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Autore: Jill_BSAA    17/11/2011    1 recensioni
Un uomo sulla trentina osservava rapito, poggiato con i gomiti sul marmo, il lento ricambio dell’acqua che scorreva placida sotto il ponte di Rialto. Con un sospiro malinconico posò il capo sulla fredda superficie della struttura socchiudendo gli occhi. Tutto ora era buio, ma non perché avesse privato le proprie iridi della luce lunare, ma semplicemente perché la sua luce aveva abbandonato la Serenissima da tempo.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Leonardo da Vinci
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una luna cerea si specchiava sui canali veneziani.

Un uomo sulla trentina osservava rapito, poggiato con i gomiti sul marmo, il lento ricambio dell’acqua che scorreva placida sotto il ponte di Rialto. Con un sospiro malinconico posò il capo sulla fredda superficie della struttura socchiudendo gli occhi. Tutto ora era buio, ma non perché avesse privato le proprie iridi della luce lunare, ma semplicemente perché la sua luce aveva abbandonato la Serenissima da tempo.

In lontananza un secondo uomo correva sui tetti, facendo ben attenzione a non provocare forte rumore, destando, in questo modo, l’attenzione delle guardie. Il cappuccio bianco calato sugli occhi copriva le fattezze del viso, annullando la sua identità.

Correva senza sosta, osservando attentamente le strade sottostanti in cerca di qualcosa. In fine si fermò, facendo schioccare sonoramente la lingua contro il palato. Con un’agilità propria di un felino, si lasciò cadere dal tetto della casa e atterrò con grazia alle spalle dell’uomo, che si voltò di scatto, spaventato, bianco in volto.
“E..Ezio..” sussurrò con un filo di voce, a mala pena udibile dall’assassino.
“Ti avevo promesso che sarei tornato” affermò avvicinandosi di qualche passo, scoprendo il volto e mostrando due iridi color cioccolato, calme e avvolgenti. L’inventore si avvicinò cercando di sistemargli nuovamente il cappuccio sul capo
“No! E’ pericoloso per te girare in questo modo! Potrebbero riconoscerti!” Ezio poggiò la propria mano su quella di Leonardo per fermarlo. La sua pelle era rovente al contatto, con estrema lentezza posò le proprie labbra sull’arto dell’altro.
“Solo gli astri della notte sono degni della bellezza dei tuoi occhi.”Disse rapito mentre Ezio sorrise tornando a guardarlo negli occhi “Leonardo, non smetterò mai di amare le tue frasi copiate dai romanzi stilnovistici”. Il maestro fece un’espressione imbronciata, le gote sotto la luna avevano assunto un velato color porpora.
“ Lo sai che mi si è frantumato il cuore, quando sei tornato a casa?” Confessò senza mezzi termini. Ormai era libero, in un certo senso, completo.
“Ne sono cosciente. Tuttavia, ora sono qui, con te … Mi perdoni?” affermò con quell’intimità propria di due amanti che si ritrovano dopo molto tempo a ravvivare la fiamma del loro amore segreto.
“Sta bene” annuì solamente rimanendo in silenzio.
Egli si avvicinò di qualche passo al fiorentino socchiudendo gli occhi. Ciò che aspettava, però, tardò ad arrivare.
“Ezio?” domandò tornando a osservarsi intorno. Davanti a se il panorama era tornato cupo e scuro, senza vita.

Leonardo Da Vinci tirò un calcio nel vuoto, portandosi le mani a coprire il viso. Stava piangendo.
Nelle tenebre veneziane, l’uomo percepiva la propria fragilità e le proprie illusioni. Eppure era insopportabile pensare che quel contatto così caldo e tranquillo fosse solamente frutto della sua immaginazione. Un mero scherzo dei ricordi, che come lame celate continuano a penetrargli nel cuore facendo sgorgare via i sentimenti. Gli stessi sentimenti che colano sul suo viso insieme a quelle sciocche lacrime di dolore lacrime.

In lontananza un secondo uomo correva sui tetti, facendo ben attenzione a non provocare forte rumore, destando, in questo modo, l’attenzione delle guardie. Il cappuccio bianco calato sugli occhi copriva le fattezze del viso, annullando la sua identità.
Eppure non sapeva che a pochi passi di distanza, colui che era il motore del suo cuore stava consumando gli ultimi centimetri di cera della candela che aveva animato il loro amore giovanile. Ezio si fermò, raddrizzando la schiena e alzando gli occhi al cielo. Sorrise alla luna pallida, voltò le spalle e corse via nell’oscurità.


  
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