Ecco a voi una piccola one- shot altamente drammatica…
L’ ho scritta un po’ di tempo fa, e ora
ho deciso di sottoporla al vostro giudizio! Non ho altro da dirvi, leggete e
commentate!
E’ notte…. Una lunga e buia notte. La luna splende alta nel cielo, e il mio cuore piange…. Come accade ormai ogni giorno da un anno. Stanotte ho deciso di scrivere, per distrarre il dolore….
E’ strano come la
vita cambi velocemente. Un anno fa ero una giovane e promettente chirurga,
vivevo al centro di Roma e sembrava che nulla potesse turbarmi…. La mia
famiglia è ricca e influente,e fin dall’infanzia sono stata trattata come una
principessa. Subito dopo la laurea iniziai a lavorare nella più rinomata clinica
della città, acclamata da tutti come l’enfante prodige della chirurgia
italiana.
Avevo anche un
fidanzato, Luca, uno stimatissimo architetto. Insomma, sembrava che il mondo
fosse fatto per me, e che mi aspettasse solo gioia…. Fino a quel pomeriggio, in
cui tutto cambiò. Lo ricordo come fosse oggi: era un assolato pomeriggio di
fine estate, ed io, alla fine del mio turno di lavoro, avevo deciso di fare due
passi.
Mi incamminai verso
il centro di Roma, e arrivai a Piazza di Spagna. Fin da bambina ho sempre amato
quell’angolo di Roma, con la sua meravigliosa scalinata…. Mi sedetti su uno
scalino, pronta a godermi un’ora di pace. Ad un tratto il mio sguardo fu
attirato da un giovane artista di strada. Di solito liquidavo gente di quel
tipo con un’alzata di spalle, a volte con un obolo, ma quel ragazzo aveva
qualcosa di magnetico; rimasi estasiata a guardarlo cantare, i capelli lunghi e
neri sciolti e danzanti al vento, il sorriso da infarto, la voce dolce e
potente…. E soprattutto i suoi occhi.
Non era solo il
colore verde o la forma: in quegli occhi vedevo splendere una luce che parlava
di vita, di amore, di allegria…. Una luce che non avevo mai visto negli occhi
di nessuno. Il giovane cantante finì la sua canzone e ringraziò il pubblico,
che lo gratificò con qualche offerta. Poi si alzò e si voltò. In quel momento i
nostri occhi si incontrarono.
Non dimenticherò mai
quel momento: fu come essere attraversata da una scossa elettrica. Il ragazzo
sorrise e venne a sedersi accanto a me. Io cercai di mantenere il mio
autocontrollo, ma le mie guance erano di fuoco. Era insolito che io mi
comportassi così: di solito ero glaciale e controllata anche in ospedale, anche
se dovevo dare ad un paziente una brutta notizia o informare qualcuno che un
suo congiunto era deceduto durante l’intervento.
Per questo i miei
colleghi mi avevano soprannominato “Regina di ghiaccio” ed una volta un giovane
anestesista mi aveva detto: “Ma scusa, tu perché fai il medico?” “Perché si
guadagna bene!” avevo esclamato seccata. “Lo immaginavo…” aveva commentato lui.
“Perché, scusa, tu perché lo fai?” avevo risposto io, secca. “Mai sentito
parlare di pietà,compassione, voglia di aiutare il prossimo?” “Stupidi ideali…”
avevo tagliato corto, allontanandomi da quel ragazzo.
Adesso, di fronte a
quel sorriso ed a quegli occhi color smeraldo ero totalmente spiazzata.
“Ciao” esordì il
giovane cantante, sedendosi accanto a me “io mi chiamo Matteo, tu?”
“Nicole…” mormorai,
incapace di formulare un solo pensiero compiuto. “Nicole…Un bel nome per una
bella ragazza!” rise lui. “Sai” continuò “ti avevo notata…. Hai due occhi
stupendi! Ed anche il resto è notevole…”
Ero abituata a
sentirmi dire che avevo dei begli occhi (ho occhi azzurri e grandi, ornati da
lunghe ciglia) ma quell’accenno al “resto” mi fece irritare, e così recuperai
il mio sangue freddo.
“Come…. Come ti
permetti?” esplosi, così bruscamente che il giovane cantante si spaventò “Tu,
straccione…. Stammi lontano!” continuai. Matteo mi guardò stralunato, poi fece
per rispondere… Ma io mi alzai e me ne andai. Tornata a casa avevo già
dimenticato l’episodio, o almeno mi illudevo di averlo fatto… In realtà, però,
quegli occhi mi erano rimasti nell’ anima, e non sarebbero mai più andati via….
Nei giorni seguenti
continuai la mia vita, lavorai e mi vidi con Luca e con la mia famiglia.
Apparentemente era tutto come sempre, ma c’erano dei momenti in cui tutto ciò
mi appariva vuoto e senza senso, e ripensavo alla luce degli occhi di Matteo…
Due settimane dopo quel famoso pomeriggio stavo uscendo dall’ospedale, quando
udìì una voce… Quella voce! Mi voltai: Matteo era seduto accanto al parcheggio
e cantava, accompagnato dalla sua inseparabile chitarra. Appena mi vide smise
di cantare, si alzò e si avvicinò a me.
“L’altra volta temo
di essere stato frainteso… Con “il resto” non intendevo il tuo corpo, ma ai
tuoi capelli! Sembrano seta… E sono luminosissimi.”
Sorrise, ed io andai
di nuovo in tilt.
“Io…ecco, forse sono stata un po’ sgarbata. Ero stanca….”
Mormorai.
