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Autore: harinezumi    27/11/2011    3 recensioni
«Oi, stupida scimmia!»
Goku aprì un occhio, mettendo a fuoco la figura di Sanzo che troneggiava su di lui, le braccia incrociate al petto e l’espressione di chi ha tutta l’intenzione di spellarti vivo. In quei momenti non somigliava per nulla ad un monaco, la sigaretta che fumava prima di andare a dormire tra le labbra e le sopracciglia di quei begli occhi viola corrugate.
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Cho Hakkai, Genjo Sanzo Hoshi, Sha Gojio, Son Goku
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Take care
Genere: Fluff
Rating: Verde
Parole: 1732
Personaggi: Cho Hakkai, Genjo Sanzo, Sha Gojyo, Son Goku
Avvertimenti: One shot, Shonen-ai
Note dell’autrice: la trama è improbabile ma la direzione del viaggio di Saiyuki in fondo è piuttosto generica :3 spero possa piacere lo stesso e che l’impegno che ci ho messo per cercare di rendere i personaggi IC sia servito a qualcosa >_< grazie molte a tutti quelli che leggeranno <3 - h.

Disclaimer: i personaggi di Saiyuki appartengono a Kazuya Minekura e a lei soltanto~

____________________

 


Take care

 
«Oi, stupida scimmia!»
Goku aprì un occhio, mettendo a fuoco la figura di Sanzo che troneggiava su di lui, le braccia incrociate al petto e l’espressione di chi ha tutta l’intenzione di spellarti vivo. In quei momenti non somigliava per nulla ad un monaco, la sigaretta che fumava prima di andare a dormire tra le labbra e le sopracciglia di quei begli occhi viola corrugate.
Ma Goku si rese presto conto del perché il bonzo sembrasse sul punto di sparargli in testa, perché quello dove si era addormentato era il suo letto; come se non bastasse, aveva sbavato tutto il cuscino. Ma mentre stava per aprire la bocca e dire che non era colpa sua e che aveva sognato polipi fritti, Sanzo tirò fuori da chissà dove il suo harisen e glielo diede in testa.
«Chi ti ha detto che puoi dormire sul mio letto?! Vattene immediatamente da un’altra parte!» gridò, mentre Goku si affrettava a scivolare via dalle coperte, quasi schiantandosi in avanti a terra, ma alla fine riuscendo a gattonare lontano da Sanzo e dalla sua violenza, affannosamente.
«Non l’ho fatto apposta! Sono stanco! E ho fame» si lamentò Goku, sedendosi a terra a gambe incrociate e guardando il compagno con aria contrariata. «Ah!» esclamò, interrompendosi immediatamente e alzandosi in piedi, ricordatosi improvvisamente di qualcosa. Sanzo lo guardò seccato, mentre riappropriatosi del suo letto ci si era seduto e si stava togliendo la parte superiore della tunica, legandola in vita e restando coperto dalla maglietta nera.
«Che c’è stupida scimmia, ti sei ricordato che hai fame?» domandò, con un sospiro, lanciando un’occhiata schifata alla grossa macchia di bava sul proprio cuscino.
«No! Cioè sì, ma non è di questo che volevo parlarti» esclamò Goku, tutto concentrato. «Prima, quando sei uscito a prenderti le sigarette, ti ho sentito litigare con Hakkai! Che storia è?»
«Sei troppo scemo per capire, e poi in ogni caso non sono affari tuoi» sbottò Sanzo, all’apparenza per nulla contento di quella domanda, cercando con gli occhi un posacenere, tanto per non dover guardare Goku, che lo fissava ancora estremamente imbronciato. «Origli tutto quello che dico in tua assenza, stupida scimmia?» aggiunse, voltandosi verso di lui con una smorfia, irritato dal suo sguardo.
«Non sono troppo scemo, e non mi va che fai arrabbiare Hakkai. Diventa ancora più inquietante del solito, se disturbi la sua… tranquillità» sbottò Goku, arricciando il naso, ignorando il tentativo dell’altro di offenderlo deliberatamente.
Ma l’occhiata che Sanzo gli lanciò dopo quelle parole gli fece realizzare che sarebbe stato meglio non pronunciarle mai. Il bonzo si alzò dal letto e venne di lui con aria buia e minacciosa, i pugni stretti lungo i fianchi e l’aspetto di chi si appresta a commettere un omicidio. Goku aprì la bocca per balbettare delle scuse, ma l’altro lo precedette.
«E così presupponi che sia colpa mia» mormorò in un sibilo, scrocchiandosi le nocche con la mano stretta a pugno. «Che io abbia fatto arrabbiare Hakkai».
«Beh, ma nemmeno lui ha una pazienza infinita, cioè…» cercò di spiegare Goku, ma evidentemente così facendo peggiorò le cose, perché Sanzo lo afferrò per la sciarpa e lo trascinò con un ringhio fino alla porta della stanza, gettandolo nel corridoio e sbattendogliela in faccia.
«Sanzo…» mormorò Goku, perplesso, ormai rivolto a nessuno. Ma non si avvicinò di nuovo alla porta, né sembrò ricordarsi subito che il suo letto era nella stessa stanza di Sanzo, così anche se si avvicinava la sera non avrebbe potuto dormire da nessuna parte. Era talmente allibito che l’unica cosa che riuscì a fare fu andare a cercare Hakkai.
«Ti ha buttato fuori dalla stanza?» gli fece quello, accogliendolo nella propria, che divideva con Gojyo. Sembrava sorpreso, ma non troppo; un avvenimento del genere era raro, ma non poi così tanto trattandosi di Sanzo.
