionatamente qualche telequiz o qualcuna delle tipiche trasmissioni che mandano in onda quelle sere. Sua sorella, Patricia, se n’era andata da casa quando lei aveva solo dieci anni e a Natale era solita fare una telefonata o magari mandare un biglietto d’auguri; ma non avevano mai più festeggiato tutti insieme.

In definitiva, dunque, tanto per Willow, quanto per Kennedy, era una vera e propria novità stare allegramente in famiglia quei giorni.

Forse era per questo che Buffy aveva notato in loro un’impennata improvvisa di eccitazione e di entusiasmo al pensiero di dover cominciare a pensare agli addobbi e alle delizie culinarie da preparare per quella sera… per non parlare delle compere dei regali, poi.

La Cacciatrice bionda era seduta nella propria stanza, quella che divideva con sua sorella Dawn, alla scrivania intenta a ripassare per l’ennesima volta il discorso per la discussione della sua Tesi di Laurea. Avrebbe dovuto sostenere l’ultima prova del suo corso di studi l’indomani mattina ed era insieme nervosa e fremente: non vedeva l’ora di ottenere quel pezzo di carta che attestava che era una psicologa a tutti gli effetti. Già da un paio di mesi, e cioè dacché aveva sostenuto l’ultimo esame orale del corso, frequentava lo studio privato del professor Hayder come tirocinante. Ma dalla prossima settimana il famoso psicologo aveva promesso di assumerla e così avrebbe cominciato a lavorare davvero, invece di accontentarsi dell’impiego part-time in quella dannata copisteria di fronte al suo College. Lo stipendio non sarebbe stato esorbitante, ma di certo sarebbe stato almeno il doppio di quello che percepiva adesso. Gli studi praticamente se li era pagati facendo fotocopie per gli altri studenti, aiutando Giles nel suo nuovo negozio di articoli magici e risparmiando i soldi che quasi ogni mese suo padre inviava a lei e a Dawn; proprio per questo aveva dovuto tirare parecchio la cinghia in quell’ultimo anno e mezzo. Ma fra poco la spesa in più o il risparmio di venti dollari non sarebbero stati più di primaria importanza.

Willow l’aveva battuta nei tempi e si era laureata sei mesi prima in ingegneria informatica. Ora lavorava per una succursale della Microsoft e, grazie anche al recente aumento, percepiva uno stipendio davvero invidiabile per chiunque si fosse laureato da tanto poco. Ma Buffy non era sorpresa di questo: Willow aveva ripreso gli studi due settimane dopo il loro trasferimento lì a San Francisco e, dopo praticamente essersi ammazzata sui libri, aveva dato gli ultimi esami del suo corso, aveva discusso la Tesi e si era laureata col massimo dei voti, ricevendo anche il cosiddetto “bacio accademico”. Quella stessa mattina la segretaria di un certo Grinwalt l’aveva contattata per offrirle un colloquio di lavoro e dieci giorni dopo la ragazza aveva un posto come ingegnere programmatore.

Kennedy stava ancora finendo il master, ma di lì a poco avrebbe sicuramente preso il diploma di perito informatico e la sua speranza era che Will riuscisse a convincere il suo capo a dare una possibilità anche a lei: le due certo non erano allo stesso livello di conoscenza dei computer, ma Kenny in quel periodo si era impegnata molto e i suoi voti avevano dimostrato quanto fosse intelligente e ferrata in matematica.

Dawn, invece, avrebbe ancora dovuto sgobbare parecchio sui libri, visto che si trovava a malapena al terzo anno di liceo; però anche lei prometteva bene. Ancora non era mai stata sospesa, non aveva incendiato nessuna palestra e non aveva collezionato una lunga serie di E durante le interrogazioni e i compiti in classe. Non si era messa insieme a nessuno che poi aveva tentato di ucciderla e non era stata coinvolta mai in risse. Era vero che mancavano pur sempre due anni e qualcosa alla fine dei suoi studi liceali, ma come inizio era senz’altro migliore di quello di sua sorella.

