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Autore: Elettra28    04/12/2011    9 recensioni
Lima 12 anni dopo il diploma dei ragazzi del Glee
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Quinn Fabray, Santana Lopez, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Si avvicinò ad una ragazza bionda, magrissima, che aveva una coda quasi completamente disfatta, che si teneva il viso trà le mani e piangeva.
“signora Pierce c’è qui la dottoressa Lopez, che ha operato sua sorella” pronunciò  Ashley
Santana non fece in tempo a sentire quel cognome, che si girò a guardare interdetta la ragazza che lo aveva appena pronunciato,per poi subito voltarsi verso quella figura bionda, che anch’essa, sentendo quel cognome, sollevò subito il viso scavato e rigato di lacrime.

“Brittany?”

“Santana?”
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“Oddio! Santana! ma sei proprio tu?”

La mora non ebbe nemmeno il tempo di rispondere e di realizzare, che quella ragazza, magrissima con una divisa da lavoro che poteva essere di una cameriera di qualsiasi bar o ristorante,  fosse sul serio la sua compagna di liceo, che se la ritrovò addosso stretta in un abbraccio.

Per un istante smise di respirare, e, come dei mini flashback, le arrivarono continui input nel cervello, di immagini delle miliardi di volte che, Brittany ,l’aveva abbracciata, riconobbe il tocco familiare di quelle braccia, anche se erano molto più esili e meno forti, e la stessa identica posizione del suo mento, incastrato trà la spalla e la clavicola, dato dal fatto che l’altra fosse più alta di lei. Aprì gli occhi per uscire da quella specie di stato di trance in cui si trovava e, prendendo coraggio, rispose all’abbraccio e strinse un po’ più forte la ragazza, dandole delle pacche sulla schiena, che sapevano tanto di imbarazzo. Girò per un secondo lo sguardo e si accorse che, la sua specializzanda, la osservava stranita e confusa.

“si, sono io” decise di staccarsi da quell’abbraccio per rispondere
“come stà Adrian? Ti prego dimmi che vivrà!” le strattonò le spalle violentemente, con le lacrime agli occhi
“s-stà bene, l’intervento è andato bene….” Rispose ancora scossa la mora
Brittany fece un sorriso sollevata dalla notizia appena ricevuta. Santana si accorse che, subito dopo, fece un sospiro, sollevò gli occhi verso l’alto e perse improvvisamente le forze, accasciandosi a terra.

La mora fece in tempo a prenderla, prima che potesse sbattere la testa
“Spark presto aiutami!” urlò alla ragazza che era rimasta in disparte  nella stanza.
La presero ed adagiarono su una barella, che era posizionata su un lato della stanza.
“portami dell’acqua zuccherata!” disse, mentre con una mano, le sentiva il polso per controllare il battito.

La bionda lentamente aprì gli occhi. Santana provò lo strano impulso di piangere, disarmata da quella visuale, di una donna debilitata e triste. Le mise una mano sulla guancia carezzandola, mentre le sorrideva per tranquillizzarla
Brittany ricambiò lievemente con un sorriso stanco
“sono svenuta?” chiese
La mora annuì
“si, da quanto non dormi? E da quanto soprattutto non mangi? Sei visibilmente disidratata” le disse
“sei un medico?” chiese la bionda
“si, ho operato io tua sorella…” le stava per dire che l’aveva fatto insieme a Blaine, quando entrò Ashley
“ecco l’acqua capo” le diede il bicchiere che Santana portò subito verso la bocca di Brittany ,sollevandole la testa
“ecco bevi, ti farà bene” disse dolcemente
La bionda, senza dire una parola, bevve tutta l’acqua
“grazie” disse poi, adagiandosi di nuovo sul cuscino
“và un po’ meglio?” chiese
La bionda annuì
“Spark, prepara una fisiologica per endovena, è visibilmente disidratata” disse, vedendo che la ragazza annuì subito, per poi allontanarsi ad eseguire
“sei il suo capo?” chiese Brittany
Santana sorrise a quella domanda e rispose
“una specie”
“sei diventata importante” pronunciò quella frase con orgoglio
“diciamo che mi faccio rispettare qui dentro”
“quello l’hai sempre saputo fare”
Sorrisero imbarazzate tutte e due, ci fù qualche secondo di silenzio

