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Autore: Ophelia_    26/12/2011    0 recensioni
Questo è il mio secondo racconto, beh, più che racconto è una One-Shot.
Parla di una ragazza che non ha amici umani, ma solo lupi.
Sì avete letto bene, amici lupi.
Incontrerà un ragazzo che la farà innamorare perdutamente.
E saranno innamorati per sempre, anche dopo la morte di lei.
Michelle, Il ramo d'oro della vita.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il ramo d'oro della vita.



Ho visto un ramo d'oro spezzarsi.
Sotto di lui c'era un bellissimo lago ricoperto di ninfee, attorno a lui centinaia e centinaia di alberi; salici piangenti, querce, pini, abeti, ciliegi e chi più ne ha, più ne metta.
Sarebbe caduto sul lago?…


Erano le 3.30 di un afoso pomeriggio di Luglio. Una ragazza 17enne di nome Clarence viveva nel Minnesota, la famosa terra dei dieci mila laghi.
Lei con la sua famiglia, i Revenson, vivevano non molto lontano dalla capitale, Saint Paul.
Clarence si vergognava del suo nome francese, scombinava con tutta la sua persona nel Minnesota, dove alcuni portavano ancora il cappello da Cow-Boy e andavano in giro raccontando dei propri cavalli.
Non aveva amici, non voleva persone, lei aveva i suoi lupi.
Tutti a scuola la ritenevano un po' stramba dato che rimaneva interi pomeriggi a 'giocare a nascondino' con quei pericolosi animali invece che chattare con comuni mortali e magari socializzare.
I suoi le avevano regalato un computer due mesi fa ma non lo aveva guardato nemmeno, preferiva passare il tempo leggendo in mezzo alla foresta dietro a casa sua con i suoi animali.
Ovviamente nessuno pensava seriamente che lei giocasse con i lupi dando per scontato che fossero animali sanguinari e crudeli, ma lei ci socializzava davvero.
A scuola si conoscevano tutti, lui era il figlio del figlio del padrone del vecchio cantiere, quell'altra era la nipote della padrona del negozio di scarpe, quell'altro ancora invece era il figlio diretto dell'unica persona che aveva una villa fuori città e così via.

«Clary alzati è tardi per la scuola!» urlava sua madre dal piano di sotto. «Ma chi me lo ha fatto fare…» imprecava Clarence alzandosi diretta alla doccia.
Una volta lavata, vestita, sistemata e rimpizzata di cibo dalla madre, uscì di casa e si incamminò verso la scuola.
Notò con stupore che i ragazzi parlavano di una 'new entry', un ragazzo alto e snello, capelli neri e occhi verdi come la foresta; una quindicina di ragazze sostavano formando un cerchio.
"Ah, dovrebbe essere il nuovo ragazzo snob." pensò Clarence.
Quando la ragazza passò vicino al cerchio di capelli biondi e smalto rosso, diede un fugace sguardo e incrociò gli occhi-foresta del nuovo ragazzo.
Rimase quasi paralizzata -se non fosse stato per la folla di studenti che si incamminava nelle varie sezioni- dallo sguardo magnetico del ragazzo. Anche lui la guardava e la sensazione era quasi la stessa.
«Chi è quella ragazza?» chiese alla massa bionda davanti a lui.
«Ma chi? Quella là? Ah, la Revenson. Una tipa strana, non ha nessun amico. Si dice che parli e giochi con i lupi, tutte cavolate.»
«I lupi…» disse lui pensieroso.

