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Autore: Ryta Holmes    11/12/2011    8 recensioni
Attenzione spoiler 4x10... "Arthur si era lanciato su Merlin con il semplice scopo di punirlo per la battuta impertinente ed era successo tutto molto velocemente. Lo slancio era stato troppo forte, la rincorsa troppo lunga. Gli era finito addosso più del dovuto… era ovvio che dovessero scontrarsi tra di loro.
Ma Arthur non aveva potuto prevedere che a scontrarsi fossero stare le rispettive… labbra."
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Coppie: Merlino/Artù
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Quarta stagione, Nel futuro
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Desclaimer:   Merlin e Arthur non mi appartengono, se lo fossero sarei ben contenta di dare un'altra trama a questa serie e soprattutto avrei uno stipendio. Ma questi sono solo sogni u_u  


SOLO UN INCIDENTE



Era stato solo un incidente. Solo un incidente. Niente per cui stare a pensarci troppo su  in fondo. Solo un banalissimo incidente, di quelli che puoi ignorare e dimenticare e di cui ti puoi ricordare magari cent’anni dopo con una fragorosa risata e nulla più.
Solo un incidente.
“Giusto.”
Re Arthur sancì con le parole, quel pensiero che ormai frullava nella real capoccia da circa un paio d’ore. Da quando era accaduto l’incidente ad esser precisi, quel banalissimo, insensato, senza alcuna importanza incidente.
Quante volte lo aveva ripetuto?
“Incidente, incidente, incidente.”
Ecco, giusto per rimarcare il concetto e renderlo credibile anche alla sua coscienza, Arthur lo ripeté ancora. E poi si rabbuiò. Fissò torvo il legno della porta, che due ore prima era stata chiusa dal suo servo Merlin e da allora non era più stata aperta.
“Incidente.”
Già… se così si poteva definire. Gli incidenti sono ben altre cose… sono una caduta da cavallo, un boccone andato di traverso… oppure una ferita in battaglia o uno scontro malriuscito durante un torneo o sulla giostra. Quelli erano incidenti.
Certo non lo… “scontro” di poco prima.
A ripensarci, Arthur scosse il capo, come se con quel gesto il ricordo potesse schizzare via dalla sua mente per finire sul pavimento, dove lui lo avrebbe calpestato e dimenticato. Gesto inutile si accorse poco dopo, perché il movimento aveva finito col fargli venire un capogiro e in più quel ricordo maledetto era ancora lì, davanti agli occhi.
O meglio aveva ancora davanti agli occhi la frangetta di Merlin e i suoi zigomi spigolosi.
“No no, così non va!” si alzò esclamando e battendo i pugni sul tavolo. Non poteva farne un dramma! Lui non aveva fatto niente… loro non avevano fatto niente.
Arthur si era lanciato su Merlin con il semplice scopo di punirlo per la battuta impertinente ed era successo tutto molto velocemente. Lo slancio era stato troppo forte, la rincorsa troppo lunga. Gli era finito addosso più del dovuto… era ovvio che dovessero scontrarsi tra di loro.
Ma Arthur non aveva potuto prevedere che a scontrarsi fossero stare le rispettive… labbra.
Un secondo durato un’eternità. Arthur aveva dato una dentata contro qualcosa di morbido e si era persino ferito l’interno della bocca con gli incisivi. Quando poi aveva aperto gli occhi, mugolando di dolore, si era visto la faccia di Merlin contro la sua e si era orrendamente reso conto che il contatto morbido che aveva sentito erano le labbra del servo.
