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Autore: glaenzendefrau    14/12/2011    5 recensioni
Lui vive in un mondo a otto bit.
Ed è il primo.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Red
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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Game Boy Pocket

 

 

 

 

 

 

 

La porta è solo un rettangolo dai contorni sottili e spessi che ha come finestrella un quadratino.
Non hai nemmeno bisogno di aprirla, di appoggiare la tua mano rotonda sul punto che serve da maniglia: la oltrepassi senza fermarti. Ti ritroverai da qualche altra parte, dopo aver affrontato quell'istante di buio assoluto durante il quale ti sarai confuso con altri miliardi di pixel e avrai perso la tua identità – forse sarà la tua casa, o forse un supermercato, chi può dirlo?
Ora sei nel laboratorio del Professore.
Guardi gli esseri tremolanti che caracollano nell'ingresso ampio e vuoto: una ragazza che fissa il vuoto con due stanghette senza espressione; due scienziati, gemelli, cloni, che indossano occhiali così grandi da coprire tutto il viso, persino la bocca.
Girano in tondo e si ignorano l'un l'altro, rigidi e ingessati nei loro vestiti senza curve. Non danno segno di averti riconosciuto e neanche tu li saluti, perché il dio ti sta già spingendo oltre, verso il tuo obiettivo. Scivoli tra librerie tutte uguali che contengono copie infinite di uno stesso libro, nient'altro che rettangoli grandi che contengono rettangoli piccoli.
E ora ti trovi davanti al Professore e il dio lascia andare il pulsante che ti mette in moto. Anche lui è come te, un minuscolo pupazzo nato dall'unione di più puntini. I suoi capelli formano un'esplosione, una linea spezzata a zig-zag; le sopracciglia sono due segmenti obliqui che si piegano verso il basso.
Il dio spinge il pulsante che attiva il comando di interazione. Parla, ti ordina.
E il Professore apre finestre di dialogo: le lettere scorrono le une accanto alle altre e poi si dissolvono, perse in un altro luogo. Le frasi che nascono vengono interrotte a metà perché il riquadro non riesce a contenerle tutte.
Dice che lui. Dice che lui era un allenatore di Pokémon, da ragazzo. Davvero in gamba. Ora è vecchio e gliene sono rimasti. Gliene sono rimasti solo tre. E quindi se vuoi ne puoi scegliere. Ne puoi scegliere uno. Là, sul tavolo.
Poi la finestra di dialogo si chiude.
Non hai capito bene quello che ti ha appena detto, ma non importa, perché il tuo dio ha compreso anche per te. Ti fa voltare e vedi una superficie piatta sulla quale sono disegnati tre cerchi bicolori.
I tre cerchi bicolori si chiamano Poké Ball, dice una voce all'interno del tuo cappello.
Muoviti, comanda poi il dio.
Vieni spinto verso il tavolo e sistemato davanti a uno dei cerchi. Ora che sei vicino a essi, puoi notare che non sono delle figure geometriche curve, dalla linea chiusa. Anche loro sono un insieme di trattini, se viste da vicino. Anche loro, quindi, sono parte del tuo mondo.
Scegli quello lì. Quello in mezzo.
Obbedisci alle sue istruzioni. Non sai di essere il primo a farlo, né che dopo quel gesto verrà imitato da tanti altri allenatori. Saranno molto diversi da te: alcuni indosseranno vestiti colorati, altri bandane graziose, altri ancora delle gonne. Prenderanno il loro mostriciattolo tascabile in altre circostanze, in altre situazioni: in laboratori dai macchinari scintillanti e color acciaio, tra il fogliame del percorso che conduce al villaggio più vicino. Avranno mondi ad alta definizione, dove persino gli steli d'erba sembreranno quasi reali, a differenza del tuo corpo indistinto.
Loro saranno la tua evoluzione.

Ma tu sei il primo.

E, mentre la sfera che hai scelto si disgrega e svanisce nel nulla, senti una sensazione di euforia che non ti appartiene, perché dentro il tuo cappello non c'è spazio per l'emozione. È la gioia del tuo dio, della tua potenza superiore che vive in un'altra scatola con più dimensioni, dove esistono milioni di colori e non quattro toni di grigio. È il suo pollice che schiaccia più volte il tasto di interazione, è l'esclamazione che si lascia sfuggire quando nel menù scivola il Pokémon SQUIRTLE di tipo ACQUA.
Un bip bip elettronico segnala che hai compiuto con successo la tua prima missione.

Ed è lì che comincia l'avventura.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 












Note:

Tutto questo è cominciato quando la mia amica M., durante una chiacchierata, mi ha accusato: «Tu devi essere stata il tipo di bambina che aveva capito come giocare con le carte dei Pokémon!». Cosa vera, in effetti, ma che mi ha fatto ripensare a quanto amavo anche i videogiochi, da piccola.
E, secondo me, i giochi Pokémon più vecchi sono i migliori (Pokémon Cristallo *_*), so che sembrerà una cosa molto strana da scrivere, ma è perché sono legati a un periodo della mia infanzia. E da qui è nato questo, che si ispira a Red, il primo allenatore, in un certo senso XD. Povero. Il suo dio tirannico e seienne gli affibbiava nomi da donna, allenava un solo Pokémon a discapito di tutti gli altri e non riusciva a capire come mai non riuscisse a prendere quel Chansey esposto nelle vie di Fucsiapoli.
Il titolo si riferisce alla mia prima console Nintendo, il Game Boy Pocket, che è quello con cui giocavo a Pokémon Rosso.
Quanti ricordi *_*
Grazie per aver letto!

Hikari

   
 
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