Fandom: Supernatural
Pairing/Personaggi: Dean, Castiel, Balthazar, Anna, Death, Tessa (nominata) – MrGennaio&ProffNovak ‘verse
Rating: Pg13?
Charapter: 1/1
Beta: Samek
Words: 3202 (Fidipa)
Genere: commedia, spin-off di I just want you to know who I am di Samek
Warning:
Summary: Era tradizione che, la notte di Halloween, l’Università di Lawrence desse una festa per studenti e professori.
Note: tutta colpa di Sameke delle fanart che smercia.
DISCLAIMER: vorrei tanto possedere Castiel, ma no, né lui né nessun altro mi appartiene .__. Neanche Dean, no *sigh*
Era tradizione che, la notte di Halloween, l’Università di Lawrence desse una
festa per studenti e professori. Era anche tradizione che Castiel la evitasse
come la peste. Non che credesse di essere troppo... beh, troppo per
infilarsi un vestito ridicolo e mescolarsi con i comuni mortali – come qualcuno
aveva malignamente ipotizzato – semplicemente non era mai stato il tipo che
amasse far baldoria, cosa che Balthazar gli rinfacciava dall’età di quindici
anni. Quindi, mentre il resto d’America andava in giro a ubriacarsi urlando “Dolcetto
o scherzetto”,
lui preferiva rimanere a casa a godersi una carrellata di classici horror o un
buon libro di Lovecraft o di Poe.
Ma quell’anno sarebbe stato diverso.
Quell’anno c’era Dean e, per quanto fosse certo che avrebbe apprezzato una notte
all’insegna dei grandi classici come Frankenstein,
Dracula il vampiro e La
notte dei morti viventi,
accompagnati da popcorn al burro e da una birra, e magari seguiti da una
sessione straordinaria – ma sempre apprezzatissima – di sesso rumoroso, sapeva
anche che il vigile del fuoco aveva l’abitudine di trascorrere la festività come
il resto della nazione: facendo il bambino troppo cresciuto sovraeccitato da
alcool e zuccheri. 1
Quindi, eccolo lì, fermo davanti lo specchio della camera da letto, a sistemarsi
il colletto della maglia bianca. Si passò la mano sul petto, lisciandosi delle
pieghe invisibili, e sistemò per l'ennesima volta il bordo inferiore sopra i
pantaloni blu della divisa della Croce Rossa, della quale portava lo stemma sul
braccio sinistro.
-Dean, sei pronto?- urlò, passandosi le mani tra i capelli per cercare di
sistemarseli, almeno per quella sera, in modo da non sembrare appena uscito dal
letto.
-Ehi, non sono figo?- lo richiamò invece la voce del compagno, facendolo voltare
verso il bagno attiguo. Poggiato alla cornice della porta, Dean Winchester lo
guardava con un ghignetto soddisfatto, sprizzando sicurezza e sensualità da ogni
poro. Oh Dio, quell'uomo era nato per indossare una divisa, che fosse quella
solita dei vigili del fuoco oppure quella da marinaio di quella particolare
serata.
Castiel sorrise, facendo qualche passo nella sua direzione.
-Lo sei.- concesse, osservandolo con attenzione mentre con le mani gli sistemava
il colletto -Mi chiedo se, come ogni marinaio che si rispetti, tu non abbia
lasciato un'amante per ogni porto che hai frequentato.-
Dean ridacchiò quietamente, cingendogli la vita con le braccia.
-Una volta, sì. Adesso?- fece combaciare i loro corpi, sfiorandogli le labbra
con le sue a ogni parola -Adesso tutto ciò che voglio è tra le mie braccia.-
Castiel sospirò, chiudendo gli occhi e accolse il conseguente bacio con gioia,
stringendosi a lui e inclinando la testa sotto la tacita richiesta delle mani
che s'infilarono tra i suoi capelli.
