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Autore: jennybrava    10/11/2011    6 recensioni
Ci sono le stelle, una leggenda, e la storia di tre bambini.
"Come ogni anno Altair era arrivata. In ritardo, ma era arrivata.
E Orihime-sama non era più sola.
Erano assieme.
E Shikamaru allora si chiese se anche loro lo sarebbero rimasti per sempre."

{ShikaIno+Team10}♥
« Le vedi le stelle, Shikamaru? »
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Choji Akimichi, Ino Yamanaka, Shikamaru Nara
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Stargazing ShikaIno.
Nda: Questa one-shot è un progetto al quale ho lavorato parecchio e che mi frullava in testa da un sacco di tempo, solo che non sapevo proprio a quale coppia e team appiopparlo xD
E questa è una cosa di cui, sembra strano a dirlo, sono piuttosto soddisfatta. ^^
E' piuttosto lunga, lo so, ma se avrete la pazienza di leggerla tutta e recensirla mi rendereste davvero contentissima! *__*
In ogni caso ci saranno moltissimi riferimenti a leggende e festività giapponesi che comunque verranno spiegati meglio nelle note finali! ;)
E' divisa in "atti" e ognuno ha con sè un verso tradotto di Kimi No Shiranai Monogatari, che ha ispirato con le sue lyrics tutta la storia! Consiglio di ascoltarla, è davvero meravigliosa.
Spero che questa one-shot vi piaccia, così come ho adorato io scriverla.
Buona lettura.


S
TARGAZING.



<< Le vedi le stelle, Shikamaru? >>



I Atto.

Like always, on that day,
you suddenly stood up and said
“Tonight, lets go Stargazing!”




Ino Yamanaka era la bambina più bella del vicinato.
Quando sua madre lo trascinava al parco, mollandolo vicino ai cespugli per mettersi a conversare con le altre madri, Shikamaru la guardava sempre.
Da quando si era trasferito nella nuova città e nel nuovo quartiere, dopo che suo padre aveva ottenuto un trasferimento, lo aveva notato subito.
Ino era la bambina più bella che avesse mai visto: aveva i capelli biondi, corti e luminosi, e due occhi così azzurri da sembrare il cielo azzurro di primavera.
Aveva tante amiche, che ridacchiavano e starnazzavano con lei ogni volta che quel bambino dai capelli scuri - Sasuke Uchiha - attraversava il prato, assieme a suo fratello maggiore.
Non le aveva mai parlato, perchè Ino sembrava solo circondarsi di amiche femmine e trattava male qualunque maschio si avvicinasse - tranne Sasuke, ovvio.
Shikamaru, a otto anni, conosceva già il nome di Ino, ma dubitava fortemente che lei conoscesse il suo.
<< Shikamaru, hai finito di fare i compiti? >> sua madre fece capolino dalla porta della sua cameretta. Shikamaru si affrettò ad alzare il capo addormentato dal libro di matematica, sfregandosi il mento per cancellare le traccie di saliva. << Sì, mamma. >> rispose.
I compiti che davano alla scuola elementare erano di una noia mortale. Erano stupidi e noiosi e Shikamaru memorizzava le tabelline e risolveva le addizioni in meno di mezz'oretta.
In realtà tutti i bambini alla scuola elementare erano noiosi e stupidi.
<< Allora vatti a lavare la faccia. >> gli disse, entrando e chiudendosi la porta dietro.
Qualche minuto dopo sua madre gli stava allacciando i bottoni di una di quelle fastidiose camicie eleganti che Shikamaru sapeva doveva mettere soltanto alle cene importanti.
<< Dove andiamo oggi? >> sbuffò annoiato, gonfiando le guance in un broncio adorabile.
Yoshino gliene pizzicò una. << Papà ha una cena di lavoro. >> disse. << Deve farci conoscere i suoi nuovi colleghi. >>
Che noia.
<< Non fare quella faccia, Shikamaru. >> disse, sistemandogli il colletto. << Papà mi ha detto che i suoi soci hanno dei figli della tua stessa età. Potrai giocare con loro. >>
Yoshino sapeva che suo figlio non aveva neanche un amichetto. A scuola i maestri le avevano detto che era incredibilmente bravo in tutte le materie ma che durante la ricreazione preferiva dormire sul banco piuttosto che uscire in cortile a giocare con tutti gli altri bambini.
<< I bambini di questo posto sono stupidi e noiosi. >> borbottò.
<< E tu sei un piccolo genio? >> sussurrò, sfiorandogli la fronte in un bacio al quale lui si sottrasse, con aria schifata. << Sei ancora piccolo per rifiutare le attenzioni della tua mamma. >> gli disse, alzandosi in piedi e aprendo di nuovo la porta. << Sistema i pastelli e poi scendi, che altrimenti facciamo tardi. >>

***

Shikamaru era rimasto molto sorpreso quando il suo papà gli aveva presentato i figli dei suoi colleghi, un tipo alto e ciccione e uno smilzo molto biondo.
I loro figli erano rispettivamente un ciccione dall'aria buffa e una bambinetta dai capelli color grano e dagli occhi azzurri inconfondibili.
Ino Yamanaka.
<< Loro sono Chouji-kun e Ino-chan. >> aveva detto, carezzandogli la testa. << Mi raccomando, sii gentile Shikamaru. >>
Sii gentile un cavolo.
Chouji era simpatico e mentre i loro papà parlavano di strani affari e finanza, non aveva fatto altro che rimpilzarsi di stuzzichini e dolciumi vari. Gli aveva offerto anche un po' delle sue patatine e Shikamaru aveva riso quando si era macchiato il panciotto di aranciata.
<< Io non ho amici. >> aveva borbottato, masticando patatine. << Vuoi essere mio amico Shikamaru? >>
Shikamaru lo aveva guardato e si era sentito improvvisamente contento e felice come non lo era mai stato da quattro mesi a quella parte, da quando si era trasferito in quella città noiosa e stupida. Aveva annuito e Chouji era diventato suo amico.
Ino invece lo aveva guardato un po' storto e per tutta la serata li aveva ignorati entrambi, preferendo accollarsi alla sottana della madre. Soltanto dopo cena, quando si erano spostati sulla terrazza della casa degli Akimichi, era trotterellata verso di loro, in un turbinio di fiocchi e tulle rivoltanti.
<< Ok. >> sentenziò, con una vocina piccola e saputa. << Va bene. Siete miei amici. >>
Shikamaru la guardò.
Avvolta in quel vestitino tutti sbuffi e pizzi era ancora più carina del solito. Peccato che quel paio di begli occhi azzurri non bastassero a colmare la capricciosità e l'insopportabilità del suo carattere.
Li aveva bacchettati per tutta la sera con la sua vocina fastidiosa, ordinando loro di portarle prima questo e poi quello. Sosteneva che stessero giocando a chissà quale gioco - la padrona di casa e i servi - ma Shikamaru in realtà pensava che fosse tutto una grande noia.
In definitiva, Ino Yamanaka era una vera noia.
E Shikamaru, ad otto anni, si era ripromesso di non parlarle più.

