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Autore: Back To Vegas Skies    17/12/2011    0 recensioni
Gabe e Alex ignoravano completamente la loro esistenza, sempre circondati da decine di ragazzi adoranti che avrebbero fatto di tutto pur di essere ammessi nella loro ristrettissima cerchia, di cui facevano parte solo pochi e selezionati fortunati, riscuotendo l’invidia dell’intero istituto. Sì, perché Gabe Saporta, simpatico e divertente, Alex Greenwald, bello e brillante, Travis McCoy, l’ombra di Gabe e gay dichiarato, Dallon Weekes, che con quegli occhioni blu riusciva ad ammansire le folle, e Brendon Urie, il più piccolo del gruppo, erano i ragazzi più popolari del St. Patrick e chiunque aveva almeno una volta desiderato essere loro amico, per poter essere al centro dell’attenzione di tutta la scuola. Ma William e Ryan non avevano intenzione di entrare nel loro gruppo, si limitavano ad osservarli da lontano, sperando che, prima o poi, si sarebbero accorti di loro.
[The Academy Is...,Cobra Starship,Pete Wentz,Travis McCoy,Panic!At The Disco, Alex Greenwald,The Cab]
Storia scritta a quattro mani da me e Annabells, nata così all'improvviso e vista crescere a dismisura sotto i nostri occhi!
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Cobra Starship, Panic at the Disco, The Academy Is
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 10

Well, how do I know if I should stay or just go?
The bottom line is this way that I'll never know.
 

Aprendo la porta Ryan si rese conto che William si era addormentato. Si sentì stringere il cuore guardandolo così, tutto rannicchiato, con le guance rigate di lacrime. Di Brendon, ringraziando Dio, non vi erano tracce. Gli si sdraiò accanto e lo strinse a sé. Will aprì gli occhi per un attimo, poi si accoccolò contro l’amico. Sperò che ciò che l'avesse sconvolto non fosse niente di grave, certo, Will andava facilmente in crisi ma c'era qualcosa di veramente sbagliato stavolta. Che non sarebbe stata una sorpresa, data la cena del giorno prima e le strane situazioni che aveva causato.
William si svegliò solamente quando Brendon, con poca grazia, entrò nella stanza sbattendo contro la sedia. Quando si accorse di loro, la sua espressione era diventata illeggibile. Ryan non sapeva cosa dire, voleva solo evitarlo ancora se possibile.
- Urie, so cosa avevi gentilmente chiesto e no, non stiamo facendo niente che possa metterti in imbarazzo, anche perché, apri le orecchie: Noi non stiamo insieme e non scopiamo.
- Brendon, scusalo è un cretino, ci potresti lasciare un po’ da soli? Giuro che non faremo niente, per favore.- disse William, ancora assonnato.
Brendon si limitò ad annuire, prima di uscire diede solo un'altra occhiata nella loro direzione. Ryan non avrebbe saputo catalogare quello sguardo, come tante cose riguardanti quel ragazzo.
In ogni caso, appena Brendon uscì, William gli raccontò di aver visto per puro caso Vicky e Gabe mentre facevano sesso e che se i due non se n'erano accorti quando era entrato, si erano sicuramente accorti di lui quando era uscito.
Ryan, non sapendo cosa fare si limitò a chiedere di dormire nel suo letto quella notte, altro non poteva fare. Almeno nell'immediato, perché aveva intenzione di andare a cercare di capire cosa cercasse di fare Saporta. Se questo flirtare e giocare con i sentimenti di William era uno scherzo, la parola fine andava messa al più presto.
 