Alla fine delle lezioni, Jason, il ragazzo dagli occhi-foresta, decise di andare a parlare con Clarence.
«Ciao. Sono nuovo, mi sapresti dire dove si trova la segretaria?» mentì Jason, voleva solo trovare una scusa per parlarle.
«Sai benissimo dove si trova la segretaria.» sbottò lei continuando a camminare nel corridoio.
Jason soffocò una risatina.
«Colpito e affondato. Va bene, piacere Jason.» le disse lui tendendole la mano in segno di saluto.
«Clarence.» rispose lei senza stringere la mano ma allentando un po' il passo visto che si trovavano nel parcheggio.
«Oh no, ti prego, no.» sussurrò Jason voltandosi indietro.
Clarance, che odiava Jason perchè aveva tutte quelle corteggiatrici, si fermò, lo guardò dritto negli occhi e gli disse con voce ferma e fredda: «Cosa vuoi da me?»
«Un riparo da quelle arpie, ti prego.»
Lei si voltò e vide tante testoline gialle ricoperte di puntini rossi che si avvicinavano a loro. «Seguimi.» disse lei con voce distaccata e incominciò a correre come un fulmine.
Jason ci mise un po' prima di capire che la doveva seguire e tener chiusa la bocca, ma lei era troppo veloce.
Dopo sei minuti si ritrovarono in una radura in mezzo alla foresta, lei si trovava lì già da due minuti.
«Come… Dove… Dove hai imparato a correre così veloce?» disse lui arrancando.
«Mi stai prendendo in giro. Strano che tu non lo sappia.» disse lei aggiustando lo zaino e sedendosi su un tronco.
«Lupi?»
Clarence arricciò la bocca in segno di fastidio e non rispose.
"Possibile che anche lui appena arrivato sappia dei miei lupi!" pensò ardentemente la ragazza.
«Sai, non ti trovo strana. Io amo i lupi. Immagino che corri insieme a loro visto la tua velocità e resistenza.»
Clarence si limitò ad alzare le spalle in segno di acconsento.
«E immagino anche che non verrai al ballo di Primavera… O sbaglio?» «Senti, dacci un taglio. Sono cavoli miei se ci vado o no. E poi chi ti ha detto che non ci vado? Sì, ci vengo a questo inutile ballo. Tanto fa troppo caldo per i lu…» Clarence si azzittì prima che finisse la frase.
«Lo sapevo, allora è vera la storia dei lupi! Ed è falsa la storia del ballo. Clarence Revenson, vuoi venire al ballo con me?»
Passarono parecchi minuti, lei fissava lui con uno sguardo pieno di ironia e freddezza, lui fissava lei con uno sguardo pieno di sincera voglia di amicizia.
"Brutto idiota" pensò lei.
«Ok. Ma mi devi promettere una cosa.» disse Clarence con voce tetra.
«Dimmi.»
«Non ti devi affezionare a me.»
Jason non riusciva a capire il significato di quelle parole, lui l'aveva invitata per conoscerla e diventare buoni amici visto che entrambi amavano gli animali e la foresta, ma lui non aveva neanche lontanamente pensato di una storia d'amore tra di loro.
«C-cosa dici? Non starai pensando che io ti voglia come ragazza? Cioè non che tu sia brutta, anzi, però non…» balbettò Jason in modo confusionario.
«Tanto meglio.» disse lei risparmiando la fatica al ragazzo.
«Domani è domenica, libertà, niente scuola. Ci vediamo direttamente martedì, ti aspetto alle 20 di fronte a scuola per il ballo. Lunedì non ho voglia di venire. Se vuoi ritornare a casa, passa per la scuola. Vai diritto fino a che incontri un grande masso bianco, una volta lì svolta a sinistra e troverai i cartelli di indicazione, compreso quello della scuola.» disse Clarence e scattò verso casa -si mise a correre poiché casa sua era molto lontana e il buio scende molto velocemente nei boschi- senza lasciare che Jason aprisse bocca.
«Revenson, sei strana.» disse Jason e subito dopo partì verso scuola con le indicazioni di Clarence in mente e il suo ottimo senso dell'orientamento.