***

La cosa buffa era che Shikamaru, anche dopo quella cena, non aveva smesso di guardarla.
Si nascondeva bene quando lo faceva, perchè se l'avesse scoperto probabilmente sarebbe corsa verso di lui e lui proprio non aveva voglia di starla a sentire una seconda volta.
Ma continuava a guardarla.
Non era più solo però.
Chouji non era stupido e noioso come gli altri bambini della sua scuola, semplicemente perchè non parlava quasi mai. Giocavano assieme ai giochi più strani, come trovare un oggetto di un particolare colore o uno strano insetto - e quel giorno il bambino di nome Shino aveva rivolto loro la parola per la prima volta.
Quando non volevano giocare stavano sdraiati sul prato e guardavano le nuvole.
Chouji gli parlava di quello che aveva mangiato la sera prima, della nuova pasticceria aperta in centro, di come il suo papà lo portasse a comprare qualche nuovo giocattolo.
Non gli riempiva la testa con stupidi discorsi sui videogiochi, sui ninja - che quell'anno andavano molto di moda -, sulle figurine o sulle bambine.
Già.
Le bambine della sua classe erano tutte stupide e noiose. Parlavano solo di principesse e castelli e sognavano di sposare quello spocchioso di Sasuke Uchiha.
Lui non lo consideravano neanche, pensavano che fosse strano e un po' stupido.
<< Shikamaru. >> disse Chouji, cacciando una mano nel pacchetto di patatine. << Ma quella lì non è Ino-chan? >>
Chouji non era nella sua stessa classe quell'anno. Perciò ogni volta che la campanella segnava l'inizio della ricreazione, Shikamaru scalciava lento fuori dall'aula, dove trovava Chouji che lo attendeva.
Da poco aveva scoperto che Ino era nella seconda sezione.
Shikamaru alzò lo sguardo dalle carte che si erano portati dietro. Chouji non ci sapeva giocare ma vinceva comunque. Shikamaru si faceva battere.
<< Umh, già. >>
Ino stava giocando a mondo, attorniata come sempre dalla calca di gallinelle della sua classe. Shikamaru fra quest'ultime riconobbe la testa rosa di Sakura Haruno. Suo padre gli aveva accennato qualcosa a proposito.
In quel momento passò al loro fianco Sasuke Uchiha, accompagnato da quel casinista di Naruto Uzumaki che tutti snobbavano.
Erano entrambi nella sua classe e non sembravano proprio amici, ma Naruto non aveva fatto altro che tormentarlo negli ultimi mesi che alla fine lo stesso Uchiha aveva acconsentito a giocarci assieme.
Le bambine chiocciarono e accerchiarono il piccolo Sasuke che le scansò tutte, infastidito e quasi disgustato. Shikamaru le osservò con aperta noia e indifferenza. Erano tutte uguali, sempre a sbavare dietro ai begli occhi di quel piccoletto.
C'era anche Ino e loro non ne parlarono più, perchè era suonata la campanella di fine ricreazione e dovevano ritornare in classe.
Quel pomeriggio sua madre lo trascinò di nuovo al parco, infagottandolo in degli scomodissimi pantaloni e blaterando roba senza senso.
<< Non allontanarti troppo, Shikamaru. >> gli disse, prima di voltarsi a parlare col solito gruppo di mamme.
Shikamaru in realtà avrebbe preferito di gran lunga trascorrere il pomeriggio in casa, magari a sfogliare il suo mazzo di carte, a lucidare la sua scacchiera o a dormire sul divano.
Per questo calciò un sassolino, dirigendosi a passo mogio verso il solito prato su cui di solito si sedeva in cerca di tranquillità.
Peccato che non prese tutte le precauzioni adatte perchè, due minuti dopo che aveva chiuso gli occhi, dovette riaprirli al suono di una voce squillante.
Quel pomeriggio il parco era poco affollato e solo una persona aveva una tale voce stridula.
Due occhi azzurri lo scrutavano con interesse.
<< Ti ricordi di me, vero? >>
Davanti a lui c'era la bambina più bella del vicinato: Ino Yamanaka.

