Titolo: Our
graves
Personaggi: Kotetsu,
Barnaby.
Pairing: Kotetsu/Tomoe.
Rating: Verde.
Genere: missing
moment, angst.
Avvertimenti: One-shot.
Note: Boh. Ficcatela come missing moment da qualche parte.
Disclaimer: I personaggi non sono miei, sennò Kotetsu si dispererebbe mattina e sera per Tomoe.
Our
graves
Sapere
è potere, si era sempre detto Barnaby.
Ecco
perché aveva combattuto per tutti quegli anni per arrivare
alla verità, ecco
perché aveva dato tutto sé stesso alla ricerca
della persona che aveva ucciso i
suoi genitori. Ecco perché, una volta trovata una pista, ci
si era buttato a
capofitto dimenticando che c'erano anche altre cose importanti al mondo
oltre
la vendetta. Aveva alimentato così tanto e così a
lungo quel sentimento che col
tempo aveva quasi scordato tutti gli altri. Era diventato un guscio
vuoto, un
mezzo che portava avanti un ideale discostandosi da ogni sentimento o
emozione.
Questo
finché non conobbe Kotetsu.
Lui
lo aveva lentamente portato a capire che c'erano molte cose preziose al
mondo,
cose che gli aveva mostrato a poco a poco. Non aveva mai avuto nessuno
oltre al
signor Maverick con cui confidarsi ed ora, ora che Kotetsu aveva la sua
completa e più totale fiducia, ora che aveva vendicato i
suoi genitori, il
mondo davanti ai suoi occhi sembrava totalmente diverso –
tinto da così tante
sfumature che prima non era stato in grado di cogliere. Ciò
che un tempo aveva
sempre dipinto con tonalità di grigio aveva improvvisamente
acquistato colore.
La
sua vita aveva lasciato quell'ancora che lo trascinava inesorabilmente
nel
passato ed aveva iniziato a guardare al futuro speranzoso, godendosi
ogni
piccola cosa che fino ad allora aveva reputato inutile o perditempo.
Così
proteso verso il futuro che aveva faticato ad accorgersi che colui che
l'aveva
spinto in avanti tornava spesso nel passato coi pensieri, guardando di
sfuggita
l'anello che portava al dito.
L'aveva
visto qualche volta sorridere stancamente, le mani strette a due pugni
mentre
gli occhi rimanevano fissi su quella promessa d'oro bianco che lui e
sua moglie
si erano fatti molti anni prima. Quell'anello che, dopo tutto quel
tempo, anche
dopo la sua morte, era rimasto lì al suo posto –
lì dove lei lo aveva messo
quando sorridendo aveva detto sì.
Aveva
resistito a lungo, Barnaby, dal domandare al proprio partner qualcosa
sulla
donna che aveva un tempo vissuto con lui, dormito, mangiato e riso con
lui. Non
sapeva nulla su di lei; era morta, nemmeno era a conoscenza del suo
nome.
Aveva
paura a chiedere – credeva che rivangando il passato avrebbe
potuto ferire
Kotetsu.
Barnaby
parlava spesso dei suoi genitori, morti quand'era ancora troppo piccolo
per
poter dire d'aver vissuto abbastanza con loro. Kotetsu non parlava mai
di sua
moglie, invece. Nessuno sapeva nulla su di lei, nessuno tranne Kotetsu
stesso
ed Antonio, il suo migliore amico.
Così,
quando quel giorno in ufficio lo vide reggere fra le mani un giornale
senza
leggere le notizie, ma intento a fissarsi l'anello con sguardo perso e
triste,
Barnaby pensò che – forse – avrebbe
potuto capire un po' meglio quell'uomo di
cui bramava la fiducia.
“Lei
com'era?”
“...
Eh?”
Kotetsu
lo guardò sorpreso, senza capire cosa intendesse, quella sua
solita espressione
dipinta sul volto stanco.
“Tua
moglie”, un cenno col capo, indicando distrattamente la mano
sinistra che fino
a pochi secondi prima l'uomo aveva continuato a fissare.
“Oooh...
era- era molto intelligente.”
Lo
guardò sorridendo, per poi tornare a fissare quel quotidiano
che ancora reggeva
fra le mani, voltando pagina e continuando a mantenere in volto quella
maschera
di falsa allegria che Barnaby notò facilmente.
“Beh”,
Barnaby sospirò mentre si lasciava andare nella propria
sedia e tornava a
leggere quel rapporto sullo schermo del computer, “uno dei
due doveva esserlo,
nella coppia.”
Kotetsu
reagì immediatamente, abbandonando il giornale sulla
scrivania e voltandosi
verso di lui, “E-Ehi!”, l'indice a pochi centimetri
dal naso del partner, “Cosa
vuoi dire con questo? Stai dicendo che non sono intelligente?”
“Il
fatto che tu chieda conferma di una mia affermazione così
palese non è forse un
punto a mio favore, Kotetsu?”
“Eeeh?”
Il
più giovane rise appena, cliccando distrattamente un punto
vuoto sullo schermo
– leggeva senza prestare attenzione alle parole.
Riluttante
ed ancora un po' perplesso, Kotetsu si rimise a sedere.
Incrociò le braccia al
petto, un broncio indispettito che affiorava pian piano sul suo volto.
Tamburellava le dita sul braccio, lo sguardo basso che correva da una
parte
all'altra dell'ufficio in cui erano rimasti solo loro due – a
quell'ora, mentre
il solo calava, era normale che fossero soli. E poi, lentamente e
stancamente,
le braccia di Kotetsu s'accasciarono sui braccioli e l'uomo
sospirò sonoramente
mentre s'accasciava a peso morto sulla sedia.
“Davvero...
Era davvero intelligente.”
Barnaby
non rispose immediatamente. Continuava a fingere di leggere quel
rapporto, le
parole che scorrevano davanti al suo sguardo senza che avessero alcun
senso –
almeno per lui ed in quel momento.
“Ti
manca?”
Un
altro sospiro da parte dell'uomo – l'uomo che teneva troppe
cose per sé, che
trovava impossibile confidarsi con chiunque altro se non con
sé stesso.
“...
A te mancano i tuoi genitori, Bunny?”
“Ogni
giorno.”
“Più
o meno vale lo stesso per me.”
Sorrideva
mentre parlava, gli occhi chiusi ed il capo rivolto all'indietro
– il solito
cappello ora stretto saldamente fra le dita. Sentiva la tensione farsi
spazio
nel silenzio che era calato in quell'ufficio e, anche se senza alcun
motivo,
Kotetsu iniziò a ridere e si voltò verso il
proprio partner, guardandolo con
quella sua solita aria gioiosa e distratta.
“Ehi,
Bunn—”, ma prima che finisse di parlare, prima che
potesse cercare di deviare
quel discorso che lo metteva tanto a disagio, i loro PDA fecero quel
lavoro per
lui: era successo qualcosa e non era più tempo di perdersi
in chiacchiere – gli
eroi di Stern Bild dovevano sbrigarsi a salvare qualche vita.
“Beh,
dobbiamo andare Kotetsu.”
“Già.”
E
quando si voltò verso di lui, quando lo guardò
uscire a testa bassa
dall'ufficio per dirigersi nel laboratorio, Barnaby poté
giurare di averlo
visto ancora fissare l'anello che portava al dito.