Passarono le vacanze di Primavera e si avvicinava il ballo, i due ragazzi parlavano virtualmente praticamente ogni giorno e Clarence soffriva per questa cosa.
Non voleva stringere amicizia con lui ma non poteva fare a meno delle sue parole. Per Jason era diverso, lui non era innamorato di lei ma non aveva mai conosciuto una ragazza così interessante.
Strinsero un legame così forte che incominciarono a definirsi 'migliori amici' fino a quando arrivò il ballo.
Si incontrarono alle 20 di fronte a scuola, lei era vestita con un lungo abito blu notte aderente fino a sotto le ginocchia, non era elegante così lo abbinò a delle zeppe alla converse bianche bassissime.
I capelli mogano-castani raccolti in un'alta coda di cavallo.
Lui aveva una camicia bianca con le maniche tirate su e il colletto aperto, con un paio di jeans.
Nel Minnesota i balli erano così, nessuno si vestiva con abiti lunghissimi pieni di brillanti e tacco 15, oppure giacca e cravatta nera.
«Sei bellissima.»
«Grazie. Anche tu non sei male.»
Risero insieme.
Passarono la serata solo loro due insieme, parlando, ballando e scherzando. Verso la fine Jason pregò di accompagnare Clarence a casa in macchina e lei -dopo vari 'no.' ferrei- accettò visto che non c'erano i genitori.
«Eccoci.» annunciò Jason sostando davanti casa Revenson.
«Grazie mi sono divertita un mondo.» disse lei.
«Sai, non pensavo che saremmo diventati buoni amici nel giro di un mese. All'inizio eri ghiaccio.»
«Anche il ghiaccio si scioglie, no?»
«Hai ragione…» disse lui guardando profondamente il volante.
«A cosa pensi?» chiese lei sentendosi avvampare le guance.
«Nulla… Solo che…»
«Cosa?»
Lui alzò la testa e la guardò dritta negli occhi castani che avevano assunto il loro tipico colore dorato quando scendeva la notte.
Solo quella sera Jason si era accorto che Clarence era di una bellezza mozzafiato.
E poi accadde ciò che Clarence temeva, si baciarono.
E si fidanzarono.
Dopo soli due mesi Clarence peggiorava a causa del cancro al cervello. Jason non sapeva nulla e lei glielo disse due settimane prima della sua morte, anche se gli aveva accennato che non avrebbe vissuto ancora a lungo. Clarence si fece promettere da Jason che lui si sarebbe rifatto una vita e che si sarebbe sposato, Jason la guardò ch'era sdraiata sul lettino bianco dell'ospedale che puzzava di pulito, lui voleva solo l'odore di Clarence.
Le disse: «Non te lo posso promettere. So solo che se non riuscirò a vivere verrò subito da te, mi farò dare un biglietto per il creatore.»
«Mi devi promettere anche un'altra cosa. Farai visita almeno una volta all'anno ai miei lupi? E insegnerai ai tuoi figli di amarli?»
«Oh Clarance. Ti amo e ti amerò per sempre, certo che te lo prometto ma resta con me, per favore…»
Un branco di lupi fuori dalla finestra ululò e Clarence sorrise.
Morì così.
Con Jason che l'abbracciava, con il sorriso sulle labbra, con una promessa fatta a metà, con il suono del canto dei lupi e con i genitori che sostavano accanto al suo lettino.
Passarono altri sei mesi e Jason non mangiava, non beveva e non dormiva più. Non le servivano quelle cose, le serviva Clarence. Solo lei.
Sapeva dove l'avrebbe trovata e decise che l'avrebbe raggiunta.
E così fece.
Salutò i genitori addottivi e gli amici in maniera troppo affettiva con le lacrime agli occhi, e lasciò un biglietto.
Poi si diresse verso la tomba di Clarence e una volta lì disse:

«Ho visto un ramo d'oro spezzarsi.
Sotto di lui c'era un bellissimo lago ricoperto di ninfee, attorno a lui centinaia e centinaia di alberi; salici piangenti, querce, pini, abeti, ciliegi e chi più ne ha, più ne metta.
Sarebbe caduto sul lago?…
La risposta? No.
Non sarebbe caduto sopra un lago. Sarebbe caduto sopra di noi per proteggerci e tenerci uniti per sempre, amore.»

Spinto dal dolore, dalla voglia di rivederla, dall'impossibilità di vivere senza il suo angelo, morì così il ragazzo. Fissò gli occhi gialli dei lupi dietro la pietra della tomba e se ne andò.

Là su, nel cielo. Da Clarence.
Lui accanto a lei.
Jason accanto a Clarence.
Nella vita e nella morte.
Per sempre.



Fine.
Michelle.
   
 
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