***

La cosa strana di Ino era che era uguale a tutte le altre bambine che conosceva.
Ma allo stesso tempo non lo era.
A scuola parlavano poco e quando si incrociavano nel cortile lei sorrideva loro e correva a giocare a mondo con le compagne di classe, a ridacchiare quando passava Sasuke Uchiha e a strillare contro tutti i maschi.
Era di pomeriggio che diventava un'altra persona.
Trascorrevano le ore a casa di Chouji, che era la più grande. Sdraiato sull'engawa Shikamaru l'ascoltava parlare dei fiori. Sua madre aveva un piccolo negozio di fiori nel quartiere e Ino ne conosceva di tutti i tipi.
Elencava loro i nomi mangiando una fetta di torta, il loro significato bevendo un poco di latte.
E, oh, le stelle.
Ino parlava anche di stelle, di costellazioni e antichi miti.
Un pomeriggio aveva portato con sè un grande libro con sopra scritto tutte le storie delle costellazioni che c'erano in cielo.
Shikamaru quel giorno l'aveva guardata con occhi un po' diversi. Tutte le bambine che conosceva erano stupide e noiose, giocavano con le bambole e parlavano solo di trucchi e principesse.
Ino parlava di fiori, giocava a carte e raccontava storie di stelle.
<< Uaaa! >> Chouji annaspò verso loro. Fra le braccia aveva una quantità incredibile di caramelle e dolciumi e a stento riusciva a camminare avvolto nel suo kimono estivo. << Shikamaru, Ino-chan! Guardate, ho trovato anche le caramelle gommose! >>
Ino gli scoccò un'occhiata altezzosa, agitando furiosamente la sua borsetta. Era carina quella sera, avvolta nel suo delizioso yukata rosso e arancione, i capelli raccolti con mille mollettine. << Bleah, Chouji! >> squittì, adocchiando tutti i dolciumi. << Come fai a mangiare così tanto? >>
<< Ne 'uoi 'alcuno? >>
La bambina si affrettò a scuotere la testa, riprendendo a camminare velocemente. I due la seguirono silenziosamente, come facevano sempre oramai.
<< Dove stiamo andando, Ino-chan? >> chiese Chouji, addentando una rana di cioccolato. << Se mamma vede che non torno poi si preoccupa. >>
Ino gli mollò uno scalpellotto sulla nuca. << E allora tu non le dici niente! >> replicò.
I fuochi d'artificio non erano ancora stati accesi e mano a mano che si allontanavano Shikamaru sentiva il fragore dei tamburi affievolirsi, le voci degli adulti sparire, il chiasso di quella sera di Luglio lasciare spazio a un silenzio piacevole.
<< Non dovete dire a nessuno di questo posto. >> sussurrò Ino, nel buio di quello che doveva essere il solito parco dove ogni tanto andavano a giocare.
Shikamaru avrebbe voluto dirle che in realtà tutti i bambini del quartiere conoscevano quel posto ma non ebbe il tempo, Ino parlò di nuovo:
<< Ok? >> si girò verso di loro. << E' un segreto perciò.. Ssssh! >>
Quella sera, senza le fastidiose luci delle lanterne accese lungo le strade del quartiere per il Tanabata, il parco sembrava una cosa completamente diversa. Il cielo era oscuro, blu, e gli avrebbe quasi fatto paura se una miriade di lucine non lo avessero illuminato.
<< Quella è Orihime-sama e quello è Denab. >> disse Ino, alzando un braccino in alto ed indicando due punti a caso nel cielo. << E.. oh, dov'è Hikoboshi-sama? >> arricciò un labbro, piccata.
Shikamaru non capiva nulla. Ino stava indicando dei punti a caso in mezzo al cielo più sconfinato e lui la stava guardando di sottecchi, cercando di capire cosa passasse per quella sua testa da femmina.
<< Ino-chan. >> Chouji si era lasciato cadere sul prato. << Chi è Orihime-sama? >>
<< Orihime-sama era una bellissima dea. >> sussurrò, assorta. << Un giorno si è innamorata di Hikoboshi-sama e lo ha sposato ma il suo papà non voleva che stessero insieme quindi si è arrabbiato e li ha lanciati nello spazio. >> raccontò, continuando a guardare assorta il cielo. << Per separarli creò un lungo fiume celeste, la Via Lattea. Ma i due innamorati soffrivano troppo e allora il papà si commosse e li permise di potersi vedere una sola volta l'anno! >> disse. 
<< Hikoboshi-sama è la stella Altair. >> aggiunse. << Orihime-sama è la stella Vega. >> continuò. << Il sette luglio Altair e Vega si incrociano nel cielo. >>
Shikamaru la osservò, scioccato.
Era a conoscenza che Ino sapesse tante ma tante cose sulle stelle. Non faceva che parlarne. Eppure non poteva non sentirsi scioccato, perchè gli occhi azzurri di Ino brillavano tanto da sembrare loro stessi delle stelle.
<< Non è una storia romanticissima? >> cinguettò.
<< Che cosa stupida. >> borbottò, sedendosi anche lui sul prato. Ino lo fissò, immusonita, ma decise di lasciar perdere e frugò nella sua borsettina. << Mio nonno mi ha detto che più vicino a Hikoboshi-sama e Orihime-sama appendi i tanzaku, più è facile che i tuoi desideri si avverino! >>
Chouji faticò tantissimo ad appendere ad un ramo abbastanza alto il suo tanzaku e non fece altro che provare a sbiricare cosa avesse scritto Ino nel suo.
Shikamaru li guardò.
Il suo tanzaku era ancora vuoto quando Ino corse verso di lui. << Shika-kun! >> strepitò, col sua vocina fastidiosa. << Perchè non hai ancora scritto sul tuo tanzaku? >>
Un desiderio.
Dopo un poco di tempo tre tanzaku svolazzavano sui rami di un albero spoglio, Chouji dormiva ai loro piedi e Shikamaru sentiva che da lì a poco i loro genitori li avrebbero trovati e sarebbe stata la fine.
<< Shika-kun. >>
Si era sdraiato sul prato, e aveva osservato talmente tanto quel cielo cosparso di stelle che avrebbe potuto farne un ritratto perfetto. Ino aveva indicato così tante volte Hikoboshi e Orihime che chiunque avrebbe capito quale fosse la loro posizione. Ma Shikamaru ancora non riusciva a vederli.
<< Cosa hai scritto nel tuo tanzaku? >> gli chiese, osservandolo incuriosita.
Un desiderio.
Si strinse nelle spalle, spiccio. << Una cavolata. >>
Ino continuò ad osservarlo con i suoi occhi azzurri. << Perchè non me lo dici? >>
Shikamaru corrugò la fronte. << Perchè no. >>
<< Me lo dirai un giorno? >> insistette.
I suoi occhi erano speranzosi.
<< Forse. >>
Ino gli sorrise per la prima volta quella notte, mentre in lontananza sentiva la voce di sua madre che strillava.
Shikamaru, ad otto anni, si chiese se fosse normale desiderare che stessero sempre assieme.
E voltandosi mentre sua mamma lo trascinava via, verso casa, Shikamaru vide Orihime-sama.
E Hikoboshi che le stava a fianco.
Assieme.


II Atto.


“That’s Deneb, Altair, Vega…”
you said as you pointed at The Summer Triangle.
As I looked at the sky,
I finally found Orihime-sama,
but where is Hikoboshi-sama I wonder?
Isn’t she lonely?




