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Autore: Shadowolf    17/11/2011    4 recensioni
Comics: Marvel.
Pairing: Steve Rogers/Tony Stark
Steve sobbalzò un pochino all’udire quella voce proprio dietro di sé, talmente era concentrato nella sua scrittura. Ripose piano l’oggetto sul tavolinetto di fronte al divano e si alzò, com’era buona educazione fare.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Da: Capitan America
A: Comand

 
DIARIO PERSONALE / È passata una settimana da quando mi sono risvegliato in quel laboratorio, circondato da volti a me del tutto sconosciuti. Mi dicono che l’anno sia il 2011, ed è chiaro che non mentano, perché ovunque mi guardi attorno non riesco a riconoscere nulla del mondo che mi ha lasciato indietro. Ogni cosa qui mi sembra
 
‹‹ Ancora su quel taccuino, Capitano? ››
Steve sobbalzò un pochino all’udire quella voce proprio dietro di sé, talmente era concentrato nella sua scrittura. Ripose piano l’oggetto sul tavolinetto di fronte al divano e si alzò, com’era buona educazione fare.
Ma l’altro scoppiò in una leggera risata, e gli poggiò una mano sulla spalla, un gesto che Steve sapeva voleva dire amicizia. Si chiese quando avessero raggiunto quello stadio nella loro breve conoscenza.
‹‹ Salve, signor Stark, non l’avevo sentita arrivare, mi scusi. ››
‹‹ Oh andiamo, Capitano, credo che possiamo lasciar perdere le formalità a questo punto, che ne dici? D’accordo, sei nato ad inizio secolo, io verso la fine, ma insomma, in fin dei conti sei rimasto congelato per settant’anni, il che ci rende coetanei, in questo momento, non è forse così? ››
Il militare rimase a scrutarlo in silenzio per qualche momento, ragionando su quanto l’altro gli aveva appena detto e infine annuendo, riconoscendo la validità di quell’affermazione. E avvertendo il peso di quella mano sulla spalla.
‹‹ Sì, credo che le—voglio dire, tu abbia ragione... Anthony. ›› rispose, domandandosi se non avesse osato troppo chiamarlo anche per nome.
‹‹ Oh, niente Anthony, è così formale, e ridondante, e mi fa sentire vecchio. Molto meglio Tony. Che converrai con me, ha anche un certo fascino latino dalla sua. Con le ragazze di questo secolo serve di sicuro, Capitano. ›› ridacchiò l’altro, scrollandolo per le spalle accorgendosi della leggera smorfia che aveva increspato le sue labbra, prima di mollare definitivamente la presa e lasciarsi andare sul posto accanto al suo sul divano, sospirando profondamente e lasciando andare un pigro sbadiglio.
Fu solo con il rumore che il gesto di sedersi portò con sé a fare accorgere Steve dell’armatura. Si chiese cosa avesse guardato per tutto quel tempo per non notare che l’altro l’avesse indosso. Non seppe rispondersi. Ed era piuttosto strano, perché quell’affare di ferro o chissà che lega lo incuriosiva e non poco.
Quando aveva aperto gli occhi per la prima volta Anthony ce l’aveva addosso, così lui aveva assunto che fosse unrobot di sorta, magari comandato a distanza, visto che stavano circolando delle voci secondo le quali le menti migliori dell’Hydra stavano lavorando ad un progetto del genere.
Poi però la sua maschera si era sollevata e ne era emersa una faccia, e sulle prime aveva pensato che fosse una specie di esperimento, magari proprio come lui. Se c’era una cosa che aveva imparato dal progetto del Supersoldato era che, tutto intorno al globo, c’erano scienziati all’opera per vincere la guerra. Quindi poteva benissimo essere che quell’uomo fosse soltanto un altro tentativo del caso.
Ovviamente quella sera stessa cambiò nuovamente idea. Dopo un lungo sonno ristoratore, quando raggiunse il resto di quello strano gruppo nella sala più grande della villa, trovò Anthony Stark in tuta, dritto sulle proprie gambe davanti ad un televisore così grande che in un primo momento lo scambiò per uno schermo del cinematografo.
‹‹ Sì, è un po’ sporca, lo so. Ed è anche una di quelle vecchie, a dirla tutta, dovevo fare un... esperimento. ›› commentò tutto ad un tratto Anthony, richiamando il Capitano al presente. Lui si sorprese a distogliere per un attimo lo sguardo, e si accorse di un leggero calore sul viso, avvertendo gli occhi dell’altro su di sé.
‹‹ No, io... non l’ho fatto apposta, devi scusarmi, è che... ›› si fermò per un attimo, riflettendo, e infine decise per parlare apertamente all’altro uomo, voltandosi verso di lui e incrociando le gambe sul divano. ‹‹ È tutto nuovo qui per me, e... la maggior parte del tempo non capisco niente di niente, e mi infastidisce, perché ho la costante impressione di essere in balia del destino, o di cosa altre persone decideranno per me. Ho perso i miei amici, i miei commilitoni, la... ›› si  interruppe di botto, una leggera fitta al cuore, e guardò verso quel taccuino, sentendosi uno stupido per quel mezzo sfogo. Era un soldato, i soldati non si lagnano mai. ‹‹ Sono solo curioso, come funziona questa... cosa che hai addosso? ››