Tecnicamente, il party si svolgeva nell'auditorium, che veniva sgomberato per
permettere di muoversi liberamente all'intero corpo studentesco, a quello
docenti e ai loro accompagnatori. Praticamente, c'erano gruppi più o meno folti
di persone che si aggiravano per tutto il campus urlando e si sfidavano in
giochi stupidi e spesso infantili – ma era già appurato che quello era il tipico modus
operandi.
La verità era che, lì, era lui quello anormale, quello che viveva fuori dal
mondo.
-Uoh, laggiù sembra si stiano dando da fare!- esclamò Dean, indicando con un
cenno del mento – perché odiava il freddo e non avrebbe mai tirato fuori le mani
dalle tasche della giacca – una coppietta addossata a un albero del viale
principale che stavano attraversando, diretti all'edificio centrale. Castiel si
voltò ad osservarli, concentrandosi poi sull'oscurità che quasi li inghiottiva.
-Dovrebbero stare attenti, non è sicuro appartarsi così, anche in un campus
universitario.- ponderò, riportando gli occhi nei suoi. -Non si sa mai cosa si
nasconde nel buio.- aggiunse, con espressione seria. Dean inarcò un
sopracciglio, quasi divertito.
-Un killer delle coppiette, Horatio?
Davvero?- 2 lo
sbeffeggiò, afferrandolo per una manica del cappotto e trascinandolo via.
Castiel si corrucciò, riconoscendo la presa in giro poco velata, ma si lasciò
condurre sullo scalone illuminato.
-E' Halloween, Dean.- rispose, come se quello spiegasse tutto – e in realtà lo
faceva, perché quella era la notte dell'anno con il più alto numero di violenze
senza motivazione e morti assurde, e Dean lo avrebbe saputo anche senza fare il
suo lavoro. Anche solo da CSI.
-Se succede qualcosa, interverrò personalmente.- disse, sorridendogli con
sicurezza. -Ma fino ad allora, voglio godermi la festa e il mio infermiere
sexy.- aggiunse, fermandosi nel bel mezzo del corridoio e tirandoselo tra le
braccia per posargli un bacio a fior di labbra.
-Crocerossino.-
lo corresse lui, aprendosi in un sorrisetto divertito quando Dean, in risposta,
gli tirò giocosamente il labbro inferiore.
-Sei sexy quando mi bacchetti, Prof.-
Le mani tornarono a infilarsi tra i suoi capelli – a Castiel venne da ridere per
la sua assoluta perdita di tempo per dargli una piega almeno decente – e le
labbra premettero con più decisione contro le sue, coinvolgendolo in un nuovo
bacio. Il professore di teologia si lasciò sfuggire un gemito microscopico,
aggrappandosi alle spalle del compagno. Si appoggiò al suo corpo e approfondì il
bacio, cambiandone l'inclinazione, dopo una fugace occhiata al viso perso dell'altro,
dimentico di ogni cosa: della musica che proveniva attutita dalla porta a pochi
passi da loro, del fatto che dietro quella porta ci fosse una festa e che quindi
chiunque avrebbe potuto vederli baciarsi come due adolescenti nel bel mezzo del
corridoio dell'università – e che figura ci avrebbe fatto lui come docente? Era
vero, era Halloween ed erano a una festa, ma c'era il decoro, e le regole del
campus riguardavano anche la limitazione di certe effusioni in pubblico, motivo
per cui lui e Dean circoscrivevano sempre quel genere di attività al di fuori
dell'aria universitaria, o al massimo nel suo studio, quando non potevano
trattenersi. Era bastato un richiamo del Rettore per farli rigare dritti fino a
quel momento e Castiel non ci teneva a rivivere l'esperienza. Mr. Death era
un brav'uomo, anche molto simpatico, ma aveva la capacità di terrorizzare e
intimidire chiunque con i suoi richiami. Persino Dean ne era discretamente
impaurito, il che doveva significare qualcosa, visto che non lo aveva mai visto
rivolgersi con tanta reverenza a qualcuno.