Ino a dodici anni era così bella da far star male.
Dei suoi otto anni aveva abbandonato i capelli corti e i maglioncini sformati, preferendoli alla divisa scolastica delle medie e alle gonnelline svolazzanti.
Erano ancora amici.
La cosa sarebbe apparsa strana agli occhi di tutti, effettivamente, perché nel corso degli anni Ino aveva acquistato una certa popolarità, sia nel quartiere che a scuola e, con suo grande disappunto, fra i ragazzi.
Erano molti i ragazzi che ronzavano attorno ad Ino, anche molto più grandi, delle superiori. L'aspettavano fuori dalla scuola, le chiedevano di uscire e le accarezzavano i capelli biondi, lunghi, raccolti in una coda.
Chouji rideva quando succedeva, Shikamaru invece si limitava a sbuffare e ad aspettare pazientemente che Ino smettesse di ridacchiare e chiocciare come una gallina, sbattendo le ciglia.
Ino sembrava lusingata da tutte le attenzioni che le rivolgevano quei ragazzi grandi, ma li respingeva tutti con la solita scusa - non posso, mia mamma non mi lascia uscire.
Ino a dodici anni era e si comportava ancora come una bambina, arrossiva e ridacchiava, era innamorata di Sas'ke-kun.
Shikamaru lo sapeva benissimo. Fra i tre, solo lui era l'unico ad essere cresciuto un po'.
<< Shikamaru. >>
Sua madre fece capolino nella stanza. Aveva lo sguardo cauto. << C'è Ino-chan alla porta, vuole vederti. >>
Shikamaru buttò la matita sulla scrivania.
Anche alle scuole medie i compiti continuavano ad essere stupidi e seccanti. Particolarmente seccanti.
<< Falla salire.>> borbottò, massaggiandosi un occhio.
Sua madre si irrigidì. << Sarebbe buona cosa se andassi tu.. a vederla. >>
Shikamaru si voltò del tutto e scrutò la madre, impensierito.
Con il passare degli anni ogni volta che Ino voleva passare a trovarlo non chiedeva mai il permesso a nessuno: entrava, faceva come se fosse a casa sua e piombava nella sua stanza anche quando stava dormendo.
Solitamente lo svegliava con qualche minaccia, ma era capitato che gli si buttasse addosso. E allora ingaggiavano una lotta, dove lei finiva sempre per soccombere.
Ino.
Sospirando si alzò, strascicando i piedi sui tatami.
Giunto all'ingresso non potè non pietrificarsi dinnanzi alla figura che gli era davanti.
Ino era raggomitolata su se stessa, vicino alla scarpiera.
Stava piangendo.
Singhiozzava senza alcun controllo.
<< I-Ino.. >>
Ino non accennò a muoversi dalla sua posizione e allora Shikamaru ricordò lo sguardo che sua madre gli aveva rivolto prima. Umh, probabilmente credeva che fosse colpa sua.
<< Perché piangi? >> le chiese, osservando qualsiasi cosa lo circondasse pur di non dover posare gli occhi su di lei.
Così piccola gli faceva pena.
E tenerezza.
Non rispose.
Sbuffò. << Senti Ino, se sei venuta a casa mia solo per farti vedere piangere allora.. >>
<< Io e Sakura non siamo più amiche. >>
L'amicizia fra femmine.
Uao.
Shikamaru ancora non ci capiva nulla.
Le scoccò un'occhiata annoiata. << E allora? >> disse. << Hai tante altre amiche. >>
Ino alzò di scatto la testa, osservandolo con i suoi occhi azzurri lacrimanti e furiosi. << Sakura era la mia migliore amica, stupido! >> sibilò, per poi rincominciare a singhiozzare. << Ha.. h-ha detto che è innamorata di Sas'ke-kun anche lei.. >>
<< Tutte sono innamorate di Uchiha. >>
Lei lo ignorò. << .. e che da adesso siamo rivali e non possiamo più essere amiche.. >> e sepolse la testa fra le ginocchia.
Che stupide che sono le femmine.
Shikamaru sbuffò, si strinse nelle spalle, maledì tutti i Kami che popolavano il cielo - cosa che sua madre sicuramente gli avrebbe rimproverato - e solo dopo si apprestò a sederlesi accanto.
Ino lo guardò con tanto d'occhi; sorpresa, toccata dalla sua premura, e Shikamaru arrossì appena, distogliendo lo sguardo.
<< Senti un po'. >> le disse, torturandosi le mani che proprio non sapeva dove mettere. << Voi femmine siete tutte uguali. >>
Ino arricciò un labbro. << Se devi dire una stupidaggine non la dire Shikamaru. >> e tirò su col naso, asciugandosi una guancia.
<< Sempre ad uccidervi per un ragazzo. >> aggiunse, quasi con sprezzo. << E' da stupide. Perché non te ne cerchi un'altro? >>
<< Non ci penso nemmeno! >> replicò lei. << Sas'ke-kun è mio, me ne sono innamorata prima io! Non quella stupida.. Frontespaziosa! >> concluse.
<< Io credo che Sakura sia innamorata di Uchiha da molto prima- >>
<< Che cosa egoista! >> sbottò la ragazzina. << Ma chi si crede di essere?! Non può certo mettermi i piedi in testa! Non sa chi sono io! >>
Shikamaru la osservò, sopreso, per poi sorridere e perdersi nel suo mondo, mentre accanto lei non faceva che starnazzare e inveire contro ex-migliori amiche che ti pugnalano alle spalle.
<< Ma io non mi arrendo! >> e battè un pugno contro al tatami su cui sedevano. << Sarò io diventare la Signora Uchiha! >>
Bleah.
Shikamaru sospirò, pronto ad alzarsi, a svignarsela in fretta e medito di tornarsene in camera sua ed abbandonare Ino ai suoi inutili sproloqui senza senso. Peccato che un paio di dita si fossero ancorate alla sua felpa, spingendolo a voltarsi nuovamente.
<< Si può sapere che vuoi anc- >>
<< Shikamaru. >> la sentì dire. << Ti ringrazio tanto. >>
A dodici anni Ino gli sorrideva, con le lacrime agli occhi, e lo obbligava a tornare a sederle accanto. Gli stringeva il polsino della felpa e stava in silenzio.
Shikamaru sospirò, e si chiese se il battito frenetico del suo cuore fosse dovuto all'emozione di quel semplice sorriso.

***

<< Sas'ke-kun, che ne diresti di uscire oggi? >>
<< No. >>
<< Shikamaru! >>
Una delle cose che non sopportava di Ino era che per farsi ascoltare, non riusciva proprio a non gridare. Quando gridava il petto le si gonfiava come un tacchino, le guance a volte le si arrossavano e i suoi occhi assumevano quel tipico brillio che oramai conosceva a memoria.
Urlava praticamente sempre, dando loro spesso degli incapaci e dei buoni a nulla. Ultimamente sgridarli era diventato il suo passatempo preferito e Shikamaru non ricordava più l'ultimo giorno in cui avesse sorriso, se non quel pomeriggio consumato a casa sua.
<< Che c'è? >> sbottò, con voce strascicata.
<< Potresti essere più collaborativo? >> ringhiò, furiosa. << Devi essere più Sas'ke-kun! >>
<< Uchiha risponderebbe in questo modo. >>
Ino boccheggiò, sconfitta, prima di prendere il giornale con cui dettava legge da tutto il pomeriggio e sbatterglielo sulla testa, con un sonoro schiocco. Lui si massaggiò la parte offesa, scoccandole un'occhiata seccata. << Piantala! >> gridò. << E impegnati! >>
<< Che seccatura. >>
<< Adesso che a Naruto piace quella Frontespaziosa lei e Sas'ke-kun stanno sempre più assieme! >> disse. << Devo fare la mia mossa! >>
Era solo una la cosa che obbligava Shikamaru a cedere sempre alle richieste di Ino.
Sorrideva, quando gli chiedeva qualcosa.
E lui, da un po' di tempo a quella parte, non riusciva più a dirle di no.

