Fandom: Supernatural.
Pairing/Personaggi: hunter!Castiel/fall angel!Dean.
Rating: Pg.
Beta: Koorime.
Genere: Angst, Introspettivo,
Romantico.
Warning: Pre-Slash, What if...?
Words: 944 (fiumidiparole).
Summary: Parti invertite: 2014 ‘verse – Dean è l’angelo ribelle, Castiel il cacciatore.
Note: Ispirata alla 5x04 – The End; volendo, la si può considerare il sequel di Lazarus Rising… Again. Scritta sul prompt Switch Identities, per il 4° giorno del Calendario dell’AUvvento di auverse.
DISCLAIMER: Non mi appartengono, non ci guadagno nulla ù_ù
The End… Again
Dean non sapeva esattamente come
le cose avessero fatto ad andare così tanto a
puttane. Quando aveva deciso di dare le dimissioni, lo aveva fatto
cosciente di cosa significasse. Lo aveva fatto per il libero arbitrio e perché
il Paradiso ormai non era più governato da suo Padre e di stare agli ordini dei
suoi fratelli, mentre questi facevano tutto il contrario di quello che Dio
avrebbe voluto, lui non voleva saperne. E l’aveva
fatto per Cas.
Perché Castiel,
il suo protetto, era solo un moccioso testardo che non si rendeva conto di
quanto fosse piccolo a confronto del Cielo, e continuava a stare dritto sotto di
esso come uno stoccafisso, quasi a sfidare gli angeli a far piovere su di lui
tutta la merda possibile. E Dean non poteva abbandonarlo, okay? Perché era il
suo protetto, e perché era Cas.
Cas che non si arrendeva mai e che
aveva sempre mille dubbi, che faceva stupidi errori e
cadeva, sbucciandosi le ginocchia, ma in qualche modo si rimetteva sempre in
piedi, più accigliato ed inespressivo di prima. E Dean probabilmente era un po’
innamorato di questo.
Ma poi Balthazar,
quel coglione – lui avrebbe tanto voluto prenderlo a calci, sul serio – aveva
ceduto, aveva detto sì al Diavolo, l’Apocalisse era scoppiata, e Castiel era crollato. Aveva iniziato a bere e bere e bere,
e Dean – che ormai era un traditore e aveva i suoi fratelli e i demoni
attaccati al culo – non aveva il tempo di stargli
dietro.
La sua collera divina – e che
cazzo!, era un angelo caduto, ma pur sempre un angelo,
grazie tante – era esplosa solo quando aveva visto il suo protetto tentare di
assumere delle pasticche di non-sapeva-bene-cosa. Allora
aveva strappato il flacone dalla sua stretta e aveva preso il ragazzo a pugni,
sbattendolo al muro, troppo accecato dalla rabbia per rendersi conto che lo
stava distruggendo con le proprie mani. Solo quando l’aveva visto agonizzare a
terra, con quegli occhi blu spenti e tormentati che lo pregavano solo di farla
finita, di ucciderlo e sistemare tutto – come aveva fatto all’Inferno, quando
aveva cercato stupidamente di resistere al suo salvataggio –, che Dean era
riuscito a fermarsi.
E poi Michael era morto e gli
angeli erano scomparsi, portandosi via le ultime tracce di Grazia che gli erano
rimaste e tramutandolo in un essere umano, incastrato in quel corpo che non gli
apparteneva.
A Dean piacevano gli umani – o, perlomeno, gli
piacevano alcuni di loro –, la loro cultura, i film, i dolci, i
fastfood, il sesso. M-ma… ma lui era un
angelo, okay? Era un angelo e aveva perso tutto, e ora sarebbe invecchiato,
sarebbe morto. E sarebbe finito all’Inferno. Perché era un traditore. E Dean
era assolutamente, del tutto – senza ritorno, proprio – terrorizzato.
Era stato allora che aveva
iniziato a bere. Perché, davvero, con l’Apocalisse agli sgoccioli ed il suo protetto depresso, che cazzo aveva importanza,
ormai?
La sua mano sanguinava – se
l’era ferita in battaglia, mentre ammazzavano un po’ di croat,
qualche ora prima – e non voleva saperne di rigenerarsi. Non importava quanto
si concentrasse su di essa o quando cercasse di convincere le piastrine a
coagularsi sul taglio, la pelle non sembrava proprio volerne sapere di
richiudersi.
«Morirai dissanguato» lo
riscosse una voce, facendolo sussultare.
Dean si voltò verso l’entrata
della propria capanna, sotto la quale si stagliava la figura scarmigliata di Castiel.
«Sei sobrio» osservò lui di
rimando, blandamente stupito.
«Fa vedere» disse il ragazzo, raggiungendolo ed accucciandoglisi davanti.
Dean, seduto a terra, sotto la finestra, lo ignorò e si portò di nuovo la bottiglia di scotch alle labbra prendendone un lungo sorso.
«Non riesci a rigenerarti, vero?» continuò Cas, raccogliendo con insospettabile delicatezza la mano che lui aveva abbandonato sul tappeto ed esaminandola con attenzione. Lui non rispose, ma il ragazzo sfilò la bottiglia dalla sua presa e, senza alcun preavviso, gettò una generosa dose di alcool sulla ferita, per pulirla e disinfettarla.
Il sibilo addolorato di Dean venne coperto dal rumore della camicia di Castiel che si strappava. Il suo protetto usò la manica che aveva tirato via per fasciargli il palmo, e lui lo lasciò fare.
Dean non riusciva a guardarlo negli occhi – quei brillanti occhi blu che in passato tante volte aveva ammirato e che ora, sempre più spesso, erano opacizzati dalle droghe e costantemente ombreggiati dalle perdite –, troppo deluso, troppo arrabbiato.
«Io…» mormorò Castiel, con una voce sottile sottile, che lui gli aveva sentito uscire solo poche volte, da che lo conosceva. «Io…» ritentò «… sono qui. Sono qui, se tu ci sei».
Dean alzò finalmente lo sguardo, stranito da quelle parole, ed incontrò i suoi occhi, così disperati e privi di speranza. Era chiaro che il suo protetto non pensava ci fosse via d’uscita.
«E lo so che non ti sei ribellato per me, ma comunque ho contribuito a rovinarti la vita, e… sei tutto quello che mi rimane, Dean. E ti giuro – te lo giuro, Dean – che venderò cara la pelle» dichiarò più determinato, chiudendo con gentilezza la sua mano tra le proprie.
E Dean, per la prima volta nella sua millenaria vita, senti l’umana voglia di piangere. Non poteva farcela da solo, e questo sembrava proprio Cas, il suo Cas. Si sfregò nervosamente la bocca, poi lo afferrò per un lembo della camicia rovinata, attirandoselo addosso.
«Basta veleni» ringhiò, intrappolando il suo viso sporco di barba in una mano, ed il ragazzo annuì, ad occhi sgranati, con aria ipnotizzata.
Dean chiuse gli occhi e lo sistemò meglio tra le proprie braccia, poggiando una guancia contro i suoi capelli scuri. Per le prossime ore, non voleva pensare più ad un cazzo. Che il mondo finisse pure di andare a puttane.
FINE.