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Autore: Venenum    01/12/2011    2 recensioni
Aveva osservato l’avvicinarsi del Natale, di quella neve delicata che scendeva dal cielo, che frattanto si vestiva di bianco. Il firmamento elogiava quella festività a lui sconosciuta – non c’erano mai stati doni splendenti per lui, né abbracci dolcissimi a fargli la veglia durante i sogni più oscuri.
Un Klaus che ripensa al Natale Passato.
Questa fan fiction partecipa al "Christmas Countdown 2011!" indetto dal « Collection of starlight », said Mr Fanfiction Contest, « since 01.06.08 ».
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Elijah, Klaus, Rebekah, Mikaelson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa fan fiction partecipa al "Christmas Countdown 2011!" indetto dal « Collection of starlight », said Mr Fanfiction Contest, « since 01.06.08 ».

 

 

 

 

Quello che non ho

 

 

Quello che non ho è un orologio avanti

per correre più in fretta e avervi più distanti,

quello che non ho è un treno arrugginito

che mi riporti indietro da dove sono partito.

Fabrizio De André

 

 

 

 

Aveva osservato l’avvicinarsi del Natale, di quella neve delicata che scendeva dal cielo, che frattanto si vestiva di bianco. Il firmamento elogiava quella festività a lui sconosciuta – non c’erano mai stati doni splendenti per lui, né abbracci dolcissimi a fargli la veglia durante i sogni più oscuri.

I fiori tra i capelli di sua sorella Rebekah erano sempre stati di una bellezza quasi dolorosa e amara; sua madre li rianimava, anticipando la primavera; Mikael, invece, provvedeva a poggiarli su quelle chiome setose dal colore del miele.

Quell’anno non ci sarebbero state tradizioni. Il freddo si insinuava in ogni ricordo, mentre i sorrisi, il calore e la felicità sembravano come risucchiati dall’eterno pentirsi di non essere mai stati sinceri, leali – e venne l’inverno che uccide il dolore.

Gli sguardi complici di Rebekah ed Elijah non li aveva mai avvertiti tanto distanti – perché gli occhi erano freddi e non erano buoni.

La pelle fu baciata da un bagliore di sole quasi irrispettoso, e fu come se avesse violato quel momento straziante; come se, inaspettatamente, avesse provato a sciogliere un cuore che amava proteggersi con l’inganno.

Aveva sempre saputo di essere destinato alla corona, alla potenza – rinunciando a quei fiori e a quella primavera d’inverno – ma non aveva mai creduto di poter costringere il tempo a mutare per assomigliare al suo passato gemello. Perché anche il tempo aveva dei figli di cui si vergognava – e li teneva rinchiusi, in catene, alimentando quell’odio. Gli uomini neri sono il tempo che non tornerà più. Tempi che Klaus temeva – perché la felicità non gli era stata insegnata, né lui avrebbe voluto apprenderla.

La porta cigolò, lentamente, come mossa da dita fragili e docili, che si sarebbero spezzate con un solo soffio. Dapprima intravide le ciocche, poi il vestito rattoppato e tinto di blu, come a volersi improvvisare cielo – Klaus ed Elijah erano le sue stelle, quei puntini luminosi da seguire finché non avrebbe chiuso gli occhi.

“Nik, non vuoi venire davanti al camino?”

Si voltò. E lo vide, il segreto di quella donna, che prima di tutto era sua sorella. Lo trovò in quegli occhi lucidi di lacrime che quasi parevano pietre, tanto erano restie a carezzarle il volto. Il segreto di chi, forse, non aveva mai smesso di credere e di dormire coi sogni in gola, pur di rivivere il passato – perché Klaus era e sarebbe sempre stato un vampiro di luna e figlio di cane. Per lui i segreti erano delusioni; per Rebekah, invece, erano visioni d’amore e crimini inconfessabili.

I ricordi di un Natale alla vecchia maniera erano difficili da dimenticare – ma ancora alla luna Rebekah avrebbe voluto narrare la storia di un fiore appassito a Natale.

Klaus annuì. La neve che teneva in mano si sbriciolò come creta tra le dita di un artista distratto. Essa finì sulla terra e andò a confondersi con il fango; nemmeno lei poteva dirsi più immacolata.

Nessuno di loro lo sarebbe più stato.

 

 

Non cercare la felicità

in tutti quelli a cui tu

hai donato

per avere un compenso.

Corale

 

 

Note finali:

 

Era da un po’ di tempo che cercavo di scrivere qualcosa su Klaus, Rebekah ed Elijah; l’iniziativa del CoS mi ha dato l’opportunità  di farlo e ne sono felicissima! La frase che ho scelto – “i ricordi di un Natale alla vecchia maniera sono difficili da dimenticare” – ha subito evocato in me un Natale un po’ triste; ricordi che avvolgono Klaus e che purtroppo lo fanno sentire quasi umano.

Consideratelo un piccolo regalino di Natale in anticipo. Un po’ come la primavera impercettibile di questa flash.

 

-          -     La flash è stata betata da Alexluna, che ringrazio infinitamente per la disponibilità.

-          -     La flash è collegata a Moonlight Sonata, la storia che sto pubblicando. Inoltre farà parte di una Saga.

-          -     “Quello che non ho” è una canzone di De André, oltre a ciò riprende la citazione d’apertura; quella finale, invece, è sempre di De André, ma tratta dalla canzone “Corale”.

-          -     “E venne l’inverno che uccide il dolore”, “i suoi occhi erano freddi e non erano buoni”, “ma ancora alla luna Rebekah avrebbe voluto narrare la storia di un fiore appassito a Natale” – le ultime due sono state riadattate – tutti versi della canzone “Leggenda di Natale” di De André.

-          -     Al solito vi lascio il link del mio gruppo d’autrice su facebook, nel caso interessasse a qualcuno: QUI.

 

A presto con l’aggiornamento di Moonlight Sonata!

Des.

   
 
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