WARNING: questa one-shot è un seguito a parte della one-shot "Epitaffio" che potete trovare qui: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=758604&i=1
Consiglio l'ascolto di questa composizione durante la lettura: http://www.youtube.com/watch?v=99GyFmnH59s&feature=related
Papà, dov'è la mamma?
« Papà? » chiamò una voce soffice e piccola. Mi alzai dal divano e ciabattai fino alla stanza dalla quale avevo sentito provenire la voce. Un bambino si voltò a fissarmi. Aveva due enormi occhi azzurri e dei boccoli scuri gli coprivano la testa. Teneva le labbra arricciate e le sue manine si stringevano attorno ad un libricino con la copertina verde con scritto Bambi. Era seduto a letto, con la lampada da lettura accesa.
« Cosa succede, tesoro? » domandai, avvicinandomi a lui e sedendomi sul letto al suo fianco. Il bambino mi guardò a lungo e poi chiese.
« La mamma di Bambi muore? » chiese, indicandomi con la manina un’immagine nel libretto che ritraeva i cacciatori che inseguivano una cerbiatta.
« Sì, purtroppo sì. È triste, vero? » lo avvicinai a me, stringendomelo al petto, mentre ancora lui sembrava stare pensando a qualcosa che lo tormentava.
« Papà. » ripeté, portandosi in bocca il pollice della mano.
« Dimmi, Darren. » lo incoraggiai.
Lui si accoccolò meglio su di me e respirò a fondo prima di parlare.
« Quell’uomo che è sulle foto sparse per tutta casa è la mamma? » chiese, alzando lo sguardo verso di me e puntando i suoi enormi occhi nei miei. Mi ci volle molto impegno per non guardare altrove.
Chissà cosa si leggeva nelle mie iridi quando pensavo a Kurt. Sorrisi, baciando la fronte di mio figlio, anzi, di nostro figlio.
« Sì, quello è la tua mamma. » risposi.
Darren parve rifletterci qualche istante.
« E perché è un uomo? Le mamme dei miei amici sono tutte donne. » commentò, innocentemente, con un tono di voce addolorato, come quello di un bambino ferito.
Guardai in basso e sbattei più volte le palpebre, un po’ per scacciare i fantasmi del passato, un po’ per non portarmeli troppo appresso nel presente.
« Perché io mi sono innamorato di lui. » spiegai, prendendolo tra le braccia e sistemandolo bene contro il cuscino, rimboccandogli le coperte e passandogli una mano su una guancia.
« Come nei film? » chiese, senza smettere di fissarmi con quegli occhi così assurdamente simili a quelli di Kurt. Così chiari, così grandi, così belli da essere i soggetti perfetti di tutte le mie fantasie. Due occhi che avevano marchiato il mio passato e si ostinavano a marchiare il mio presente e che, ora, avrebbero continuato a scrivere il mio futuro assieme a quello di Darren.
« Come nei film. » confermai. Pensai per qualche istante a me e Kurt. Alle nostre domeniche passate a mangiare cibo cinese davanti alla TV. Al nostro mercoledì Musical e alle serate Harry Potter.
Tutti i ricordi mi si rovesciarono sopra come una cascata e quasi mi spezzai sotto al loro peso.
Darren afferrò il suo orsacchiotto bianco e lo osservò, come se lo stesse analizzando per la prima volta. Mi sentii appeso a un filo. Avevo sempre voluto parlare a Darren di Kurt, ma avevo sempre la sensazione di non esserne capace e che le parole mi morissero sulle labbra.
« Papà la mamma è morta? » chiese, continuando a fissare l’orsacchiotto. Notai dei lucciconi formarglisi sotto agli occhi. Gli alzai il viso verso il mio, posandogli un dito sotto il mento.
« Non l’ha fatto apposta, sai? E poi ci controlla da lassù. » gli sussurrai all’orecchio, abbracciandolo. Il bambino rispose con forza, stringendo le sue manine sul mio maglione e raggomitolandosi su di me. Rimanemmo in silenzio qualche istante, e pregai di essere abbastanza forte da poterlo sostenere, da poter essere la sua roccia anche da solo.
Sapevo che gli mancava una mamma e che non ero capace di fungere da entrambi. Non ero nemmeno troppo bravo a fare il padre, ma ci provavo.
« Come lo sai? » chiese, tirando su col naso. « Che ci guarda, intendo. »
Respirai a fondo. Pensai a tutte le volte in cui ci eravamo promessi che saremmo rimasti assieme ed ora, invece, dovevo coricarmi in un letto vuoto che oramai aveva perso il suo profumo.
