Destinazione ignota


 - Alle Hawaii?!
Ran allontanò il telefono dal viso, momentaneamente assordata dalla voce proveniente dal microfono. Dopo quel grido, solo lunghi e interminabili secondi di silenzio. Nemmeno un respiro.
Osservò lo schermo col cursore lampeggiante che segnalava la chiamata in corso; appena sotto, in trasparenza, c'era una foto di Shinichi che giocava a calcio. Il suo interlocutore era ancora muto.
 - Ehi, Shinichi, ci sei ancora? - chiese, cauta.
 - ... Sì, sono qui - rispose la voce. Anche se lei non poteva nemmeno immaginarlo, al di là del microfono c'era Conan con il suo immancabile modulatore a farfallino.
 - Oh. Beh, non capisco perchè tu sia tanto sconvolto. Non è la prima volta che vado all'estero con papà. Se sei preoccupato perchè non mi hai chiesto nulla come souvenir, posso sempre portarti un prodotto tradizionale locale, oppure... -
 - Non è questo il punto! - gridò ancora. Poco lontano da lui, Ai trasalì e rovesciò una confezione di pillole non meglio definite, lanciando poi un'occhiata poco cordiale al povero Conan.
 - E quale sarebbe il punto, allora? E poi, senti da che pulpito viene la predica! Mister Detective, sempre in giro per il mondo!
Un punto a favore di Ran. Conan non ebbe la prontezza di rispondere immediatamente, e quel mezzo secondo d'incertezza gli fu fatale.
 - Senti, nemmeno a me piace l'idea di essere partita di nascosto da Conan, ma lui era malato, e poi... - spiegò, abbassando il tono di voce, - ...ho convinto la mamma a prendere il suo posto, e così ora è nel nostro stesso albergo. Ho dovuto dirle che papà avrebbe pagato tutto. Ha addirittura viaggiato insieme a noi, a sole due file di sedili di distanza!
Secondo punto a favore di Ran. E poi, visto come sarebbero di sicuro andate a finire le cose tra Kogoro ed Eri, Conan era quasi felice di non essere lì con loro.
 - D'accordo, ho capito, però... Conan mi aveva parlato di questo viaggio, e mi aveva detto che avreste fatto un viaggio su invito di non so quale associazione... ma ad Okinawa, non alle Hawaii!
 - A dire la verità ne ero convinta anch'io. Ma papà dev'essersi sbagliato, sai com'è. Pensa che ce ne siamo accorti solamente al check-in dell'aeroporto... - mormorò, imbarazzata, e la sentì abbassare il tono di voce. Forse Kogoro sta origliando la sua telefonata, ipotizzò.
Nascosto dietro la rassicurante voce di Shinichi emessa dal modulatore, Conan emise un gran sospiro. Avrebbe dovuto controllare i biglietti di persona, invece di fidarsi di ciò che gli era stato detto. Come aveva potuto commettere un errore così grossolano?
 - Beh, cercate di stare più attenti, la prossima volta! - la rimproverò. - Non si è mai sentito di un'intera famiglia che parte senza nemmeno conoscere la destinazione!
 - Oh, perdonaci, signor Gran Detective. In ogni caso, sempre di quel genere di località si tratta, perciò non è stato un errore poi così grosso. E poi, si può sapere perchè ci tieni così tanto a sapere dove siamo? Stai forse conducendo un'indagine sui nostri movimenti? - gli rispose. Sembrava arrabbiata. Conan ringraziò di non essere alla portata di uno dei suoi calci.
Le rispose a tono.
 - No, certo che no.
 - E allora perchè? - domandò ancora, petulante.
 - Non sono affari tuoi.
 - Oh, ma certo che lo sono! Mi hai svegliata nel cuore della notte!
Terzo punto a suo favore. Non aveva calcolato il fuso orario, ma quell'errore non poteva essere considerato colpa sua, visto che era convinto che lei si trovasse entro i confini del territorio giapponese. Piuttosto, ora aveva bisogno di inventarsi qualcosa per giustificare la telefonata, e...
 - Sto aspettando, Shinichi - lo incalzò lei.
 - E' perchè... - cominciò, spostando lo sguardo prima sul professor Agasa e poi su Ai, - Conan mi aveva avvertito che sareste andati ad Okinawa, e si dà il caso che io sia esattamente qui per un'indagine che mi è stata affidata, e avevo pensato di... sì, di pranzare insieme, insomma, o qualcosa del genere, tutto qui - concluse, con tono deciso. La bugia era venuta fuori più naturale del previsto. Sarebbe stato facile crederci davvero, ed era certo di non aver avuto esitazioni così eclatanti da rendere incredibile la sua scusa. Ran, infatti, era ammutolita. Conan aveva quasi dei seri dubbi che stesse respirando ancora. Dopo quasi trenta secondi di silenzio in cui il conteggio del tempo in linea continuava a salire, decise di controllare se era davvero ancora all'altro capo del telefono.
 - Ran? Pronto, Ran, ci sei?
 - Quindi sei in Giappone.
L'aveva detto con un tono serissimo, la voce ferma; quello non si prospettava certo come un dialogo leggero. Si chiese se sarebbe riuscito a mantenere credibile la sua bugia. Ma sì, ma certo che sì, basta far finta che sia tutto vero, e...
 - Quanto ti fermi, questa volta?
 - Eh?
 - Ti ho chiesto quanto ti fermi a Okinawa.
 - Tre giorni - rispose subito, convintissimo.
 - Tre giorni.
 - Sì. Tre giorni. Settantadue ore. Mi piacerebbe tanto restare di più, il tempo è bello ed è la stagione giusta, solo che il lavoro chiama e...
Venne interrotto, e non riuscì a concludere il discorso.
 - Settantadue ore. - bisbigliò. Da lì, Ran cominciò con un lunghissimo ragionamento che non sembrava avere né capo né coda. - Se invento dei compiti che avevo dimenticato di avere oltre ad un allenamento di Karate importantissimo, nessuno mi impedirà di tornare prima con il volo già pagato. Senza contare che così papà e mamma potrebbero stare da soli e riappacificarsi, e dall'aeroporto di Narita dove atterrerò potrei cercare un last minute... Sì, chiederò al professor Agasa di prenotarmelo nel frattempo, e quindi....
 - Ehi, ferma, stop. Cos'hai appena detto?
 - Ci metterò di sicuro meno di settantadue ore - calcolò. Poi, improvvisamente, i suoi bisbigli si trasformarono in un tono forte e chiaro. - Ci vediamo a Naha. Ti richiamerò appena atterrata - concluse.
E riattaccò.