“grazie per aver salvato la vita a mia sorella” disse la bionda, guardandola sinceramente
Santana non riuscì a sostenere quello sguardo e, distogliendo la sua attenzione da quegli occhi azzurri per guardare al di là della sua amica, disse
“ho fatto il mio lavoro, non sapevo fosse Adrian….. la piccola Adrian…. “ si fermò un secondo, pensando al ricordo che aveva della sorellina piccola di Brittany e di come, in sala operatoria, avesse riconosciuto quel taglio d’occhi a lei così familiare. “Dio Brittany, che cosa è successo perché Adrian abbia deciso di fare quel gesto così drastico?” sapeva che era una domanda troppo personale da fare ad una persona che non vedeva da 12 anni, ma aveva bisogno di capire che cosa succedesse nella vita di Brittany
Brittany, istintivamente, girò il viso dall’altra parte verso il muro, con già le lacrime che tornavano a rigare il suo viso
“scusa… scusa hai ragione…. Non sono nessuno per chiederti delle cose così personali, dopo che non ci vediamo da tanto tempo eh…”
“sono cambiate molte cose Santana!” la interruppe la bionda “ed Adrian…. Non è più la piccola Adrian, come avrai potuto notare anche tu” disse, asciugandosi il viso

Santana la guardò, mentre orgogliosamente si asciugò il viso e smise di piangere, le venne da pensare che, in passato, probabilmente la Brittany che conosceva, si sarebbe buttata trà le sue braccia a piangere, fino a che lei, con i suoi baci, non sarebbe riuscita a calmarla e tranquillizzarla, dicendole che avrebbe pensato lei a tutto.

“senti Brittany, so che non è semplice dopo tutto questo tempo, ma se hai bisogno di qualsiasi cosa io ci sono, posso darti una mano, la dottoressa Spark mi ha detto che non avete assicurazione, è vero?”
Brittany di nuovo, girò il volto dall’altra parte. In quel momento Santana capì che, probabilmente, non se la stava passando molto bene.

“voglio vedere Adrian…. Dov’è?” disse alzandosi improvvisamente
“no, no aspetta…. Ora stà riposando, ha perso molto sangue, le stiamo facendo delle trasfusioni, ma starà bene, fidati di me” trovò il coraggio di guardarla dritta negli occhi questa volta
La bionda sembrò tranquillizzarsi, quando improvvisamente afferrò un braccio di Santana e lo strinse fortissimo e con gli occhi lucidi disse
“San ti prego, ho bisogno di vedere mia sorella in questo momento, ho bisogno di assicurarmi, coi miei occhi, che stia bene”
Santana smise di respirare nel momento esatto in cui sentì pronunciare quel “San”, uscito da quelle labbra e con quella voce. Non lo sentiva da così tanto tempo, che non ricordava nemmeno più il suono di quella chiamata così intima.  Deglutì per riprendersi e rispose
“devi fare una flebo, sei molto debole anche tu…”
“ti prego!” disse quasi supplicandola
“o-ok… poi però mi prometti che farai la flebo?”
La ragazza annuì con un sorriso

Squillò improvvisamente il cercapersone di Santana, proprio mentre stava aiutando Brittany ad alzarsi e, contemporaneamente, entrò Ashley con tutto l’occorrente per fare la flebo alla paziente
“oh cazzo!” esclamò a voce alta, guadagnandosi lo sguardo perplesso delle altre due dentro la sala.
“Spark accompagna la signora Pierce dalla sorella e poi portala nella mia stanza e falle la flebo, io arrivo il prima possibile” guardò prima una e poi l’altra
“ma…. È in rianimazione non si può entrare…..” azzardò la ragazza
“Spark! Fai come ti dico e risparmia il fiato per spiegare agli infermieri che te l’ho detto io di farlo!” la interruppe subito, per poi porgerle le chiavi della sua stanza privata in ospedale e dire “poi falle la flebo!” terminò, per poi girarsi verso Brittany che la osservava con un ghigno in viso, notando che non aveva cambiato i suoi modi delicati di rivolgersi alle persone.
Santana capì e le sorrise.

“puoi vederla solo per pochi minuti” le disse, per poi mettere una mano in tasca e porgerle un biglietto da visita “ci vediamo dopo, ma ho paura di dimenticarmi se non te lo dò ora…. C’è anche il mio numero di cellulare personale” le disse, per poi allontanarsi di corsa prima di indicare col pollice  l’uscita alla sua specializzanda.


