Titolo: Omela Belaya
Autore:
Nemeryal
Fandom: Axis Powers Hetalia
Rating: Giallo
Genere: Slice of
Life, Commedia, Fluff.
Avvertimenti: Flash Fic,
Shonen-Ai, Missing Moment,
Personaggi: Ivan
Braginski/Russia, Alfred F. Jones/America
Pairing: RusAme
Trama: -Santa
Claus!- esclamò America, piccato, come se gli avessero appena posto la
domanda più stupida del Pianeta –Sì, insomma…- farfugliò, in risposta allo
sguardo confuso di Russia -Lui!-
Ivan seguì
il dito di Alfred con lo sguardo, fino ad incontrare l’inquietante figura di un
pupazzone rubicondo e barbuto, tutto intento a cantare e..quella natalizia
offesa al buon gusto stava pure sculettando?
-Noi abbiamo
Nonno Gelo, Amerika- gli ricordò per
l’ennesima volta Russia, con un sorriso –E di certo non ancheggia-
Dedica: a Silentsky, a Rota e Prof.
Note: Lo ammetto, non è affatto il massimo dell’originalità.
Però volevo dedicare a tutti voi che mi seguite questa piccola Fan Fiction. Per
augurarvi buon Natale e ricordarvi che le differenze esistono solo se noi le
troviamo..quindi ricordatevi: il vischio è la soluzione ad ogni cosa! XD
Il titolo dovrebbe essere appunto “vischio”
in russo.
Buon Natale!
Omela Belaya
-Di barbe
posticce e tradizioni-
Quando si
vide recapitare questa lettera:
Dear Hateful commie,
Vieni a casa mia perché
è Natale, perché io sono l’eroe.
Non accetto un
rifiuto.
Russia capì
che la tranquillità delle sue vacanze era finita.
Sospetto
confermato quando, dopo aver suonato il campanello, Alfred venne ad aprirgli vestito
da ciccione rosso con barba bianca, posticcia e anche un po’ puzzolente in
allegato.
-E questo
sarebbe..?- chiese Ivan, inarcando perplesso il sopracciglio.
Strusciò la
suola delle scarpe sullo zerbino –ben
attento a non mancare una sola stella della bandiera americana- e affondò
il viso nella sciarpa.
-Santa Claus!- esclamò America, piccato,
come se gli avessero appena posto la domanda più stupida del Pianeta –Sì,
insomma…- farfugliò, in risposta allo sguardo confuso di Russia -Lui!-
Ivan seguì
il dito di Alfred con lo sguardo, fino ad incontrare l’inquietante figura di un
pupazzone rubicondo e barbuto, tutto intento a cantare e..quella natalizia
offesa al buon gusto stava pure sculettando?
-Noi abbiamo
Nonno Gelo, Amerika- gli ricordò per
l’ennesima volta Russia, con un sorriso –E di certo non ancheggia-
Alfred
sporse le labbra, ma l’espressione delusa durò giusto la breve intermittenza delle
lucette che gli punteggiavano casa.
-Who cares!- strillò –E’ il 25 Dicembre! Merry Christmas!-
Silenzio.
America rimase
con le braccia ferme a mezz’aria, le palpebre strizzate e la bocca aperta.
Silenzio.
Russia non
disse una parola. Continuò a sorridere.
Silenzio.
-..Perchè
non mi auguri Merry Chistmas?!- gridò
Alfred, senza muoversi dalla sua assurda posizione.
-In Russia
festeggiamo il Natale il 7 Gennaio, malen’kaya-
lo informò.
Quasi l’avessero
punto con uno spillo, l’americano si afflosciò con un sospiro sibilante. Barba
posticcia compresa.
-Certo che
sei un guastafeste, Braginski. Immagino che non vorrai nemmeno mangiare la mia torta
a tredici strati- sbuffò e incrociò le
braccia al petto molliccio da Santa Claus;
arricciò le labbra, producendo un buffo risucchio contro i baffi di plastica –Una tradizione che combaci con la mia no,
eh?-
Russia alzò
gli occhi al cielo, pronto a dirgli che, no, alla vita lui ci teneva e se lo
avesse costretto a mangiare anche solo una briciola della sua torta verde
fosforescente, avrebbe riaperto le ostilità senza pensarci due volte, quando
vide appeso alla porta..
-Amerika, quello è vischio..?-
Alfred
corrugò la fronte e si grattò il cappello rosso, sbatacchiando il pon-pon
contro la guancia.
-Yes, perch..-
Neanche il
tempo di finire la frase.
O di ascoltare l’ultima, sculettante canzoncina del Santa Claus di plastica semovente..
{ E mentre chiudeva
la porta di casa con un calcio
-le mani erano
troppo occupate
ad affondare nelle
spalle di Ivan-
e capiva –miracolo del Natale!-
quanto quella barba
fosse più di intralcio
che di tradizione,
America si annotò
mentalmente che
Sì, forse, una tradizione in comune
Fra loro c’era. }