Fandom: Tekken
Personaggi: Jin Kazama; Ling Xiaoyu - Hworang, Lars (citati)
Rating: Arancione (mettiamo le mani avanti)
Genere: Fluff; Romantico; Erotico
Altro: One shot; Het; Lime
Note: Ho messo Arancione per convenienza e Lime perché non la trovo descritta poi così tanto nel dettaglio. Dopo, semmai, sono dispostissima a cambiare. ù.ù Godetevela!
Sei
solo mia
Lei doveva essere
solo
sua.
Jin continuava a
ripeterselo mentre, carezzando ogni centimetro del suo corpo inquieto,
la
osservava con occhi seri, fin troppo se considerato il momento che
stavano
condividendo.
Non gli era mai
successo di desiderare così tanto una persona, al punto tale
di sentirsi
mancare l’aria ogni qual volta non poteva averla accanto.
Ricordava con
rammarico i giorni in cui, Xiaoyu, non era altri che una semplice
compagna di
scuola per lui, un’amica forse, ma non certo qualcuno di
veramente importante.
La verità era che non le aveva mai dato
l’importanza che, invece, se ne rendeva
conto solo ora, aveva sempre meritato: quella ragazza, da sola, aveva
rappresentato l’ultima debole luce all’interno
della sua buia esistenza, l’ultimo
baluardo a resistere a tutto l’odio che, da anni, gli
straripava dal petto
rifluendo in ogni sua azione.
Tutti lo avevano
abbandonato, si erano arresi di fronte al muro che si era costruito
attorno,
duro ed invalicabile quanto la muraglia cinese. Tutti, ma non lei.
Xiaoyu aveva
resistito.
Xiaoyu lo aveva
cercato
in lungo ed in largo, solo per poterlo aiutare. Per tirarlo fuori dalla
sua
stessa disperazione.
Xiaoyu lo aveva
amato,
sempre, perdonandogli ogni cosa.
E ora era
lì, a
ricambiare i suoi baci, a stringerlo forte in un abbraccio che non
ammetteva
più scuse.
Poteva, Jin,
ignorare
tanta perseveranza?
«J-Jin…»
Alzò
gli occhi per
incontrare quelli di lei e, abbozzando appena un sorriso, si
avvicinò piano per
baciare le sue guance rosse di imbarazzo. Le loro mani, intrecciate,
erano
poggiate contro al muro. I loro corpi, così vicini,
continuavano a sfiorarsi
lentamente. Dolorosamente.
«…Jin…»
Sapeva di starla
mettendo in una difficile situazione, però non riusciva a
fermarsi. Voleva
vedere ancora quelle gote arrossate, voleva sentire ancora quella voce
timida e
dolce in cui, se lo sentiva, avrebbe potuto perdersi. Gli piaceva
sentirla
mentre pronunciava il suo nome, era un po’ come se
improvvisamente acquisisse
tutto un nuovo significato. Come se, per lei, fosse la cosa
più importante del
mondo.
Raggiunse le sue
labbra
per l’ennesima volta, schiudendole, assaporando la bocca di
Xiaoyu piano,
dolcemente, deciso a non farla spaventare proprio ora che aveva
compreso cosa
significava la sua presenza per lui. Non poteva più
permettersi il lusso di
comportarsi come uno sciocco, doveva essere furbo, ma soprattutto
paziente: Jin
non era nuovo all’universo carnale, mentre lei, come era
evidente dalle sue
espressioni sorprese, non sapeva assolutamente che pesci prendere.
Quella non
era la loro prima volta, però la sua insicurezza rimaneva.
Aveva sempre il
terrore di fare qualcosa di sbagliato, di mettere un piede in fallo, di
non
essere assolutamente all’altezza della situazione. Come al
solito si stava
facendo guidare, mansueta, innamorata persa dell’uomo che ora
le stava
dimostrando tutto l’amore che mai prima di allora si sarebbe
aspettata da parte
sua.
«Jin…»
ripeté ancora,
guardandolo negli occhi, le guance così calde ora
«…si accorgeranno della tua
assenza …»
Lui sorrise,
scuotendo
appena il capo.
