Titolo:
Dove Christmas
Autore:
medesima
sottoscritta
Fandom: Bleach
Personaggi/Coppia: Ichigo
Kurosaki, Ginjou Kuugo, Grimmjow Jaggerjack
Rating: giallo,
+ 13
Conteggio parole:
1717
Avvertimenti:
AU, oneshot,
spoiler!, introspettivo, generale.
Note: non
sono sicura che
il personaggio di Kuugo Ginjou sia spoiler ma per sicurezza lo lascio come tale (edit, ho scoperto che il volume 49 di Bleach è da poco uscito XD). Per il resto questa oneshot fa parte del mio universo
alternativo in Bleach ossia “raining stones”. Una
semplice slice
of life dove presento il personaggio di Ginjou in poche battute e in
una veste a mio avviso poco convenzionale. Per il resto aggiungo che
la storia partecipa alla “gift boxes challenge”
indetta da
Fanworld con il prompt: Panettone, “questa è una
colomba pasquale”
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La sigaretta si muoveva ad
ogni gesto della mano che la impugnava quasi come se stesse
partecipando attivamente ad una scena teatrale.
E quella mano che la
impugnava si muoveva come a spiegare – con gesti rapidi e un
po'
pigri – la propria visione dei fatti a chi le stava accanto.
La mano apparteneva a
Kuugo Ginjou, e l'interlocutore con cui stava parlando era niente
meno che Ichigo Kurosaki.
L'ambiente era il retro di
un negozio che il giovane universitario dai capelli ramati conosceva
bene, dato che svolgeva il suo lavoro part-time come addetto alle
consegne proprio in quell'esercizio commerciale, e il fulcro della
loro discussione era sopra un tavolo imbandito di scartoffie varie e
di un vecchio computer acceso.
“Beh dai, guarda il lato
positivo della faccenda! È nuovo”
“Ginjou...”
“E poi sicuramente è
ancora buono, nessuno l'ha mai aperto!”
“Ginjou!”
con un tono più seccato
del solito – quantomeno in quella loro discussione abbastanza
animata nonostante l'espressione annoiata del gestore del locale
–
Ichigo sbottò con irritazione il nome del suo nuovo capo di
lavoro
che prontamente gli rivolse una occhiata ancor più annoiata.
Tirando
su quella sigaretta ormai troppo stropicciata dalle sue rudi dita,
l'uomo fissò con sarcasmo misto a noia il suo giovane
garzone.
“Sei palloso...”
“No! Sei tu che non
capisci! – il giovane aiutante agitò le braccia
con più
nervosismo in direzione del tavolo, finendo col far diventare la
propria voce ancor più stridula di prima – questa
è una colomba
pasquale! Avevi detto che ti era avanzato un panettone in magazzino
e...”
“Ho detto che forse
mi era avanzato un panettone italiano in magazzino da qualche parte,
e scusami tanto non aspettarti chissà cosa da un take away
greco”
Ginjou Kuugo era di
nazionalità mista. Di madre greca e di padre giapponese,
aveva speso
buona parte della sua vita nel vecchio continente prima di approdare
in quella piccola cittadina per aprire un locale etnico che forniva i
pasti veloci più in voga della Grecia.
Da quello che lo stesso
Kurosaki aveva capito, per arrotondare le vendite il suo capo vendeva
spesso prodotti tipici delle festività come panettoni e
colombe
pasquali.
Dato che lavorava li da
soli tre mesi – e di conseguenza ancora non conosceva bene
Ginjou e
manco alla fine gliene importava tanto – si era ricordato di
quel
particolare e aveva provato a chiedere al gestore –
nonché
proprietario – se poteva tenergli da parte un panettone prima
delle
feste.
Addirittura, Kuggo aveva
assicurato che in magazzino gli era rimasto qualcosa –
perchè di
norma i dolci particolari come quelli natalizi li vendeva tutti quasi
subito e nei supermercati non erano facili da trovare – dando
così
una falsa speranza al giovanotto di poter
assaggiare qualcosa
di unico.
