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Autore: Gea_Kristh    04/12/2011    5 recensioni
In un ipotetico cinque-anni-circa-dopo-Hades, con tutti i Cavalieri risorti (perché altrimenti non sarebbe divertente), Helene, Cavaliere d'Argento della Croce del Sud, racconta delle sue tragicomiche (dis)avventure al Grande Tempio... Povera cara, non è colpa sua se la sfiga non ha occhi che per lei!
Dal primo capitolo:
Aphrodite scoppia a ridere, ed io mi sento andare a fuoco le guance. Cerco di lanciargli un’occhiataccia, ma so già che sarà del tutto inutile.
– Detto tra noi, tesoro, il Cavaliere dell’Ariete è proprio un bel bocconcino, sai? Non mi dispiacerebbe mica dargli una bella strapazz… –
– STOP! –
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aries Mu, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ed ecco a voi il penultimo capitolo della mia Tragicomica!
Ormai siamo agli sgoccioli... E leggendo questo capitoluzzo ve ne renderete conto anche voi (^.-)
Che dire... ! Buona lettura a tutti quanti, e grazie mille a tutti coloro che mi seguono. Vi adoro!

Alla prossima,
Gea Kristh



Disclaimer: Saint Seiya e i suoi personaggi appartengono a Masami Kurumada; Helene e Edet, invece, sono assolutamente miei.




La Tragicomica

Capitolo 6 - Fuoco Dentro


– Helene, – la sua voce arriva da dietro le mie spalle ed io mi volto, sorridendo sotto alla maschera.

È passata poco più che una settimana dal “piccolo incidente” alla fonte termale, e sono fiera di annunciare di non aver mai abbassato la guardia, in questi giorni. Eh no, signore e signori, non c’è stata nessuna replica del fattaccio – grazie al cielo…

Mu mi ha vista in viso. Non riuscivo bene a crederci, all’inizio; è stato scioccante, esilarante, emozionante, traumatizzante e, tutto sommato, un sacco di cose che finiscono per –ante. Fatto sta che non ho nessunissima intenzione di concedergli il bis. Eh no. Va bèh che ormai sono così stracotta di lui che mi squaglio anche solo a vederlo, però un po’ di contegno ci vuole, nella vita. E che cavolo!

E poi, bèh, c’è da mettere in conto che non riuscirei a sfilarmi ‘sta maschera, davanti a lui, neanche se volessi. Mi sento così nuda, senza… Nuda e vulnerabile.

Dall’età di quattro anni la indosso costantemente: fa parte di me, di ciò che sono, di ciò che ho sempre voluto essere. Non è solo una questione di onore, ma di abitudini consolidate in anni di esperienza, capite?

Inoltre, sapere che le reazioni del mio viso sono nascoste agli occhi del mondo è una sicurezza; posso piangere o sorridere, corrucciarmi, essere scioccata e persino fare smorfie, ma gli altri non vedranno che l’impassibilità delle fattezze metalliche del mio secondo volto – e, nei pressi del mio diavoletto tentatore, questo è assolutamente un bene.

– Che buon profumo. Che prepari? – Mu si avvicina, sporgendosi oltre la mia spalla per osservare il contenuto della padella – ed io trattengo il respiro, perché sì, averlo così vicino fa ancora ballare la tarantella ai miei ormoni.

– Verdure grigliate e spezzatino di carne. Edet? – Chiedo a mia volta, estinguendo il fuoco – e spero vivamente che non si sia accorto del tremolio nella mia voce.

Mu mi porge una ciotola di legno, ed io la riempio con la carne appena cotta. L’odore è paradisiaco – ma, forse, dico così solo perché ho una fame da lupi. È piuttosto tardi, e di solito a quest’ora avrei già terminato di cenare, ma oggi l’allenamento del mio frugolo è durato più del previsto.

– A farsi un bagno. Dice di non avere fame. – Scrolla le spalle, noncurante, ma io mi acciglio. Edet deve mangiare regolarmente. Con tutte quelle ore di allenamento, poi! È un bambino in pieno sviluppo, perdincibacco!

Mu si siede al tavolo, iniziando a mangiare – e lo so che è una cosa sciocca, ma mi sento un po’ tesa del suo responso. Uffa. Sono una guerriera, acciderboli, non una casalinga disperata! E tuttavia, quando solleva lo sguardo e mi sorride, non posso fare altro che sciogliermi. Me tapina…

– Non ti siedi con me? –

Deglutisco – improvvisamente mi sento la gola secca – ma accetto l’invito al tavolo.

È diverso, in qualche modo, senza Edet. Con lui, almeno, ho qualcosa su cui concentrarmi, qualcuno con cui chiacchierare durante i pasti. E stare qui, in questa sala illuminata solo da un paio di lumi, seduta così vicino al mio personalissimo sogno proibito…

Okay, Helene, frena questi pensieri.

