Titolo: Uninstall
Autore:
Nemeryal
Fandom: Axis Power Hetalia
Rating: Giallo
Genere: Slice of
Life, Drammatico, Angst
Avvertimenti: One Shot, Missing
Moments, Shonen-Ai
Personaggi: Gilbert Beilschmidt/ Prussia, Roderich Eldestein/Austria, Ludwig/Germania
Pairing: PrussiaxAustria
Trama: Credere di essere dei mortali,
quale follia.
Il tempo si vendica sui nostri corpi senza età,
dandoci un cuore che batte nell’illusione, emozioni che si crogiolano e si
modellano nella volontà dei popoli, sentimenti che ci sfuggono non appena
abbiamo l’impressione di averli fra le mani.
Dedica: a Silentsky e a Rota.
Note: Tutto è nato da
QUESTO video. E, sì, lo so che nel video il protagonista è America, ma che
volete farci? XD
Mettiamoci anche il mio umore di
traverso e il gioco è fatto.
La musica di sottofondo è, appunto,
Uninstall. Cui appartengono i versi finali.
Soprattutto, mi piacerebbe sapere a
chi, secondo voi, appartengono il monologo iniziale e quello finale.
Tranquilli, non c’è una risposta giusta XD Solo, volevo raccogliere le vostre
impressioni:3.
Ah! Ad un certo punto, Austria parlerà dell'Anschluss. Ora, nell'anime e nel manga, lo si vede spadroneggiare in casa di Germania...mi sono presa una sorta di "licenza", cercando di vedere anche il lato meno..hetaliano? della cosa. Spero non me ne vorrete per questo.
L’immagine viene da QUI.
Uninstall
A volte, si ha l’impressione di essere dei comuni
mortali.
Di odiare, come dei comuni mortali.
Di amare, come dei comuni mortali.
Ti culli nell’abbraccio del tuo amante. Assapori il
sangue del nemico che ti bagna le labbra.
Pensi che, a dividerti dagli esseri umani, ci sia
solamente quell’effimera essenza chiamata “Tempo”, un susseguirsi incessante di momenti di
cui, come Nazione, non ti importa poi molto.
Cosa sono i giorni, quando i secoli si inchinano al
tuo cospetto? Cosa la vecchiaia, quando il solo raggrinzire cui assisti è
quello delle foglie degli alberi, ad
ogni stagione che muta, immobile, nel corso degli anni?
Ti ritrovi così nella convinzione di essere qualcosa
a metà tra mortale e Nazione: un gradino al di sopra dell’uno, abbastanza in
alto per sfiorare l’altro con un dito.
Nel sole che abbaglia l’orizzonte ad ogni nuova
alba, sei convinto che il tuo amante non svanirà mai, che nel calore delle sue
labbra non smarrirai il cammino.
E intanto non ti accorgi che quello stesso corpo,
così stretto al tuo, si fa livido, la bocca gelida, e l’ansito strappato alla
sua gola non è un gemito di piacere, ma un singulto sorpreso e inorridito.
Perché se sei una Nazione, amare non è proibito.
E’ impossibile.
Nel volgere di un istante l’amante è nemico, e come
tale va ucciso, affondandogli il coltello nel petto, laddove fingevi che il suo cuore
battesse solo per te.
Nello schiocco di un proiettile, il nemico diventa
amante, e come tale va desiderato, spingendolo tra le coltri, ignorando il
pugnale che già scintilla scarlatto accanto a voi.
Un continuo moto di contrasti, un circolo di
contraddizioni che si perpetua all’infinito, in quell’eternità che muta
grottesca da dono a maledizione, senza darti il tempo di capire quale delle due
facce sia la vera.
Fino a quando ti ritroverai smarrito a passarti la
lingua sulle labbra, chiedendoti se il sangue che le macchia sia il ricordo di
una battaglia o il morso fin troppo audace di un amante. Fino a comprendere,
con sommo orrore, che una possibilità non esclude necessariamente l’altra.
Credere di essere dei mortali, quale follia.
Il tempo si vendica sui nostri corpi senza età,
dandoci un cuore che batte nell’illusione, emozioni che si crogiolano e si
modellano nella volontà dei popoli, sentimenti che ci sfuggono non appena
abbiamo l’impressione di averli fra le mani.