Era vero, il
salone al
piano di sotto era gremito di persone, tutte vestite a festa per
celebrare la
sua ascesa al potere: i suoi sottoposti, i suoi bracci destri, perfino
coloro
che un tempo si erano detti suoi nemici mortali, ora, erano riuniti per
congratularsi con lui. Bevevano champagne, ridevano, scherzavano, si
divertivano ballando sulle note melodiose della piccola orchestra che
aveva
affittato per la serata. Quella era il suo giorno, suo e di nessun
altro. Lo
aveva atteso per anni, faticando come un matto per poterlo vivere, ma
adesso
non gli dava più l’idea di essere tanto importante.
Non quando aveva
modo
di incrociare lo sguardo con la persona che amava.
«Xiaoyu»
disse,
staccando una delle mani unite alle sue e portandole sul petto di lei,
passandola infine sulla sua schiena, dove la lampo dell’abito
scuro della
ragazza sembrava chiamarlo a gran voce «ora come ora non mi
importa niente dei
miei invitati.»
Cominciò
ad abbassarla,
pianissimo.
«Anzi,
forse mi sto
sbagliando…»
Prese a baciarle
il
collo, divertito dal leggero tremore da parte sua.
«…di
un’invitata in
particolare mi importa.»
Aperta del tutto
la
cerniera, non gli ci volle molto per far scendere di qualche centimetro
il
corpetto, scoprendo il reggipetto senza spalline che stava sotto. Era
bianco,
ricamato, ed un piccolo fiocco azzurro cielo campava al centro, tipico
segno
distintivo della sua piccola, adorabile Xiaoyu.
Jin, dal collo,
scese
sul suo petto con le labbra, posando piccoli bacini qui e
lì, come a voler
saggiare il terreno prima di fare qualsiasi altra cosa con lei.
«La tua
pelle è calda.»
mormorò, sorpreso.
«È...è
perché tu mi
stai…»
Ecco, quello era
in
assoluto il momento che preferiva: quando Xiaoyu si lasciava sfuggire
quella
vocina, incrinata dall’emozione, il suo cuore cominciava a
battere così forte
da fargli quasi male. Si riempiva di calore, d’affetto,
diventando così grande
che quasi sarebbe potuto scoppiare.
Era felice quando
ciò
succedeva. Felice come non mai.
«Ti
sto…cosa?» chiese,
ridendo, le mani che, audaci, si intrufolavano sotto l’abito
di lei, sollevando
quella grande gonna a balze.
Lei non
riuscì a
rispondere, presa com’era dalle azioni di Jin: lo
guardò aprendo la bocca, come
a voler dire qualcosa, ma senza esserne capace. Quelle dita la stavano
carezzando con così tanta abilità in posti che la
facevano letteralmente
impazzire, in luoghi che solo lui, solo il suo Jin, aveva avuto il
permesso di
raggiungere. In quel momento avrebbe con piacere ceduto alla tentazione
di donargli
tutto di sé, come già aveva fatto, ma, quando le
mani che tato adorava
arrivarono a sfiorare un punto troppo delicato, la paura ebbe il
sopravvento e
le gambe di Xiaoyu cedettero. Se non ci fosse stato Jin, con la sua
solita
impeccabile agilità, a sollevarla fra le braccia, allora
probabilmente sarebbe
caduta rovinosamente in terra.
Lui, senza
smettere
neanche per un attimo di esibire quella compiaciuta espressione sul
proprio
volto. La condusse sul divano, facendola sdraiare sotto di
sé prima di tornare
a donarle tutte le sue più passionali attenzioni. Avrebbe
davvero voluto
mangiarla, tanto era stupenda: ad ogni suo tocco reagiva
repentinamente,
socchiudendo gli occhi, emettendo quei dolci sospiri, facendo diventare
quelle
guance ancora più rosse di quanto già non fossero
state in precedenza. Era
sempre piacevole osservarla, Jin non avrebbe mai smesso di trovarla
adorabile.
«A-Aspetta…»
pigolò
improvvisamente Xiaoyu, posando le mani sulle spalle per bloccarlo.
