Titolo: Geisha No Kage
Autore: Nemeryal
Fandom: Axis Power Hetalia
Rating: Verde
Genere: Slice of Life, Generale, Introspettivo
Avvertimenti: Missing Moments, Flash Fic
Personaggi: Alfred F. Jones/America, Sakura Honda/Fem!Giappone
Pairing: Nessuno
Musica: Becoming a Geisha – Memorie di una Geisha OST
Trama:
Facendosi guidare dal suo istinto da
eroe americano, Alfred scelse la più buia fra tutte, in cui l’unica luce era un’esigua
lingua di fuoco che strisciava liquida sulla carta candida. Si avvicinò e, con
tutta la grazia di cui disponeva, fece scorrere la porta con uno schiocco
secco.
E il fiato gli rimase incastrato in
gola.
Dedica: a Silentsky
Note: Sì, sono ancora
sotto l’effetto di Neve di Primavera. E
ieri sera mi sono rivista Memorie di una
Geisha.
Geisha No Kage
Bagno. Bagnobagnobagno. Dov’era il
bagno?
Okay, Kiku gli aveva detto che in una
delle stanze della casa, c’era un bagno all’occidentale. Doveva averlo fatto
costruire dopo la Restaurazione Meiji1 o giù di lì, ma non è che
America si fosse interessato più di tanto alla questione. Era un eroe,
dopotutto. E aveva una vescica cui badare.
Forse a sinistra? O era a destra? Uhm,
forse quell’androne, sì, forse era quello il corridoio giusto! Così poco
illuminato, quasi inghiottito dalle tenebre che soffiavano dalle porte in carta
di riso, forse era quello il posto perfetto di nascondere qualcosa di così
occidentalizzante!
Bisognava solo trovare la stanza
giusta.
Facendosi guidare dal suo istinto da
eroe americano, Alfred scelse la più buia fra tutte, in cui l’unica luce era un’esigua
lingua di fuoco che strisciava liquida sulla carta candida. Si avvicinò e, con
tutta la grazia di cui disponeva, fece scorrere la porta con uno schiocco
secco.
E il fiato gli rimase incastrato in
gola.
Non era un bagno, su quello non
c’erano dubbi. Doveva essere una camera, o almeno America ipotizzò che lo
fosse, visto che l’unica cosa completamente illuminata era lo specchio in un
angolo. Uno specchio orizzontale, piuttosto lungo, reclinato all’indietro, su
cui era riflesso parzialmente il viso di una donna.
Alfred non poteva vederle che la
schiena, il lungo strascico del kimono –Kiku gli aveva detto che era quello il nome
degli abiti giapponesi- su cui poggiava la lingua gonfia di un enorme
fiocco scarlatto, stretto in vita da una fascia del medesimo colore.
Riusciva ad intravederle il collo, una
striscia di pelle salvatasi dal trucco bianco che pareva mascherarle la gola, e
i capelli, poi, tenuti in una complicata acconciatura –a bulbo, quasi- al cui centro spiccava un triangolo di stoffa arancione,
reso ancora più acceso dalle lucide ciocche corvine che lo circondavano.
Il frammento di volto che riusciva a
cogliere sullo specchio era bianco, con le labbra truccate di carminio, le
sopracciglia un filo nero tessuto ad arte sulla biacca della fronte ampia,
sugli occhi una pennellata purpurea che si innalzava, leggera come una piuma,
fino alle tempie.
America retrocedette, ma gli occhi
della donna saettarono immediatamente sulla sua figura, simili ad una coppia di
farfalle alla ricerca di un fiore su cui posarsi. Si alzò e il movimento fu di
una tale grazia che il buio della stanza parve inchinarsi, scivolandole dalle
spalle come il più fine soprabito.
Il primo pensiero di Alfred, a vederla
così illuminata dalla luce della candela, fu di trovarsi davanti ad un’altra di
quelle geisha girls2 che
gli erano svolazzate attorno, cinguettanti e festose, i primi giorni
dell’Occupazione.
Eppure..
Eppure, mentre la donna avanza verso
di lui, capì di trovarsi davanti a qualcosa di estremamente diverso: forse
erano i motivi del kimono –nero, con
montagne grigio perla che dall’orlo svettavano nella nebbia fino alla vita-,
la tensione delle labbra, malinconiche e sensuali, oppure gli occhi languidi, o
il pettinino d’argento da cui pendeva un intreccio di fiori di ciliegio e lacrime
vetrose.
Emanava una sacralità ed un mistero
tali, che per un attimo, America se ne sentì schiacciato.
La donna si fermò al limitare della
stanza, fissandolo senza parlare.
-Chi siete?- domandò Alfred, sentendo
la bocca improvvisamente impastata.
Le labbra di lei si tesero in
un’impercettibile sorriso.
-L’Ombra di un’Artista3-
rispose la donna –Il Giappone che vive tra le luci degli hanamachi, danzando tra i ventagli e i ciliegi, al suono di uno shamisen4-
In realtà, America non aveva capito
nulla di quanto l’altra gli aveva detto, ma la curiosità era troppa per rimanere
in silenzio
-Perché Kiku non ti ha mostrata a me?-
Gli occhi dell’Artista vennero
attraversati da un lampo di rabbia; i muscoli del collo si tesero e le lacrime
di vetro tintinnarono con ferocia a quel gesto improvviso.
-Avresti compreso la differenza tra me
è una oiran5?- sibilò.
La porta venne chiusa con uno schiocco,
relegando America nel taglio di buio e ignoranza dell’androne dimenticato.
Note
1Radicale cambiamento
nella struttura sociale e politica del Giappone che riconsegnò il potere all'imperatore
dopo secoli di dominio degli shogun.
Ebbe luogo
tra il 1866 e il 1869, tra la fine del periodo Edo (anche detto del tardo shogunato
Tokugawa) e l'inizio del periodo Meiji. (Wikipedia) QUI, per maggiori
informazioni.
2Donne giapponesi che
lavoravano come prostitute nel periodo di occupazione americana. Questo ha
fatto sì che in Occidente arrivasse l’errata convinzione che le Geishe fossero
prostitute.
3Geisha No Kage, il titolo della fan fiction. La parola “Geisha”
significa “Artista”.
4Hanamachi: distretto delle okiya (case delle geishe)
Shamisen: strumento musicale giapponese a tre
corde. Insieme al flauto, era uno degli strumenti che le Geisha dovevano imparare
a suonare.
5Cortigiana di lusso.
A differenza delle Geisha, portavano l’obi
(Il fiocco), annodato sul davanti e non sulla schiena.
Quella di
Fem!Giappone dovrebbe essere una acconciatura “A pesca”, col ritaglio di stoffa
che ricorda..ehm..la femminilità. E’ colmo di una forte carica erotica.
Purtroppo non sono sicura che il nome sia
esattamente questo, ecco perché non l’ho messo tra le note ufficiali.
QUI e QUI
per altre informazioni sulle Geisha.