Xander, infine, si era messo in proprio. All’inizio come falegname e muratore veniva chiamato qui e lì per lavori rapidi, ristrutturazioni e roba simile, poi aveva trovato un socio, Steve Kery, col quale aveva messo su una piccola impresa edilizia che in pochissimo tempo era diventata abbastanza rinomata nel campo delle costruzioni e, sebbene ancora non avessero ricevuto commissioni veramente importanti, i due soci si erano dati parecchio daffare ottenendo belle soddisfazioni dal loro lavoro.

In definitiva, rifletté Buffy, mentre finiva di ripetere l’ultimo capitolo della sua Tesi, tutti i componenti della Scooby gang erano riusciti ad adattarsi di buon grado alle loro nuove vite e, soprattutto, erano riusciti a concludere parecchio in appena diciannove mesi dal loro arrivo a San Francisco. Potevano ritenersi soddisfatti.

Ovviamente, in quei mesi le loro “seconde vite”, come le chiamava Xander, ovvero tutto ciò che facevano in segreto e che riguardava l’occulto e la lotta al Male, li aveva impegnati moltissimo; tanto che i componenti della Scooby gang avevano dovuto imparare a barcamenarsi fra i loro impegni quotidiani e le “attività extra” molto rapidamente. San Francisco rispetto alla vecchia Sunnydail era la patria della tranquillità, ma di fatto anche lì i traffichi dei cattivi talvolta subivano dei picchi notevoli e Buffy si era ritrovata a non perdere mai l’allenamento alla caccia. Kennedy soprattutto l’aveva aiutata in questo e lei aveva cercato d’insegnarle altri piccoli trucchi del mestiere; poi però, naturalmente, nessuno dei suoi vecchi compagni, tantomeno sua sorella, si erano tirati indietro. Il risultato era stato che se prima la caccia per lei era spesso un’attività frenetica e stancante fino allo spasmo, ora era diventata meno frequente e meno rischiosa seppur sempre molto difficile a volte e pericolosa.

Angel l’aveva chiamata la sera precedente: non sarebbe stato presente alla discussione della Tesi, ma aveva promesso di partecipare alla cena per i festeggiamenti che il gruppo aveva programmato per il sabato seguente. Avrebbe portato Robin con sé, aveva promesso. Dopo tanto tempo, quindi, avrebbe rivisto due vecchi amici. Anche suo padre aveva chiamato la sera precedente e, come il suo ex ragazzo, le aveva annunciato la propria assenza alla cerimonia di laurea. Non che Buffy ne fosse rimasta sorpresa, certo: infondo suo padre in quegli anni si era perso praticamente tutta la sua vita, perfino la sua morte, quindi perché quella volta avrebbe dovuto fare un’eccezione? Però, ad essere sinceri, la ragazza aveva sperato che per complimentarsi con lei, almeno quella volta che a quanto pareva qualcosa di buono l’aveva fatto anche lei, suo padre l’avrebbe raggiunta a San Francisco. Le sarebbe bastato vederlo anche nei giorni seguenti alla sua discussione, magari quel sabato, magari a cena con lei, Dawn e tutti gli altri. Ma il signor Summers non ci sarebbe stato né quel giorno né nei giorni a venire, almeno non così presto come lei avrebbe voluto: l’aveva avvisata che attualmente si trovava a New Orleans per lavoro ma che, di lì a tre giorni, lui e la sua famiglia – quella perfetta, s’intende – sarebbero partiti per una bella vacanza in Canada… quindici giorni sulla neve a divertirsi, sciare, fare escursioni e roba del genere. Proprio come una bella famiglia felice, proprio come lei, suo padre e sua madre e, certo perché no, anche Dawn, non avevano mai fatto.

Quindi, niente papà che si complimenta con la primogenita per aver dimostrato di possedere un minimo di cervello, oltre che al buonsenso e alla buona volontà.