Cattiva ‘Lene, cattiva!

Il silenzio si protrae – mentre io mi prendo mentalmente a sberle. Vorrei dire qualcosa, qualsiasi cosa, ma non riesco a pensare molto coerentemente in questo momento.

Il profumo della sua pelle riesce persino a sovrastare quello forte e speziato della carne di yak, facendomi salire in gola un altro tipo di fame

STOP! Frena! Ormoni, a cuccia!

Perché a me, maledizione? Perché, dopo una giornata sana di allenamenti, ‘sto qua non può puzzare come qualsiasi uomo normale? Ma noooo…! Lui sa di buono, sempre. Sa di muschio e di cose selvatiche; e, sotto a quella freschezza, sa semplicemente di uomo, e questo mi fa totalmente impazzire.

– Posso farti una domanda? –

La sua voce mi arriva alle orecchie, improvvisa ed inaspettata. Il suo è poco più che un sussurro, nel silenzio della sera, ed ha il potere di farmi arrossire fino alla punta delle orecchie – okay, siamo sinceri: i pensieri che si stavano rincorrendo fino ad un attimo fa nella mia mente potrebbero avere qualcosa a che fare con il mio improvviso imbarazzo…

– Certamente, – rispondo, con lo stesso tono basso. Cos’è, questa intimità improvvisa?

Lo vedo arrossire un poco sulle guance, e come sempre devo frenarmi dall’impulso di strapazzarlo di baci. Oddio, come sono messa male…

– Da quanto, – si schiarisce un po’ la voce, e capisco che è imbarazzato, – da quanto tempo tu… Insomma, quello che vorrei sapere… Da quanto tempo tu, per me… –

Naturalmente ho compreso dove vuole andare a parare, e, nonostante una parte sadica di me vorrebbe farlo continuare a balbettare, imbarazzato, cerco di toglierlo dall’impaccio.

– Da quanto tempo ho questa fascinazione per te, intendi? – Gli do del tu, come da lui richiesto esplicitamente qualche giorno prima. La cosa mi elettrizza, se solo ci penso.

Lo vedo annuire, senza abbassare lo sguardo dal mio viso, e recuperare in un attimo tutta la sua solita compostezza. È così bello, il mio Mu… Sempre così dolce, così attento. E certo che è uno dei guerrieri più letali al mondo; se solo ci penso sento un brivido corrermi lungo la schiena – un brivido, lo ammetto, di piacere, al solo pensiero di poter, un giorno, provare come ci si sente, ad essere stretta tra le sue braccia forti, a sentire contro di me il calore del suo corpo, e i suoi muscoli, pelle contro pelle…

– Sono anni, davvero. Per lo meno… sette? Forse addirittura otto, ma non ricordo bene, – confesso, e la mia voce è bassa, ma trasuda sicurezza. Voglio che lui si renda conto. Lui deve sapere che ciò che provo non è solo una sbandata, e nemmeno semplice attrazione fisica. Certo, di quella ce n’è in abbondanza – ma proprio tanta, d’abbondanza – ma di uomini belli e sensuali ce ne sono a bizzeffe, al Santuario. Di Mu, purtroppo o per fortuna, ce n’è uno solo – ed io voglio lui.

Il suo sguardo, su di me, è incredulo e stupito. Ora le cose sono due: o pensa che io sia una povera sfigata, oppure gli faccio semplicemente pena. Non so quale delle due sia più demoralizzante, accidenti.

– Perché? – La sua voce lascia trasparire tutto lo stupore, la meraviglia, che prova di fronte ai miei sentimenti. Possibile che non si sia mai accorto dell’effetto che ha sul povero genere femminile? Ma dove cavolo vive?

Sì, è perfettamente possibile.

Io sospiro. Posso davvero confessargli tutto quello che penso di lui? Oh, bèh. Tanto ormai…

– Inizialmente ero… attratta dalla tua bellezza, sinceramente. – Alla sua occhiata incredula io scrollo le spalle. – Ma ti sei mai visto allo specchio? – E sì, so essere molto schietta, quando voglio.

Non mi pare molto convinto, ma mi lascia continuare. Via il dente, via il dolore, ‘Lene.

– Poi… Poi ho cominciato a notare le piccole cose. Il modo in cui ti muovi, la tua compostezza, l’espressione del tuo viso quando sei sereno, il tuo sorriso, la tua voce… Per gli dèi, la tua voce solamente è qualcosa di meraviglioso, Mu. Sono rimasta totalmente affascinata da te, non solo fisicamente, ma dai tuoi modi. – Scrollo le spalle, imbarazzata e divertita al tempo stesso; vederlo tutto rosso è esilarante, lo ammetto. Che sia la mia vena vendicativa a parlare?

