Peter sapeva quanto Neal fosse impulsivo e incline a seguire il proprio, incosciente, istinto; lo sapeva dannatamente bene, ma non pensava che fosse anche così stupido! Camminava con lunghe falcate attraverso il corridoio asettico, ignorando la gente intorno a lui e trascinando con sé Elizabeth, che lo teneva per mano e cercava di calmarlo. L’unica cosa che aveva in testa, però, era il numero della camera verso cui era diretto: 359. Un paio di minuti dopo, aveva trovato la porta. “Neal Caffrey è qui?”, domandò brutalmente all’infermiera che vi si trovava davanti. “Sì, ma...” Peter non la fece finire di parlare, la superò ed entrò nella stanza. Sua moglie, ancora unita a lui, mormorò un veloce ‘scusi’ prima di seguirlo. Il federale si bloccò a pochi passi dal letto dove si trovava il più giovane, stupefatto - e ancora di più innervosito - dal sorriso sulle sue labbra. “Peter, El... Pensavo l’infermiera non vi avrebbe lasciato passare... Blaterava qualcosa sul fatto di avere familiari in città...” “Zitto”, lo interruppe Peter, furiosamente, “razza di stupido testone.” “Tesoro”, lo richiamò El. “No, honey, non essere sempre così accondiscendente!” “Tu”, Peter tornò a guardare il giovane, “dov’è il tuo distintivo?” Neal guardò il comodino accanto al letto; il federale lo raggiunse velocemente e prese l’oggetto. “Questo, mi pare ovvio, non ti servirà più.” “Ma Peter...” “Niente ‘ma’, Neal. So che dovevamo parlarne, ma data la tua bravata di stamani, direi che non c'è nulla di cui parlare. Il tuo lavoro con l’FBI termina oggi, come deve essere, e basta.” Dopo quella sfuriata, cominciò a camminare su e giù per la stanza, incapace di stare fermo e controllare la propria agitazione. Elizabeth si mise a sedere sul bordo del letto. “Peter è stato un po’ troppo veemente, ma non ha torto. Ci hai fatto prendere un colpo; quando Diana ha chiamato, eravamo molto sorpresi”, disse, prendendogli delicatamente la mano con le sue. “Non ti si può lasciare solo un paio d’ore per farti un regalo, che finisci nei guai”, rise, oramai sollevata dal vederlo in buona salute. “Non volevo”, rispose Neal, abbassando lo sguardo. “Ci mancava solo che l’avessi fatto apposta!”, sbottò Peter, all’improvviso, tornando ad avvicinarsi velocemente al letto. Quando gli fu davanti, il federale alzò una mano, indeciso lui stesso su cosa fare; alla fine sbuffò lasciando che prevalesse l’istinto di far scorrere le dita tra i suoi capelli, e abbassandosi verso di lui fino a trovarsi fronte contro fronte, gli occhi chiusi. “Ero così spaventato. Stupido”, disse lentamente, non potendo evitare di stringere la presa. “Ti chiedo scusa, Peter”, disse lui, il tono sinceramente dispiaciuto. “OK. È tutto a posto, stai bene”, rassicurò il federale, in un ovvio tentativo di convincersene lui per primo. “Quindi possiamo parlare del mio lavoro con l'FBI?”, domandò, speranzoso, il ragazzo, quando Peter si allontanò. “Assolutamente no!”, rispose lui, deciso. “La tua sentenza è compiuta, non c’è più alcun bisogno che tu metta a repentaglio la tua vita in modi così idioti!” “Ma come, mi lasci disoccupato senza nemmeno un preavviso?”, si lamentò. El rise. “Questo non è esatto.” “Cosa vuol dire?”, chiese Neal, spostando lo sguardo su di lei. “Doveva far parte del tuo regalo, ma dato che ci siamo...”, cominciò la donna. “La galleria per cui lavoro sta cercando un nuovo addetto al controllo delle opere in arrivo, e altri lavoretti simili. Ho fatto il tuo nome e, nonostante lo scetticismo iniziale, hanno accettato di parlare con Peter. Eravamo lì quando ci hanno avvertiti.” Neal spostò lo sguardo da uno all’altra, incredulo. “È forse l’occasione migliore che possa capitarti”, lo informò Peter. “Pensaci, lavorerai in mezzo a grandi opere d'arte, aiuterai con la sicurezza e farai quasi quello che facevi prima. Portarti i quadri a casa a parte.” “Ed Elizabeth mi terrà d’occhio”, rise Neal. “Ed El ti terrà d’occhio”, confermò Peter, serio. La donna rise a sua volta. “Sono sicura che Neal farà il bravo, in tutti i sensi.” “Ehm ehm.” L’infermiera era dietro di loro, braccia incrociate sul petto e un’aria per niente contenta sul volto. “Fuori di qui, ora”, ordinò, “e niente storie, signore. Il paziente deve riposare.” El si alzò e prese nuovamente Peter per mano. “A domani, Neal.” “A domani, El. Peter.” “A domani”, disse soltanto il federale, lasciandosi guidare fuori. Quando uscì si accorse dei presenti che non aveva notato prima; Sara, Mozzie, June e Diana li osservavano preoccupati e perplessi. Si passò una mano tra i capelli, mentre l’altra stringeva quella di sua moglie. “Sta bene”, sentì dire a Elizabeth, “per fortuna. Ora scusateci, dobbiamo andare.” Peter sospirò e fece un leggero sorriso di saluto per tutti, prima di seguirla. Qualsiasi conseguenza a quanto successo negli ultimi dieci minuti, sarebbe stata affrontata in un secondo momento.