 
Si diresse di corsa verso l’ultimo piano dell’ospedale, terrorizzata al solo pensiero di quello che  sarebbe successo, uscì dall’ascensore e si fermò un attimo. Tornò indietro di corsa, verso una porta che portava ad un piccolo terrazzo, la aprì ed uscì fuori.
Si rese conto che aveva bisogno di respirare, non poteva affrontare il suo capo in quelle condizioni.
Era stravolta da una notte passata a lavorare duramente, con un intervento alle spalle e poi quell’incontro che non si aspettava e che, come un vortice spazio temporale, l’aveva immediatamente catapultata nel suo passato, facendole provare sensazioni che oramai si erano assopite dentro di lei.

Inspirò profondamente l’aria frizzante mattutina, sentì freddo, ma in quel momento trovò la cosa piacevole, serviva per svegliarla, quel freddo, serviva per addormentare ancora per qualche minuto, tutte quelle sensazioni che si muovevano dentro di lei, da quando aveva rivisto Brittany. Non era pronta a rivederla, ma forse non lo sarebbe stata mai.
“ok Santana Lopez, resetta per qualche minuto tutto quello che è successo e trova una soluzione per il quesito che, inevitabilmente, quello stronzo ti porgerà, appena varcherai quella porta!”
Diede un lieve pugno alla ringhiera sulla quale si era poggiata. Inalò ancora un po’ di quell’aria fresca e, con decisione, si girò e si diresse verso l’ufficio del capo.


 
“Lopez! Avanti avanti! L’aspettavo..” disse l’uomo sulla cinquantina
“salve capo, mi cercava?” disse timidamente, mentre si accomodava sulla sedia davanti alla scrivania
“Santana Lopez, una delle mie migliori specializzande! Ho dei bei ricordi di quando ti seguivo sai? Sei l’orgoglio di tuo padre!” pronunciò l’uomo
“grazie signore”
“ho saputo che stai facendo un bel lavoro col gruppetto di specializzandi che ti ho affidato al pronto soccorso… mi dicono che li hai messi tutti in riga e nessuno di loro osa fiatare”  continuò scrutandola attentamente
La ragazza sorrise imbarazzata.
“non le voglio rubare molto tempo, so che ha fatto il turno di notte e quindi sarà abbastanza stanca e non vedrà l’ora di tornare a casa”
Santana continuava ad annuire, senza dare risposte al medico che aveva davanti a lei, come se volesse risparmiare tempo, per poter andare via il più velocemente possibile da li e tornare da Brittany.
L’uomo afferrò delle carte che erano posizionate al lato della sua scrivania
“ho visto che stanotte il pronto soccorso è stato abbastanza caotico, avete avuto da fare?”
“abbastanza signore”
“ecco, per questo allora le sarà sfuggito un ricovero di una giovane ragazza, con tanto di intervento e successiva TAC ,senza assicurazione?” disse, sollevando lo sguardo dai fogli per fissarla da dietro gli occhiali
“a- a dire il vero non mi è sfuggito signore” balbettò
“ah… bene, allora avrà sicuramente una spiegazione a tutto questo”
“la ragazza era in fin di vita signore, abbiamo attivato le procedure di emergenza e le abbiamo salvato la vita”
“benissimo Lopez, tutto nella norma, ma mi chiedevo perché non si sono svolte, poi, le pratiche per questi casi particolari”
“n-non c’è stato il tempo signore!”
“chi ha ordinato la TAC post operatoria?”
“io signore”
“prima o dopo che ha saputo che la paziente era sprovvista dell’assicurazione?”
“dopo signore” rispose sinceramente
L’uomo si tolse gli occhiali e si massaggiò gli occhi
“dottoressa Lopez, lei sa quanto viene a costare una TAC a questo ospedale?” chiese, raccogliendo tutta la poca pazienza che ancora le era rimasta
“perfettamente”
“bene, apprezzo la sua estrema sincerità, ma mi chiedo ora….” Si alzò in piedi ed urlò “chi pagherà queste cazzo di spese mediche! Sono 2000 dollari Lopez! L’ospedale stà andando a picco, perché non abbiamo fondi e noi ci permettiamo di fare della libera beneficienza a persone che, trà l’altro, non vogliono nemmeno starci più su questa terra!”  la guardò con gli occhi carichi di rabbia
Santana non disse niente
“posso capire un povero bambino…. ma una disgraziata, che non ne vuole nemmeno più sapere di vivere…. Ma lasciamola andare, e pace all’anima sua!” buttò violentemente i fogli sulla scrivania
Santana si gelò, sentendo quelle parole, sentendo che, in quel caso, erano rivolte ad Adrian, alla piccola Adrian, alla sorella di Brittany. Quella persona non era una poveretta, quella persona era stata inevitabilmente una piccola parte della sua vita, perché Brittany lo era stata.
“pagherò tutto io capo”  disse improvvisamente, senza nemmeno accorgersi che, quelle parole, erano uscite dalla sua bocca
L’uomo si girò ed avvicinandosi di più a lei per scrutarla, disse
“perché?”
“perché conosco la paziente, è una persona a me cara” non era vero in quel momento presente, ma decise che era la cosa più giusta da dire per convincerlo
“oh…. È una sua parente?” si calmò subito
“no… è la sorella di una mia cara amica”
“oh bene….  E questa sua cara amica, non può provvedere alle spese mediche della sorella?”
Santana non sapeva dare risposta.. non sapeva niente di Brittany, non sapeva perché Adrian era talmente disperata da non voler più vivere, non sapeva perché non c’erano i genitori o qualsiasi altra persona a loro vicine, ma non poteva dirlo al suo capo.
“no, non stanno passando un bel momento” si limitò ad improvvisare
“oh…. Bene  è ammirevole il suo amore per gli amici Lopez…. Allora devo far mettere tutto sul suo conto? Comprese le spese future post ricovero?”
La ragazza deglutì e pensò subito ad Adam ed a come giustificare quelle spese segnate nel loro conto.
“si signore” pronunciò a mezza voce
“perfetto, allora è tutto Dottoressa, può andare a riposare…. E mi saluti suo padre” l’uomo l’accompagnò alla porta
“lo farò, grazie per la comprensione signore” disse infine
“si figuri, saluti la sua amica e le dica che è fortunata ad avere accanto persone come lei” disse per poi chiudere la porta del suo ufficio.
“Vaffanculo viscido succhia soldi!” disse per poi mettersi a correre.