***

<< Oh ciao! >> una voce. << Shikamaru-kun, Chouji-kun.. siete in anticipo! >>
La Signora Yamanaka possedeva da tempi immemorabili un negozio di fiori, proprio sotto alla loro casetta al centro delle vie più trafficate del quartiere.
Vendeva fiori deliziosi, colorati e per tutti i gusti, e spesso Ino la sostituiva.
<< Ino si sta finendo di preparare. >> disse loro, slacciandosi il grembiule e rivelando un grazioso kimono. << Se aspettate qualche minuto usciamo tutti assieme. Dove sono i vostri genitori? >>
Dopo che le ebbero indicato dove stavano i loro genitori, la Signora Yamanaka li lasciò soli nel negozio ed uscì per raggiungerli.
Ingannarono il tempo nell'attesa della loro amica vagando per il negozio, scrutando le piante dietro la vetrina, cercando di trovare un modo per aprire la cassa, indicando le bustine dei semi fai-da-te.
Ino arrivò dieci minuti dopo e il suono dei suoi geta risuonò lungo tutte le scale dietro al bancone. L'anticipò suo padre, Inoichi Yamanaka, che prima sorrise loro e poi concentrò il suo sguardo sul povero Shikamaru, scrutandolo duramente.
In realtà era tempo che lo faceva e Shikamaru aveva imparato che durante quei momenti era sempre meglio evitare i suoi occhi che chissà andavano in cerca di cosa.
Dopo un'attenta lastra, il Signor Yamanaka si scostò dalla porta dietro il bancone e Shikamaru tirò un sospiro di sollievo, lieto di averla scampata anche quella volta.
Poi Ino arrivò e Chouji le sorrise dolcemente, andandole incontro e offrendole una patatina come al suo solito.
Shikamaru allora si chiese perché lui non ci riuscisse affatto, perché fosse rimasto imbambolato al suo posto, le mani cacciate nei jeans e lo sguardo esterreffato.
Si chiese perché d'improvviso, dopo anni passati ad ammettere che sì, era carina, solo in quel momento proprio non riuscisse a staccarle gli occhi di dosso.
Ino indossava uno yukata estivo, così come lo aveva sempre indossato negli anni precedenti, nei precedenti Tanabata. Eppure lui non riusciva a respirare.
Si chiese perché fosse tutto diverso.
<< Beh, che ti prende Shikamaru? >> sbottò lei, con la solita delicatezza.
Shikamaru chiuse gli occhi e richiamò alla mente l'autocontrollo per il quale era sempre stato famoso. Gli occhi di Ino erano sempre più azzurri.
<< Niente. >> rispose con voce annoiata. << Andiamo? >>
Ino allora, dopo giorni e giorni trascorsi con una faccia granitica, gli sorrise tiepidamente e gli si avvicinò. << Va bene. >> gli disse in un sussurro.
Una volta fuori sua madre proprio non riuscì ad infierire sulla questione e partorì un degnoso "Ino-chan, sei ogni giorno più bella! Una signorina, ormai!"
Dopo che si furono accordati sul posto dove ritrovarsi - e dopo che i loro genitori si furono raccomandati per la milionesima volta - partirono alla volta delle bancarelle.
Quell'anno non era diverso dagli altri.
C'erano un mucchio di bancarelle, di stand, di lanterne e luci colorate. La musica si diffondeva dolce lungo l'aria, c'era odore di frittura e di dolcetti di riso. C'erano mamme e bambini, intere famiglie, molti ragazzi delle superiori, tante coppiette.
<< Ehi, bellezza! >> fischiarono un gruppo di ragazzi appostati sulle gradinate vicino alla posta. Ino, che aveva in mano dello zucchero filato, si voltò verso di loro con innocenza e sorrise appena, abbassando le ciglia, lusingata.
Shikamaru la vide arrossire.
Se Ino era bella, dici?
Lei continuò a parlare di Sasuke. Shikamaru non ricordava che avesse fatto altro.
Parlò di Sasuke, e anche di Sakura e quanto non la sopportasse più. Parlò di quanto lei e Sasuke fossero destinati a stare assieme, di quanto in realtà mancasse pochissimo affinché lui riuscisse ad accorgersi di lei.
Shikamaru non trovò quei discorsi mai così stupidi e noiosi.
Ino lo era sempre, ma era pur vero che quando era con loro riusciva in qualche modo a essere intelligente. Parlava di cose interessanti la notte del Tanabata, ripeteva la leggenda di Orihime-sama e Hikoboshi-sama centinaia e centinaia di volte.
Ora c'era solo Sasuke.
Shikamaru, mentre la osservava ridere cercando di pescare un pesciolino con l'ennesimo retino, si chiese quando le parole su Sasuke avessero iniziato a dargli tremendamente fastidio.
<< Ehi, ma quelli non sono.. ? >> una voce squillante. << Ehilà! Shikamaru, Ino! >>
A furia di parlarne Shikamaru non si sorprese di essersi ritrovato davanti proprio Naruto stesso, accompagnato da Uchiha e Sakura.
<< Anche voi qui! >> starnazzò Naruto. << Ma è fantastico! >>
Sakura e Ino si scambiarono uno sguardo di fuoco e neanche a farlo a posta entrambe si appiccicarono addosso a Sasuke. Ma se Ino non faceva che stringergli un braccio e a sottolineare quanto lei fosse bella in quel kimono, Sakura invece si limitava ad indicargli con voce entuasiasta qualunque cosa catturasse la sua attenzione. E a sorridergli. Non faceva che sorridere.
Anche Ino se ne accorse perché arrivò un momento in cui si allontanò da Sasuke quasi scottata, mollando il suo braccio di scatto.
Lui non sembrò rendersene nemmeno conto, preso com'era da ciò che Naruto raccontava e dalla voce squillante di
Sakura che gli indicava i fuochi di artificio.
<< Andiamo. >> sussurrò Ino, voltandosi. I lunghi capelli biondi le ondeggiarono sulle spalle. << E' quasi ora. >>
Shikamaru si voltò solo una volta, quando Ino e Chouji erano ormai lontani. Li vide tutti e tre, vicini, che osservavano il cielo illuminato dai fuochi d'artificio.
Naruto non faceva che cercare di attirare l'attenzione di Sakura, strattonando la manica del suo yukata; Sakura neanche lo considerava, sorrideva a Sasuke, l'unico che davvero guardava al cielo.
Sembravano uniti, solidi, come se niente al mondo potesse in qualche modo riuscire a dividerli.
Shikamaru sospirò e capì solo allora cosa Ino avesse provato, negli attimi precedenti.
Uniti.
Si chiese se anche loro, da lontano, sembrassero così.