Ciò che il tempo non toglie al nostro corpo, lo
strappa alla nostra mente.
***
-Österreich..Le Nazioni scomparse
possono reincarnarsi?-
Roderich
l’aveva sentito, sì, un brivido corrergli lungo la schiena.
Aveva
fissato Ludwig in volto, consapevole che ogni tentativo di nascondere il
proprio stupore, e anche la propria paura,
fosse inutile. La mano che reggeva la tazza aveva tremato così tanto che parte
del tea si era rovesciato sul tavolo;
aveva a stento trattenuto un’imprecazione ed era bastato lo sguardo
esterrefatto di Hans –chiamato a pulire
quel disastro imperdonabile- a fargli capire quanto fosse necessario che
riprendesse il controllo.
In Austria
si era fatta strada la convinzione che mai e poi mai avrebbe dovuto aprire la
porta a Germania, invitandolo ad entrare –seppur
a denti stretti. Aveva giurato a se stesso che, fino a quando gli fosse
stato possibile, avrebbe tenuto la Nazione Tedesca lontano, lasciandolo in
pasto a quegli stessi Alleati che, fino a poco tempo prima, occupavano anche la
sua, di casa1.
I ricordi dell’Anschluss non erano svaniti, ma come
fantasmi levavano al cielo gemiti lugubri e polverosi, costringendo Roderich a
svegliarsi nel cuore della notte, boccheggiante e coperto di sudori freddi.
Aveva
giurato, si era ripromesso di non farlo entrare, ma erano bastati gli occhi
disperati di Ludwig e il suo volto pallido perché il freddo proposito venisse
meno.
E così, Roderich
si era fatto da parte e lo aveva invitato a prendere una tazza di tea, perché si scaldasse.
Vienna è fredda in questa stagione, gli aveva detto.
Che fossero
appena gli inizi di settembre, entrambi lo avevano volutamente ignorato.
-Non lo so,
Deutschland. Tante teorie, nessuna prova-
Ed era vero.
Lui stesso
aveva trovato indizi, fatto ipotesi, ma non aveva mai avuto la prova che una
Nazione, una volta scomparsa, potesse reincarnarsi in un’altra, di nuova
formazione, con cui avesse legami di tipo politico o territoriale.
Austria
aveva cercato in ogni modo di provare la validità della teoria che Sacro Romano
Impero si fosse trasformato in Germania, ma l’amnesia di Ludwig non si poteva
tralasciare tanto facilmente, neppure per il carattere così simile, nemmeno per
l’aspetto fisico.
Aveva
passato giorni e notti a dare un volto a quella sensazione, a quella speranza
che aveva visto riflessa negli occhi di Italia la prima volta che aveva posato lo
sguardo su Ludwig. Era arrivato ad addormentarsi sullo scrittoio della propria
camera e Prussia, quel becero e rozzo essere votato solo
all’auto-glorificazione e alla guerra, lo aveva trasportato di peso fino al
letto, fra le lenzuola e i guanciali.
A ripensare
a quella notte, Roderich poteva ancora sentire il Danke che Gilbert aveva sussurrato al suo orecchio prima di
spegnere la lampada ad olio..
-Io credo che..lui sia vivo-
Gott, perché? Perché lo
aveva fatto entrare?
Aveva
fissato Germania per degli istanti che si erano dilatati tanto da sembrare ore;
l’aveva guardato con sfida, odio, disprezzo, ma Roderich non poteva negare di
aver sentito anche una scintilla di speranza accendersi dentro di lui,
Una
fiammella che fino a quel momento aveva tenuto nascosta sotto le ceneri, nel
duplice tentativo di celarlo alla vista e al contempo mantenerlo vivo per
quando –e se- fosse arrivato il
momento.
-Devi averli
sentito anche per forza anche tu, Österreich-
No, non
l’aveva fatto.
Non si era più
permesso di pensare a qualcosa che non
fosse il bene per il proprio popolo. Aveva scelto la neutralità, si era
distaccato da quei problemi che erano stati per troppo tempo causa di ogni suo
male2.
Si era
rinchiuso in una torre eburnea, aveva sbarrato le porte della propria residenza
non appena l’ultimo Alleato era uscito da lì, e si era seduto a suonare il
piano, escludendo qualsiasi suono che non fosse il vento tra le foglie del
giardino, ogni odore che non fosse quello della sacher torte preparatagli dal fedele Hans, ogni emozione che non
fosse quella di una nota vibrante, limpida, nel chiarore del sole austriaco.
