Through the Glass, Act II (The Ice Blue Mask)

You're worth so much, so easily crushed


Essere smascherato in quel modo così magistrale e plateale lo aveva sconvolto. Tanto da spingerlo a lacerarsi la faccia in pubblico, a far crollare davanti a tutti quell’immagine su cui aveva tanto lavorato.
Ma gli era andata bene, si era detto. In fondo, non aveva dovuto affrontare il suo incubo di quel momento…non direttamente, almeno. La stronzetta era saltata fuori, ancora mezzo malconcia, reduce dal bel regalino che le aveva personalmente scelto ed inviato, ma ancora con quel sorriso compiaciuto da puttanella stampato in viso,
(quel viso che lui avrebbe volentieri sfigurato)
un sorriso che significava “Ha-ha, ve l’ho fatta anche questa volta perché io sono una raccomandata del cazzo e ho i mezzi per fottervi tutti anche se sono una completa incapace!”, un sorriso che lui aveva odiato fin dal primo momento che l’aveva osservata.
In ogni caso, lei era di una bellezza sovrumana. Una sorta di valchiria in miniatura, minuta, graziosa, fragile, ma incredibilmente risoluta e testarda, una leonessa.
Almeno, questo era ciò che voleva far credere.
Lui era sicuro da quando l’aveva guardata con maggiore attenzione, una seconda volta. Quando aveva varcato frettolosamente la soglia dell’aula di tribunale con le fottute prove in mano, rischiando addirittura di inciampare sul tacco dodici per la frenesia del momento. Uno spettacolo ripugnante, ai suoi occhi, e che ciò nonostante gli aveva spiegato così tanto su quella ragazza.
Un semplice gesto gli aveva aperto un mondo davanti agli occhi.
Franziska era una ragazzina stupida e fragile, con cui sarebbe valsa la pena giocare semplicemente per il gusto di vedersela crollare davanti come un castello di carte. Una ragazzina, niente più di questo, una bambina troppo cresciuta che gioca a fare l’adulta solo perché le è stato permesso.
E la cosa più spettacolare era che lei ne fosse perfettamente conscia.
Solo una bambina avrebbe rinunciato a cure mediche per l’ostinatezza di finire il proprio lavoro. Soltanto una stupida, sciocca bambina.

Mentre veniva punito a suon di frustate, poco prima di essere scaricato in prigione quale rifiuto della società, Matt sorrideva. Non per masochismo o qualcosa del genere, ma soltanto perché l’atteggiamento apparentemente dominante di Franziska lo divertiva, semplicemente perché così come lei aveva intuito che in lui c’era del marcio, lui aveva carpito parte dei segreti di lei.
«Smettila di sorridere così!», strillò la ragazza. La sua voce acuta gli fece gelare il sangue dal disgusto, ma il sorriso non accennava ad andar via.
«Procuratore…», incominciò, la voce resa roca dalla stanchezza «Lei sa che anche io ho visto qualcosa, vero? Per questo motivo ci tiene tanto a liberarsi del sottoscritto, no? Lei…mi teme». Franziska rimase spiazzata. “Sciocchezze”, pensò tra sé, calciando allo stinco l’uomo di fronte a lei con rabbia, mordicchiandosi il labbro inferiore per la tensione, tentando tuttavia di non mostrarlo.
Matt era pienamente soddisfatto.
Aveva ottenuto quello che voleva, in fondo. Nonostante tutto, anche lui se ne sarebbe andato da lì con una prova.