La porta dell'auditorium si aprì all'improvviso, facendo esplodere la musica a
tutto volume per qualche istante, prima che i battenti tornassero a combaciare
tra loro e una voce li spingesse a dividersi, seppur controvoglia.
-Ecco dov'eravate!- li richiamò allegramente Balthazar.
Dean gli rivolse un'occhiata scocciata, ma non sciolse l'abbraccio in cui lo
teneva imprigionato – non che lui volesse essere liberato.
-Balthazar, che diavolo ci fai tu qui?-
L'uomo scrollò le spalle, con un ghignetto divertito sulle labbra. -Come
accompagnatore.- spiegò, sorseggiando del punch da un bicchiere di carta. -Di
una tua studentessa, in effetti.- aggiunse, guardando Castiel -Si chiama...
Melinda!-
Il Professore sospirò, scuotendo la testa con fare esasperato.
-Ti pregherei di non molestare le mie studentesse, Balthazar.- ripeté per quella
che doveva essere la milionesima volta da quando aveva cominciato la sua
carriera professionale. Ovviamente, come tutte le altre volte precedenti, il suo
vecchio amico sorrise angelicamente, rispondendo:
-Non posso farci niente se preferiscono gli uomini maturi.-
Dean sbuffò un -Ma per favore!- e Castiel prese in mano la situazione – e il suo
compagno – e si diresse verso la porta. Tanto con Balthazar era tempo perso. Ci
sarebbero volute esattamente due settimane perché tutto quello finisse e la sua
studentessa tornasse a preoccuparsi solo dei corsi. Due settimane in cui
avrebbero scoperto che non erano fatti l'uno per l'altra – o meglio, lo avrebbe
scoperto lei, perché Balthazar lo sapeva già; lo sapeva sempre –, Melinda
avrebbe cominciato a saltare le lezioni, piangendo, cercando di capire dove
aveva sbagliato, per poi passare attraverso la fase della rabbia e sfogarla in
qualche modo che, molto probabilmente, avrebbe implicato una violenza fisica su
Balthazar e, infine, sarebbe ricomparsa alle sue lezioni molto più determinata
di prima.
Alla fine dei conti, chi avrebbe avuto la peggio da tutta quella situazione
senza impararne nulla, era proprio il suo amico. E Castiel credeva
nell'auto-insegnamento: Balthazar aveva bisogno di sbattere la testa contro il
muro ancora e ancora, per imparare la lezione, e lui non aveva alcuna intenzione
di evitargli le lesioni.
L'auditorium era ricolmo di persone, un oceano di costumi bizzarri che ballavano
o scivolavano da una parte all'altra della sala in una cacofonia di musica,
chiacchiere e risate. C'erano gruppi che si agitavano in quello che sarebbe
dovuto essere un ballo, ma che, per quanto poco se ne intendesse, gli ricordava
più una crisi epilettica.
Alcuni colleghi li salutarono, nel loro avanzare in quel marasma di gente – dopo
aver abbandonato i cappotti nel guardaroba creato per l’occasione –, e lui
rispose con cenni discreti, mentre Dean sorrideva e alzava il bicchiere di punch
che qualcuno – uno studente del suo corso – gli aveva passato al volo. Per un
attimo, Castiel si chiese se non fossero stati corretti, ma il compagno non
sembrò notare alcunché di diverso, così accantonò rapidamente il pensiero e
tornò a guardarsi attorno, in cerca di...
-Cassie! Dean!-
Anna venne loro incontro con un sorriso smagliante, fasciata in un delizioso
abito da... angelo,
con tanto di ali bianche che le spuntavano dalla schiena. Blasfema e sexy come
solo Anna avrebbe potuto essere.
-Wow! Perdonami Cas, perché sto
peccando.-
esclamò Dean, lasciando che gli occhi scivolassero a godersi la vista delle
gambe mozzafiato che spuntavano da sotto l'abitino avorio.
Castiel sbuffò, mezzo divertito, mentre la sua collega mollava all'altro uomo un
schiaffo sulla nuca, in avvertimento.