Anche lei, Willow, Kennedy e tutti gli altri sarebbero andati in vacanza quell’estate. Forse in Australia o magari una bella crociera sul Nilo. Ne avevano parlato, si erano messi d’accordo per risparmiare un po’ di soldi prima dell’arrivo dell’estate, e Buffy era sicura che avrebbe spedito a suo padre un’appariscente cartolina con su scritto qualcosa del genere…

 

ciao, carissimo papà! Sono con la mia vera famiglia a spassarmela: con un panorama da favola che mi circonda ballo fino a tardi tutte le sere, mi sbronzo, rimorchio ragazzi strafichi e mi diverto da impazzire. Dawn è con me, si sta divertendo anche lei, ma niente alcolici, solo cocktails alla frutta e massaggi fatti da inservienti muscolosi e sexy. La tengo d’occhio io, tranquillo! Un bacio e a presto. Le tue figlie, quelle imperfette.

 

Ovviamente, non gli avrebbe mai scritto una cosa del genere. Ma le sarebbe piaciuto vedere la faccia di quel grandioso egoista che era suo padre mentre leggeva una cartolina simile… ci sarebbe stato da sbellicarsi dalle risate, probabilmente. E cinque minuti dopo averla letta, ci sarebbe stato da chiamare il 9119 affinché i paramedici lo rianimassero… o forse no?

Quello che non sapeva Buffy era che il signor Summers, era così che spesso lo chiamavano lei e gli altri, le avrebbe fatto recapitare un bel regalo per scusarsi della sua assenza, l’indomani pomeriggio: una splendida decappottabile grigio metallizzato, comprensiva di impianto stereo a 200 watt con lettore CD incorporato, sedili e manubrio in pelle nera – elegantissimi –, cambio automatico, serbatoio stracolmo, tasse varie e assicurazione furto e incendio pagati in anticipo per i prossimi diciotto mesi.

Era così che lui suppliva alle sue mancanze come padre: regali, denaro e ancora regali. Lo aveva sempre fatto e, dacché Sunnidayle era sprofondata, la cosa era andata aumentando perché ogni volta arrivavano cifre sempre considerevoli e regali altrettanto notevoli. A Buffy l’auto sarebbe piaciuta, certo, ma si sarebbe infuriata con lui per quel gesto perché l’affetto non si compra e spesso un abbraccio paterno vale molto più di qualunque altra cosa.

Ma Buffy non si sarebbe potuta permettere di fare la sfuriata che avrebbe voluto fare poi a suo padre: la sua condizione finanziaria attuale non lo permetteva e la macchina le sarebbe servita sicuramente. Comprarne una di tasca sua era fuori discussione, prezzi comunque troppo alti.

L’indomani, quindi, oltre alla gioia per aver raggiunto uno dei traguardi che solitamente scandiscono la vita delle persone oggigiorno, Buffy avrebbe anche mandato giù l’ennesimo boccone amaro datole da suo padre. Poi sarebbe andata a leccarsi le ferite fra le braccia dei suoi amici e di Giles. Come sempre.

Ma questo, come anticipato, ancora non poteva saperlo…

 

I suoi pensieri riguardo alla suddetta cartolina da inviare quell’estate a suo padre furono interrotti bruscamente dallo squillo chiassoso del telefono che la fece letteralmente sobbalzare. La ragazza imprecò sottovoce, maledicendo quella maledetta suoneria chiassosa mentre si alzava dalla scrivania e si precipitava in soggiorno a rispondere.

 

- Pronto? -

- Ciao Buffy, sono Xander! -

- Ciao, Xan! Come mai chiami a quest’ora? Non vieni a pranzo neppure oggi? -

Spesso capitava, infatti, che il carpentiere rimanesse al cantiere a mangiare durante l’ora di pranzo, accontentandosi di un panino o di un’insalata preconfezionata presa al volo al supermarket lì davanti.

- No, Buffy, non ti chiamo per questo!… Volevo chiederti se puoi venire in Jude Street, al numero quarantasei, diciamo… tra un’ora! -

- Jude Street? Un nome un programma!… Dove si trova? Non la conosco! -

- Prendi la trentaseiesima, svolti a destra per la diciottesima, percorri cento metri e sulla sinistra ti trovi Gawen Strett, lo stradone in salita dove c’è Harry’s Pizza. Lo fai tutto fino in cima e all’incrocio svolti nuovamente a sinistra. Quella è Jude Strett: percorre tutto il quartiere residenziale! -

- Ah, sì, mi sa che ho capito!… Ma perché devo venire fin lì? E’ dall’altra parte della città rispetto al nostro appartamento, ed è già mezzogiorno! – Si lamentò Buffy, decisamente non allettata all’idea di mettersi nel traffico a quell’ora, tanto più che pioveva e quindi le strade dovevano essere piene d’idioti che usavano i loro clacson a sproposito.

