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Autore: LaMicheCoria    24/11/2011    8 recensioni
[Ad Harinezumi, per il suo compleanno]
Per inciso, lui odiava la cucina di Francis, quindi che il parigino si fosse da un giorno all’altro stabilito davanti ai fornelli, era un caso fortuito. Okay, forse Arthur aveva contribuito a fare sì che l’altro campeggiasse davanti al forno. Forse.
Ma solo perché quegli aggeggi da cucina erano diabolici, proprio come Francis: da essere elettronico diabolico a microcefalo mangia-baguette altrettanto diabolico il salto era breve e la comprensione reciproca.

[FrUk]
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Ob-La-Di-Ob-La-Da
Autore:  Nemeryal
Fandom: Axis Power Hetalia
Rating: Giallo.

Genere: Slice of Life, Commedia, Comico.
Avvertimenti: OneShot, Missing Moments, Shonen-Ai, Au
Personaggi: Arthur Kirkland/Inghilterra, Francis Bonnefoy/Francia

Pairing: FrUk
Musica: Ob-La-Di-Ob-La-Da – The Beatles
Trama: Per inciso, lui odiava la cucina di Francis, quindi che il parigino si fosse da un giorno all’altro stabilito davanti ai fornelli, era un caso fortuito. Okay, forse Arthur aveva contribuito a fare sì che l’altro campeggiasse davanti al forno. Forse.
Ma solo perché quegli aggeggi da cucina erano diabolici, proprio come Francis: da essere elettronico diabolico a microcefalo mangia-baguette altrettanto diabolico il salto era breve e la comprensione reciproca.

Dedica: Un certo Green Mint Bunny mi ha detto che oggi è il compleanno di una certa Arthur vicentina.
Quindi..Ah-ehm, sì, questo sarebbe il mio regalo per Harinezumi. Cioè, temo che sia un po’ misero..però tanti, tanti auguri :3

Note: i venti carati sono presi dal testo dell’omonima canzone dei Beatles. L’immagine viene da QUESTA pagina.

 

 

 

Ob-La-Di-Ob-La-Da

 

Arthur non aveva idea di come Francis si fosse esattamente intrufolato nella sua vita.
Cioè, aveva giusto un vago ricordo di quel parigino tutto profumo e stramberie, con la sua camicia bianca e i jeans scuri, i capelli biondi stretti in una coda bassa da un laccetto nero, il mento posato sulla mano chiusa a pugno, gli occhi azzurri socchiusi al sole che filtrava dalle finestre dell’Università, le labbra sollevate in un accenno di sorriso, un bracciale blu, bianco e rosso lasciato cadere mollemente lungo il polso..cosa stava dicendo?
Ah, sì. Ecco, aveva un ricordo vago, molto vago, di Francis che sollevava la testa dai banchi e gli sorrideva del suo ghigno tipico, e poi lo salutava agitando graziosamente la mano.
Non sapeva assolutamente come avesse fatto quel maledetto francese ad entrare in casa sua una, due, tre volte: per degli appunti che non aveva preso, per ripassare in vista dell’esame, perché “E’ sabato mattina, Arthùr, e il sabato mattina la colazione si fa con decenza, altrimenti che senso c’è?”
Per inciso, lui odiava la cucina di Francis, quindi che il parigino si fosse da un giorno all’altro stabilito davanti ai fornelli, era un caso fortuito. Okay, forse Arthur aveva contribuito a fare sì che l’altro campeggiasse davanti al forno. Forse.
Ma solo perché quegli aggeggi da cucina erano diabolici, proprio come Francis: da essere elettronico diabolico a microcefalo mangia-baguette altrettanto diabolico il salto era breve e la comprensione reciproca.
Ecco, forse il salto dalla cucina alla camera da letto era un po’ più complicato e fraintendibile, ma era tutta colpa dell’alcool.
Di tanto, tanto alcool.
E di Francis che lo portava praticamente in spalle a casa. Dell’odore di Francis, quel misto abominevole di rose e dopobarba. Delle labbra di Francis, che gli sfioravano la fronte. Della voce di Francis, che gli sussurrava all’orecchio. Della camicia di Francis, che mai gli era sembrata così fastidiosa. Delle mani di Francis, che gli carezzavano il viso. Della risata di Francis al suo ringhiante “Shit, Questa camicia fa schifo, toglila!. Dei capelli di Francis, in cui aveva affondato le dita.
E poi ancora della sua bocca, del suo respiro, del suo fiato, del suo corpo..
Però era l’alcool il punto focale, l’arkè kakòn, il principio di tutti i mali di quella sera!
E di quella seguente. E di quella seguente ancora. Insomma, l’alcool era stato il sassolino che aveva scatenato la frana.
Che poi, davvero, Arthur non aveva ancora capito come Francis si fosse intrufolato nella sua vita.
Come fosse riuscito a tarlargli la testa un giorno dopo l’altro, sempre più a fondo, sempre più deciso, fino a diventare il suo unico tema di conversazione, la sua unica visione durante i viaggi mentali nelle ore di lezione, l’unico motivo dei suoi viaggi mentali nelle ore di lezione.
Era lì, che lui lo volesse o no, che lo chiamasse o lo rifiutasse, che gli fosse accanto o lontano.
Anche in quel momento, tra il cicaleccio della gente e i camerieri in livrea, il parigino era seduto dinanzi a lui, per nulla spaventato –forse un po’ sorpreso. Persino felice- dai venti carati che Arthur gli aveva fatto trovare nel flûte di champagne.
-E questo cosa sarebbe, mon cher?- chiese Francis, in sussurro, rigirandosi fra le dita l’anellino d’oro –Un modo romantico per dirmi che vuoi me e solo me per tutta la vita?-
-Non farti strane idee, french frog!- ribattè immediatamente Arthur, incrociando le braccia al petto ed evitando di guardarlo –E’ solo che come schiavetto di cucina non sei troppo orribile, ma al negozio avevano finito i collari e le catene-
Arthur non aveva idea di come Francis si fosse esattamente intrufolato nella sua vita.
-Ma sei vuoi a quelle ci penso io stasera, chenille~-
La cosa non gli importava poi molto.
-You, idiot!-
In fondo, Francis non aveva dato alcun segno di volersene andare.

 

 

 



{ Ob-la-di ob-la-da life goes on, bra
La la how the life goes on
Ob-la-di ob-la-da life goes on, bra
La la how the life goes on }

   
 
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