***

Ino era tornata quella di prima.
Quella che preferiva le stelle ad un banale Sasuke Uchiha.
E mentre percorrevano i viottoli bui e scuri del parco, non fece che raccontare e raccontare la stessa leggenda che, adesso, anche lo stesso Shikamaru conosceva a memoria.
<< La leggenda dice che il padre si infuriò tantissimo e che per punizione spedì Orihime-sama nello spazio, separandola da Hikoboshi-sama con un fulmine chiamato Via Lattea.. >> sospirò. << Ma Hikoboshi-sama e Orihime-sama ne soffrirono tantissimo e allora anche il padre della dea si commosse, permettendo loro di potersi incontrare una volta ogni anno. >> aggiunse. << Il sette luglio. >>
Anche da lontano Shikamaru riusciva a distinguerla. Vega - Orihime-sama - risplendeva in quel cielo scuro e privo di luci artificiali.
<< Non è romanticissimo? >> cinguettò, con aria sognante.
Come ogni anno Ino estrasse dalla sua borsetta i tre tanzaku, stropicciati e un po' scoloriti, comprati in saldo sulle bancarelle più sfasciate.
Come ogni anno Chouji non si fece scrupolo a scrivere sul suo una prosperità a base di dolciumi, come ogni anno Shikamaru osservò silenziosamente Ino che sopra al suo scriveva il nome di Sasuke Uchiha, circondato da mille cuori.
Come ogni anno appesero i loro tanzaku all'albero spoglio e scarno proprio al loro fianco.
Come ogni anno si persero nella vista del cielo stellato.
Chiuji sdraiato sul prato non impiegò molto per addormentarsi, ed entrambi sorrisero, inteneriti. Shikamaru allora si chiese quando precisamente avesse cominciato a trovare la cosa straordinariamente familiare e quando, maledizione, avesse cominciato ad osservarla che guardava il cielo.
Ino che guardava il cielo era uno spettacolo incantevole. Sorrideva e Shikamaru sapeva che quel sorriso era riservato solo alle stelle, e a loro.
<< E' in ritardo anche quest'anno. >>
Aveva abbassato le palpebre, quasi si vergognasse di quello che aveva appena detto.
<< Altair..Hikoboshi-sama.. >> aggiunse, come per spiegarsi meglio. << E' di nuovo in ritardo, non la vedo. Sta facendo aspettare Orihime-sama. >> sussurrò. << Si sentirà sola. >>
Ino.
<< Le vedi le stelle, Shikamaru? >>
Sì.
<< Sarebbe bello.. >> sussurrò. <<.. rimanere sempre insieme a guardarle, vero? >>
Ino gli stava sorridendo e Shikamaru, a dodici anni, non riusciva che a vedere solo lei. Ino con i suoi occhi azzurri, illuminava tutto ciò che gli era attorno.
Se ne rendeva conto?
Riuscì soltanto ad annuire e allora Ino gli si avvicinò un poco, veramente di poco, ma lo fece.
Come ogni anno sentirono le voci dei loro genitori che li chiamavano e come ogni anno Ino si alzò in piedi e gli chiese cosa avesse scritto sul tuo tanzaku.
Come ogni anno lui si strinse nelle spalle e le rispose con il solito "Una cavolata."
Come ogni anno Ino sospirò, gli scoccò un'occhiata bieca e si fece promettere che l'anno successivo glielo avrebbe detto.
Come ogni anno.
<< Il prossimo anno. >>
<< Ok. >>
Come ogni anno, dopo che ebbero svegliato Chouji e dopo che sentirono che i passi e le voci dei loro genitori si facevano sempre più vicini, alzarono uno sguardo al cielo un'ultima volta.
Come ogni anno Altair era arrivata. In ritardo, ma era arrivata.
E Orihime-sama non era più sola.
Erano assieme.
E Shikamaru allora si chiese se anche loro lo sarebbero rimasti per sempre.



III Atto.



Since when I wonder,
since when have I been
chasing after you?



Ino a sedici anni era così bella che i suoi otto e dodici non sembravano che vaghi ricordi nascosti nella sua mente annebbiata.
E in poco più di quattro anni erano cambiate così tante cose che neanche Shikamaru, ripensandoci in quel momento, riusciva a riconoscersi nel vecchio se stesso.
Avevano sofferto; Ino aveva sofferto e lui Chouji avevano sofferto con lei, increduli, stretti l'uno all'altro per farsi forza.
Dei suoi tredici anni di età Shikamaru ricordava soltanto due cose: le lacrime di Ino e e la fuga di Sasuke.
La disperazione di tutti coloro che, col tempo e senza neache rendersene conto, erano diventati i loro amici.
Sasuke era fuggito via, lontano dai ricordi di una famiglia distrutta per un incidente autostradale, e nessuno aveva più saputo nulla nè di lui nè dei sorrisi che per anni e anni avevano illuminato i volti di Naruto e Sakura, distrutti ed esterrefatti dalla sua improvvisa mancanza.
Shikamaru li aveva visti crescere, sempre al fianco di Ino e Chouji, li aveva visti crescere e con loro era cresciuta la loro amicizia. Se ne era sorpreso, perché aveva pensato che Sakura in realtà fosse sempre stata un elemento aggiuntivo a quel bizzarro due di migliori amici. Ma gli anni erano passati e Naruto e Sasuke erano diventati talmente uniti da essere inseparabili, e la presenza e i sentimenti di Sakura erano diventati talmente profondi e radicati che nessuno era più riuscito a negarli a scambiarli per qualcosa di diverso dall'amore.
Anche Ino lo aveva capito, a fatica. Aveva stretto le labbra, aveva pianto e si era fatta forza. Ma lo aveva capito, e forse era stato proprio quello il motivo che in qualche modo l'aveva spinta a rivolgere di nuovo la parola a Sakura.
Poi la famiglia di Sasuke era scomparsa e gli si erano stretti tutti attorno, nella speranza di poter riuscire a colmare il vuoto che ciò aveva generato.
Shikamaru rideva adesso. Rideva, ripensando a quanto fossero stati infantili ed ingenui a pensare che loro in qualche modo sarebbero riusciti a tenerlo ancorato ad una città che portava in sè solo ricordi dolorosi e strazianti.
Rideva.
Perché Sasuke era sparito un mese dopo quello che era successo, lasciandosi dietro solo il vuoto nelle loro vite e tante lacrime.
Ed era iniziato il calvario.
Shikamaru credeva che oltre a Naruto e Sakura nessun altro avesse sofferto più di Ino.
Ino si era vista strappare via colei che col tempo era riuscita finalmente a richiamare migliore amica, il cui sorriso era svanito così in fretta come era apparso; si era vista strappare il cuore dinnanzi alla triste verità che lei di Sas'ke-kun non conosceva un bel nulla.
Shikamaru ricordava quante lacrime l'avesse vista piangere, quante volte l'avesse abbracciata e quante volte l'avesse ascoltata singhiozzare sulla sua spalla, dopo l'ennesimo tentativo andato a vuoto di parlare con Sakura.
Avevano trascorso gli anni della loro prima adolescenza a fare ricerche, viaggi, incontri, a correre dietro ad una figura evanescente; a sputare sangue e lacrime su quello che non era più sembrato, dopo il primo fortuito incontro, Sasuke Uchiha.
E ora che, finalmente, ogni cosa stava tornando alla normalità. Ora che Sasuke era tornato - un po' per volontà e un po' per obbligo -, ora che Ino aveva finalmente realizzato che ciò che legava Sasuke e Sakura era al di là della sua portata, ora che finalmente potevano ricominciare a respirare senza la consapevolezza che più in là un amico stava annegando nel suo dolore...
Ora che erano di nuovo assieme, Shikamaru si chiese se in realtà la vita non si fosse presa volutamente gioco di loro per tutto quel tempo. Se in realtà quegli anni trascorsi nell'ansia e nel dolore non fossero stati altro che un banale preludio a ciò che li attendeva fuori.
Un preludio alla vita vera.
"Ho quasi diciassette anni, posso.."
"Non puoi Shikamaru. Lo sai benissimo."
E osservando Ino che scendeva le scale dietro al bancone del negozio di fiori Yamanaka, Shikamaru sospirò e ignorò il battito frenetico del suo cuore, una volta scorto il sorriso che lei aveva rivolto a Chouji.
Shikamaru aveva imparato a fingere con gli anni. Era così bravo mentire che per un po' lui stesso aveva creduto alle sue menzogne, salvo poi ricordarsi - una volta che Sasuke era tornato - che i suoi sentimenti per Ino erano lì, vivi, ed erano cresciuti e cambiati con lui.
Ino negli anni era uscita con svariati ragazzi, tanti dei quali - lei stessa lo aveva confessato - non era serviti ad altro che per dimenticarsi Sasuke. Shikamaru aveva sempre stretto i denti, aveva ignorato i sentimenti scalpitanti all'altezza del suo petto, aveva resistito ed aspettato nell'attesa di quel qualcosa che, in cuor suo, aveva sempre saputo che sarebbe successo.
<< Andiamo? >> proferì lei, scostandosi un ciuffo di capelli dal viso diafano. Annuirono entrambi e la seguirono come al solito, silenziosi.
Anche col dolore il Tanabata era qualcosa di loro.
Che mai si era estinto.
E che mai avrebbe voluto si estinguesse.
Shikamaru la osservò che faceva roteare la sua borsetta per aria, mentre la brezza di quel sette luglio le scompigliava i capelli legati nella solita coda e le maniche dello splendido yukata estivo che portava.
Non parlarono quella sera.
Non parlarono quando comperarono i takoyaki, quando giocarono col retino ed i pesci, quando si fermarono ad osservare le tipiche maschere in esposizione sulle bancarelle.
Non parlarono neanche quando alzarono lo sguardo al cielo per la prima volta, quella sera, per osservare lo spettacolo di fuochi d'artificio.
Non sorrisero nemmeno.
Fu solo quando scoccarono le undici e mezza e una volta che si furono avventurati, tutti e tre, uniti, verso quel vecchio parco che li aveva visti crescere, che Ino osò aprir bocca.
Raccontò la leggenda di Orihime e Hikoboshi-sama con voce flebile, arrochita, appena udibile. Shikamaru in quell'istante si concesse un sorriso, chiudendo gli occhi e cercando di riportare alla mente quei vecchi ricordi di un passato che sembrava così lontano e intoccabile.
Una volta che ebbero raggiunto il parco, Ino macchiò il suo tanzaku di lacrime invisibili e lo strinse talmente tanto che quasi rischiò di strapparlo in due. Chouji fu più coraggioso di lui, e meno codardo.
L'abbracciò con dolcezza e l'aiutò ad appendere i loro due tanzaku su quel solito albero spoglio e triste, mentre lui continuava ad osservare il suo, nascosto in quel pugno che si stringeva ad ogni singhiozzo di lei.
Quel sette luglio Altair era di nuovo in ritardo, così come lo era sempre stata negli anni precedenti. E mentre Chouji si era disteso a pancia in su, su quel prato, Ino non nascose le lacrime quando osservò il cielo per la seconda volta.
<< Certe volte mi chiedo se sia stupido desiderare di stare sempre assieme. >> la sentì dire, chiudendo gli occhi mentre altre lacrime le rigavano le guance. << Quando è evidente che non sarà così. >>
Ino stava piangendo. Di nuovo.
Per lui.
E Shikamaru si sentiva morire, mentre il suo tanzaku bruciava nella sua mano.