«Si vede che non fai altro che rompere, stupida scimmia» osservò il rosso, intento a leggere un giornale di dubbie origini steso sul proprio letto e ovviamente ad ascoltare discorsi altrui.
«Gojyo, almeno togliti le scarpe, stai sporcando le lenzuola…» sospirò Hakkai, lanciando un’occhiata rassegnata all’altro spalmato sulle coperte, completamente vestito e con gli anfibi ancora ai piedi.
«Vorrà dire che dormirò con te, visto che quelle del tuo letto sono pulite» fece quello, venendo però completamente ignorato stavolta, e di proposito.
«Dimmi, Goku, di cosa stavate parlando prima che Sanzo si arrabbiasse?» chiese Hakkai, sorridendo al ragazzino con la sua aria rassicurante di sempre, mentre entrava tirando su con il naso, turbato.
«Volevo solo che faceste pace! Vi ho sentiti litigare prima e gli ho detto di non farti arrabbiare… perché se ti arrabbi tu di solito vuol dire che lui ha torto!» esclamò Goku, con convinzione. Hakkai però aveva assunto un sorrisetto mortificato, mentre lo ascoltava parlare.
«Goku…» mormorò, schiarendosi la voce, come cercando le parole adatte con cui continuare. «Forse è meglio che ti scusi con Sanzo. È stata tutta colpa mia, ero nel torto. Non volevo perdere tempo per il nostro viaggio però, perdonami».
«Davvero è colpa tua? Ma allora perché litigavate?» chiese Goku, meravigliato.
Hakkai si limitò a sorridergli, senza rispondergli; inaspettatamente, fu Gojyo ad aprire bocca. «Avanti, diglielo!» sbuffò, distogliendo gli occhi dal giornale e voltandosi verso di loro. «Sanzo vuole farci fare un giro assurdo per le montagne, perché tra un po’ la nostra strada s’incrocerà con la tua stupida montagna. È testardo come un mulo, non vuole avvicinarsi nemmeno di dieci chilometri, così Hakkai è stato costretto a modificare tutto il piano per il viaggio».
«Ma perché…? Non capisco…» mormorò Goku, guardando negli occhi prima Gojyo, poi Hakkai, confuso.
«Dovresti andarlo a chiedere a Sanzo» gli consigliò quest’ultimo infine, con una risatina. «E dovresti fargli presente che se ti costringe a stare senza un letto dormirai male e domani passerai tutto il giorno a lamentarti. Vedrai che ti farà entrare…»
Goku inizialmente non cambiò espressione, restando perplesso, ma a quelle parole il suo volto s’illuminò d’entusiasmo, e strinse i pugni, deciso. «Va bene! Prima vado a chiedere al gestore della locanda se mi dà un pollo arrosto! Sto morendo di fame…» sbuffò, dando le spalle agli altri e correndo fuori dalla stanza con un notevole entusiasmo ritrovato.
Hakkai chiuse la porta dietro di lui, con un sospiro, andando a gettarsi sul proprio letto, davanti a quello di Gojyo, senza nemmeno smuovere le coperte. Prima però fece attenzione a far notare al rosso che lui, le scarpe, se le toglieva, facendo più rumore del solito nel gettarle giù dal letto. «Spegni la luce, per favore… sono stanco morto» mormorò alla fine all’altro, chiudendo gli occhi.
In quell’istante, al posto di una risposta, sentì il corpo di Gojyo che gli si stendeva accanto con un fruscio, mentre le mani del rosso gli cingevano la vita e se lo tiravano contro con prepotenza. Le sue labbra si erano andate a posare sul collo di Hakkai e avevano preso a muoversi lente per torturargli la pelle, ma quello nemmeno aprì gli occhi.
«Gojyo, non posso, come dire… predicare bene e razzolare male…» sospirò con tono stanco, ma lievemente divertito.
«Ma sei una brava mammina, no? E penso che dovresti concederti i tuoi spazi…» gli rispose la voce roca di Gojyo, che solo in quel momento smise di succhiargli e baciargli la pelle.
Hakkai aprì gli occhi, accarezzando i lunghi capelli rossi dell’altro, prima di afferrarglieli con delicatezza verso le punte e tirargli così indietro la testa, lentamente. «Visto che sono una brava mammina, forse preferiresti che ci ripensassi e che chiedessi al povero, sconvolto Goku di fare a cambio di stanza con te».
«Cosa?! Io non ci vado in stanza con quel bonzo deficiente!» sbottò Gojyo, come sempre per nulla contento che gli si toccassero i capelli. Ma Hakkai lo sapeva, perché glieli aveva lasciati non appena era stato sicuro che il messaggio “stattene al tuo posto” era stato recepito.
«Oh, se vuoi restare è semplice: basta che ti stendi qui con me e dormi» gli spiegò con ovvietà allora, in maniera stavolta pacifica, circondandogli il collo con le braccia e sorridendogli nel chiudere di nuovo gli occhi.
«Sei malvagio» si lamentò Gojyo, comunque parzialmente rassegnatosi alla vista di quell’espressione che conosceva fin troppo bene e che dichiarava il discorso chiuso per sempre. «E io dovrei starmene qui buono accanto a te mentre mi stai attaccato, neanche fossi la stupida scimmia, e per di più sei un uomo… almeno diventassi una bella ragazza…».
Hakkai riaprì gli occhi, scrutando quelli di Gojyo con un’espressione indubbiamente ferita e anche irritata; ma dal gesto che fece, non sembrò essersela presa affatto. Baciò Gojyo a fior di labbra con dolcezza, ma il rosso ebbe modo di preoccuparsi per la propria salute e di rimangiarsi tutto mentalmente un attimo dopo, quando Hakkai si staccò da lui e ne scorse lo sguardo assorto, le palpebre che lo fissavano assottigliandosi. «Non ti eri mai lamentato, prima».