Incredibile: io che mi scusavo! La “Regina di
ghiaccio” che ammetteva un suo errore! Era semplicemente inaudito. Matteo
sorrise di nuovo, poi mi invitò a prendere un caffè. Io lo seguii, incapace di
resistergli. Passammo un pomeriggio meraviglioso, Matteo mi raccontò della sua
vita, ed io gli parlai di me…
“Accidenti, e così
non solo sei il chirurgo più giovane d’Italia, ma sei pure ricchissima… E
bellissima. Ma un simile fiore non è ancora stato colto? Possibile?” mi disse,
riaccompagnandomi a casa.
“In effetti… Sono
fidanzata” risposi. “Lo sapevo, la mia solita sfiga! Ma d’altronde con te non
avrei avuto comunque speranza, vero?” disse lui, per una volta serio. Eravamo
sotto casa mia.
Il buonsenso suggeriva di salutarlo e
andarmene, ma in quel momento io ero fuori da ogni buonsenso… Così mi avvicinai
a lui e lo baciai. Non avrei mai creduto che un semplice bacio potesse
scatenare in me simili emozioni. Matteo si scostò, poi mi prese il viso tra le
mani. I suoi occhi erano vicinissimi… Ed ancora più belli e luminosi.
“Nicole… Mia piccola
Nicole” sospirò “ Quanto ti amo! Ma è impossibile, lo so. Tu sei una
principessa, ed io un povero giullare… E le principesse non sposano i
giullari!”
“Ma se… Se la
principessa se ne fregasse e volesse sposarselo, il suo giullare?” mormorai,
stretta contro il suo petto.
“Il re non lo
permetterebbe… Ed anche il principe ereditario, temo!” rise piano lui.
“A questo penseremo
domani… Ora sali da me, ti prego! Stanotte non c’è il re, né il principe…
Stanotte ci siamo solo noi” replicai, guardandolo negli occhi.
Lui annuì in
silenzio. Fu la nostra unica notte, la più bella della mia vita. Mai mi ero
sentita così amata. Il mattino dopo avevo preso la mia decisione: avrei parlato
con i miei, avrebbero dovuto capirmi! Ma non andò così…
I miei non mi capirono, mi accusarono di
voler gettare alle ortiche tutta la mia vita per un capriccio, infine mi
richiamarono ai miei doveri. Io piansi e supplicai, ma invano: furono
irremovibili. Quella sera mi incontrai con Matteo. Lui comprese la situazione,
e mi propose di fuggire insieme…
Io avrei voluto
dirgli di sì, ma non ebbi il coraggio. Mille volte ho maledetto la mia
vigliaccheria, ma ormai è tardi… Ho pagato molto cara la mia titubanza. Quella
notte ero di turno in ospedale, e verso le quattro mi chiamarono, dicendo che
era arrivato un ragazzo in gravi condizioni dopo un pestaggio.
Io scesi giù al
Pronto Soccorso. Il ragazzo era steso su una barella, si lamentava debolmente.
Mi avvicinai… E mi sentìì svenire. Era Matteo!!!!! Il viso era ridotto ad una
maschera di sangue, era pieno di lividi e lesioni… Ma era ancora bellissimo.
Aprì leggermente gli occhi, sentendo la mia voce, e mi sorrise.
A fatica pronunciò
poche parole: “Niente paura, principessa…” Poi svenne. Avrei voluto gettarmi su
di lui e piangere, ma mi resi conto che solo io potevo salvarlo… Lottai tutta
la notte per salvarlo, ma inutilmente: Matteo morì tra le mie braccia.
Prima di andarsene
riuscì a dirmi solo “Ti amo” e a sorridermi l’ultima volta… Quel sorriso non lo
dimenticherò mai. Nei giorni successivi alla sua morte feci delle indagini, e
riuscìì a capire cos’era successo: quella sera, dopo che ero andata via di
casa, mio padre aveva chiamato Luca, il quale mi aveva seguito. Aveva visto me
e Matteo insieme, e aveva deciso di rivolgersi ad un delinquente senza scrupoli
perché ci separasse…
Al processo Luca
giurò e spergiurò che non aveva mai voluto uccidere Matteo, che era stata una
fatalità… Ma non servì a nulla. Fu condannato come mandante del suo omicidio.
Dopo la sua condanna io vendetti la mia casa di Roma e partìì per l’Africa
insieme a Sebastiano, il giovane anestesista idealista.
Ora vivo in Kenia, in una missione alle falde
del Kilimangiaro. Ora non sono più la “Regia di ghiaccio”… I miei piccoli
pazienti e padre Samuele, il responsabile della missione, mi chiamano “Fatina”,
perché da queste parti le donne bionde e con gli occhi chiari sono merce
rarissima. Ora faccio il medico per salvare la vita delle persone, non perché
mi pagano… Qui la gente è povera, al massimo possono darmi un “grazie” e
qualcosa da mangiare…
Ma io sono felice.
Solo il mio cuore piange ancora, soprattutto quando vedo notti come questa e
ripenso a Matteo… Ai suoi occhi, al suo sorriso, alla sua voglia di vivere,
tutto spento per l’egoismo di un uomo che, ora lo so, non mi ha mai amata.
Ripenso sempre al quella notte…
Quando lo portarono
in ospedale e lui, mentre moriva, mi sussurrò : “Niente paura…” Ogni giorno
vivo la mia vita e la sera sono serena, perché so che è passato un altro
giorno, e si avvicina il momento in cui ci rivedremo… Perché io lo so, lui no è
andato via. Lui è qui, è negli occhi dei “mie” bambini, è nell’aria, nei
profumi e un giorno, quando sarò pronta, lui verrà e mi porterà via con se, e
saremo insieme per l’eternità.