– E poi, – aggiungo, scherzosamente, – sei molto sexy, tutto composto e pacato. –

Okay, cercare di rimanere seria è una partita persa in partenza. Scoppio a ridere alla sua espressione scioccata, imbarazzata e vagamente traumatizzata.

– Scusami, – riesco a dire, tra una fitta di risate e l’altra, – ma la tua espressione… poco fa…! –

Lo vedo sorridere e scuotere la testa, divertito a sua volta. – Credo di essermela andata a cercare, non è vero? –

– Solo un pochino… –

– Non sono abituato a sentirmi dire cose simili. Tutto questo è… totalmente nuovo, per me. –

Sorrido, intenerita. Ecco, questi sono i momenti in cui mi rendo conto che anche Mu è un essere umano, in fondo, con tutto ciò che questo comporta – insicurezze comprese.

– Sentire un po’ di complimenti, ogni tanto, fa bene all’autostima… Ed io sono piuttosto abituata a farne. Ricordo ancora che il mio maestro, quando mi allenavo per divenire Cavaliere, mi chiedeva tutte le mattine come stesse, e se la mia risposta non gli sembrava abbastanza ricca di dettagli su quanto fosse assolutamente bellissimo, allora ci andava persino più pesante del solito nel riempirmi di botte. – Rido, genuinamente divertita da quei ricordi. Aphrodite… Gli voglio un bene dell’anima, ma urca se ce ne avevo messo, di tempo, per abituarmi alle sue stranezze!

Vedo Mu scuotere il capo, non so se per esasperazione o divertimento.

– Stimo il Cavaliere dei Pesci, è un guerriero valoroso, ma la sua superficialità alle volte è disarmante, – commenta.

Io sospiro. – Non è poi così male, se si sa come prenderlo. E sa anche essere profondo, davvero, basta mettere subito in chiaro che lui è il più bello e affascinante di tutti, – concludo, con una breve risata.

– Gli sei molto affezionata. –

Io scrollo le spalle, perché è vero: voglio sinceramente bene al mio maestro.

– Mi ha cresciuta. Arrivai al Santuario che avevo quattro anni; parlavo a malapena lo Svedese, figuriamoci se capivo il Greco, e lui, anche se inconsciamente, mi ha fatta sentire a casa. Non è stato né particolarmente gentile, né particolarmente benevolo, nei miei confronti, ma gli devo tutto. –

Mu mi ascolta, in silenzio, mentre finisce di mangiare. Atena, quant’è bello…

– Mu, – lo richiamo, e lo vedo alzare lo sguardo, interrogativamente. – Lo sai tenere un segreto? –

Lui annuisce, ma vedo nei suoi occhi un lampo di incertezza – credo abbia notato il mio tono malandrino, eheh!

Mi accosto a lui, e con aria cospiratrice gli sussurro, piano: – Penso che tu sia molto più bello di Aphrodite, Mu. Ma questo non dirglielo, okay? –

Quasi scoppio a ridere, nel notare il suo rossore. – Ed anche molto più modesto, vedo! –

Il Cavaliere al mio fianco si schiarisce la voce, distogliendo lo sguardo dal mio viso. Sì, ci sto prendendo un po’ troppo gusto, a provocarlo. Ma lui è così… così… deliziosamente carino!

Ho ancora un sorriso divertito sulle labbra quando qualcosa di totalmente inaspettato succede. Mu solleva una mano, lentamente, e la poggia sulla mia maschera.

Oddio.

Deglutisco a vuoto mentre sento il peso gentile delle sue dita, dalla guancia, scendere verso il mento. Può una carezza del genere, una carezza che neanche mi ha sfiorato la pelle, farmi salire i brividi? Sembra di sì.

È un attimo, un attimo in cui trattengo il respiro, prima che lui mi sollevi la maschera dal viso. Sento il rumore del metallo poggiato sul legno, ma non comprendo veramente cosa è appena successo. Lo fisso, occhi negli occhi, e mi sento affogare in quelle iridi così incredibilmente verdi.

Un solo istante, che a me sembra durare un’eternità.

Poi mi rendo conto di cosa è accaduto, ed in un solo movimento mi alzo in piedi e mi volto dall’altro lato, coprendomi il viso con le mani. Oh cielo… Mi sento nuda.

Rumore di una sedia strusciata contro il pavimento. Passi. Il calore delle sue mani, pelle contro pelle. Le sue dita che, con fermezza, scostano le mie. E poi… Annego. Annego nel mare verde del suo sguardo intenso e scottante; i suoi occhi sono profondi, seri, assolutamente magnifici. Le sue mani stringono il mio viso, impedendomi di scappare – come se fosse possibile. Mi tiene incatenata, incatenata con quello sguardo magnetico, dal quale non riesco a distogliere il mio.