Se Anthony aveva notato quel suo rossore, non ne diede segno alcuno, perché si girò anche lui verso l’altro – mettendosi inconsciamente quasi nella sua stessa posizione – e gli regalò un mezzo ghigno soddisfatto e orgoglioso, prima di lanciarsi in una spiegazione in realtà non molto complicata (ebbe estrema cura nel trascurare i dettagli da esperti, come tutta la tecnologia impiegata nei vari modelli dell’armatura), ma che portò via abbastanza tempo per via dei dettagli della situazione nel Medio Oriente che Steve faticava alquanto a mettere a fuoco.
Tuttavia, quando Anthony finì il suo racconto, il Capitano non poté fare a meno di provare una forte ammirazione e rispetto per l’uomo che gli stava davanti. Lui era sopravvissuto grazie ad un siero creato da altri, mentre l’altro si era costruito da sé la propria salvezza. Nonostante le apparenze, quella sua aria da dongiovanni e una sicurezza delle ùproprie capacità che troppo spesso sfociava in arroganza, dovette riconoscere che c’era ben di più nel profondo, e non capiva, per quanto se ne sforzasse, perché egli continuasse a nascondere quel lato della propria personalità. Sicuramente avrebbe avuto vita più facile, e sarebbe stato amato da molti, se solo avesse optato per scrollarsi di dosso quella sua presunzione e il mezzo ghigno che sembrava sempre accompagnarla.
Era talmente assorto in questi suoi pensieri che si scordò di parlare, contribuendo a far calare nella stanza un silenzio che tuttavia non sembrava annoiare nessuno dei due. Steve rimase a fissare l’armatura per qualche minuto ancora, ammirandone inconsciamente le forme e dimenticandosi per un attimo di tutte le proprie preoccupazioni, finché una testa non si poggiò a peso morto sulla sua spalla. Dopo i primi secondi di sorpresa, il Capitano abbassò lo sguardo e un sorriso gli sfiorò le labbra, vedendo Anthony Stark completamente sfinito addormentarsi addosso a lui. Sicuramente non l’aveva fatto apposta, non poteva pensare che fossero così tanto in confidenza, eppure non gli diede affatto fastidio, anzi, gli fece tenerezza, perché probabilmente per la prima volta stava mostrando il lato più sincero e nascosto di sé stesso.
Riprese in mano il proprio taccuino e lo aprì ad una pagina pulita: non aveva più voglia di scrivere ora, ma di disegnare. Fissò il vuoto per qualche istante e poi sorrise tra sé, gettando una brevissima occhiata all’uomo addormentato sulla sua spalla e decidendo di provare a rappresentarlo su carta.
Aveva quasi finito quando il suo soggetto si mosse, e per un attimo Steve si sentì arrossire, tanto che dovette sforzarsi in ogni modo possibile di non guardare verso il basso. Ma poi avvertì gli occhi dell’altro su di sé e non poté più tenersi, lasciando che incontrassero i propri.
‹‹ ... Mi sa che ho bisogno di stendermi, che dici, Capitano? ›› ridacchiò Anthony, tirandosi nuovamente a sedere e stiracchiandosi, restando seduto per qualche attimo ancora prima di alzarsi, lasciandosi scappare un gemito di dolore. ‹‹ Fottuta armatura, ora mi ci vorranno secoli per togliermela di dosso, con tutto il sudore che avevo addosso... Ci scommetto che mi si è tutto asciugato... ››
Quando ci avrebbe riflettuto in seguito, durante la lunga notte passata per lo più insonne, Steve avrebbe continuato ad ignorare le ragioni che lo avevano spinto, in preda a chissà che impulso, a formulare le parole che disse in quel momento, senza pensarci.
‹‹ Ti posso dare una mano, se vuoi... A... togliere l’armatura, intendo. È meglio in due, no? ››
Anthony lo osservò attentamente per una serie di secondi che a Steve parvero ore, poi un sorriso gli si disegnò lentamente sulle labbra, mentre gli tendeva la mano e annuiva convinto.
‹‹ Sì, credo anch’io, Capitano. E avrà l’occasione di vedere l’armatura da più vicino, e dall’interno, una volta che me la sarò tolta. ›› fece una pausa e si concesse una brevissima risata, aggiungendo poco dopo. ‹‹ E inoltre, fonti ben informate mi assicurano che sono in ottima forma. Anche senza armatura. ›› concluse, il sorriso che gli arrivava da un orecchio all’altro.
‹‹ Oh, non ne dubito, Tony. ›› annuì l’altro, afferrando la sua mano e seguendolo mentre egli lo guidava nella propria
stanza, alloggiata di fronte alla sua. Chiudendosi la porta alle spalle, Steve non aveva idea a cosa stava andando incontro, e a giudicare dallo sguardo che Tony gli rivolse, non era l’unico.
Ma per la primissima volta da quando tutto quel nonsense era cominciato, smise di pensare, mettendo da parte per un paio di ore ogni sua preoccupazione e dubbio, e abbandonandosi ad un qualcosa che non aveva mai sperimentato in prima persona fino a quel momento, ma che – e di questo ne era certo come forse niente più in questa sua nuova vita – avrebbe fatto di tutto per trattenere dentro di sé il più a lungo possibile.
La sensazione di essere finalmente di nuovo a casa.




AUTHOR'S CORNER: Prima shot per il [Meme] Drabble - Second Edition, sul prompt numero uno, "Comics; Tony/Steve - Vediamo cosa c'è sotto la tua armatura", di [info]ephaistion. Prende liberamente spunto dagli avvenimenti narrati nella serie "Captain America: Man Out Of Time". Il titolo è un verso della canzone Look After You dei The Fray

   
 
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