Inutile dire che lo shock era stato enorme. Impareggiabile. Arthur si era rimesso in piedi senza nemmeno sapere come e altrettanto aveva fatto Merlin, che si era ammutolito, probabilmente traumatizzato quanto lui. Si erano guardati alcuni secondi… e poi Merlin aveva tossicchiato toccandosi le labbra. Quelle labbra. Quelle che lui aveva appena…
“Eh… ehm… se è tutto, io andrei.”
“Sì è tutto.”
E Arthur si era ritrovato solo a pensare… all’incidente. Si era abbandonato su una sedia a fissare il vuoto cercando di elaborare l’accaduto e di dimenticarlo possibilmente. Ovviamente non ci era riuscito.
La dinamica di quello “scontro” si era ripetuta più e più volte nella sua testa e a niente era valso cercare di dedicarsi a qualche documento reale o al discorso per il popolo che doveva enunciare da lì a due giorni.
Impietosamente il suo regal cervello gli aveva mostrato quelle immagini che sempre di più avevano preso la forma in una parola. Una parola che lui non avrebbe mai pronunciato ad alta voce. Perché avrebbe significato confermare le sue paure. E lui non voleva confermarle.
“Assolutamente.”
Era ancora preso dal suo tentativo di auto-convincimento, quando la porta venne aperta e lui trasalì sentendosi particolarmente stupido. Ma il disagio maggiore avvenne dopo, quando si accorse che in piedi sulla porta c’era Merlin. Con un vassoio in mano.
“La vostra cena.”
Arthur lo fissò immobile per qualche istante, poi scrollò le spalle per scuotersi. “Sì… bene. Bene.” Tornò a sedere, nell’attesa che il servo gli porgesse il vassoio. Non si era reso conto che fosse passato tanto tempo da… sì, insomma, da. Punto.
Merlin rimase in silenzio mentre accomodava la cena di Arthur e il re non osò sollevare lo sguardo per guardarlo in faccia. Dov’era finito tutto il suo intrepido coraggio?
Doveva chiarire la faccenda. Non poteva lasciar correre. Lui era un uomo e il sovrano per giunta. E certe cose… certe cose non si fanno.
Proprio quando il servo aveva fatto per andarsene, Arthur prese coraggio per parlare. “Merlin.”
Il giovane si voltò e Arthur poté scorgere negli occhi lo stesso imbarazzo che provava lui. Si schiarì la voce tossicchiando e cercando di trovare le parole giuste.
“Quanto… quanto è accaduto prima. Mi sembra ovvio che si è trattato solo di un incid-“
“Cos’è accaduto prima?” Merlin lo interruppe troncandogli la parola.
“Eh?” fu la domanda stupida e stupita del re.
“Prima… non è successo niente. Sbaglio forse?”
E Arthur capì. Giusto. “No. Hai ragione… una volta tanto. Non è successo niente.”
Lui stava ancora a pensarci e Merlin aveva deciso già per tutti e due. Non era accaduto nessun incidente. Semplicemente non era successo un bel niente. “Niente” era la parola perfetta, molto più di “incidente”.
“Io andrei allora…” Merlin si congedò e il sovrano finalmente tirò un sospiro di sollievo. Guardò il vassoio con la sua cena e finalmente abbozzò un sorriso.
Poteva smettere di pensarci. Se il problema non c’era, perché preoccuparsene?
Addentò una coscia di pollo… e avvertì il sapore metallico del sangue in bocca. L’effetto dello scontro con Merlin era ancora lì. E se passava la punta della lingua sulle labbra interne poteva ancora avvertire i piccoli solchi lasciati dai suoi stessi incisivi.
Arthur si rabbuiò, gettando nel piatto la coscia di pollo. No. Decisamente quello non era “niente”.


