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Autore: Lemon    29/11/2011    2 recensioni
George. George Harrison. Quello dei Beatles. Il chitarrista.
Ho una fitta al cuore e sento le lacrime spingermi contro la pelle. Dappertutto. Mi sento lacrimare dappertutto. Una fontana, ecco cosa sono. Una fottuta fontana.
Ho pianto quando ho perso i miei genitori, ho pianto quando mi sono sentita senza una casa, ho pianto quando mi sono sentita estranea, sconosicuta alla mia vita, ho pianto quando mi sono sentita come una pietra rotolante e ho pianto quando mi hanno accettata come giornalista in un telegiornale. Stupida fragilità.
Genere: Generale, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: George Harrison, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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-Harrison è deceduto?- Ripetei al mio superiore confusa, ricevendo un flebile cenno col capo. -Intende George? George Harrison?- Continuai a chiedere, sperando in una risposta negativa, allora avrei solo dovuto presentare la notizia come "Il signor Pincopallo Harrison è morto, blah, blah, blah." Sai che me ne possa importare di un tizio che nemmeno so l'esistenza. Ma George Harrison, allora lì cambia molto, cambia tutto.
-Sì, proprio lui.- Mi rispose freddo il mio capo, sistemandosi gli occhialetti rotondi e passandomi dei fogli, tutti tenuti fermi da una graffetta marrone. "Come i suoi occhi." Penso fissando l'oggetto di plastica. Mi rendo conto solo dopo la lunga contemplazione delle graffetta, di ciò che mi ha detto il capo.
George. George Harrison. Quello dei Beatles. Il chitarrista. 
Ho una fitta al cuore e sento le lacrime spingermi contro la pelle. Dappertutto. Mi sento lacrimare dappertutto. Una fontana, ecco cosa sono. Una fottuta fontana.
Ho pianto quando ho perso i miei genitori, ho pianto quando mi sono sentita senza una casa, ho pianto quando mi sono sentita estranea, sconosicuta alla mia vita, ho pianto quando mi sono sentita come una pietra rotolante e ho pianto quando mi hanno accettata come giornalista in un telegiornale. Stupida fragilità.
Reprimo le lacrime e penso che non sia il momento giusto, non è mai il momento giusto e annuisco. -Perché devo farlo io il servizio?- Chiedo con voce tremante, lui sa, lui sa quanto io sia legata ai Beatles ed ai loro componenti. Sa di come la loro musica sia riuscita a sollevarmi. Quanto fa male.
Esita a rispondere, abbassa lo sguardo e parla. -Sei la persona adatta.- La persona adatta un corno! Si rende conto di quello che sta dicendo e a chi lo sta dicendo? Non so neanche che cosa rispondere, questo lavoro è tutto quello di cui ho bisogno, mi rende fiera di me. Di soldi ne ho, anche tanti, ma la letteratura, il giornalismo, ho bisogno di quello. L'unica cosa che riesco a fare è annuire con aria spenta e poco entusiasta. 
Leggo i fogli che mi ha dato, sbircio fra le parole scritte e ne rimango schifata. Non c'è nulla di vero, fanculo 'sta merda. Alzo lo sguardo dalla carta e guardo il capo con aria supplichevole. -Se faccio il servizio io, posso dirlo a parole mie?- Domando con tono più garbato e allo stesso tempo richiedente possibile. Lui mi guarda un po' e lo sento psicologicamente piegare al mio cospetto. Non so perché. -E va bene.- Acconsente rassegnandosi. Sorrido malinconicamente e mi avvio allo studio, non ho bisogno di scriverle quelle parole, so già cosa devo dire.
Mi siedo sulla sedia davanti al bancone e vedo la mia immagine riflessa su una telecamera. Inizio tra mezz'ora. La mia perfetta immagine di giornalista in carriera distrutta così, da un'altra morte. La musica è l'unica che mi rende forte, potrò mai continuare ad ascoltare le loro canzoni? La risposta è sì. Ne sono consapevole, ma ogni volta che ascolterò quella voce timida e gentile accarezzarmi il cuore con quelle parole dolci, non potrò evitare di versare una lacrima. Oramai ci ho preso l'abitudine a piangere, quel gusto salato mi si appiccica sulla bocca e mi fa sentire me stessa. Quelle lacrime sono veramente mie? Penso quando non riconosco il sapore di quelle gocce.
La verità è che preferisco piangere. Non voglio dimenticarmi di loro, non voglio, no, no e no. Chiudo gli occhi e mi ritrovo in uno stato di pura estasi. Il sole mi riscalda la pelle e odo un flebile suono di chitarra. Gli accordi si fanno sempre più forti, fino a quando non sento qualcuno sfiorarmi. Apro gli occhi e il notaio mi dice che manca un minuto alla diretta. E' già passata mezz'ora? Eppure ho chiuso gli occhi per soli due minuti. Mah.
-3..2...1..in diretta!- 
Sorrido malinconicamente alla telecamera e inizio a parlare, con voce traballante ma più sicura di quella che avevo prima. -Buonasera.- Saluto, come se mi stessi rivolgendo al mio vicino di casa. -Sapete chi è morto? George Harrison. Esatto, il Beatle gentile, quello che suonava la chitarra, il più timido di tutti e che amava i dolci. Ci lascia, a cinquantotto anni nella villa dell'amico Ringo Starr a Beverly Hills. "Amatevi l'un l'altro." E' stato il suo ultimo messaggio.- Continuo a conversare con il pubblico a casa in modo oggettivo. -E la sapete una cosa? Non importa chi io sia, che cosa faccia e quanti anni ho. Fa male. Da grande fan dei Beatles ve lo posso assicurare, gente. E sono sicura che quello che provo io lo sta provando molta gente. Ma il sole verrà sempre a splendere sulle nostre testoline, no?- Sento qualcuno dalla regia chiedere al mio superiore cosa diamine stia facendo, fanculo, so quello che faccio. -Dopo il lungo inverno, sorgerà il sole. E' inutile addolorarsi per tutto questo, forse mi azzarderei a dire che è meglio così, ma non perché provo rancore verso di Harrison, anzi, perché ha posto fine a tutte le sue sofferenze. Poi, dopotutto, uno quando va a cogliere i fiori prende sempre quelli più belli. Così ha fatto quell'entità che si nasconde lassù e che tutti chiamiamo "Dio". I Fab 4 sono stati di molto rilievo nella mia vita e non passa giorno che io non pensi a loro, alla loro bravura, alla loro incredibile capacità di rendere un'uggiosa giornata di pioggia in una bellissima giornata afosa e soleggiata. Sono come dei girasoli. Ed è già il secondo girasole che Dio ha colto e non sarà l'ultimo, purtroppo. Ma sapete? Terrò sempre nel cuore George Harrison, John Lennon, Paul McCartney e Ringo Starr, qualsiasi cosa accada. Amatevi l'un l'altro.- Finì, prima di scoppiare a piangere.
 
 
 
 
Mh, avrei voluto scrivere di più, ma avevo già scritto qualcosa sulla morte di George un po' di tempo fa ( http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=847830&i=1 )
Mi è venuta l'idea di parlare di una giornalista legata ai Beatles, non so quando ma così :)
Hare Krishna George :)
 
 
Peace, LemonDan.
   
 
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