Le grida strazianti di questo dolore,
al di fuori del più totale incolore,
sul cuore ora sordo alla lacerazione,
più vile e più triste di ogni malore.
Ho perso ogni cosa che aveva valore,
la pelle è ribelle ad ogni mio ardore,
è morto il calore che andava vivendo,
è sorto il dolore che andava dormendo.
Il giorno è distorto ed immerso nel vuoto,
il cielo è disteso nel nero del moto.
Ogni mia paura ed ogni mio rimpianto,
amplifica lo strazio del solo che vanto,
triste, ma freddo e colto dal vento,
gioco a rincorrere il sole di un tempo.
Aiutami, ho perso! Aiutami, ho perso!
Aiutami, che non ho più amore disperso,
non chiedo di amare, non voglio volare,
solo un gradino di terra a pestare,
prima della gioia, prima del calore,
prima che l’alba sorgesse dal cuore.
Prima di un chiodo che picchia ora duro,
sul quadro che hai appeso sopra quel muro.
Prima dei versi di quel tuo poema,
prima di un varco e di un opera intera.
Mai tanto gelo mi si è accostato,
inverno perpetuo ora mi ha raffreddato
e vana è la speranza qui nascosta
che nuova primavera sia ora posta.