***


Era il tramonto. Merlin il mago camminava per i corridoi del castello di Camelot diretto ai suoi alloggi. Quelli di sempre, che aveva per anni condiviso con il suo mentore Gaius. Ma che adesso erano suoi soltanto. Gli alloggi del mago di corte, del primo consigliere di Re Arthur.
Merlin il mago tornava da un incontro coi druidi per certe controversie nate da problemi di spazio con i cittadini di un villaggio. Era lui che ci pensava adesso. Tante cose erano cambiate in quegli anni. Troppe, anche.
Alcune erano state una logica conseguenza, altre invece un’inaspettata sorpresa.
Come quella a cui pensava adesso lo stregone mentre camminava lentamente per i corridoi del castello dei Pendragon, in quel momento illuminati di arancio dai raggi del sole morente.
Non fece molti altri passi Merlin il mago, perché all’improvviso venne arpionato per un braccio e trascinato in un angolino buio, dove la luce solare non filtrava dalle finestre e dove nessuno avrebbe visto niente.
La forza con cui venne attirato, lo spaventò e nei pochi secondi che seguirono penso mille possibili pericoli a cui inaspettatamente stava andando in contro.
Fu per questo che accolse con una certa rigidità quelle labbra che si posarono su di lui. Labbra appassionate, fameliche. Labbra che pretendevano con urgenza un contatto che con altrettanta impellenza si sarebbe consumato.
Quando Merlin riconobbe quel tocco, rilassò i muscoli e si vi abbandonò, ricambiando con la stessa foga con cui veniva attaccato. Quei baci divenuti ormai un bisogno, sempre più fugace, sempre più effimero eppure sempre più desiderato.
Addentò e succhiò la pelle morbida, mentre le mani istintivamente stringevano la chioma del suo assalitore quasi a volerla strappare via, come se quella prova di forza volesse dimostrare tutto il suo affetto e il suo desiderio.
Merlin baciò e baciò e poi spostò le sue di labbra su una guancia e percorse una linea invisibile fino al collo, mentre due mani scivolavano sulla sua schiena e si facevano sentire calde e pressanti, anche sopra il tessuto della tunica.
Avrebbe tanto voluto togliere quell’ingombro e provare il contatto dei polpastrelli contro la pelle ma stavolta erano in un corridoio e il tempo era sempre stato tiranno con loro due.
Eppure non poté che esprimere con un gemito la soddisfazione nel sentire quelle mani spostarsi dalla schiena e vagare su di lui ovunque e dove più avrebbe voluto.
Ignorando il respiro che si appesantiva, continuò quella scia umida di baci sul collo del suo assalitore e si fece aiutare dalla punta della lingua, per dare piacere anche a lui.
Il peggio sarebbe stato trovare la forza di fermarsi, perché conoscevano bene quanto fin dove quel desiderio li aveva spinti in passato e dove adesso li aveva condotti.
A vivere clandestinamente quei momenti, a rubare al tempo e a tutta la loro realtà che pochi istanti in cui non c’erano regole, né precetti, né doveri, né promesse.
Solo baci e carezze e… altro.
E non fu un caso, che quando anche le sue mani decisero di dedicarsi a ben altro che non fossero spalle e capelli, fu il suo stesso assalitore a porre fine a tutto.
Prese delicatamente seppur con fermezza i polsi del mago e li allontanò da sé e poi con altrettanta gentilezza allontanò la bocca dalla sua. Si concesse solo qualche altro bacio veloce, prima di farsi indietro e di riaprire finalmente gli occhi per guardare Merlin.
“Arthur…” gemette il mago, controvoglia. Sapeva che altro tempo non c’era, sapeva che presto sarebbe passata la ronda. Sapeva. Ma non voleva.
“Devo andare.” Fu la spiegazione frettolosa. Come se Merlin avesse scordato.
Il re si passò una mano sulla bocca e poi tra i capelli per riprendere contegno, lasciando anche al mago il tempo di ricomporsi. Ansimavano ancora entrambi e perciò Arthur si schiarì la voce tossicchiando.
“Mi sembra chiaro che…”
“…che si è trattato di un incidente.”
“Già.”
“Come tutte le altre volte.”
“Esattamente.”
Merlin osservò la schiena del suo re che usciva fuori dal nascondiglio buio e tornava sul corridoio illuminato dal tramonto. Svanì velocemente dalla sua vista e lui si accasciò contro il muro, con l’amara sensazione di essere arrivato ad un passo dalla felicità e di essersi costretto a tornare indietro.
Arthur aveva ragione. Loro due erano un incidente. Qualcosa di anomalo, che non doveva andare così. Qualcosa iniziato con un incidente e diventato tale con il passare degli anni e con la consapevolezza che qualcosa li avrebbe per sempre uniti indissolubilmente, nonostante mogli, figli, impegni e doveri.
 “Un incidente.”
Merlin sorrise tornando anche lui nel corridoio assolato. Una cosa era certa: lui e Arthur erano l’incidente più splendido e speciale che fosse mai capitato ad anima viva.

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Hola! Della serie "a volte risorgono" XD
Ammetto che non mi si vedeva su questo fandom da una vita… e i problemi sono tanti. Lavoro, impegni allucinanti, testa altrove e verso mille problemi e anche mille distrazioni diverse. Ma puntuale come un orologio svizzero la serie di Merlin riesce sempre a farmi sfornare qualcosa. Stavolta si tratta di questa… cosa… inutile. Era solo un’idea, senza trama né niente. Giusto perché la scena di quella puntata, dove Arthur si lancia letteralmente addosso a Merlin, e poi la camera non ci fa vedere che succede mi ha ispirato XD e perché visto che sono in attesa di vedere la 4x11 che sarà Arwen fino al midollo, pubblico ora prima di ammosciarmi e piangere calde lacrime.
Se vi è piaciuta, se ha fatto pena, se è meglio che non scrivo più, fatemelo sapere. Intanto ritorno nel mio oblio! E alla prossima! ;)
Ryta
   
 
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