-Occhi a posto, marinaio!- lo sgridò bonariamente, voltandosi poi verso di lui e
sorridendo. -Dovresti avere occhi solo per lui, sai? E' delizioso e se ne stanno
accorgendo tutti.- aggiunse, ghignando divertita quando lui sentì le guance
scaldarsi. Stronza. Lo sapeva che non amava certe genere di attenzioni e che
rendersi conto di essere sotto esame lo metteva a disagio.
Il braccio di Dean scivolò protettivo attorno ai suoi fianchi e un paio di
labbra asciutte gli posarono un bacio all'angolo della bocca.
-Che guardino pure, ma se osano avvicinarsi, dovranno vedersela con un marinaio
estremamente possessivo.-
-Smettiamola con certe sciocchezze.- li richiamò lui, roteando gli occhi e
ignorando volontariamente il divertimento palese sui visi degli altri due.
Aggrottò però le sopracciglia quando, tra la folla, vide spuntare una nota
figura dinoccolata e distinta.
-Da cosa è vestito il Professor Death?- domandò, osservandolo sorridere a Tessa,
la sua segretaria tuttofare, deliziosa nel suo abitino da... uhm, scheletro.
Anna ridacchio coprendosi la bocca con la mano e lanciò uno sguardo al Rettore,
prima di tornare su di lui.
-Non ci crederai mai.-
-Mettimi alla prova.- disse il Professore mentre, accanto a lui, Dean lanciava
occhiate nervose all'oggetto del loro discorso, spostando il peso da un piede
all'altro. Castiel sorrise e si appoggiò un po' di più contro di lui, cercando
di trasmettergli calma – prima o poi avrebbero dovuto parlarne, perché quel
terrore reverenziale del vigile del fuoco nei confronti del suo capo era
irrazionale e alquanto disturbante. Sembrava una matricola al suo primo
colloquio con Death.
Anna fece mezzo passo verso di loro, guardandosi attorno con fare cospiratorio.
-Hai presente come lo hanno soprannominato gli studenti?- sussurrò, al punto che
i due dovettero chinarsi su di lei per essere certi di sentirla. Castiel
aggrottò le sopracciglia, un po' confuso e un po' concentrato nel ricordare
quale fosse questo soprannome – o meglio, se glielo avessero mai detto. A
toglierlo dall'impaccio ci pensò Dean che esclamò -Morte?-
un po' troppo strozzato, guadagnandosi un'occhiata stralunata da lui perché, uh,
che diavolo ne sapeva lui dei soprannomi che giravano nella
sua università?
Più di lui, a vedere l'annuire frenetico e ilare dell'amica.
-A quanto pare, ha deciso di dimostrare che ha più senso dell'umorismo di quanto
si creda.- spiegò, voltandosi con gli occhi a cercare il Rettore. Castiel seguì
il suo esempio e si soffermò sulla figura alta e incredibilmente magra dell'uomo
che, solo adesso riusciva a notarlo, indossava una lunga veste nera corredata di
cappuccio – in quel momento arricciato sulle spalle – e aveva con sé una falce
di plastica, al momento abbandonata contro il muro.
Death vestito da Morte. Gli sembrava appropriato.
-Dovremmo andare a salutarlo.- ponderò, guadagnandosi uno sguardo terrorizzato da
parte di Dean.
-No no! Sai cosa dovremmo fare, invece?- disse quello, prendendolo per mano e
trascinandolo tra la folla. -Ballare.- spiegò infine, fermandosi in un punto a
caso della stanza – o forse no, a giudicare dal fatto che tutti, attorno a loro,
si stavano muovendo a tempo di musica.
-Ne hai così tanta paura?- lo prese in giro, mentre la musica declinava in un
lento che li spinse a stringersi ancora un po’. Dean gli rivolse un’occhiataccia
e sbuffò.
