UN PESO TROPPPO GRANDE
Non riusciva a darsi pace. Non poteva darsi pace. La morte di Toji era un peso troppo grande da sopportare. Qualcun altro magari, col passare del tempo, se ne sarebbe fatta una ragione, ma non lui. Non Shinji Ikari.
Da quel giorno ormai, Shinji era sprofondato in un baratro
di angoscia e disperazione.
Aveva fatto grandi progressi, da quando era arrivato alla
Nerv, aveva un po’ più fiducia in se stesso e soprattutto, aveva degli amici.
Ma adesso uno di loro se n’era andato, e Shinji stava perdendo lentamente tutto
quello che aveva imparato.
<
<
Si stava sfogando, stava buttando fuori tutto quello che
si sentiva dentro. Era in ginocchio per terra, e con le mani chiuse dava pugni
violenti sul pavimento, come a cercare di liberarsi più in fretta di tutta la
rabbia che aveva dentro.
Misato era preoccupata, non l’aveva mai visto così, in
quella casa, che una volta era stata teatro di feste spensierate. Era presente
anche Asuka e anche lei, in fondo, si stava preoccupando per lui.
<
Passò qualche istante di silenzio, rotto solo dal pianto e
dai singhiozzi del ragazzo. Poi, ad un tratto, Shinji si alzò
<
Con un urlo disumano diede un pugno violentissimo ad uno
specchio che si trovava appeso in quella stanza, mandandolo in frantumi e
ferendosi notevolmente alla mano destra. Misato cercò di dire qualcosa, ma
prima che riuscisse a farlo Shinji si era già chiuso in bagno.
Con quell’ultimo pugno, si era calmato un po’. Non sentiva
alcun male alla mano, la rabbia era sempre troppa, e cancellava ogni traccia di
dolore. Mentre se la disinfettava, i pensieri si susseguivano nella sua mente
come un vortice. Ma adesso almeno, riusciva a ragionare.
In fondo, non posso dare tutta la colpa a mio padre. Non
potevo certo aspettarmi che uno come lui trovasse un modo per salvarlo. L’unica
cosa che gli interessa è abbattere gli angeli e ogni mezzo è buono per
riuscirci. Comunque non lo potrò mai perdonare, ma soprattutto, non potrò
perdonare me stesso. Io dovevo trovare un modo per abbattere l’angelo e salvare
Toji, spettava a me farlo, e invece mi sono comportato da vigliacco come al
solito, non ho saputo trovare un briciolo di coraggio neanche per salvare un
amico...
Il suo atteggiamento, nell’arco di qualche minuto, era cambiato radicalmente, adesso ragionava con una freddezza incredibile, e la rabbia aveva lasciato il posto allo sconforto più totale.
Aveva finito di medicarsi la mano, e vi aveva applicato
una vistosa fasciatura. Uscito dal bagno, trovò Asuka e Misato ancora in piedi,
esattamente dove stavano prima, diede loro una veloce occhiata e poi si chiuse
in camera sua, rifugiandosi nel suo solito S-DAT player.
Il volume della musica era altissimo, per isolarlo ancora
di più da tutto il resto, per isolarlo da tutto e da tutti.
(_*_)
Ormai erano passati quattro giorni, e Shinji ancora non
riusciva a dormire, né tantomeno a mangiare.
Misato gli portava il cibo in camera, ma quando tornava,
trovava ancora tutto come l’aveva lasciato, né cibo né acqua erano stati
toccati. Avrebbe voluto parlargli, ma non trovava il coraggio di farlo.
Aveva fallito. Come donna, come tutrice, e anche in tutto
il resto. E si vergognava, si vergognava come non mai.
Intanto, anche l’atteggiamento di Asuka stava cambiando,
sentiva che doveva fare qualcosa per Shinji, per quel ragazzo così fragile,
così distrutto. Vedendolo in quello stato, non riusciva più a considerarlo come
il solito ragazzino stupido e incapace. A dire il vero, non avrebbe mai pensato
che prima o poi avrebbe desiderato così tanto aiutarlo, anche se, una piccola parte
di lei, era sempre stata attratta da quel ragazzo, che non si scomponeva mai
davanti ai suoi insulti, che non reagiva, ma che nonostante tutto, non mollava
mai.
I giorni continuavano a passare e Shinji non era ancora
riuscito a chiudere occhio la notte, però aveva cominciato a mangiare qualche
cosa e questo riuscì a risollevare un po’ almeno il morale di Misato, che,
nonostante l’evidente preoccupazione, non aveva ancora trovato la forza per
parlargli.
Ti sei ridotta proprio male Misato. Non trovi neanche il coraggio di dirgli qualcosa, e dovresti essere la sua tutrice? Forse sei tu quella più sola adesso. Fai veramente schifo...
Questo, almeno, era quello che pensava, e non c’era attimo che quello stesso pensiero non gli ronzasse in testa. Aveva veramente toccato il fondo.
Shinji continuava a starsene rintanato nella sua camera, a
pensare, e pensare… pensava a quello che gli aveva detto Kaji
“non puoi fuggire dalla realtà, è facile distogliere lo sguardo da ciò che ci circonda, prendere sempre la via più comoda... tu devi conoscere la realtà, guarda con i tuoi occhi, ascolta con le tue orecchie, pensa con la tua testa. Questo è il tuo compito più importante.”