Per ovvie ragioni la sua
sorpresa nel trovarsi davanti la confezione di una colomba pasquale
anziché un tanto agognato panettone fu pessima, sensazione
poi
accentuata ancora di più dal fatto che il giovanotto aveva
appena
finito il suo turno di lavoro ed era stanco morto.
Pertanto, sbuffando ancora
una volta sopprimendo un ringhio, Ichigo prese in mano la scatola
osservandola più nel dettaglio cercando di farsene una
ragione. E
cercare di capire come cavolo fare per riciclarla senza che nessuno
di sua conoscenza iniziasse a protestare.
Rigirandosela più e più
volte tra le mani, osservando attentamente ogni scritta e persino la
lista degli ingredienti, alla fine i suoi occhi non poterono non
indirizzarsi su di un peculiare dettaglio.
“Ginjou – sbuffò per
l'ennesima volta Ichigo, ora con un tic nervoso all'occhio sinistro
–
questa roba è scaduta da più
di un anno!”
fu quasi sul punto di
lanciargliela addosso se non che, per ovvie ragioni, sapeva dentro il
proprio io che ciò sarebbe stato del tutto inutile e
superfluo. E
non era a fare a cazzotti che le cose si risolvevano. Quantomeno, non
se era lui ad iniziare un probabile pestaggio.
Ichigo Kurosaki era fatto
così: non cercava mai la rissa a meno che non era lei a
cercare lui
per i più svariati motivi.
Tuttavia il suo tono fin
troppo acido attirò l'attenzione del proprietario del
negozio, che
lesto quanto veloce nel finire di fumare quella sigaretta malandata,
volle controllare di persona le parole del proprio garzone.
“Ah, ma dai... Senti, a
questo punto potresti anche... Che so... Ehi! Non guardarmi
così, ok
ragazzino?! Dicevo, perchè non la regali a uno che ti sta
antipatico?”
a quel punto l'espressione
del giovane universitario mutò radicalmente in una faccia
ben più
sconvolta. Il modo in cui Kuugo aveva pronunciato quelle parole
–
come se non conoscesse affatto la persona che aveva accanto –
lo
lasciarono per un breve momento in un silenzio più puro.
“Non ho persone che mi
stanno sul cazzo, Ginjou...”
fu l'istinto a portarlo a
dire quelle parole con sguardo fermo, quasi severo, nel mentre che
scrutava attentamente il proprio capo di lavoro.
Gli occhi nocciola del
ragazzo si scontrarono in un altro muto silenzio ghiacciato con
quelli scuri dell'uomo greco che ora, quasi in contemporanea con il
proprio operaio, aveva mutato espressione facendosi da ebete a furba
in una maniera a dir poco inquietante.
Ginjou alle volte poteva
essere anche definito così. Perchè tra battute
stupide e
superficiali, tirava fuori quel lato ambiguo e spaventoso che portava
il giovane Kurosaki a rabbrividire controvoglia.
Perchè quel suo sorriso
appena accennato, tanto malizioso quanto beffardo, sembrava essere
quello di uno che ti leggeva dentro l'animo e di te capiva proprio
tutto.
“Oh, ma davvero Ichigo?”
iniziò quello spegnendo la sigaretta ormai consumata del
tutto su di
un posacenere di plastica sopra una pila di scartoffie
“starno, mi
sembrava che la settimana scorsa tu fossi molto incazzato con una
certa persona...”
Non è che avesse torto,
ma Ichigo non aveva esternato molto di ciò che gli era
successo la
settimana scorsa perchè in fin dei conti non era da lui
parlare dei
propri affari al primo che passava.
A sentirlo parlare,
sembrava che Ginjou sapesse che da circa una settimana Ichigo era
stato rilasciato dal distretto di polizia del quartiere –
più
precisamente in soggiorno dentro una cella nel
seminterrato –
dopo la sua ennesima lite con un certo Grimmjow – che
misteriosamente faceva pure il poliziotto ma che, guarda un po',
finiva in galera spesso e volentieri – sfociata in una
violenta
lite più feroce del solito.
