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Autore: whatashame    22/11/2011    3 recensioni
Inghilterra 1200. La giovane Isabella Marie Swan lascia per sempre la casa di suo padre per le brume delle foreste di larici e le nebbie di Barnsdale. L'ignoto la attende ma qualsiasi futuro sembra migliore di una vita dove le viene negato persino il matrimonio con un vecchio e panciuto signorotto locale. Non ha scelta: può soltanto scappare dalle braccia del destino che la avvolge in trame tanto strette e dolci da soffocare.
E' il momento per la piccola Lady di smettere i preziosi broccati, i pizzi e le trine, per diventare solo e soltanto Bella, una donna.
(E' una Bella/Edward)
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward, Bella/Jacob
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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bella 1

Prologo




Non ricordo molto bene mia madre.

Potrei fingere che sia perché è morta quando ero piccola, ma sarebbe una bugia: avevo dodici anni, e sebbene il tempo possa appannare i contorni dei volti e avvolgere nella nebbia uno zigomo, una bocca, io so che non è questo il caso. Ricordo molto bene infatti la bambola che Marcus, mio padre, portò con sé dal viaggio a York; ricordo Emmett, mio fratello, che riceveva la sua prima spada da cavaliere; e ricordo Edward bambino, i suoi capelli ed i suoi occhi chiari. Di mia madre invece rammento soltanto l'odore di erbe e vapori che appestava le sue stanze, e la sua voce, una voce dolce e cantilenante, campanelli d'argento e onirici fumi. Eppure passavamo tanto tempo insieme, mia madre ed io, chiuse in quello che poteva definirsi il suo laboratorio, e mentre le altre bambine imparavano il ricamo e le preghiere, lei mi insegnava le proprietà degli elementi, a vivisezionare topi, a schiacciare bacche.

Un'altra cosa che ricordo di Renèe Dwyer, è che quando passava, le dame più bigotte prendevano a farsi il segno della croce e le sguattere si battevano il petto. Perché mia madre portava i capelli troppo corti per l'etichetta ed era di natali troppo infimi, nonché del sesso sbagliato, per avere diritto ad un'opinione: mia madre era una strega, con i suoi filtri e le sue larve essiccate.

La verità è che era una un alchimista intrappolato in un corpo di donna, uno speziale dalle dita sottili, galenica saggezza e forme fragili. Una creatura profondamente curiosa di penetrare i misteri della natura, un'esteta e un'avida ricercatrice di meraviglia.


Per me, invece, era soltanto mia madre, gonne lunghe e sottane di seta chiara..


Bella, guarda, non avere paura. E' soltanto una rana.


Mia madre, braccia calde e ninnananne.


Sai, mia piccola Bella, se prendi una rana e la fai cadere nell'acqua bollente, quella salta subito fuori. Sente che scotta e si spaventa.


Mia madre, storie sussurrate all'orecchio.


Ma se la metti nell'acqua fredda, e poco a poco la porti a bollore, quella rana non salterà mai fuori. Morirà lentamente, senza accorgersene.


Mia madre, che forse non mi amava abbastanza da restare in vita per me.


Bella, non lasciare che succeda, non permettere a nessuno di ucciderti lentamente. Combatti, combatti come non farà mai quella rana. Combatti tutti i giorni per sentirti viva, perché sei forte e può ferirti solo il coltello. Non lasciare che sia la vita a spegnerti poco a poco, come la fiamma sotto quel calderone.


Quella storia mia madre la raccontava sempre. A volte mi chiedo se era proprio a me che la raccontava, o se la stava solamente ripetendo a se stessa.


Forse non era una storia adatta ad una bambina, ma quel giorno, il giorno più importante della mia vita, io non avevo altro che quella sua storiella a rintronarmi nella testa.





***





Note

  1. L'esperimento della rana bollita risale al 1882, e fu condotto alla John Hopkins University. Ha solleticato la fantasia di ben più di un autore o un giornalista, ed è stato rielaborato nei modi più diversi.

  2. Cercherò di rispettare delle coordinate “spazio-temporali” nel corso del racconto, ma non sono un'esperta di storia, assolutamente, e potrei commettere parecchi errori, o piegare la realtà storiografica alle esigenze della trama, considerando che più che nei fatti, la mia fanfic ha le basi nelle leggende. Quello che mi interessa è cercare comunque di rendere le cose “credibili”, e se così non fosse vi sarei grata qualora me lo faceste notare.


   
 
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