Ma Shinji non poteva fare come diceva Kaji, non aveva mai
vissuto così, non gli importava nulla della realtà, specialmente adesso che la
realtà significava dover fare i conti con la morte di Toji. Era diventato un
peso esagerato di cui non poteva farsi carico.
In effetti, comportandomi in questo modo, io fin’ora ho fatto solo finta di vivere…
Questo aveva capito. Di questo si era reso conto. Aveva
sempre fatto quello che gli altri gli chiedevano, così la responsabilità non
era tutta sua, aveva cercato di ricordare solo le cose belle, era sempre
fuggito dalla realtà, ma in questo modo, aveva solo fatto finta di vivere.
Forse questa è la cosa più importante che mai avesse
capito in tutta la sua esistenza.
In effetti fuggire dalla realtà non aveva più senso per
Shinji, perché il rimorso per la morte di Toji lo avrebbe accompagnato in
qualunque “universo parallelo” avesse cercato di rifugiarsi.
(_*_)
Una sera, una sera come tante altre, Shinji era come al solito chiuso in camera, quando ad un tratto sentì aprirsi lo shoji della sua stanza. Probabilmente non poteva essere Misato, era già passata a portargli da mangiare, infatti riconobbe nell’ombra la sagoma della persona che mai si sarebbe aspettato di trovare lì, Asuka.
<
la sua voce incredibilmente fredda non tradiva alcuna
emozione.
Un attimo di silenzio.
<
Shinji non ci credeva. Non poteva crederci. Lei che lo
aveva sempre trattato come il peggiore degli idioti ora era lì, e voleva
passare la notte con lui.
Ti vuoi svagare per poi gettarmi via non appena raggiunto il tuo obiettivo, vero?
Si ricordava benissimo di quel <
E sicuramente avrebbe pensato questo, in qualunque altro momento della sua vita.
Ma ora era diverso. Non la vedeva più come la strega dal
carattere insopportabile che vedeva tutti i giorni. Non quella notte. Gli venne
anche il dubbio che fosse uno dei suoi soliti sogni, Shinji era sempre stato
attratto fisicamente da Asuka, e molto spesso sognava notti di piacere passate
insieme a lei.
Questa volta però non era un sogno, era reale, e la realtà
non gli era mai sembrata così bella. Una realtà che si chiamava Asuka. Tutto di
lei gli piaceva, i capelli di fuoco, i grandi occhi blu dove chiunque si
sarebbe perso, il suo corpo mozzafiato, perfetto...
Shinji si spostò e le fece spazio nel suo futon, facendole
capire che era la benvenuta.
Si stese accanto a lui e gli si rannicchiò contro.
<
L’aveva appena sussurrato.
Shinji in cuor suo non aspettava altro. Asuka voleva
veramente che lui la abbracciasse.
Era bastata quella parola, per fargli dimenticare per un
attimo Toji.
E non se lo fece ripetere sue volte. La abrracciò e la
strinse forte a sé, in quell’abbraccio si sentiva sciogliere. Si stava perdendo
in lei.
Per un po’ non dissero più niente, la loro intesa in quel
momento era talmente alta che ogni parola sarebbe stata superflua. Era bastato
un semplice abbraccio per eliminare tutte le loro divergenze.
Shinji si rese conto che forse, l’aveva sempre amata.
<
All’improvviso si era ripreso da quella specie di trans in
cui era sprofondato stando abbracciato a lei.
Asuka alzò lo sguardo, ma Shinji la anticipò, prima lei
che riuscisse a dire qualcosa.
<
L’immagine di Toji senza vita era ritornata all’improvviso
nella sua mente, e come un tornado aveva spazzato via tutto il resto.
<
Asuka aveva parlato. Per la prima volta da quel giorno
stavano per affrontare quel terribile argomento. Doveva cercare di smuoverlo,
di fargli capire che stava sbagliando, dopotutto, non si era sempre comportata
così con lui?
<
Erano ancora abbracciati, e ora Shinji la stava stringendo
ancora più forte.
<
Passò qualche istante di silenzio, Asuka sperava di
avergli fatto capire che il suo atteggiamento era sbagliato, e si aspettava una
risposta, una frase, un segno, qualsiasi cosa sarebbe andata bene.
Quei pochi attimi, sembrarono un’eternità per Asuka.
<
Shinji era veramente cambiato da quando era arrivato alla
Nerv. Se, subito dopo la morte di Toji, stava per chiudersi di nuovo in se
stesso, lontano da tutto quello che aveva imparato, ora aveva trovato la forza
per reagire e per guardare in faccia alla realtà.
Senza l’aiuto di nessuno, con le sue sole forze, era
riuscito ad emergere dal baratro in cui era sprofondato, era in grado di
pensare con la sua testa e di prendere da solo le decisioni importanti. Adesso
poteva gestire la sua vita come meglio voleva.
Questo fa capire “quanto sia andato lontano” in così poco
tempo.
Dopo aver dato un bacio – un bacio vero questa volta – ad
Asuka, che la lasciò un po’ stupita ma allo stesso tempo felice, e con un
leggero sorriso sulle labbra, finalmente si addormentò, e nessun rimorso lo
avrebbe mai più tormentato.
和
PACE