Quella mattina, poco dopo che William era tornato nella sua stanza 'perché mi dovrò pur lavare', Ryan pensò che era ora di informarsi, sebbene Spence dicesse di non voler sapere niente.
Brendon ero intento a fare il letto, quando parlò.
- Allora tu e Ian siete diventati grandi amici?
Brendon lo guardò come se gli fosse uscita una seconda testa, o come un disturbato mentale, e onestamente aveva anche ragione, dato che fino a quel momento l'aveva ignorato bellamente. Dopo qualche secondo di questa espressione, qualcosa nella sua testa cominciò a muoversi facendolo sorridere ampiamente, fin troppo ampiamente.
- Si, perché?
- Sembra una persona a posto...- si limitò a dire, confidando nella lingua lunga di Brendon.
- Si lo è, è una persona davvero magnifica - rispose, non guardandolo più negli occhi e sorridendo ancora. Represse ogni voglia di spaccare quel sorriso o farlo morire, per una strana ragione. Pensò bene a cosa dire prima di rispondere.
- Presumo che stia per diventare una presenza fissa in questa camera?
- Cosa vorresti dire, Ross? Parla, fino ad adesso non hai avuto paura di andare al punto della situazione, quindi cosa vuoi sapere esattamente?
- Volevo solo sapere se tra voi c'è qualcosa, se state insieme o cosa.
Brendon sorrise ancora più ampiamente, mentre si avvicinava fin troppo a lui. C'era da dire che sapeva come catalizzare l'attenzione. Quando parlò la sua voce era diversa dal solito, più bassa.
- Sei geloso per caso?
- Ti prego, di cosa dovrei essere geloso? - Chiese Ryan, sempre meno sicuro, mentre ormai aveva fatto l'errore di guardare i grandi occhi castani di Brendon.
- Oh, non saprei, dimmelo tu.
Quando riuscì a staccar lo sguardo dal più basso, Ryan si riprese rapidamente, sorrise fiocamente prima di prendere il suo zaino e rispondere.
- Ti piacerebbe immagino, ma scendi dal piedistallo Urie, non ci sono ragioni per cui io dovrei essere geloso di te. Ci si vede in giro.
E senza vedere la reazione di Brendon se ne uscì dalla porta, con mille pensieri in testa che non gli piacevano.
 
La mattina dopo, con qualche minuto d’anticipo, Spencer stava sistemando con cura i fogli che gli sarebbero serviti per quella lezione, sorridendo soddisfatto. Quella, era una delle parti che più preferiva del programma. Come potevano uomini così antichi avere idee così attuali? Era per questo che aveva scelto di insegnare filosofia.
Aspettò pazientemente che i ragazzi entrassero e si mise davanti a loro non appena suonò la campanella. Proprio come tutte le altre lezioni precedenti, il piccolo Ian Crawford era seduto davanti a lui e lo guardava con insistenza. Spence si sentiva stranamente a disagio, anche perché, bisognava dirlo, il ragazzetto era decisamente carino.
Si schiarì la voce, cercò di non guardarlo e iniziò a parlare.
- Bene, ragazzi. Oggi parleremo di Platone e della sua concezione dell’amore.
Mentre parlava, girava tra i banchi, cercando accuratamente di evitare la prima fila, perché, diamine, due volte aveva incrociato lo sguardo di Crawford e due volte aveva perso il filo del discorso in modo imbarazzante.
- …Insomma, per Platone l’amore è il sentimento più nobile, quello che innalza l’anima verso la perfezione degli déi, guidato dall’idea della bellezza, che è ciò che… - aveva fatto l’enorme errore di ritornare avanti a tutti e adesso un sorrisino di Crawford l’aveva fatto deconcentrare di nuovo.
- Che è ciò che fa sì che nasca l’innamoramento - deglutì, girandosi verso la lavagna. Sospirò, poi riprese la lezione.
Parlò senza intoppi per un po’, finché non giunse alla parte “delicata” dell’argomento.
Aveva sempre parlato della concezione dell’omosessualità nell’antichità senza nessuna vergogna, era stato l’argomento della sua tesi di laurea, dopotutto.
Ma adesso si sentiva come un bambino delle elementari e tutto per colpa di quel ragazzino.
Iniziò il suo discorso con una falsa sicurezza, sperando che gli alunni non si accorgessero del suo rossore e del sudore freddo che gli cadeva sulla fronte.
- Quindi, secondo la leggenda riportata nel Simposio, in origine gli uomini non erano come sono adesso. Essi erano di forma circolare e, come il cerchio, erano infiniti e perfetti. Ma la loro perfezione li portò a peccare di superbia e gli déi decisero di tagliarli a metà, in modo che durante tutta la loro vita, la metà uomo e la metà donna sarebbero stati alla costante ricerca della loro metà mancante.
Ian lo guardava affascinato, completamente rapito da quelle parole. Non gli era mai capitato di provare quella sensazione: si sentiva come se in classe ci fossero solo loro due, era come se gli altri ragazzi fossero spariti.
- Ma, diversamente da come si può credere, ad ogni metà uomo non corrisponde una metà donna o viceversa. Anzi. La coppia donna\uomo è quella che tende all’adulterio, quella il cui fine è esclusivamente il procreare, e quindi imperfetta. La vera coppia perfetta, il vero cerchio infinito, è la coppia uomo\uomo.
Crawford sorrideva, guardandolo. Allora anche lui…? Si scosse e riprese.
- Solo due uomini riescono a completarsi veramente, poiché il loro fine non è lasciare figli materiali sulla terra, bensì figli non materiali, ma che rimarranno nell’eternità. Il loro amore è puro e, se non peccheranno di superbia, riusciranno ad eguagliare gli déi in bellezza e perfezione. - concluse, stavolta guardando Ian di proposito.
- Tutto questo secondo Platone, ovviamente - concluse, abbassando lo sguardo.
La classe era muta, il silenzio rotto solo dallo scribacchiare delle matite sulla carta.
- Professore?
Ian aveva alzato la mano e lo guardava timidamente.
- Si?
- Lei… lei è d’accordo con quello che sostiene Platone?
Spencer sentì il cuore battergli all’impazzata, mentre la sua mente elaborava almeno trentasei risposte diverse a quella domanda.
Per fortuna suonò la campanella, che lo salvò all’ultimo minuto.
- Ne parleremo durante la prossima lezione, Crawford - disse piano, rimettendo a posto i suoi fogli.
 