– Sono onorato, – la sua voce è roca, poco più che un sussurro, – di ricevere complimenti da una donna così bella. –

Ora svengo. Mi rendo conto di aver trattenuto il fiato, ed esalo un respiro tremante.

Quando una delle sue mani affusolate mi carezza la guancia, e lui si accosta con le sue labbra, credo seriamente di rischiare un colpo apoplettico. Oddio.

Mi posa un bacio sulla guancia. Un bacio lento, morbido e dolce. Un bacio che mi fa chiudere gli occhi, e tremare le ginocchia, e battere così forte il cuore da temere che lui, così vicino a me, possa sentirlo.

Apro gli occhi, perché non voglio privarmi ancora del verde intenso del suo sguardo.

Sento la mia mente annebbiarsi, i miei pensieri rallentare, ma non importa: ci sono io e c’è lui – tutto il resto non conta. Vedo il suo viso farsi più vicino, e mi accorgo, marginalmente, che sono io a sporgermi verso di lui.

Il mio primo bacio. Solo uno sfioramento di labbra, leggero ma lento. La mia bocca a contatto con la sua, carnosa e morbida.

E poi… Poi spalanco gli occhi, scioccata. Cosa accidenti ho fatto? Come ho potuto? Mi scosto da lui, come bruciata, e le sue mani non oppongono resistenza. Oddio, ora mi metto a piangere come una cretina. Mi allontano, a ritroso, e quasi inciampo nella sedia di legno, che cade rovinosamente a terra.

Devo andarmene. Devo uscire da questa stanza. Non posso… Non riesco nemmeno ad immaginare che faccia abbia lui in questo momento. Non voglio saperlo.

Vorrei dire qualcosa, scusarmi, ma tutto ciò che riesce ad uscire dalla mia gola è un singulto sommesso. Mi volto, allora, pronta a fuggire, a scappare da questo posto che sta diventando fin troppo piccolo.

Con passi rapidi mi dirigo alla porta, che mai mi è sembrata così lontana. Ci sono quasi… Quasi… Quando una mano sul mio braccio mi blocca.

Vorrei imprecare, mentalmente, ma non ne ho il tempo. In un istante mi ritrovo sbattuta contro la parete, schiacciata da un corpo caldo e forte, e sento labbra roventi contro le mie.

Oh. Mia. Atena.

Questo bacio non ha nulla dell’innocenza di quello precedente. La sua bocca è decisa mentre si muove sensualmente sulla mia; le sue mani, su di me, sono bollenti e ferme. Sento il suo corpo, che preme sul mio, forte e pesante.

Ed io… Io rispondo, e mi muovo, e ricambio tutta quella passione con uno slancio di cui non mi credevo capace. Il mio cuore batte, batte, batte fortissimo, e sento il suo martellargli in petto con altrettanta foga. Le mie mani lo carezzano, dalla nuca alle spalle, e mi meraviglio del calore della sua pelle, della sensazione di quei muscoli forti sotto le dita, del gemito che gli esce dalle labbra quando le nostre lingue s’incontrano.

Vi prego, se questo è un sogno non svegliatemi.

Ho perso ogni cognizione del tempo. Non so da quanto tempo io mi trovi qui, stretta nella morsa delle sue braccia, schiacciata contro questa parete di pietra che non mi sembra più tanto fredda, ma so con certezza che questo è il momento più eccitante della mia intera vita.

Dio, quanto lo amo.

Quando le sue labbra morbide si separano dalle mie emetto, senza volerlo, un gemito strozzato. Arrossisco, ma vedere lui sorridere, dolce, quasi vale l’imbarazzo. Le sue mani ancora mi stringono i fianchi, le mie gli carezzano lentamente il petto. Oh, quant’è bello… Di una bellezza magnetica, con gli occhi verdi che mi osservano attenti, incorniciati dalle ciglia scure, e le labbra socchiuse, gonfie ed arrossate, ancora così vicine alle mie. Il suo respiro è lento, ma sento il suo cuore, sotto il palmo della mia mano, correre almeno tanto quanto il mio.

Lo vedo deglutire, ed è così incredibilmente sensuale che non desidero altro che tornare ad assaggiare la sua bocca. Al solo pensiero sento un brivido corrermi lungo la spina dorsale, e sospiro, socchiudendo gli occhi.

– Helene, – la sua voce è un sussurro roco, così bassa che, per un momento, credo di averla solo sognata. Alzo lo sguardo su di lui, richiudendoli solo per un momento, quando sento le sue dita carezzare la pelle della mia guancia.

– Helene, credo di essermi innamorato di te. –

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