Faceva
fatica anche a guardarlo in faccia, la poveretta, eppure stava dando
fondo a
tutto il suo coraggio per riuscirci. «…anche io
voglio…»
«…vuoi?»
«Voglio…voglio
f-farti
stare…bene…»
Il suo uomo,
dapprima
perplesso, le lasciò campo libero permettendole di mettersi
seduta di fronte a
lui, lo sguardo basso e gli occhi lucidi. Ancora una volta si
fermò ad
osservarla, studiando ogni suo più piccolo movimento, ogni
ruga d’espressione
del suo bellissimo e candido volto. E mentre lei sentiva quegli occhi
neri
puntati addosso, si convinse a togliergli la giacca, passando poi al
nodo della
cravatta scura. Impacciata la slacciò, mordendosi un labbro
non appena ebbe
modo di concentrarsi sulla sua camicia, di fattura pregiata e
decisamente più
costosa di tutti gli abiti che erano contenuti nel suo armadio a casa.
Fece
passare ogni bottone nella propria asola ma, purtroppo, proprio a
metà del
lavoro ecco che l’ansia cominciò a sopraffarla.
Allora,
inaspettatamente,
Jin le prese entrambe le mani e le portò vicino alla bocca,
baciandole.
«Le tue
mani tremano…»
esordì, in un mormorio sommesso «…che
cosa carina.»
No.
Era nuovamente in
errore.
Non erano quelle
mani o
quella reazione ad essere carine. Xiaoyu lo era. Carina quanto niente e
nessuno
avrebbe mai potuto essere. Carina al punto tale da farlo impazzire di
desiderio.
Tornò
a sospingerla
all’indietro, costringendola sotto di sé con
rinnovata frenesia e passione.
Dio, quanto la
voleva.
Non poteva più resistere, non ce l’avrebbe fatta a-
Drin
Drin, Drin Drin!
Jin
imprecò mentalmente
e, rialzandosi quasi a fatica da quella fantastica posizione,
frugò un attimo
nelle tasche dei pantaloni apposta per trovare il fautore di tanto
disturbo: in
un secondo, riavviandosi i capelli con un mano, ancora imprigionato fra
le
gambe della sua adorata principessa, il ragazzo proferì un
quanto mai
scocciato:
«Sono
alquanto
indaffarato, al momento. Ti pregherei di essere esauriente.»
All’altro
capo della
cornetta c’era Lars, al solito preoccupato per non si sapeva
quale motivo.
Aveva sempre trovato alquanto seccante quel suo modo di fare, sempre
pronto a
dare di matto per ogni più piccola cosa quando, ad onor del
vero, non c’era
nessun motivo per disperare. Possedeva un gran cuore,
quell’uomo, Jin lo
sapeva, ma standogli accanto aveva ben presto capito che, prima o poi,
si sarebbero
trovati in disaccordo su molte cose.
Già la
sua linea di
condotta, se lo sentiva, non era poi molto apprezzata dal suo compagno.
Troppa violenza
lo
aveva portato dove stava ora, ai vertici del potere mondiale.
«Dove
si è cacciato, Boss?»
«Sono
di sopra, perché?»
«Tutti
si stanno chiedendo che fina ha fatto.» rispose
l’altro «Inutile
dire che anche l’assenza della piccola Ling non è
passata inosservata.»
La piccola
Ling.
Jin non
poté non
storcere il naso dinanzi a questa frase.
Il fatto che
Xiaoyu fosse
socievole e solare con tutti non era un mistero eppure, geloso
com’era, la cosa
non tardava mai a dargli fastidio. Strinse la mano sul cellulare,
rischiando
perfino di romperlo mentre il potere del suo demone personale prese a
scorrergli nelle vene con la sua solita prepotenza. Gli occhi, dapprima
scuri,
divennero di un rosso intenso quando ebbe la capacità di
tornare a parlare.
Anche Xiaoyu, dalla sua posizione, notò quel cambiamento.
Rabbrividì,
conoscendo cosa significava quello sguardo.
Rabbia.
