Titolo: Rinasce il Mondo col Primo Sole
Autore:
Nemeryal
Fandom: Axis Power Hetalia
Rating: Giallo
Genere: Slice of
Life, Triste, Angst
Avvertimenti: Missing Moments,
Shonen-Ai, Yaoi, Flashfic.
Personaggi: Gilbert Beilschmidt/ Prussia, Roderich Eldestein/Austria
Pairing: PrussiaxAustria
Musica: Figlia del Cielo – Roberto Cacciapaglia
Trama: Modulando la sinfonia con dita tremanti, non
si fermò nemmeno quando vide l’ombra incerta di Gilbert sovrastarlo in
silenzio; lasciò che il suo respiro gorgogliante si intrecciasse alle note della
melodia, gli permise di chinarsi fino a sentirne i capelli sfiorargli le
tempie.
Fu allora
che Austria ebbe un unico, fatale istante di esitazione e Prussia ne approfittò,
prendendogli le mani fra le sue –e
Roderich rabbrividì nel sentirle già fredde, calde là unicamente dove le ferite
erano ancora aperte e sanguinanti- e avvicinandosele alle labbra.
Dedica: a Silentsky
Note: Oggi avevo voglia di
scrivere una PruAus (devo riprenderci la mano, ragazzi U.u Devo dare il massimo
per il progettino che mi frulla nella testa), e mi è uscita deprimente. Ehm..
L’ultima frase pronunciata da Roderich
è presa dal testo della canzone che mi ha dato l’ispirazione.
E’ ambientata nella notte del 24
Febbraio 1947.
Credo che la data da sola possa darvi
un’idea del momento, no? Comunque, nel caso, andate QUI.
Rinasce il Mondo col Primo Sole
Non c’erano
mai stati buoni rapporti fra di loro.
Austria
trovava il comportamento di Prussia fastidioso ed infantile, tanto da odiare
quel suo ghigno perennemente stampato sulle labbra esangui, o gli occhi
scarlatti sempre attraversati da un lampo maligno.
Prussia
detestava l’aria impettita di Austria, il gesto stizzito con cui si rimetteva a
posto gli occhiali sul naso o l’espressione di disprezzo che riservava unicamente
a lui.
Inoltre, come
avrebbe potuto Gilbert perdonare a Roderich di aver trasformato Ungheria in una
damina da salotto? E come avrebbe potuto Roderich perdonare a Gilbert di aver
tentato ad ogni occasione possibile di riportare Ungheria a quello stato di
selvaggia ebbrezza in cui l’aveva trovata?
Eppure quella sera, quando Prussia si presentò
nella Stanza della Musica, Austria non protestò.
Continuò a
suonare a dispetto dell’ora tarda, della pioggia che batteva contro i vetri, del
futuro che attendeva entrambi;
schiacciava i tasti del pianoforte con la stessa forza con cui aveva premuto il
grilletto mille e mille volte durante le ultime due Guerre, con la medesima
violenza e disperazione.
Modulando la
sinfonia con dita tremanti, non si fermò nemmeno quando vide l’ombra incerta di
Gilbert sovrastarlo in silenzio; lasciò che il suo respiro gorgogliante si
intrecciasse alle note della melodia, gli permise di chinarsi fino a sentirne i
capelli sfiorargli le tempie.
Fu allora
che Austria ebbe un unico, fatale istante di esitazione e Prussia ne
approfittò, prendendogli le mani fra le sue –e Roderich rabbrividì nel sentirle già fredde, calde là unicamente dove
le ferite erano ancora aperte e sanguinanti- e avvicinandosele alle labbra.
L’austriaco
chiuse gli occhi e piegò la testa, permettendo a Gilbert di affondargli le dita
fra i capelli e di sfiorargli il collo con l’altra mano; al borbottio iroso del
tuono lo strinse a propria volta, levandosi in piedi e cercando il suo respiro.
Nel buio
tempestato di gocce di pioggia e palpitare di lampi, Roderich avvertì il corpo
di Gilbert divenire ad ogni ansito più freddo ed immobile; invano cercò di
donargli il proprio fiato, di dividere con lui la propria vita
nell’intrecciarsi delle mani o nello sfiorarsi delle labbra, di rivendicarlo
per sé sussurrando il suo nome con un singulto strozzato.
Non
bastarono le carezze a cancellare le cicatrici che sentiva disegnarsi sotto le
dita. Non la voce a restituirgli parole che non fossero intrise di sangue e
dolore.
-Devo
andare, damerino- mormorò Prussia, in
ombra contro la luce dell’alba che come marea spumeggiava lungo le ampie
vetrate –L’eroe da strapazzo e il beone sovietico, sai..-
-Aspetta ancora- Austria sollevò appena
le spalle dal pavimento gelido –Resta qui
mentre sorge l’aurora- tese il braccio, facendo per accarezzargli il viso –Rinasce il mondo col primo sole..-
Un raggio
scarlatto saettò tra le dita di Roderich: nel gelo della mano che sfiorava solo
l’aria del mattino, l’unico calore fu quello di una lacrima –non sua- che gli scivolava sulla pelle.
***