- Io e Giles dobbiamo mostrarti una cosa e,a anzi, fra mezz’ora Will dovrebbe essere a casa. Porta anche lei, ok? E’ davvero importante e… anche di una certa urgenza. Non so se mi spiego! -

Buffy si corrucciò e divenne d’improvviso seria.

- Urgente?… Guai in vista? -

- Be’, se non stai qui fra un’ora, sicuramente ci saranno guai!… Intesi? -

- Ok, Xan. Ci vediamo fra poco! -

E la telefonata cessò lì.

Buffy riappese la cornetta al muro e sbuffò seccata: possibile che non avesse un attimo di pace nemmeno il giorno prima della sua Laurea? D’altronde, però, non aveva il coraggio di lamentarsi davvero perché di fatto dacché non era più l’unica Cacciatrice esistente al mondo, la sua vita si era semplificata parecchio: non che avesse smesso di fare ronde e ritrovarsi nei guai, ma il ritmo non era più pressante come prima. Inoltre, per loro fortuna, San Francisco si era rivelata una città abbastanza tranquilla sotto al punto di vista “vampiri e demoni”. Tuttavia, immancabilmente sbucava fuori qualche imprevisto che la metteva in difficoltà con la sua “vita ufficiale”, come la chiamava lei. Quella telefonata di Xander ne era un perfetto esempio.

Tornò in camera sua e si tolse la tuta che usava per stare per casa, infilandosi rapidamente un paio di jeans comodi, stivali col tacco largo e la punta non troppo stretta, e un maglioncino. Poi prese il proprio paletto e se lo mise in borsa assieme al cellulare: era pronta ad uscire. Mancava sollo Willow.

La strega dai capelli rossi rincasò poco più di un quarto d’ora più tardi, assieme a Kennedy che era andata a prenderla a lavoro quel giorno.

< Ciao ragazze!… Vi ha già chiamate Xander? >. Domandò Buffy, appena le due misero piede nell’appartamento. Willow posò la sua borsa col computer portatile sul divano, togliendosi poi il cappotto.

< Ciao Buffy!… Sì, mi ha chiamata da poco sul cellulare. Dice che è importante e urgente, quindi… il tempo di andare un momento in bagno e andiamo con la mia auto, ok? >. Disse Willow. Ma non attese una risposta: schizzò verso il bagno sotto lo sguardo divertito di Kennedy che, invece, era rimasta vicino alla porta senza nemmeno togliersi la giacca di pelle.

< Cos’è, è diventata incontinente? >. Le chiese Buffy, ironica. Kennedy fece spallucce: < No, ha il ciclo e tutte le volte che capita lei sente il bisogno di andare in bagno ogni cinque minuti. Se consideri che ci siamo fatte mezz’ora di macchina nel traffico… >.

Le due risero divertite dall’atteggiamento un po’ puerile della rossa, ma prima che questa tornasse tentarono di contenersi, visto la rinomata permalosità di Willow.

La strega uscì dal bagno cinque minuti più tardi, indossò nuovamente il cappotto e sorridente disse: < Andiamo? >. Così le tre uscirono di casa pronte ad un probabile nuovo scontro.

 

Come previsto, le ragazze trovarono parecchio traffico, così arrivarono all’appuntamento con Xander leggermente in ritardo. L’unica cosa positiva fu che, lungo il tragitto, le nuvole nel cielo si aprirono un po’ e smise di piovere. Al numero quarantasei, proprio davanti al marciapiede che passava davanti alla casa, Xander e Giles erano ad attenderle. Willow accostò e tutt’e tre scesero.