Aveva
suonato d’estate, col sudore che colava lungo le tempie. Aveva suonato
d’autunno, accompagnando Chopin al crocchiare delle foglie cadenti. Aveva
suonato d’inverno, con le dita intirizzite e sanguinanti. Aveva suonato di
primavera, prendendo un sospiro di sollievo nel mondo che rinasceva al di là
delle ampie vetrate.
Aveva
rinunciato al mondo esterno. Germania, con quelle sue parole smozzicate tra le
labbra, lo aveva costretto a riaffrontare la realtà.
-Non so di
cosa tu stia parlando, Deutschland-
Non voleva saperlo. Non aveva alcuna
intenzione di saperlo.
Alla malora, esci da questa casa, non farti più
vedere, ecco cosa avrebbe voluto urlargli, mandando in
frantumi ogni rimasuglio di aristocrazia che ancora si ostinava a portare,
quell’ombra di Impero cui ancora si aggrappava a difesa della propria nobiltà.
E invece..e
invece si era ritrovato invischiato in quella ragnatela tessuta ad arte dalla
disperazione e dalla folle speranza della Nazione Tedesca.
Si era
ritrovato nel mezzo della lingua di grigio asfalto berlinese, sotto un cielo
plumbeo gravido di neve e impregnato del suo sapore dolciastro.
A fissare,
lontano, quel denso filo nero teso all’orizzonte.
-Lo sai, invece. Io
non mi sento più la Germania, Österreich.
Non tutta, almeno.-
Le persone
si fermavano a guardarlo, sorprese e incuriosite dal suo comportamento.
Roderich non
muoveva un muscolo, a stento respirava; le mani, chiuse a pugno, tremavano e
non per il freddo della città: la tensione che traspariva dal volto livido si
propagava lungo tutto il suo corpo con la forza ed il crepitio di scariche
elettriche.
Davanti,
nero contro il cielo intessuto di nuvole grigie, si stagliava il Muro; al di là
di esso, un mondo indefinito di neve, sangue e vento.
Dietro,
bianca contro il cielo imbevuto d’azzurro, splendeva la sua dimora di Vienna;
dentro di essa, cullato da una sinfonia di Mozart, c’era un mondo di cristallo,
melodie, e disillusione.
Austria si
morse le labbra, chiuse gli occhi. Serrò i pugni, strinse la mascella.
E fece la
sua scelta.
-Ma non capisci, Österreich?! Prima era solo nebbia,
solo un’ombra!3-
Un colpo, un
altro, un altro ancora.
Roderich
trattenne un gemito di dolore, colpendo il Muro un’ultima volta; poggiò la
fronte contro quella superficie così fredda, i guanti scheggiati di grigio e
strappati in più punti.
Scivolò in
ginocchio, dando ancora un debole pugno.
L’aria si
fece d’improvviso più fredda, tanto da costringere Austria a stringersi nelle
spalle; batteva i denti e le guance erano chiazzate di rosso, per la fatica e
per il vento che ruggiva sopra Berlino.
-C..chi
bussa?-
Roderich
sgranò gli occhi e alzò di scatto la testa.
-Ora lo so!
Ora è vero!-
Austria si
rimise in piedi, incerto sulle gambe.
Boccheggiò,
incapace di capire cosa fosse verità o cosa solo un’illusione dovuta al dolore;
strinse le mani in una morsa, soffiandovi sopra per liberarle dal gelo. Chiuse
gli occhi e rimase in quella posizione per alcuni minuti, il corpo teso, pronto
a captare qualsiasi..
-S..sei tu, bruder?-
E Roderich
si lanciò in avanti, incespicando e accasciando contro il Muro, riprendendo a
colpire.
-E’ vivo!-
-Gilbert!-
Ancora un
pugno e le nocche dei guanti si strapparono definitivamente. Una scossa di
dolore e Roderich ritirò la mano, ritrovandosi con la stoffa lacera e la pelle
chiazzata di sangue.
Non se ne
diede pena: i guanti si riaggiustavano, le ferite guarivano.
-Damerino?-
una risata gracchiante dall’altra parte del Muro –M..ma proprio tu, fra tutti?