Conan rimase immobile, fissando prima lo schermo del cellulare che riportava la dicitura "chiamata terminata" e poi il modulatore di voce che teneva stretto tra le dita della mano sinistra. Sollevò lo sguardo verso il professore.
 - Ho un problema. Devo andare a Okinawa, subito.
 - E scommetto che devi presentarti là un po' più alto di così - lo rimbeccò Ai, facendo un mezzo giro sulla sedia da scrivania con le ruote. Il cigolio rese la situazione ancora più inquietante di com'era già.
Conan annuì senza dire nulla.
 - Questo è davvero un buon momento per imparare a cavarsela da solo - gli rispose, alzando le spalle e voltandosi di nuovo verso il proprio tavolo da lavoro.
In quel momento il cellulare del professore squillò. Era una telefonata da parte di Ran; l'inizio della fine della bugia di Conan e di quella di Shinichi.
Mentre Conan pensava a come risolvere la situazione e rovistava nei cassetti della scrivania di Ai, il professor Agasa - di nascosto - rispose alla chiamata e garantì a Ran che avrebbe pensato lui a prenotare il suo volo. Riattaccando, pregustò sorridendo l'idea di trascorrere un intero weekend al mare. Era sicuro che, un giorno non troppo lontano, Shinichi l'avrebbe ringraziato a dovere.



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19.12.2011
Ciao a tutti \o/
Era davvero una vita che non pubblicavo una storia appena dopo averla scritta. :°D
Questa fanfiction è tutta per la mia carissima m_bfly, che conosco dall'alba dei tempi e che mi incita a scrivere con prompt stimolantissimi. *_*
Questa storia fa parte della Piscina dei prompt ed è stata scritta con l'indicazione Detective Conan, Shinichi/Ran, Telefonata dalle Hawaii.
Partecipa anche alla Maritombola di Maridichallenge con il prompt  "Settantadue ore". :D Che goduria! :D
Grazie mille per aver letto *_* A presto! :D
Kuruccha