Decise di non pensare alle conseguenze di quel gesto, avrebbe trovato una giusta spiegazione da dare ad Adam, magari si sarebbe fatta suggerire qualcosa da Quinn. In quel momento voleva solo correre per tornare da Brittany. Chiamò l’ascensore, pigiando nervosamente più volte verso il tasto per chiamarlo con impazienza.
Arrivò al piano dove era ricoverata Adrian e vide che dentro la stanza non c’era nessuno, diede un veloce sguardo alla ragazza, che aveva tutt’altra cera rispetto a quando era arrivata, controllò velocemente i suoi valori e si rese conto che le trasfusioni le stavano facendo bene. La lasciò, ripromettendosi che poi sarebbe tornata con più calma, quando si sarebbe svegliata. Sicuramente Ashley e Brittany erano nella sua stanza a fare la flebo in quel momento, sorrise soddisfatta per il buon lavoro che era riuscita a fare la sua specializzanda.

Aprì velocemente la porta e vide, seduta sul letto, la ragazza con aria disperata, che portava ancora trà le mani il sacchetto della fisiologica
“Spark che succede? Dov’è Brittany?”
La ragazza iniziò a piangere
“m-mi dispiace capo…. I-io le ho detto che si sarebbe arrabbiata moltissimo, se non avesse fatto la flebo, ma non ha voluto sentire ragioni, mi ha detto che doveva proprio andare e mi ha lasciato questo” le porse un bigliettino, Santana ancora incredula lo afferrò e lesse

“mi dispiace, devo andare e non posso trattenermi, grazie ancora per quello che hai fatto. E’ stato bello rivederti. Britt

lo rilesse due volte e poi guardò la sua specializzanda che si teneva disperata le mani in testa e singhiozzava. Le fece una pena incredibile, era visibilmente stanca, dopo la nottata passata a stare dietro a lei, senza fiatare ed eseguendo perfettamente i suoi ordini. Si mise affianco a lei, le prese dalle mani la sacca dicendo
“Ashley, non importa”
La ragazza si girò di scatto sentendo, forse per la prima volta, pronunciare il suo nome da quella bocca
“và a casa, sei molto stanca…. Ci vediamo domani” le disse, guardandola dolcemente
“su-sul serio?” chiese incredula, asciugandosi il viso bagnato
La mora annuì con un sorriso
“và… prima che me ne penta”
La ragazza si alzò subito e disse
“ok… a domani allora” sparendo velocemente dalla stanza.
Santana sollevò il braccio svogliatamente per salutare la sua specializzanda, che era ormai scomparsa dalla sua visuale.