< Allora, chi dobbiamo salvare o cosa dobbiamo affettare? >. Domandò Kennedy. Giles le guardò serio: < Ragazze… dobbiamo mostrarvi una cosa… venite! >. Disse l’uomo, avviandosi verso l’entrata della casa che era alle sue spalle. Si trattava di una villetta a due piani, con giardino. Non doveva essere una costruzione recente, ma si vedeva che era stata ristrutturata di recente come, del resto, tutte le altre villette lì attorno. Quello era un quartiere tranquillo, dove abitavano per lo più famiglie benestanti che avevano trovato in quel posto un po’ di pace, rispetto al caos del centro e delle zone commerciali. Giles fece strada e aprì la porta della casa senza nessuna fatica, come se avessero dimenticato di chiuderla. All’interno, la villetta era deserta. L’ingresso era pieno di calcinacci e il pavimento di pasquette era rovinato in più punti, come se qualcuno lo avesse preso a picconate. Sulla sinistra c’era quello che poteva essere un salone, attaccato alla cucina. Anche’essa era sottosopra, con varie mattonelle rotte e pezzi di cemento sbriciolato sparsi un po’ ovunque. Il giro cauto della casa continuò al piano superiore dove c’erano quattro camere da letto e un bagno. Gli infissi erano rovinati e anche le pareti erano state graffiate e bucate… fori di pistola sembravano, pensò Buffy, preoccupata. Alla fine del corridoio, una scala più piccola portava ad una specie di solaio: neppure lì c’era qualcuno.

< La casa è stata massacrata da qualcuno, ma è deserta! >. Osservò Willow, continuando a guardarsi intorno.

< Scendiamo in cantina e andiamo a vedere in garage? >. Propose Xander, allora. Nessuno obbiettò e il giro proseguì. Ma neppure lì trovarono tracce di sangue o pericoli nascosti.

< Qui non c’è niente!… Che diavolo dovevamo vedere, dov’è l’urgenza? >. Domandò Buffy un po’ seccata per quel buco nell’acqua. Xander le poggiò una mano sulla spalla: < Che ne pensate della csa? >. Domandò. Le tre ragazze lo guardarono confuse: < In che senso, scusa? >. Chiese Willow, non capendo.

Giles si tolse gli occhiali e li pulì col proprio fazzoletto di stoffa, poi li rinforcò e mise le mani in tasca.

< Vi piace la casa? >. Chiese, sorridente. Buffy mise le mani sui fianchi: < Scusate, ci avete fatto venire fin qui per farvi dare un parere su una villa disabitata che è stata rovinata da qualche vandalo? Non ha senso! >. Esclamò incredula e urtata. Xander allora le regalò un sorriso più caloroso: < Sì che ha senso! Perché… se vi piace, nel pomeriggio andiamo a firmare il contratto d’acquisto! >. Disse felice. Kennedy sbottò in una risata divertita: < Xander, devi essere impazzito!… Hai un’idea di quanto costa una villa del genere in questo quartiere? Probabilmente non possediamo neppure la metà dei soldi che ci servirebbero e un mutuo non ce lo darebbero neppure morti, in questo momento! >. Fece notare la Cacciatrice, supportata dalle espressioni delle altre due ragazze.

< Ed è qui che sbagliate!… Vedete… il proprietario di questa casa è un mio cliente che, attualmente, ha avuto grossi problemi di liquidità per cui non può pagarmi per il lavoro fatto ad una sua palazzina che dovevamo ristrutturare. Mi ha proposto di comprare questa casa con soli cinquantamila dollari, prezzo che comprende anche il passaggio di proprietà. E se voi siete d’accordo… la prendiamo. Ma dobbiamo decidere in fretta perché ha ricevuto altre offerte, più allettanti. A me la venderebbe a prezzo stracciato solo perché è indebito!>.

< E Steve è d’accordo? >. Domandò Buffy. Xander annuì: < Lui con questo lavoro non c’entra. Si tratta di un cliente solo mio… Allora, vi piace, la prendiamo? >. Domandò, entusiasta. Poi aggiunse pensieroso: < Certo, ci saranno da fare alcuni lavori, ma a quelli ci penso io e comunque non sarà una grande spesa! >.

Buffy, Willow e Kennedy si guardarono per alcuni istanti.