Un episodio piuttosto
seccante per il ragazzo dalla capigliatura vistosamente ramata,
tanto da lasciarlo momentaneamente interdetto nel notare come Kuugo
in qualche modo sapesse. Magari – quasi sicuramente
– aveva
sentito le chiacchiere dei poliziotti suoi clienti e quindi aveva
fatto un rapido calcolo. Ma ciò rimaneva comunque seccante
per il
giovane garzone, perchè in fin dei conti quell'uomo aveva
schifosamente ragione.
Le sue antipatie Ichigo ce
le aveva eccome, ma volendo continuare a illudersi di vivere una vita
senza troppa acredine, preferiva non affrontarli mai finendo poi col
farsi del sangue cattivo per il troppo rancore represso.
Per questo, mordendosi il labbro inferiore dall'interno, prese con se la scatola contenente una colomba pasquale scaduta decidendo di andarsene in silenzio sotto lo sguardo soddisfatto di un datore di lavoro che lo seguì fino alla sua uscita.
[…]
Grimmjow Jaggerjack non si
aspettava chissà quali regali per il Natale.
In realtà lui del Natale
manco fregava nulla alla fin dei conti. Aveva smesso di credere a
quelle cose già da bambino e oltretutto era una
festività talmente
distrutta dall'immagine commerciale conferitagli che aveva perso nel
tempo qualunque vero significato, e per di più non si
aspettava
nessun regalo in particolare. Se non magari dalla propria donna.
Tra le altre cose la sua
Orihime avrebbe festeggiato il Natale con il fratello
– alias
Sora l'iperprotettivo – piuttosto lontano da dove si trovava
lui
ora, dall'altra parte della città, e per giunta era
impossibilitato
anche solo a farle una telefonata. Causa lavoro, un divorzio del
cazzo e altre simpatiche stranezze, non gli era facile
comunicare
con quella che lui categoricamente si rifiutava di chiamare ex
moglie.
Tuttavia per quella sera
aveva trovato una strana sorpresa ad attenderlo all'entrata del suo
appartamento. Proprio sopra lo zerbino dalle setole ormai consumate,
qualcuno ci aveva posato su un pacco avvolto in una carta regalo e
con su sopra scritto unicamente due parole chiave.
“Per
Grimmjow”
il mittente gli era
ignoto, non vi erano altri indizi se non che il bigliettino applicato
con il nastro adesivo sul pacco era fatto con una macchina da
scrivere. Ma ad una rapida occhiata quell'oggetto non sembrava essere
pericoloso e non aveva strane deformazioni che lo portassero a farlo
sembrare un oggetto pericoloso.
In un primo momento il suo
pensiero andò ad Inoue e magari ad un suo timido gesto di
riconciliazione. Poteva anche essere ma la sua donna era solita
lasciarti bigliettini un po' più premurosi di due parole non
scritte
a mano.
Comunque fosse per davvero
la faccenda, lo scapestrato poliziotto non aveva decisamente voglia
di pensarci troppo, e portato il pacco in casa con ancora un velato
sospetto, si dimostrò essere una sorpresa fin troppo strana.
Per Natale sapeva che uno
dei dolci più in voga era il panettone italiano. Di norma
invece la
colomba – esattamente quella che si ritrovò a
scartare sul tavolo
della cucina – si serviva durante i pranzi pasquali e non
natalizi.
Ad ogni modo, chi o chi
non fosse stato a regalargli quel dolce non aveva poi più
molta
importanza. Stanco dopo una impegnativa giornata di lavoro, per
Grimmjow non ci fu niente di meglio da fare che gustarsi quel dolce
in santa pace seduti comodamente sul divano guardandosi la
televisione fino ad ora tarda. Rilassarsi in una meritata serata
vuota di problemi accontentandosi di una sorpresa che sapeva di
apprezzato mistero.
Ignorando chi fosse stato
il gentile donatore di tale dolce un po' stopposo e dall'uvetta
acida, ed ignorando soprattutto perchè gli fosse stato dato
un
simile pacco.
E oltretutto, mentre si gustava una grossa fetta di colomba con fare quasi spensierato, poco gli importava se l'indomani si sarebbe presentato all'ospedale più vicino a casa sua con una gran brutta intossicazione alimentare. Lui per il momento era davvero, stranamente, felice di aver ricevuto un regalo – uno dei pochi tra l'altro – nella sua tanto difficoltosa vita da sbirro.