Odio.
Ecco cosa.
«…lei
è con me,
infatti.» disse infine, ghignando «Qualcuno la
cerca?»
La voce di Lars,
adesso, apparve meno sicura.
«Suo
nonno è qui, assieme al vostro amico Hworang.»
Chiamalo amico.
Quello era solo
un
altro che aveva messo gli occhi sulla sua ragazza.
«Dicono
che se ne devono andare e vorrebbero salutarla, ecco.»
Annuì,
passando il
telefono a lei praticamente riluttante.
L’idea
di essere stato
interrotto per un motivo tanto futile lo irritava, ma mai e poi mai
avrebbe
fatto un torto a Xiaoyu. Avrebbe certamente pianto, o comunque gli
avrebbe
tenuto il muso, se mai avesse saputo che aveva deciso di non farle
salutare
l’ultimo parente stretto che le rimaneva e l’amico
di sempre.
Rimase
però di fronte a
lei, trattenendo a stento la gelosia quando la vide sorridere per la
voce di
non si sapeva quale conoscente.
«Certo
che sì, ci
vedremo domani di sicuro!»
Non doveva
sorridere,
non per le parole di un altro.
«Stupido,
ma che stai
dicendo?!»
Non doveva
arrossire,
non quando non era lui a causargli tale reazione.
«Anche
io non vedo
l’ora.»
Non doveva
apparire
serena e felice, non se non stava avendo a che fare con lui.
Vinto
dall’ira si
intrufolò nuovamente fra le sue gambe e, strappandole un
piccolo urlo di
sorpresa mentre tornava a sovrastarla, riprese a baciarla sul petto,
togliendo
ben preso di mezzo il suo reggiseno. Affondò il viso nel
petto di lei,
dedicando labbra e lingua ad uno dei seni, vorace come non si era mai
permesso
di essere, in quelle situazioni, con Xiaoyu. Stava sbagliando, la
gelosia non
era un buon motivo per metterla in una posizione tanto difficile, ma
visto che
ad ogni sua azione corrispondeva un gemito strozzato della giovane, Jin
non
riuscì davvero a trattenersi.
Con
difficoltà, Xiaoyu
tentò in tutti i modi di mantenere a livello minimo ogni
gemito, continuando ad
ascoltare le parole di Hworang senza più la stessa
partecipazione di poco
prima: era attenta, sì, però non al discorso che
stava intavolando l’amico,
quanto più al desiderio di non farsi scoprire in quelle
condizioni da lui. Non
voleva che pensasse che era una poco di buono. Non le andava che
cominciasse a
guardarla in modo diverso, giudicandola.
Non lo avrebbe
sopportato.
Una simile
vergogna
sarebbe stata troppo, perfino per lei.
Nell’attimo
stesso in
cui, finalmente, quella dannata conversazione telefonica venne
interrotta con
un “ci vediamo” da parte dell’altro ed un
“c-certo….!” da parte sua, ecco che
la piccina lasciò cadere sul pavimento il telefono, il
corpicino percorso da
fremiti dovuti ai singhiozzi. Si portò le mani agli occhi,
stropicciandoseli e
cercando in tutti i modi di fermare le lacrime.
«Stu-Stupido!»
strillò «Ho
avuto…tanta paura…! Come hai potuto…?!
E se…ci avessero scoperti…?»
Jin
alzò le spalle,
sollevandosi e prendendole i polsi. Li portò ai lati della
sua testa, posata
fra i cuscini, guardandola con tutta la sicurezza che possedeva:
personalmente
non gli importava che qualcuno sapesse che cosa, lui e Xiaoyu, facevano
di
tanto. Erano innamorati? Stavano insieme? Il mondo poteva anche
conoscere le
loro abitudini sessuali per quello che lo riguardava, fintanto che a
queste due
domande veniva dato un responso positivo.
«Secondo
me già lo
sanno.» rispose, sorridendo malevolo
«Già sanno cosa mi permetti di fare.»
«Bu-Bugiardo!»
Lui fece di no
con la testa,
tornando a baciarle il collo.
«Lo
sanno…» continuò
«…te
lo dico io.»