"N-Non puoi proprio..?"
Chouji rantolava. Era talmente scioccato che il pacchetto di patatine gli era scivolato dalle mani. 
"No."
"No. " sussurrò Ino, scuotendo la testa. "T-Tu non puoi.. non puoi!" strillò, balzando in piedi e precipitandosi addosso a lui. "Non adesso! No! S-Shikamaru tu..!"
Shikamaru la lasciò sfogare. Lasciò che prendesse a pugni il suo petto, che urlasse, che provasse a prenderlo a schiaffi. La lascio piangere sulla sua spalla, lasciò che l'abbracciasse.
"E' già tutto deciso?" chiese Chouji, sedendosi sul letto e osservando con sguardo freddo la parete davanti.
Ino singhiozzava. "Sì." rispose lui. "Ho già provato ad insistere. I miei mi vogliono con loro."
"E quanto starai via?"
Chiuse gli occhi in quel momento, preparandosi a sentire il suo cuore andare a pezzi. A sentire Ino che singhiozzava, a sentire Chouji che sospirava.
"Due anni."
E così fu.
"Tu non puoi!" balbettò Ino, continuando a stringere la manica della sua felpa. "Non puoi andartene! Non ora che Sas'ke-kun è tornato! Non ora che Frontespaziosa è di nuovo..!"
"Ino." Chouji si alzò in piedi, posandole una mano sulla spalla. "Adesso basta."
Un singhiozzo le sfuggì di nuovo dalle labbra, prima che i suoi occhi si stringessero in due fessure. Non urlo più, però, e nemmeno tentò di prenderlo a pugni di nuovo.
"Lo avevi promesso." sussurrò, abbassando il capo. "Avevi promesso che saremo sempre stati assieme."
Era una bugia, Ino?

C'era stato un giorno, alcune settimane dopo la scomparsa di Sasuke, che si erano tutti e tre ritrovati in quel parco e fra sospiri e lacrime si erano giurati solennemente che mai niente e nessuno sarebbe riuscito a separarli. Che avrebbero sempre percorso la stessa strada, che sarebbero sempre stati loro tre - loro due.
Che mai si sarebbero divisi.
Shikamaru ci aveva creduto davvero in quella promessa, aveva riposto tutta la sua fiducia in essa. Aveva trascorso gli ultimi anni con la forte convinzione di volerle fare onore, per poter così riuscire a proteggere i suoi due amici da qualsiasi dolore, da qualsiasi cosa potesse fare loro del male.
E ora, pensandoci, trovava al dir poco assurdo ciò che stava succedendo.
Faticava a credere che, in realtà, le strade di due persone potessero separarsi così facilmente.
Le loro promesse erano state vane, i loro sacrifici anche.
Se bastava solo una promozione all'estero per dividerli, a cosa erano dunque servite le lacrime degli anni precedenti?
Quando la mezzanotte scoccò, Shikamaru si alzò in piedi e sospirò. Avrebbe voluto scappare via, urlare loro di venire con lui, di fermarlo, di non permettergli di prendere quel maledetto volo. Ma sapeva che mai avrebbero fatto qualcosa, mai lo avrebbero costretto.
Chouji lo abbracciò e pianse sulla sua spalla, senza alcun remore, e Shikamaru lo lasciò fare. Chouji era un bravo amico, meritava anche quello. Meritavano ogni cosa, loro due.
Non disse nulla, gli strinse forte la spalla e si allontanò e in quel momento Shikamaru pensò che mai niente avrebbe potuto sostituirlo. Che Chouji era insostituibile, che bastava un solo sguardo e lui capiva.
<< Hikoboshi-sama è in ritardo anche quest'anno. >> sussurrò lei, gli occhi sempre chiusi. << Orihime-sama si sentirà sola. >>
Shikamaru avrebbe voluto abbracciarla, baciarla, avrebbe voluto dirle tutto, ogni cosa. Dirle tutto ciò che durante tutti quegli anni aveva gelosamente tenuto nascosto dentro di sè, ciò che si era sempre imposto di non fare mai trapelare. Ino era lì e avrebbe voluto semplicemente farla sorridere come prima. Come quando erano bambini e tutto era facile.
Sorridi.
<< Non.. andare ad innamorarti di qualcun'altra, capito? >>
Non ce ne fu bisogno.
Perché Ino aveva capito tutto ciò che c'era da capire.
E fu Shikamaru a sorridere, quando lei si alzò sulle punte dei piedi e gli sfiorò le labbra in un ombra di bacio. Sorrise quando lei lo abbracciò talmente stretto, talmente forte che Shikamaru le avrebbe perdonato seduta stante tutte le botte e i litigi degli anni precedenti. Ogni cosa.
<< Quanto tornerai. >> gli disse. << Il tuo tanzaku sarà mio. >>
Era un ordine, e anche se piangeva, Ino sorrise.
E sorrise anche lui, quando guardarono il cielo un ultima volta prima di separarsi. E di Hikoboshi-sama non c'era traccia, e non ce ne fu nemmeno quando lui voltò le spalle a quel parco e si incamminò lontano da loro.
Quell'anno Hikoboshi sama non si vide e furono solo due i tanzaku a danzare nell'aria di quella notte estiva, mentre due amici si stringevano fra loro, guardando il cielo.