Ah! D..dovrò ricordarmi di portare i suoi saluti a Elizabeta..4-
Austria, suo
malgrado, sorrise. In fondo non doveva preoccuparsi: Gilbert non poteva vedere quella
sottospecie di ghigno. Scosse la testa, per l’amarezza così divertente di quel
pensiero.
-C..cosa ci
fai qui?-
-Tuo
fratello aveva sentito. Aveva capito-
Roderich poggiò la mano sulla facciata del Muro –Sapeva che non potevi essere
morto-
-E’ rinato, Österreich-
-Sono troppo
Magnifico per morire, d..dovresti saperlo-
-Ho seri
dubbi a riguardo, lo sai bene-
-Tsk.
Austriaci-
-Prussiani-
fu il commento piccato di Roderich –Se sei davvero Magnifico- la voce divenne
più bassa, un fioco sussurro inghiottito dal vento -Vedi di tornare da questa
parte-
Silenzio.
-Io
appartengo a lui, ora-
Austria
serrò la mascella e strinse i pugni.
-Questo Muro
cadrà, Gilbert- sibilò –Cadrà. Non può durare per sempre-
C’era
speranza, nelle sue parole. La stessa che aveva animato gli occhi di Germania,
ora si riversava nella sua voce, rendendola affettata, alta, colma di urgenza.
Sapeva che
sarebbe stato così. Il Muro sarebbe crollato e in quel preciso istante Gilbert
avrebbe varcato il confine che divideva Berlino, tornando ad essere il becero
prussiano che era sempre stato. Sarebbe tornato a casa. Da Ludwig.
Sarebbe
tornato da lui.
Doveva solo
aspettare. Le idee degli uomini non durano per sempre e cosa sarebbe stato per
lui, l’Austria, una manciata di anni? Per lui, che viveva da secoli? Il tempo
si inchinava al suo cospetto, obbediva ai suoi voleri e al suo comando.
Sì, doveva
solo aspettare. Il Muro sarebbe caduto. Non poteva durare per sempre.
Un’altra gracchiante
e amara risata.
-E quando
succederà, quando le due Germania saranno di nuovo unite..- un brivido
inspiegabile corse lungo la schiena dell’austriaco -Ci hai pensato? Quando
succederà..che ne sarà di me?-
Roderich
cadde in ginocchio, una mano sul Muro e lo sguardo rivolto al cielo.
Ogni parola
venne fatta a brandelli dalle fauci del vento.
La pioggia
cominciò a cadere.
-Rinato come Germania dell’Est-
Il tempo si vendica sui nostri corpi senza età,
dandoci un cuore che batte nell’illusione, emozioni che si crogiolano e si
modellano nella volontà dei popoli, sentimenti che ci sfuggono non appena
abbiamo l’impressione di averli fra le mani.
Ciò che il tempo non toglie al nostro corpo, lo
strappa alla nostra mente.
Esso fa scivolare una stilla d’umano istante sulle
nostre labbra, ma nemmeno un attimo che quell’illusione di vita e libertà è già
svanita.
E a una Nazione che vuol vivere fingendo la propria
esistenza, non resta che tendersi corpo e anima, nella speranza di gustare
–anche solo per un momento- il suo effimero sapore.
{ I am
devoid of any feelings,
Except an impulse to destroy everything and
anything.
Since I can't even choose the season of my
passing... }
Uninstall, Chiaki Ishikawa
Note
1L’Austria è rimasta sotto il controllo delle Forze
Alleate fino al 1955
2Nel 1955 è stata abbandonata dalle Forze degli
Alleati, purché rimanesse neutrale nelle vicende che sconvolgevano l’Europa.
3L’innalzamento del Muro di Berlino è stata quasi l’”ufficializzazione”
della divisione tra Europa dell’Ovest ed Europa dell’Est. Fino a quel momento,
infatti, la circolazione tra le “due” Berlino era libera.
Secondo
questo mio Headcanon, la presenza di Gilbert come Germania dell’Est non è stata
percepita che come un vago sentore (soprattutto da Germania), fino al 1961,
anno della divisione definitiva e blocco della circolazione tra le due parti.
4L’Ungheria faceva parte del blocco sovietico ed era legata alla Russia grazie al Patto di Varsavia.