«Smettila…»
«Vuoi
che smetta…?»
«S-Sì.»
Alzò
le mani in alto,
mettendosi seduto, le gambe della ragazza nuovamente ad imprigionarlo
nel loro
giogo.
«Bene
allora. Visto che
ti da tanto fastidio, la smetterò.»
Xiaoyu, a
sentirgli
dire questo, proruppe in un “NO!” supplicante, che
subito la costrinse a
sperare che la terra la inghiottisse tanto si sentiva in imbarazzo.
Lo vide ridere,
ridere
di gusto nel rendersi conto che, evidentemente, le sue attenzioni non
le davano
poi così tanto fastidio. Anzi, le piacevano, le voleva tanto
quanto lui voleva
donargliele. Possibile che, lei, si ostinasse sempre a fare la
sostenuta quando
si ritrovavano a tanto così dal godere l’uno del
calore dell’altra?
«No?»
disse ancora lui,
senza muoversi di un millimetro dalla sua posizione «E allora
dimmi, cosa
desideri che io faccia?»
A dire il vero
era
pronto a riprendere da dove aveva lasciato poco fa, contro a quel muro,
quando
gli era mancato poco per raggiungere la parte più intima di
lei con le dita,
agili ed esperte, ma nell’istante stesso in cui Xiaoyu gli
rispose l’universo
intero sembrò fermarsi.
«…un
bacio.» gli aveva
detto, timidamente «Voglio un bacio.»
Deglutì,
ponderando
quella piccola, innocente richiesta.
I suoi occhi, i
quali
erano rimasti rossi sino ad allora, tornarono di un nero pece intenso a
guardarla.
Un bacio. Solo
questo.
Un bacio e lei
era
felice.
Quella, senza
dubbio,
era l’ennesima dimostrazione di quanto fossero diversi loro
due. Jin non si
capacitava di come, uno tanto crudele come lui, si fosse ritrovato a
far
perdere la testa ad un angelo come Ling.
Già, Ling, perché era quello il suo
nome. Non
lo usava mai per paura di non essere degno, per timore che stonasse se
pronunciato dalle sue labbra.
«…vuoi
una bacio…?»
chiese ancora «Un bacio…da me?»
Non
fraintendiamoci, di
baci se ne erano scambiati a centinai anche nell’ultima ora,
però adesso c’era
qualcosa di grosso a premere sul suo petto, schiacciandolo. Il timore
di aver
preso un abbaglio, di essere nuovamente imbrogliato lo stava
attanagliando.
Sentiva, dentro di sé, crescere un sentimento sempre
più grande per Ling, un
trasporto che andava ben oltre la semplice attrazione. Oltre al
desiderio di
non essere più solo.
La amava.
La amava davvero
e non
poteva più negarlo a se stesso.
Basta bugie.
Basta
sarcasmo.
«Io,
che sono così
sbagliato per te. Vuoi un bacio da me.»
L’ultima
persona che
aveva amato, per quanto quello fosse di certo una cosa differente, era
stata
sua madre. Le aveva voluto un bene dell’anima e poi,
così, da un giorno
all’altro, gliela avevano portata via. Era svanita nel nulla,
lasciandolo nel
buio, immerso nella disperazione. L’idea che questo potesse
succedere anche con
Xiaoyu era annichilente, orribile. Perfino insopportabile.
«Dimmi
perché…io.»
Sentire una
simile
domanda mise in crisi la giovane Ling che, sgranando gli occhi quasi
senza
capire, ebbe l’unica reazione di afferrargli i lembi della
camicia, aperta sul
suo petto, solo per attirarlo a sé ed abbracciarlo. Lo
strinse, forte, appoggiando
la fronte alla sua spalla e sondando la propria mente per trovare le
cose
giuste da dire, si perse per un poco in quel semplice contatto. Era
bello, di
tanto in tanto, lasciarsi andare a questo e non solo alla passione, la
quale
sembrava travolgerli senza freno non appena stavano soli in una stanza.