“che merda la vita da specializzanda” disse, sdraiandosi sul letto e riaprendo il foglietto che Britt le aveva lasciato
Era sparita di nuovo…. E di nuovo aveva lasciato un vuoto dietro di sé…. Ma questa volta c’era Adrian ancora li, Santana aveva qualche speranza di rivederla.
“Britt….” Sospirò, osservando il biglietto. Poi se lo portò al petto e si lasciò andare in un sonno immediato e profondo.
 
******
 

“hey ti avrò chiamato una decina di volte! Stai bene?”
Si era svegliata dopo 6 ore ancora in ospedale nel suo letto, aveva visto che c’era una quantità infinita di chiamate non risposte di Adam, così l’aveva chiamato subito
“scusa amore, dormivo e non avevo la suoneria inserita”
“capito…. Tutto bene?”  chiese
“si, mi sono addormentata in ospedale è stata una nottataccia” decise di non dare altre informazioni
“oh mammamia Santana, non riesci proprio a staccarti da li! Vai via da quell’inferno!” scandì con tono acceso l’ultima frase
“si adesso mi cambio e vado via…. Tu? Tutto bene nella grande mela?” chiese, mentre si massaggiò la testa constatando di avere un forte mal di testa
“tutto bene, oggi ho ricevuto i complimenti del capo!il lavoro che ho preparato tutta la notte, ha dato i suoi frutti” disse entusiasta
“Wau! È bellissimo amore, sono contenta per te!” disse amaramente, pensando che, invece il suo capo, l’aveva quasi sbranata, per il casino che aveva combinato.
“già, quando rientro festeggiamo!” disse lui
“Adam… “
“si?”
“ti manco?” chiese improvvisamente
“ma certo! che domande sono? Altrimenti pensi che ti avrei chiamata così insistentemente ?” rispose
“n-no certo, hai ragione” rispose delusa, perché si aspettava un’altra risposta più appassionata
“hey che succede?” chiese sospettoso
“niente….. è solo che avevo bisogno di sentirmelo dire”
“ok…. La prendo per buona, devo andare ora, non ho ancora pranzato! Ci sentiamo dopo”
“ok… ciao “

Chiuse il telefono e le venne da piangere, sentendo la freddezza di quella telefonata.
“cazzo Adam…. Perché?” si ritrovò ad affondare la faccia sul cuscino ed a piangere

Spostando la mano, toccò un pezzo di carta, lo prese trà le mani e si ricordò improvvisamente di quel biglietto.
“Adrian!” disse, sollevandosi in fretta dal letto ed asciugandosi il viso
Fece un bel respiro, si lavò il viso nel suo bagno ed uscì dalla stanza

“Santana che cazzo ci fai qui? Non avevi il turno di notte?” un suo collega si fermò stupito a guardarla, indossava ancora il camice ,Santana in quel momento realizzò che lo poteva togliere prima di uscire, per evitare di dare spiegazioni a colleghi come Rick
“si Rick, stò andando via, vado solo a trovare una mia paziente e poi mi levo dalle palle, tranquillo” disse dirigendosi verso il corridoio
“no ma….. se vuoi puoi stare, abbiamo giusto qualche emergenza, visto che non riesci a stare lontana da questo posto” le urlò divertito
“fottiti!” mormorò
 
 

Si ritrovò davanti alla sala di rianimazione e vide che, adagiata sul letto, c’era Adrian, era sveglia.
Santana si avvicinò all’infermiera che controllava i macchinari, che monitoravano la ragazza, per chiedere informazioni, la donna le disse che si era svegliata da un po’ ,ma non aveva voluto né mangiare, né bere e non aveva ancora parlato.

Fece un gran respiro, prima di entrare nella stanza ed affrontare la ragazza. Non sapeva cosa dire, non le era mai piaciuta psichiatria e non aveva mai capito la devozione dell’amica, nel curare le persone che avevano questi tipi di problemi.

