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Autore: Alice Moonriver    04/12/2011    1 recensioni
Un cielo piovoso, le lacrime del cielo.
"Piove di nuovo... che rabbia. Se solo potessi tirar giù quel dio bastardo che si diverte a far piangere così il cielo... Che cosa insulsa il pianto. Che cosa infantile. Odiosa.
E come sempre mi rifugio, come un reietto, in una stanza polverosa. E le lacrime della notte rigano il vetro. Silenzio..."
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Genjo Sanzo Hoshi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Piove di nuovo... che rabbia. Se solo potessi tirar giù quel dio bastardo che si diverte a far piangere così il cielo...
Che cosa insulsa il pianto. Che cosa infantile. Odiosa.
E come sempre mi rifugio, come un reietto, in una stanza polverosa. E le lacrime della notte rigano il vetro.
Silenzio...
Che silenzio insopportabile. Odioso, vigliacco e infido silenzio, ciò che più acquieta l'anima, ciò che più la getta nello sconforto.
E mi ritrovo di nuovo a fissare la finestra. Piccole gocce che scendono lente sulla superficie trasparente, attraverso la quale il tramonto lascia spazio alla notte, calde, languide tenebre.

Anche quella volta pioveva. Anche quella volta mi sentivo così terribilmente spaesato? O era la gioia di trovarmi con lui, che non mi faceva capire ciò che il cuore diceva?
Forse non ho nemmeno mai capito di avere un cuore. Dopo quella terribile notte, me lo sarei strappato dal petto. Ma...no! Tu, con quel viso angelico e i capelli color mogano, mi dicesti: "Cresci. Cresci e diventa forte, Genjio Sanzo Hoshi".
Va al diavolo!
Quante volte avrei voluto togliermi dal mondo, o magari solo restare fermo a guardare, aspettando di sparire, lentamente, come quando anche l'ultima nuvola si dirada...
E invece no. Non potevo tradirti, non ancora una volta. "Mi basta avere il tuo ricordo pulsante, non voglio un altro rimpianto" è questo ciò che ho pensato fin da subito.
Una pistola. Un colpo. Ho ucciso un demone. E poi? E poi ancora, uno dopo l'altro, vite che venivano falciate, sguardi, implorazioni, scongiuri, urla. E pioggia. Pioggia.
Piove...ancora non smette.
Tu continuavi a lavarmi le mani dal sangue però. Questo mi dava forza.
Quante cose mi hai insegnato? Molte? Non lo so...
Mi hai insegnato a non bere il sakè...mpf...già... Mi hai insegnato a capire. Mi hai insegnato a far volare l'anima, come piccoli aereoplanini di carta arancione, in un meraviglioso contrasto con il cielo limpido, macchiato solo da qualche filo di fumo... E la mia anima ora come vola? Non lo fa affatto... Magari ho dimenticato anche quella.

Che noia, è davvero triste commiserarsi così, come un moccioso frignone che ha perso la mamma. Proprio come qualcuno che conosco bene, stupida baka saru.
E con la baka saru, con me ora, quei due disperati, tanto quanto me. Che diavolo ci facciamo insieme mi domando? Siamo davvero accomunati da tanto?
La sofferenza è una sola, è vero ma... preferirei essere solo.
O forse no. Che idiozia.

E intanto il cielo soffre ancora, oggi proprio non vuole smettere di piangere, dannato bastardo, bastardo! Bastardo come quella bastasrda razza di bastarde creature che osò ucciderlo! Ma la vendetta è passata. Non è più tempo di vendetta. E allora che tempo è?
Non so nemmeno questo... E se fosse solo il tempo di non pensare? Non pensare a niente. Si... dormire e basta, disteso sul letto appena fatto dalla bella locandiera, accanto al ricordo di una schiena lontana, una dolce schiena bianca, dove una lunga treccia color mogano si scioglie, emanando il profumo di morbidi capelli vellutati... ricordo ancora la loro lucentezza...
Come quella di un bambinetto dispettoso, con delle fredde catene...
Magari lui...potrà...fare ciò che io non ho avuto il coraggio di fare.
   
 
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