Infondo, aveva desiderato sempre ed unicamente quello: del tempo
passato con
Jin Kazama, passato al suo fianco come la sua donna, come suo unico
punto di
riferimento.
Non doveva
trattarsi
necessariamente di tutta la vita, no.
Le andava bene
anche
solo una stagione.
«Perché
ti amo, Jin.»
A forza di dai,
per
quanto non fosse poi il massimo della creatività, qualcosa
aveva trovato: quali
altri motivi potevano esserci, per lei, se non quello che era in
assoluto il
più importante?
«Perché
quando mi
baci…io sto bene. Mi sento felice.» gli sorrise,
staccandosi leggermente solo
per potergli carezzare il volto «Mi sento completa.»
«Lo so
che mi ami…»
Jin
sospirò e,
stringendola, nascose il volto apposta per non farle vedere la sua
espressione.
Stava per
proferire
un’affermazione errata. Una cosa che la avrebbe ferita. Per
questo non poteva
guardarla.
«…ma
forse non dovrei
permetterti di sporcarti con me. Io ti trascinerò a fondo,
ti costringerò ad
una vita piena di dolore. Dovrei…lasciarti andare.»
La
sentì sussultare e
conscio del danno, le permise di farlo sollevare. Quando i loro sguardi
si
incontrarono notò le sue lacrime, le ennesime che le
costringeva a versare. A
quanto pareva non riusciva a farne una giusta, con lei, e perfino nei
pochi
attimi in cui anteponeva la sicurezza di Xiaoyu al suo piacere
combinava un
madornale casino.
«Non
dirlo neanche per
scherzo, Jin!» esclamò, baciandolo, piena di una
paura folle «Non riesco neanche
ad immaginarmi senza…senza di te! Non
voglio immaginarmi senza di te! Ti amo, Jin, ti amo, ti amo,
ti amo…!»
Oh, lo sapeva che
lo
amava. Se lo era ripetuto innumerevoli volte, da quando lo aveva
capito, manco
fosse il suo personalissimo mantra. L’affetto di Ling lo
aveva spinto ad andare
avanti, ancora una volta, portandolo a toccare vette che prima aveva
solo
intravisto dal basso della sua desolazione.
«Va
bene, calmati. Basta piangere.» disse,
cercando di imprimere in quelle parole un tono sereno «Ho
capito. Mi ami.»
«Non
dirlo…p-più.
Promettilo.»
«Lo
prometto.»
«Ti amo
come non ho mai
amato nessuno…»
Che bello
sentirglielo
dire.
Che gioia
continua
udire quella frase, giorno dopo giorno.
«E io
ti amo talmente
che ogni volta mi sento sul punto di rompermi in mille pezzi, tanto
è forte il
mio trasporto per te…»
Lui e
l’amore erano
sempre stati due mondi separati. Dove le comuni persone ragionavano
mediante il
cuore, affidandosi ai legami che possedevano, lui si era sempre
lasciato
guidare dall’odio. Le altre emozioni erano state bandite dal
suo cuore, senza
l’ombra di alcuna esitazione. Si stava meglio, infondo,
così: quando nel
proprio petto non batteva nulla, era meno facile che qualcuno ti
potesse
ferire.
Ed ora invece era
lì, a
provare un sentimento del genere, così importante,
così grande da fargli
sperare che niente e nessuno avrebbe mai potuto strapparlo a quel dolce
sogno.
Voleva proteggere tutto ciò che riguardava Xiaoyu,
poiché tutto ciò che la
riguardava la rendeva la persona giusta per lui. Quella con cui avrebbe
condiviso tutta la vita.
I pantaloni per
Jin, a
quel punto, dopo tutte le cose che si erano detti, divennero
insopportabili.
Con la mano che non stava stringendo quella di lei, si
allentò velocemente la
cintura di cuoio e poi i bottoni, trovando finalmente pace e sollievo
non
appena riuscì anche nell’intento di abbassarli.
Ancora uno
sguardo
d’intesa ed il giovane Kazama seppe di non avere
più motivo per trattenersi:
Ling era pronta a donarsi nuovamente a lui, come già aveva
fatto e come, non ve
ne erano dubbi, avrebbe fatto anche in futuro.
