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Autore: Marimo    16/12/2011    16 recensioni
[ Partecipa al Contest "SWEET MERRY CRITHMAS" di Bloody_Alice97 e _Loveless_ ]
La mia shot per il Contest, incentrata sulla storia del caro Suzuno e della sua mammina.
Una storia triste, non prometto nessun sorriso... Ma forse, alla fine, il messaggio ha uno sfondo di gioia.
La gioia dell'amore materno, la gioia del sacrificio e la gioia della magia del Natale.
Buon Natale, EFP, buon Natale, gente!!!
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buon Natale, Suzuno.


“Oggi è Natale, Fiocco mio.  Vorrei avere di meglio da fare, che morire da sola… “

 

 


Scappare, correre. Ora non doveva fare che questo.

Nessun pensiero, nessuna preoccupazione, nessuna priorità rispetto a quella fuggire da quel luogo.

 

Suo marito, l’uomo a cui aveva dedicato tutta se stessa in ogni lento momento della sua inutile vita, l’aveva abbandonata, e per lei non c’era più posto in quella città.

Lei, sperduta, sola, unica nel suo genere, aveva compiuto una scelta incredibilmente difficile, che aveva stravolto completamente la sua esistenza.

La scelta stupida, la classica scelta sbagliata, quella optata per amore.

 

“Uèèè!”

Un infantile pianto straziato perforò l’ansia e la tensione che si erano create nel corso dell’ultima ora.

“È nato…Potrebbe andare. Perfetto. ”  Perfetto, già. Qualunque padre avrebbe detto qualcosa di differente.

Anche lei avrebbe preferito sentirsi dire “è bellissimo… ti amo” , ma sapeva che non sarebbe stato possibile.

Né ora, né mai.

 

Correva, volava sull’asfalto umidiccio a causa del nevischio che si scioglieva rapidamente, rischiando di scivolare e di cadere.

La bufera Natalizia era terminata da poco, e si apprestava a ricominciare, sembrando intenzionata a continuare questo ciclo continuo, senza fretta e senza fine.

 

La donna si fermò un momento, volgendo lo sguardo turchino al fagottino che teneva tra le braccia, avvolto in una seta di un rosa pastello, anticato, in molti punti sbiadito e rammendato con toppe cremisi dai riflessi pervinca.

Con il dito affusolato  spostò un lembo della copertina, rivelando al triste cielo nuvoloso di dicembre il volto pallido di un neonato, in procinto di scoppiare in lacrime.

“Stai calma, piccina. Non manca molto… “ tentò di rassicurarla, cercando invano di trattenere una lacrima che le attraversò la guancia, arrossata per la corsa che riprese subito dopo.

Come a voler chiedere di più, a curiosare nelle storia di questa fuggitiva, le nuvole iniziarono a far vorticare i piccoli fiocchi candidi, facendoli cadere al suolo, innevando tutta la città.

Lei sorrise amaramente, chiedendosi se fosse giunta a destinazione e se, in fondo, avesse davvero una meta. Tuttavia, essendo vicini al periodo Natalizio, decise di accontentare le nubi grigiastre e di raccontare loro la sua storia.

“Sono una povera donna, innamorata persa di un uomo malvagio. Credevo che fra noi ci fosse un legame sincero, ma ero solo una provetta, un dannato esperimento.”


“Il nostro bambino mi serve. Crescerà come un alieno.”

“Non puoi fare questo a tuo figlio! E non puoi fare questo a me!!!” gridava esasperata, massaggiandosi il grembo in preda alle contrazioni.

“È necessario, Asuka. L’intervento sarà minimo…” rispose l’uomo alto e serio che la accompagnava.

 

“A mio marito non interessava di nulla, spero tanto che nostra figlia non erediti il suo carattere…”

Le parve che le nuvole sogghignassero alla sua affermazione.

In effetti aveva i suoi capelli candidi, aveva i suoi perforanti occhi azzurri.

Aveva tutto di lei, ma quella freddezza innaturale non poteva che essere il regalo genetico di suo marito.

Era capace di fare cose inimmaginabili, inconcepibili.

Stentava a credere di amare così incondizionatamente quel rifiuto umano, ma era così.

Inevitabile, incredibile, fantastico.

Così tanto fantastico, così troppo fantastico, da convincerla a modificare i geni di SUA FIGLIA.

 

“Sì, Asuka. È nata da poco… Ma mi hanno informato che nell’operazione qualcosa è andato storto.”

“Dimmi che sta bene” sibilò lei, sfruttando le sue ultime energie ed afferrando per la manica della giacca l’uomo.

Lui osservò per qualche secondo la mano della donna, poi si ritrasse schifato.

“Mi sporchi il vestito. Comunque la piccola sta bene, ma ci sono problemi…”

 

“Quel giorno ero felicissima: stavo partorendo, e contemporaneamente aiutando la scienza nel Progetto Aliea. Ma a lui non andava bene… Poche piccole parole, ed il mondo mi crollò addosso, in tutta la sua miseria…”

 

“Dovremo ricominciare da capo.”

 

“In somma, mi stava dicendo che MIA FIGLIA NON ERA PERFETTA. Mi stava avvertendo, tra le righe, del fatto che avremmo dovuto ucciderla, farla fuori, e poi rimpiazzarla con un figlio migliore.”

Un soffio di vento sembrò comunicare il disappunto del cielo, mentre faceva ondeggiare i capelli candidi di Asuka.

“Lo so che non siete d’accordo… Un padre che obbliga la moglie a fare esperimenti sul figlio non è certo un esempio da amare… Ma in fondo sto solo parlando con la neve, no?”