Dallon non sapeva cosa avesse determinato il cambiamento repentino di Ian, ma era sicuro al 100% che c’entrasse un ragazzo. Lo sguardo perso, il sorriso da ebete, la testa altrove… erano tutti sintomi da cotta atroce.
- Allora, chi è?
- Eh?
Ian sobbalzò, mentre si infilava la maglietta, con lo sguardo perso nel vuoto.
- Chi è lui? Lo conosco?
- Lui chi?
- Quello per chi hai una cotta, non credere che non me ne sia accorto, piccoletto.
- Nessuno - rispose Ian, con le orecchie che gli si tingevano di rosso fuoco.
Dallon sollevò un sopracciglio, ridacchiando.
- Sono amico di Brendon, Ian. E lui è il re delle cotte. Quindi, ti prego, non dire cazzate.
- Non.. Non lo conosci.
- Oh, okay. E com’è? - chiese sorridendo.
- E’ bellissimo, Dall. E intelligente, e sa un sacco di cose, ed è dolce, ma…
- Sapevo che c’era un ‘ma’ - sospirò Dallon.
- E’ troppo grande per me. E in più non potremmo stare insieme, perché lui è… Per via del suo lavoro - disse Ian, sconsolato.
- Quanti anni ha? 40? 50?
- Credo 27, forse 28.
- Ed è troppo grande?! Dolcezza, non sai che i 30 sono i nuovi 20? - sorrise, prendendo i libri che gli servivano.
Dallon vide un sorriso allargarsi sul volto del più piccolo.
- E  comunque, non preoccuparti per il lavoro. Se gli piaci davvero troverete una soluzione! Tu devi solo farti avanti! - esclamò, arruffandogli i capelli, prima di uscire dalla stanza.
 