Piano, ricolmo di
un
affetto che ormai non veniva più costretto dietro a false
maschere di beffarda
noncuranza, spinse il bacino contro a quello di Xiaoyu, affondando in
lei
delicatamente. La paura di farle male non era svanita, nonostante la
loro prima
volta si fosse consumata già tempo addietro, e mentre la
osservava quasi con
crescente apprensione, si costringeva al contempo a non cominciare
subito a
consumare quel nuovo rapporto. Sotto di lui, la sua fidanzata era
tornata ad
essere rossa in viso: teneva gli occhi semichiusi e la sua bocca, la
stessa che
aveva baciato con tanta foga solo poco prima, era schiusa, permettendo
a
piccoli gemiti di uscirle dalle labbra. Le pareva sempre meno
difficile,
accettare quel genere di cose, e col senno di poi aveva imparato ad
apprezzare
sempre più la passione travolgente che condividevano.
Era bello
concedersi a
lui. Bello sapere di essere la sola con cui faceva certe cose, bello
vedere
quanto il suo corpo lo aggradasse, bello immaginare di farlo impazzire
con il
suo solo essere viva.
«L-Ling…»
mormorò Jin,
stavolta lui ad arrossire come un peperone. Aveva usato il suo nome.
Per la
prima volta, da che lo conosceva, aveva usato il suo
nome. «…guarda solo me.»
Le
accarezzò una
guancia, gli occhi disperati eppure tanto stupendi.
«Ama…solo
me. Per sempre.»
Non fece neanche
in
tempo a rispondergli che lui, allontanandosi un poco,
riaffondò con una dolce
spinta dentro di lei, andando più a fondo, stringendola in
un abbraccio che
quasi non le permetteva il respiro. Annuì, dunque, incapace
di fare altro, ben
sapendo che Jin avrebbe capito lo stesso. Doveva smetterla di avere
dubbi,
smetterla di pensare che, proprio lei, avrebbe mai potuto smettere di
adorarlo.
Lo aveva cercato per anni, nella speranza di essergli di un qualche
appoggio,
anche se magari non sarebbe mai stata amata come sognava, figuriamoci
se lo
avrebbe abbandonato proprio ora che il suo più grande
desiderio si era
avverato.
No, sarebbe
rimasta.
Quella
realtà,
zuccherina più del miele, l’avrebbe vissuta sino
alla fine, gustandone ogni più
piccola parte.
«A-Ah…!
Jin…!»
Il ragazzo
aprì gli
occhi, lì posò su di lei, la baciò
senza proferire parola, deciso a non
lasciarsi sfuggire nessuno dei lamenti pieni di piacere del suo angelo:
sarebbe
potuto morire anche così, mentre si beava del momento
più bello della sua vita,
diventando un tutt’uno con colei per cui stravedeva. Ad ogni
spinta giungevano
nuove scariche di appagamento, ed ad ogni scarica corrispondeva la
crescita del
suo desiderio nei suoi confronti. Era come un circolo vizioso, non ne
aveva mai
abbastanza di Xiaoyu, mai, cosa ben strana per chi come lui aveva
sempre
trovato noioso e poco costruttivo lo stare attaccato per troppo a
qualcosa o a
qualcuno.
Massì,
andava bene
anche così.
Si sarebbero
sciolti l’uno
nella stretta dell’altro, affogando insieme nelle stesse
effusioni che si
stavano scambiando con tanto ardore.
Quello, di certo,
era
un bel modo per sparire.
«Ling…»
«Io
ti amo.»
Spazio all'Autrice: Olalà ♥ Mi ritrovo a riempire uno spazio che non so neanche per quale motivo ho inserito.
Niente, volevo solo ribadire il fatto che questa è in assoluto la mia prima Lime.
Non ho idea di come sia venuta
Di recente ho ricominciato ad avere la fissa per Tekken e oggi, guardando il mio bel Jin -mentre stavo cercando di fargli un costume un attimino più accettabile
Ergo, DOVEVO scrivere una fanfiction.
Bye, alla prossima!