« Lo so perché mi viene a trovare tutte le notti e mi chiede di te. »
Darren alzò lo sguardo, con le grosse lacrime che gli scivolavano lungo le guance ed il naso rosso. Mi fissava curioso e sconcertato, con quel modo di fare che hanno solo i bambini e che ti fa venire voglia di sorridere. Infatti sorrisi.
Gli pulii le guance con la manica del maglione e lui si passò le manine sugli occhi.
« Davvero? E ti chiede di me? » domandò, la vocina piccola e gli occhi sempre più grandi.
Gli diedi un bacio sulla punta del naso.
« Certo, sempre. Vuole sapere come vai a scuola, se stai bene. Dice sempre che non devi prendere freddo. Inoltre si preoccupa un sacco, come al solito. Era uno che… si preoccupava spesso. » ed alzai lo sguardo verso la porta della stanza: eccolo, semi trasparente come ogni fantasma che si rispetti, Kurt che mi guardava. I suoi occhi, identici a quelli del bambino che mi abbracciava, mi guardavano. Gli angoli della bocca lievemente piegati all’insù e stava appoggiato allo stipite della porta.
Veniva a trovarmi molto più spesso di tutte le notti. In ogni attimo della mia vita.
Mi controllava, anzi, ci controllava.
Gli sorrisi, le lacrime agli occhi, e lui fece spallucce, sorridendo di rimando. Con le labbra sillabò: “Digli che gli voglio bene.”
« Sai, dice che ti vuole bene. » dissi a Darren, che mi guardò confuso.
« E’ qui? » domandò, guardandosi attorno, incapace di vederlo. Io annuii.
« Posso dirgli una cosa? » chiese, continuando a cercarlo. Gli baciai la guancia morbida e sprofondai nella sua calda pelle di bambino.
« Certo che puoi. Ti sente. »
Darren sembrò pensarci su qualche secondo, come a formulare una frase perfetta. Come quando devi chiedere a qualcuno di sposarti. Teneva la lingua fuori d’un lato, troppo concentrato per accorgersene e corrugava la fronte priva di rughe.
« Saresti stata la migliore mamma del mondo, sono sicuro. » disse al nulla. Kurt si portò una mano alla bocca e sorrise, le lacrime gli si affacciarono sugli occhi. Strinsi Darren più forte a me. « Ed io, come Bambi, ti renderò orgoglioso di me. » continuò.
« E’ già orgoglioso di te. E lo sono anch’io. » ammisi. Kurt si avvicinò e mi posò una mano sulla guancia, mentre le lacrime scendevano anche sul mio viso. Io che avrei dovuto consolare mio figlio. Mi sorrise e mi sillabò: “Ti amo.”
« Papà? » mi chiamò nuovamente Darren, mentre tiravo silenziosamente su col naso.
« Sì, tesoro? » risposi, mentre Kurt si dirigeva nuovamente verso la porta, pronto ad andarsene, almeno per un po’, da lì.
« Puoi chiedergli se resterà sempre con me? » mugugnò. Kurt mi lanciò uno sguardo di sfuggita, da dietro le spalle. Seppi cosa dovevo rispondere.
« Anche quando crederai che non c’è. Sempre. Non dimenticarti di lui, mi raccomando. » dissi, alzandomi dal letto e lasciandolo disteso, mentre fissava il soffitto.
« Digli che gli voglio bene anche io. » disse mentre uscivo. E sorrisi.
Kurt mi mancava davvero più di quanto potessi sopportare, ma non ero solo. Dovevo riuscire ad andare avanti, a crescere Darren. Per lui, per nostro figlio e per me.
Dal corridoio, mentre tornavo in salotto, sentii nuovamente la voce di Darren.
« Lo amavi tanto, papà? »
Sorrisi, lasciando finalmente che le lacrime mi occupassero il viso per intero.
« Più di quanto qualsiasi film potrebbe mai mostrare. » sussurrai.
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Spazio Autrice:
Sono la regina del masochismo alèèèèèèèèèèèè.
No, scherzi a parte, era un po' che avevo idea di scrivere un seguito di quella one-shot.
L'idea del figlio di cui avevo parlato mi intrigava molto. Inoltre il fatto che Blaine possa ancora vedere Kurt è terribilmente dolce.
Se devo essere sincera mi sono depressa parecchio a scriverla, ma spero che almeno a voi sia piaciuta.
Ovviamente le recensioni sono le benvenute, mi fanno sempre molto piacere ed ognuna ha un grande valore per me.
Vostra,
{noth