La vide immobile, con la sguardo spento, decise di prendere la sua cartella e controllare gli ultimi esami. Poi sollevò lo sguardo verso di lei e disse
“ciao Adrian”
La ragazza non si mosse minimamente. La mora decise di avvicinarsi a lei, entrando nel suo campo visivo
“sono uno dei medici che ti ha soccorso stanotte, mi chiamo Santana Lopez….. ricordi? Sono un’amica di Brittany” disse piano
Si accorse che, nominando il suo nome e quello della sorella, ebbe una piccola reazione, ma poi fece un respiro profondo e girò la faccia dall’altra parte
Santana non si arrese e continuò a parlarle
“come stai?” provò a chiedere, ma non si aspettò nessuna risposta
“dovresti mangiare qualcosa, sono sicura che hai una fame da lupi”
Decise di toccarle la mano gelida, che al suo tocco, non ebbe nessuna reazione
“sai mi ricordo bene di te, avevi 7 anni…. Mi ricordo che ti piacevano i cartoni animati Disney e con Brittany ne guardavate uno tutti i giorni, conoscevi a memoria alla ricerca di Nemo” sorrise a quel pensiero
“eri felice quando arrivavo io a casa tua e mi trascinavi subito sul divano, per vedere con te e Britt il cartone. Tua mamma ci prendeva in giro, diceva che tu eri testarda come Nemo, io orgogliosa come Marlin e Brittany era la reincarnazione di Dory” si mise a ridere, per poi notare che la ragazza iniziò a tremare. Santana le strinse ancora più forte la mano, quando si accorse che le scesero delle lacrime silenziose
“Brittany è venuta stamattina, si è assicurata che stessi bene, credo tornerà trà poco” disse, senza sapere minimamente se sarebbe davvero tornata e quando.
“sai…. se non te la senti di parlare ora non importa….. lo farai solo quando vorrai, ma ti prego Adrian, cerca di mangiare qualcosa, tua sorella era molto preoccupata stamattina”
“io ora devo andare, ci vediamo prestissimo” disse, prendendo coraggio e sporgendosi per darle un bacio in fronte. Si accorse che la ragazza chiuse gli occhi a quel tocco e li tenne chiusi, fino a quando non uscì dalla stanza.

“le devo chiedere un favore immenso” si avvicinò di nuovo all’infermiera
“mi dica”
“appena arriva la sorella, mi può far chiamare al cercapersone? Se non sono in ospedale arriverò subito, è importante, lo lasci detto anche ai suoi colleghi” le disse con aria supplichevole
“certo dottoressa, non si preoccupi” rispose gentilmente la donna


 
Santana si allontanò di fretta da quel reparto, altrettanto di fretta entrò nella sua stanza, si cambiò ed uscì da quel posto. Aveva sentito di nuovo il bisogno di prendere aria e respirare. Arrivò in pochi minuti a casa guidando distrattamente, lasciando fare alla sua memoria che conosceva la strada perfettamente.  

Quelle ore erano state terribili, quell’incontro le aveva letteralmente stravolto la vita. Non capiva più niente e stava rischiando di impazzire per la confusione che aveva in testa. Le venne improvvisamente il panico e respirò a fatica, le scesero le lacrime, senza che riuscisse a controllarle. Aveva bisogno di aiuto, non ce la poteva fare a sopportare tutto quel peso da sola. Decise di prendere il telefono e chiamare

“Lopez cioccolatino mio!” Quinn rispose con entusiasmo, ma si gelò sentendo i singhiozzi dall’altra parte del telefono “Santana che è successo?”
“Q-quinn t-ti prego, ho bis- bisogno di vederti” abbozzò
“dove sei tesoro?” chiese
“a-a casa”
“stò arrivando, dieci minuti e sono da te San” chiuse il telefono e si precipitò dalla sua amica.
 
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Due capitoli in due giorni….. non fateci l’abitudine perché potrebbero esserci periodi di magra, lo so… mi conosco…. Ma intanto godete di questo momento di ispirazione : )
Non mi sono rimaste parole per ringraziare tutte quelle persone che hanno scritto due righe con parole bellissime. Sono davvero grata di avere così tante persone meravigliose che seguono i miei vaneggi.
: )
Ditemi che ne pensate di questo capitolo.
Alla prossima
E.
  
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