<< Tornerai, vero? >>
<< Tornerò. >>





Epilogo.
[Due anni dopo. Sette Luglio.]




That summer day,
those glittering stars,
I remember them even now.
Your smiling face,
your angry face,
I loved them all.



Shikamaru non ricordava affatto che il loro parco, in una manciata di anni, si fosse trasformato in luogo di raduno per adolescenti.
Lo aveva lasciato che era un posto praticamente abbandonato e ora invece si ritrovavava a vagare fra bambocci e ragazzini che squittivano eccitati su leggende romantiche e stelle che risplendevano su nel cielo.
Fu un'accoglienza calorosa quella che gli fu riservata.
Naruto scoppiò a piangere e lo abbracciò talmente forte che Shikamaru temette di spezzarsi in due, e fu con un sospiro che costatò che alla fine il posto nel suo cuore che anni prima era prepotentemente occupato da Sakura era stato sostituito dalla figurina esila e dolce di Hinata, la cugina di Neji Hyuuga.
Sakura gli sorrise semplicemente e costrinse Sasuke a salutarlo con un cenno della mano.
<< Perché c'è tanto movimento? >> disse lei. << Si festeggia. Hikoboshi-sama dovrebbe ricomparire oggi dopo due anni di assenza! >>
Le cose raccontate per telefono non rendevano assolutamente giustizia a ciò che la realtà era diventata. Se era vero che loro erano conosciuti, ora, per via di quello che nella sua infanzia non era stato altro che un ricordo piacevole di serate estive trascorse assieme.. non c'era nulla da dire.
Erano andati avanti, senza di lui. Avevano continuato a camminare, soli, a sostenersi a vicenda, e Shikamaru non potè fare altro che sorridere e superare i suoi amici, andando in cerca di loro.
Lui lo trovò vicino ai telescopi, attorniato da bambini. Bastò un solo sguardo che erano tornati piccoli e Shikamaru rischiò seriamente di scoppiare a piangere quando lo vide indicargli con gesti eloquenti la parte destra del parco.
Lo avrebbe salutato dopo Chouji. Lo avrebbe abbracciato, gli avrebbe dato il suo souvenir e gli avrebbe raccontato tutto ciò che per telefono mai aveva potuto dirgli. Gli avrebbe detto che gli voleva un bene nell'anima e che lo ringraziava per essersi sempre preso cura di lei.
Lei fu più difficile trovarla, forse perché dovette farsi largo fra la calca di gente che attendeva impaziente la venuta di Altair e Vega, quella notte del Tanabata.
Quando la vide seduta su quel solito prato, una diciottenne bellissima avvolta nel suo yukata, Shikamaru le si avvicinò silenziosamente, quasi temesse di speventarla tanto sembrava innocente.
<< Hikoboshi-sama è in ritardo anche quest'anno. >> cinguettò, stringendosi le gambe al petto. Quando si voltò e gli sorrise dolcemente, Shikamaru
seppe che due anni non erano bastati a cancellare l'infanzia, i ricordi, le gioie vissute assieme. Non erano bastati a cancellare i suoi sentimenti.
<< E lo sei anche tu. >>
Avrebbe voluto baciarla, se lo meritava. Era tornato, glielo aveva promesso. Era lì.
Ino però lo bloccò proprio a metà strada, sempre con quel sorriso da gatta sulle labbra. << Il tuo tanzaku. >> sussurrò, gli occhi azzurri che ridevano. << Lo hai promesso. >>
Fu difficile ed imbarazzante consegnarglielo, perché dopo anni ed anni che evitava di farlo - sentendosi sempre incredibilmente stupido ogni volta che lo scriveva, oramai era abitutato a considerarlo davvero una cavolata.
Lei sorrise quando lo lesse e, sorprendentemente, lasciò che fosse il vento a portarselo via.
<< A che serve desiderare di stare sempre assieme.. >> sussurrò. <<.. se tanto lo staremo, d'ora in poi? >>
Non era cambiato nulla.
Shikamaru se ne rese conto solo in quel momento, mentre baciava Ino e sentiva le risate dei loro amici - lontane, appena distinguibili.
Altair, dopo due anni di assenza, splendeva di nuovo sopra di loro. E Vega lo abbracciava da lontano, come a suo tempo Orihime-sama aveva fatto con Hikoboshi-sama.
C'era solo Ino e, quando li raggiunse, anche Chouji.
Erano solo loro.
Assieme.



<< Le vedi le stelle, Shikamaru? >>



FINE.





NoteFinali:

Tanabata: Il Tanabata è una festività giapponese che si celebra il sette luglio, in onore dell'incontro fre le stelle Altair e Vega. Qui entra in gioco la leggenda di Orihime-sama (Vega) e Hikoboshi-sama (Altair); una dea e l'altro semplice pastore, sposatisi contro la volontà del padre di lei, vennero lanciati nello spazio come punizione e separati da un fiume chiamato Via Lattea. In seguito il padre, commosso dal legame che li univa, permise loro di potersi incontrare una volta l'anno, il sette luglio, giorno in cui avviene scentificamente l'incontro fra le stelle Vega ed Altair. ^^
Durante il Tanabata è tradizione scrivere un desiderio su un tanzaku (una striscia di tela) e di appenderla ai rami degli alberi.
Qui ci sono le lyrics e la traduzione di Kimi No Shiranai Monogatari, la canzone che ha ispirato l'intera storia. Se leggete il testo sono sicura che ritroverete moltissimi elementi in comunque con questa one-shot! :)
- Se non si fosse capito, il mio intento era far rispecchiare Shikamaru in Hikoboshi-sama (perennemente in ritardo) e Ino in Orihime-sama (colei che attende all'infinito!). Chouji è Deneb, l'ultima stella che con Vega e Altair forma il Triangolo Estivo! Uniti indissolubilmente.
Spero davvero che vi sia piaciuta e vi ringrazio se siete arrivati fino a qui! ^^
Alla prossima.
Shannaro!

   
 
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