-Non è paura,-
rimbrottò il vigile del fuoco, dondolando con lui. -È spirito di
autoconservazione.- aggiunse dopo un attimo, facendolo ridere quietamente
nell’incavo del suo collo.
Dopodiché non parlarono più, godendosi la musica, l’atmosfera e il corpo
dell’altro stretto al proprio, il suo calore e il suo profumo. Castiel sorrise,
strusciando discretamente le labbra contro la pelle morbida sotto la mandibola,
fresca di rasatura – ma forse qualcuno lo aveva notato comunque, a ben sentire
l’innalzamento dei mormorii femminili attorno a loro.
Quello, in effetti, era uno dei motivi per cui tendevano a ridurre al minimo le
effusioni all’interno dell’università: le sue studentesse. Sembrava avessero
sviluppato una preoccupante fissazione per la loro vita di coppia in generale –
fin da quella prima turbolenta apparizione
pubblica,
il giorno dopo il loro primo bacio – e per Dean in particolare. Non che non le
capisse, davvero – Castiel pure sapeva di soffrire della stessa ossessione,
dopotutto – ma ricordava ancora con allucinata allegria la faccia di discreto
terrore sul viso del vigile del fuoco, quando lo aveva beccato fuori dalla sua
aula accerchiato dalle sue studentesse e tempestato di domante sulla loro vita
privata. E sessuale. Soprattutto sessuale, in effetti.
Motivo per cui avevano preso, di comune accordo, la decisione di essere discreti
in pubblico.
-Lo stanno facendo di nuovo?- bisbigliò Dean direttamente nel suo orecchio,
dandogli la conferma che sì, anche lui stava pensando la stessa cosa.
-Temo di sì.- sbuffò lui, un po’ divertito dall’inquietudine che il suo compagno
emanava in quelle circostanze. Dean adorava essere circondato di belle ragazze,
ma non quando queste erano più interessate a sapere quante volte a settimana
facevano sesso o qual era la sua posizione preferita, se era uno che dava o
che riceveva,
di solito, e se avevano dei nomignoli imbarazzanti con cui chiamarsi a casa.
-Al diavolo, sai cosa?- sbottò il vigile del fuoco -Se è lo spettacolo che
vogliono, allora lo avranno!-
Castiel non ebbe neanche il tempo di inclinare la testa di lato in
quell’espressione di confusa innocenza, che di solito seguiva uno dei
ragionamenti oscuri del suo compagno, che sentì una mano scivolare possessiva
attorno ai suoi fianchi e un’altra sulla nuca. Un attimo dopo, Dean si chinò su
di lui e lo baciò con un tale trasporto che lui gemette sorpreso, aggrappandosi
poi alle sue spalle quando la mano tra i capelli scese lungo tutto il suo
fianco, in una carezza che terminò solo quando raggiunse il retro del ginocchio,
che alzò contro il proprio fianco.
In una circostanza normale, Castiel avrebbe protestato – Dean stesso non avrebbe
mai fatto una cosa simile, non davanti a Death – ma in quel momento, con le mani
e la bocca del suo compagno addosso, non emise nulla di più di un ansito
sottile, bollente. Anticipatorio.
Dean si tirò indietro, tra il clamore generale di apprezzamento e incitamento, e
cercò i suoi occhi con una domanda nei propri, e lui si leccò le labbra
arrossate, in risposta.
-Professor Novak, signor Winchester, vi pregherei di trovarvi un luogo più
appartato per certe cose.- li richiamò alla realtà la voce lugubre – davvero,
era inquietante – del Rettore.
-Non sono mai stato così d’accordo con lei, Signore.- disse Dean, senza
interrompere mai il contato visivo con Castiel – e forse fu per questo che
sembrò molto più sicuro del solito, visto l’interlocutore –, prima di
afferrargli la mano e trascinarlo tra la folla per guadagnare l’uscita.
Nella loro ritirata – inseguiti da applausi, pacche sulle spalle e auguri di buon
divertimento –
incontrarono di nuovo Balthazar, ghignante, che agitava soddisfatto una macchina
digitale. Per esperienza personale, Castiel sapeva che quello non era mai un
buon segno.