- Professore, mi scusi…
Il professore si voltò lentamente, e Ian si sentì trafiggere da quegli occhi color ghiaccio. Deglutì, poi disse:
- Io… io volevo dirle che… insomma…
Smith gli sorrise e lui si sentì ancora più imbarazzato. Avrebbe strozzato Dallon, appena uscito di lì. Lui e i suoi stupidi consigli!
- Io volevo dirle che è stata una lezione stupenda - disse, tutto d’un fiato, senza guardarlo. Lo pensava davvero, comunque, ma non aveva intenzione di passare per lo studente leccapiedi che lo diceva solo per avere un voto più alto.
- Ne sono felice - rispose il professore, arrossendo.
- La… la faccenda delle due metà… Io ci credo. Cioè, nei limiti del possibile - balbettò, imbarazzatissimo.
Il professore sorrise di nuovo. Ian non riusciva ad interpretare la sua espressione. Aveva due chiazze rosse sulle guance che lo rendevano ancora più bello, se possibile. Ian si sentiva i suoi occhi addosso, come quando si erano guardati per tutto quel tempo in sala mensa. Sostenne il suo sguardo per qualche secondo, senza sapere bene cosa fare e dimenticando tutto quello che si era programmato di dire.
- Professor Smith, io mi chiedevo se... - iniziò, a voce bassa. Cavolo, si sentiva così idiota!
- Mi chiedevo se… Insomma, lei l’ha trovata la sua metà?
Smith sembrò congelarsi. Ian lo vide deglutire e poi mordersi forte le labbra. Ecco, aveva combinato un macello. Ma perché aveva ascoltato Dallon?
- No, non… non credo - rispose il professore, guardandolo.
Ian sorrise, sollevato. Almeno era libero.
- Immagino che sei venuto a chiedermi come farai a riconoscere la tua - disse il professore, sorridendo, anche se Ian scorse un fondo di malinconia nei suoi occhi.
- In realtà no - rispose sottovoce.
- Oh.
Il professor Smith sembrava sorpreso e stranamente… sollevato.
- Io… Mi sento un po’ idiota in questo momento - disse, grattandosi la testa e ridendo nervosamente. Anche Smith sorrise.
Si avvicinò di più al professore, che non si mosse. Non aveva idea neanche lui di quello che stava facendo, ma sotto sotto sapeva che Dallon aveva ragione. Se non si fosse mosso lui per primo, non avrebbe mai saputo se c’era qualche possibilità.
- Io so che lei è un professore e io un allievo e che non è corretto, probabilmente mi caccerà a calci, ma… lei mi piace tanto professore, davvero - disse, con il cuore che gli batteva a mille.
- E ho visto come mi guarda… - aggiunse, con un sorrisino.
Il professore non disse nulla, era arrossito ancora di più e si ostinava a fissarlo come se avesse appena parlato in aramaico.
- Io lo so che le piaccio, professore - bisbigliò, mettendogli una mano sul braccio.
- Io… Finiremo nei guai, Crawford… - fu tutto quello che disse il professore.
Ian sorrise e strinse la presa intorno al braccio, avvertendo la pelle calda da sotto il tessuto della camicia.
Si leccò le labbra, fece un respiro e si avvicinò maggiormente.
Smith allungò una mano e gli accarezzò il viso, Ian socchiuse gli occhi a quel contatto e sorrise. Il professore sorrise a sua volta e Ian gli mise le braccia intorno al collo. Sentiva il sangue pulsargli nelle orecchie e il fiato venirgli meno.
- Non dovremmo farlo - disse di nuovo Smith, facendo sfiorare le punte dei loro nasi.
- Se vuole vado via - bisbigliò un po’ dispiaciuto.
Per tutta risposta, Smith gli diede un bacio sulle labbra, veloce e delicato.
- Credo che ormai sia troppo tardi, Crawford - sussurrò, prima di baciarlo di nuovo.
Ian rispose immediatamente al bacio, spingendolo contro la cattedra.
Sentì le mani del professore stringersi intorno ai suoi fianchi e le dita afferrare il tessuto della sua maglietta, mentre il bacio si faceva più passionale e entrambi rimanevano a corto di fiato.
- Tu mi farai finire nei guai, Crawford - sussurrò quello, tra un bacio e l’altro.
Ian si limitò a sorridere. Non gliene importava nulla dei guai. Dopo mesi era riuscito di nuovo a sentirsi attratto da qualcuno che non fosse Marshall, stava baciando il professore più figo che avesse mai avuto la fortuna di incontrare e per di più lui ci stava.
- Mi chiami Ian, la prego - disse, mordendogli le labbra.
- E tu dammi del tu, Ian - rispose l’altro, tirandolo maggiormente a sé.
A sentire il suo nome pronunciato da quella voce, Ian rabbrividì.
- D’accordo, Spencer - sorrise, la bocca ancora premuta contro quella dell’altro.
Si staccò e lo abbracciò, affondando la testa nel suo collo e respirando il suo profumo.
Spence lo strinse, accarezzandogli i capelli. Era una bella sensazione. Probabilmente una delle migliori che avesse mai provato.
Sapeva che sarebbe stato pericoloso, che avrebbero dovuto nascondere la loro storia, che non si sarebbero mai potuti baciare o abbracciare o tenere per mano in pubblico almeno fino a quando non avesse finito il College, ma che importava? Sapeva che stava tra le braccia di un uomo meraviglioso, che lo avrebbe protetto e che con molte probabilità lo avrebbe amato.
Gli diede un altro bacio sulle labbra e sorrise. Sapeva che sarebbe stato felice con lui, o almeno, ci sperava con tutte le sue forze.
Cominciava a sentirsi completo, insieme a lui. E se avesse trovato la sua metà?
 
 






* * * 
Per problemi tecnici, ieri (venerdì) non abbiamo potuto aggiornare. We're very sorry! Scusate per il giorno di ritardo, speriamo che il capitolo vi sia piaciuto<3

Comunque. 
Visto che belli Spence e Ian? Sì, lo sappiamo, sono la cosa più bella del mondo ç_ç (E comunque, studiare filosofia è servito a qualcosa! xD -Ros)
Will è ancora tutto dispiaciuto, si butterà totalmente giù o...? 

Non anticipiamo nulla, per ora ci limitiamo a ringraziare di cuore tutte le persone che stanno leggendo, soprattutto quelle che hanno recensito. Siete l'amore<3

A venerdì!

   
 
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