< Be’, la casa è grande e sistemata un po’ all’interno… non sarebbe affatto male! >. Commntò Willow, continuando a guardarsi attorno, sempre più convinta che quel posto le piaceva. Kennedy alzò le mani: < Io mi chiamo fuori: non credo di avere molta voce in capitolo, visto che attualmente non guadagno un cavolo e praticamente mi mantieni tu! >. Disse, rivolta alla sua ragazza.

Willow allora guardò Buffy: < Che dici la prendiamo? Io un po’ di soldi da parte ce li ho e se tuo padre potesse mettere la tua parte… avremmo risolto il problema. Pensi che obbietterebbe se gli promettessi di ridargli il prestito fino all’ultimo centesimo? Infondo fra sette giorni comincerai a lavorare e se non sbaglio anche tu hai risparmiato parecchio in questi mesi! >. Disse. Buffy rifletté un momento, poi disse di aspettare un momento: doveva sentire suo padre prima di dare una risposta. Dopodiché la Cacciatrice uscì in giardino, prese il proprio cellulare e chiamò. Un quarto d’ora dopo rientrò con un sorriso che le faceva arrivare le labbra quasi da un orecchio all’altro: < Papà ha detto che m’invierà un assegno entro dopodomani! >. I cinque si abbracciarono festanti, esultando perché finalmente avrebbero potuto lasciare quell’appartamento di periferia che li aveva ospitati fino ad allora. Era grande, vero, ma era anche umido e freddo e, soprattutto, il quartiere non era decisamente dei migliori.

< Un momento! – disse Willow, interrompendo i festeggiamenti – Non voglio fare la guastafeste, ma… questa casa è bella e spaziosa, ma… non così spaziosa per ospitarci tutti e sei!… Voglio dire, per me dividere la stanza con Kennedy ovviamente non è un problema, ma tu e Dawn? E… voi due, Xander e Giles? >.

Il carpentiere sorrise ancora e afferrò per mano Willow, trascinandola sul portico e poi sul vialetto d’ingresso, seguiti a ruota da Kennedy, Buffy e Giles.

< Vi piace quella? >. Domandò Xander, indicando una villetta dall’aspetto esterno identico a quello della casa che avrebbero acquistato, dall’altra parte della strada, proprio lì di fronte.

< Che fai lo spiritoso? E’ uguale a questa! >. Commentò Kennedy. Giles poggiò una mano sulla spalla della ragazza e disse: < Be’, quella è mia e di Xander… presa all’asta ieri pomeriggio! >. Le tre si voltarono a guardare l’Osservatore e il carpentiere assolutamente stupite: < Cosa? >. Esclamarono all’unisono, incredule.

< Già, anche quella è stata un’occasione!… Certo, l’abbiamo pagata di più, ma comunque a un prezzo stracciato e dentro non deve essere ristrutturata. Il contratto lo firmiamo domattina, ma l’anticipo per la prenotazione già l’abbiamo dato!>. Spiegò Xander, soddisfatto di aver concluso anche quell’affare. In realtà per quello doveva ringraziare Steve, ma già gli aveva promesso di pagargli una bella cena ovunque avesse scelto di andare.

< Io… be’, sono felice per voi, ma… voi due che vivete insieme e… in un’altra casa diversa dalla nostra…>. Disse Buffy, esitante e riflessiva.

< La villa che acquisterete voi è grande, ma come ha detto Willow, staremmo un po’ stretti in sei. Invece in questo modo… insieme quando serve, separati quando si vuole! >. Esclamò Giles. Anche lui sembrava felice e allegro come Buffy lo aveva visto di rado.

Ormai era deciso: avrebbero lasciato l’appartamento appena le due ville fossero state abitabili e, magari, vendendolo avrebbero potuto rientrare di qualche spesa.

Buffy non vedeva l’ora di avvisare Dawn di quella splendida novità: sua sorella ne sarebbe stata entusiasta. Le cose per loro andavano decisamente migliorando dacché si erano trasferite a vivere lì, pensò Giles, soddisfatto, pregando mentalmente che quella calma apparente potesse durare più a lungo del solito.

  
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