-Oddio, non posso credere che lo abbiate fatto!- rise Anna, scuotendo la testa,
affiancandoli.
-E invece sì, e ne ho le prove!- annuì fiero Balthazar, per poi ciondolare con
la testa e aggiungere -Come tutto il resto dei presenti, in effetti. Credo che
la vostra personale versione del Bacio
di Times Squarediverrà
una bella cartolina d’auguri.- 3
-No.- disse il Professore, categorico, perché quello era Balthazar e sarebbe
stato capacissimo di mandare quella cartolina a chiunque, compresi i suoi
genitori e... no,
davvero. Ma proprio nello stesso istante, Dean sbottò:
-Sì, sì, come ti pare, adesso levati dalle palle e lasciaci passare!-
Balthazar rise, enormemente divertito dalla sua trepidazione, e fece un passo di
lato, aprendogli il varco verso la porta con un gesto della mano. Dean sbuffò,
roteando gli occhi, e riprese a trascinarlo, ignorando di nuovo tutti fino a
quando non furono fuori dalla sala. Una volta nel corridoio, non ci pensò due
volte e lo spinse contro il muro, riprendendo a baciarlo con passione rinnovata.
Castiel gli cinse i fianchi in automatico e aprì la bocca per lui, inclinando il
viso e offrendosi a lui con sottomissione, più che felice di venire sottomesso.
-Ci vedranno...- si sentì però in dovere di dire, perché erano nel bel mezzo del
corridoio e stavano ancora infrangendo una delle regole di decoro del campus – e
anche perché sapeva bene che la sua finta ritrosia avrebbe solo stuzzicato di
più la voglia del suo compagno.
Dean, infatti, gli morse le labbra e spinse il bacino contro il suo, facendogli
sentire chiaramente quanto già fosse eccitato.
-Allora trova un posto abbastanza appartato, prima che ti strappi i vestiti e ti
scopi qui.- ringhiò, spedendogli un brivido d’eccitazione nel bassoventre, che
pulsò. Per un attimo Castiel pensò che, al diavolo tutto, l’avrebbero fatto lì,
perché Dean così dominante era qualcosa che gli mandava in pappa il cervello e,
finché gli si premeva addosso in quel modo meravigliosamente eccitante, lui non
sarebbe riuscito a pensare a nulla, figurarsi cercare un posto che non fosse il
suo studio – che era fuori discussione, perché era dall’altra parte del campus
e... no, troppo lontano, né lui né Dean avrebbero resistito tanto a lungo.
Si agitò appena, scivolando con le mani ad afferrargli il sedere per spingerselo
addosso ancora di più e, quando Dean gli restituì il gesto, qualcosa gli sfiorò
il gomito nudo – qualcosa di freddo, duro e metallico. Castiel voltò il viso e
gemette, quando il compagno pensò che fosse un invito e lo morse, cominciando a
infilargli le dita sotto la maglia.
-Aspetta!- ansò il Professore, spingendolo a guardare ciò che avevo trovato:
una maniglia. La maniglia di una porta.
Senza pensarci due volte, Dean l’afferrò e, quando quella di aprì diligente
sullo stanzino delle scope, due sorrisi gemelli si aprirono sui loro volti,
accompagnandoli mentre scivolavano dentro il ripostiglio con rapidità.
Castiel sospirò deliziato, accogliendo di nuovo Dean tra le braccia e
riprendendo a baciarlo con passione. Dopotutto, anche quella era una tradizione
e, come tale, andava onorata.
1 Frankenstein, Dracula il vampiro, La notte dei morti viventi.
2 Horatio Caine. Sì, ho scelto lui proprio per l’amore dimostrato da Sam e Dean in Changing Channel XD
3 Balthazar parla, ovviamente, di questo bacio, la cui foto fu scattata il 14 agosto 1945, a Times Square, da Alfred Eisenstaedt.