***

Goku non poteva credere alle parole che aveva appena sentito. Nonostante, a rifletterci bene, l’idea di prendere la strada inizialmente pensata da Hakkai non lo allettasse per niente e anzi gli mettesse molta ansia, non avrebbe mai immaginato che fosse proprio Sanzo ad impedire che accadesse, e per quel motivo.
«Eeeh?» esclamò allora, guardando allibito il monaco che gli aveva appena fornito la spiegazione, seduto sul letto con le braccia incrociate e un’espressione a dir poco seccata in viso.
«Ma quanto puoi essere stupido?» sbottò allora, scuotendo seccato la testa. «Non esiste qualcuno più stupido di te, se non forse quel kappa pervertito e maniaco…»
Ma Goku non lo stava neanche a sentire, e non passarono pochi secondi che gli si lanciò letteralmente addosso, avvinghiandosi al suo collo con un gridolino felice. «Grazie, Sanzo! Ti voglio bene» esclamò, incurante del fatto che di lì a pochi secondi (cioè una volta resosi conto di quello che era successo) il bonzo sembrava sul punto di esplodergli addosso e che le sue labbra si fossero piegate in un ringhio inquietante. «Sono davvero stupido, nemmeno io avevo capito quanto sarei stato male alla vista di quel posto… meno male che ci sei tu con me, Sanzo! È così bello essere sicuro che niente potrà mai farmi soffrire finché ci sarai tu…»
Sanzo, in effetti, pensò che avrebbe fatto una gran fatica a picchiarlo dopo lo sguardo pieno di innegabile gioia che Goku gli stava rivolgendo in quel momento, ad un passo dallo scodinzolare come un cagnolino.
Ma ovviamente lo fece lo stesso.


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