La piccolina rimase seria e composta, anche mentre la madre la riprendeva e ricominciava a correre senza sosta.

Sì, decisamente degna di suo papà.

 

“Non posso farlo. Sai cosa vuol dire per me fare questo?! Vuoi levarla di mezzo? È tua figlia!”

“Lo so, ma così non ci basta. Serve un ragazzo, femmina non va affatto bene.”

 

Femmina. Una bambina stupenda, dagli occhi vitrei e schivi, sinceri e timorosi, dal cuore grande, impavido e vivo.

E non bastava, e non andava bene.

 

“C-come sarebbe ci serve un ragazzo?! Amore, è una vita! La vita che abbiamo creato assieme! Una vita non si  può sostituire solo per la scienza…”

“TUTTO si può fare, per la scienza. Tutto.”

 

“A quel punto dovetti scappare, Fiocco mio..” disse tristemente rivolgendosi ad un fiocco di neve che aveva iniziato a fissare, mentre diminuiva l’andatura, sentendo il fretto invernale sulla pelle e nelle ossa.

Iniziava a percepire i muscoli intorpiditi, il sangue non più tanto caldo, lo scorrere del tempo sempre meno sostenibile.

Ma in quel pezzetto di stoffa, grande sì e no mezzo metro, era avvolta tutta la sua vita. Passato presente e futuro, tutti lì, in quel tessuto di seta rosa sbiadito, punteggiato da toppe cremisi e pervinca.

Giunta di fronte ad uno strano luogo, le sue gambe non resistettero, e svenne sulla gradinata.

Con le ultime e scarse forze si trascinò al cancello, ed un profumo di invitante crostata e biscotti appena sfornati le invase le narici, mentre canti natalizi la riportavano indietro negli anni.

Alzò il capo, reggendosi sulle braccia stanche, in modo tale da poter vedere una grossa scritta sulla punta dell’ingresso verdognolo.

“Sun Garden..” lesse piano, piegando le labbra in un sorriso sollevato, mentre la sua psiche supplicava il suo cuore.

“Ti prego, corpicino mio, reggi ancora un po’. Fallo per la piccola….”

 

Si fece ancora più avanti, e venne finalmente notata da una bimba di circa cinque anni, con due occhi bluastri ed i capelli che le arrivavano alle spalle, anch’essi tendenti ad una gradazione scurissima del blu, che corse a chiamare altre donne più anziane.

Tutte insieme la accerchiarono per sollevarla da terra e portarla all’interno, ma Asuka le respinse scuotendo il capo.

“No, per me è tardi ormai. Non ne vale la pena. Usate quel po’di latte caldo che avreste dato a me per la mia piccola. Ve ne prego, il mio tempo ormai è scaduto…” esalò implorante, mentre consegnava il fagottino ad una delle signore.

“Lasciatemi qui. E grazie.” 

Tutte rientrarono, tenendo in braccio la piccola nuova arrivata, il loro dono del cielo, mentre la vera madre rimaneva all’esterno, accasciata sulla gradinata dell’orfanotrofio.

Un flash le fece notare che mentre consegnava la bambina alla donna, un fiocco candido le si era posato sulla fronte, festeggiando un lieto fine.

Sorrise dolcemente, perdendo i sensi per sempre, abbandonando la coscienza.

 

   “Buon Natale…

                                                    …Suzuno.”

 

 


Serrò il palmo all’improvviso, come in preda ad una fitta tremendamente dolorosa.

“Ehi Fuusuke, che hai?” chiese un ragazzo della sua età, che la osservava curioso, penetrando la sua anima con due occhi gialli e fosforescenti.

“Cosa intendi, Nagumo?”

“Beh, ti eri incantata fissando un fiocco di neve…”  A quell’affermazione lei sorrise.

Il ragazzo che le sedeva accanto era rimasto un po’stranito dal comportamento della ragazza, solitamente paragonabile a quello di un cubetto di ghiaccio, ma decise di ricambiare la dolcezza del volto della Suzuno, sorridendo a sua volta.

“Buon Natale, Nagumo.”   “Anche a te, Fuusuke.”

Quando il ragazzo seguì gli altri del Sun Garden nella sala della mensa per arraffare la parte di dolce più grossa possibile, lei aprì piano piano la candida mano.

Burn le prendeva sempre un pezzo di torta, e lei non aveva mai avuto bisogno di affrettarsi. In fondo Nagumo-chan arrivava davanti al tavolo imbandito e decorato con vari motivi natalizi quasi tutti gli anni per primo.

Al centro della mano, scivolando sulla pelle infreddolita, stava una piccola goccia d’acqua tiepida. Sorrise di nuovo, ricordando qualcosa.

 

 

“Bentornato, Fiocco mio. Sei venuto a raccontarmi una storia, come fece la mamma?”

 


 

*Angolo Sweet Xmas ( la dannata nemmeno ha fatto l’albero .__.’’’ )*

 

Beh, una shot sulla storia della madre di Fuusuke ( che qui è femmina ç_ç mi duole Niki, spero ti piaccia lo stesso ç.ç )

Non so se vada bene, non mi piace.

La bambina di 5 anni che vede Asuka è Hitomiko Kira  =3

Ma a me non piace mai niente, quindi ditemi voi, che mi fa tanto piacere ^o^

:3 spero che vi piacerà, Mya ed Alicchan. Mi ci sono impegnata *-*

E poi è dedicata a Miam, ovviamente a Niki ( come non dedicarle una shot su Fuuzuke? ) e a Lore-kun  =3

Voglio un parere da queste tre persone, e da chiunque avesse apprezzato la storia.

Anche se la vedo dura…

 

Angy <3

 

   
 
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