Vecchi cialtroni
Il
Signore del Fuoco li osservava tutti con occhio
critico,senza un particolare interesse. Azulo, pigramente, si
passò una mano
sulla lunga barba, saggiandone la superficie perfettamente liscia,
mentre
spostava gli occhi dal suo secondogenito alla nuora. Era indubbiamente
una
bella donna, ma non una dominatrice, non una guerriera.
Un’ottima moglie e una
buona madre, nient’altro, pensò con una nota di
rimprovero, anche se, da alcune
indiscrezioni, sembrava appartenere a un’eccellente linea di
sangue.
Vide
con la coda dell’occhio Azula, sua nipote,
perfettamente ritta, composta, impeccabile
al fianco del padre. Sembrava
una bambola di porcellana, una di
quelle che sua madre collezionava quando era bambino e che gli
mettevano i
brividi. La bambina sostenne il suo sguardo con una serietà
quasi inappropriata
per la sua età. Aveva sempre pensato che ci fosse qualcosa
di sbagliato in sua
nipote; lo vedeva da come camminava, da come parlava, da come lo
guardava quando
pensava di non esser vista. Rivedeva in
lei un’eccellente dominatrice, una guerriera, ma non una
bambina.
Una
fiamma al suo fianco si contorse, dibattendosi tra
le altre, per poi morire sopraffatta da una più grande,
mentre un leggero
starnuto rimbombava nella sala del trono facendo trasalire Ozai.
Azulo
osservò la mano di suo figlio stringersi con
forza sulla stoffa purpurea della veste, in un moto di ira, mentre Ursa
si
sporgeva impercettibilmente in avanti, quasi volesse porre una difesa
tra il
marito e il figlio maggiore. Zuko si strinse nelle spalle, storcendo il
naso e
stroncando sul nascere un secondo starnuto. Si agitò,
facendo leggermente
dondolare la testa. Le gambe gli formicolavano, costrette in una
posizione
innaturale e scomoda e non riusciva a impedirsi di strofinarsi le dita
le une
con le altre, spinto dal nervosismo.
Azulo
sollevò un sopracciglio, assorto nella contemplazione
di quel bambino, che sembrava fin troppo impacciato e inappropriatamente fuori posto. Zuko abbassò ancora di più
lo sguardo, fino a incontrate il cavallo
dei pantaloni e a far toccare al mento la pelle del collo, in una
posizione che
Azulo avrebbe osato definire buffa.
Quasi
stentava a credere che Zuko e Azula fossero
fratelli, così squisitamente diversi. Se non ne fosse stato
assolutamente
sicuro, avrebbe detto il contrario, ma un occhio esperto sapeva
cogliere quei
dettagli insignificanti che di per sé non dicevano niente:
il fremito nella
mano destra, il buttare sempre in avanti il piede destro, il rivolgere
lo
sguardo al padre in ogni circostanza per ricevere il suo consenso, il
camminare
sulla punta dei piedi quando erano scalzi.
Si
perse nell’osservare le spalle esili del bambino,
coperte dalla corazza, le orecchie leggermente sporgenti, le guance
paffute, il
labbro tremante, gli occhi velati dalla vergogna. Si riscosse solo
quando
intravide con la coda dell’occhio la mano di Ursa sfiorare la
schiena del
figlio, in una discreta carezza.
Sospirò,
avvertendo all’improvviso il peso degli anni
gravargli sulle spalle.
-Potete
andare.- disse alla fine a Ozai, con tono
marziale e perentorio, dissimulando uno starnuto e un colpo di tosse.
Aveva sempre
pensato che in quella sala facesse troppo caldo e l’aria
fosse troppo pesante,
ma era sempre stato così, l’avevano accettato
già molte generazioni prima di
lui.
In
silenzio Ozai si rimise in piedi, senza un segno di
stanchezza o di apprensione e fu imitato velocemente dalla figlia,
mentre Ursa
aiutava Zuko ad alzarsi. Il bambino barcollò leggermente,
riacquistando la
sensibilità alle gambe e costrinse Azulo a reprimere un
sorriso.
Zuko e
la madre si affrettarono a raggiungere il padre
e la sorella e, mentre la osservava camminare sicura e spedita al
fianco di
Ozai, si vergognò delle sue gambe gracili e delle sue spalle
esili. Prima di
lasciare la Sala del Trono lanciò una timida occhiata a suo
nonno, che già non
si curava più di loro, perso in chissà quali
pensieri. Zuko ebbe la spiacevole
sensazione si essere fuori posto, ancora,
ed ebbe quasi l’impressione di
vedere seduta
sul trono Azula al posto di quel vecchietto rinsecchito e stanco. Azula
sarebbe
potuta essere un’eccellente Signore del Fuoco, gli
ripeteva suo padre, quando sbagliava un esercizio del dominio, che,
invece, lei riusciva a fare alla perfezione.
Strinse i braccioli del
trono, godendo del tepore emanato dalle fiamme che lo circondavano. Non
faceva
più troppo caldo e l’aria non era più
pesante e gravida di preoccupazioni. Le fiamme
erano quasi del tutto spente e, in fin dei conti, era meglio
così. In un angolo
della Sala del trono, quello che poteva essere visto meglio dal trono,
c’era un
vaso di Gigli Panda, un regalo di Aang per la sua incoronazione. Il
piccolo
monaco aveva blaterato qualcosa riguardo il regalarli al vero amore o
cose
simili, ma Zuko non gli aveva dato troppo ascolto, occupato a
osservarsi
riflesso sulla testa lucida del ragazzino. Per il resto la sala era
ornata dai
vecchi arazzi e gli stendardi con il simbolo della Nazione del Fuoco,
gli
stessi che lo inquietavano quando era bambino. Aveva pensato di farli
togliere,
ma non ce ne era un reale bisogno, così aveva procrastinato
il progetto in
vista di impegni più importanti.
Abbandonò il capo contro
lo
schienale del trono e sorrise immaginando suo nonno fare lo stesso,
dopo l’ennesima
udienza richiesta da suo padre. In fin dei conti era uomo bizzarro,
pensò sfiorando
una piccola incisione che andava a intaccare la superficie perfetta del
bracciolo. Vi erano riportate due parole scritte con una grafia piccola
e disordinata:
“vecchi cialtroni”.
Zuko
non sapeva se fosse stato Azulo a
inciderle, ma gli piaceva pensare che fosse così e quando
rimaneva solo nella
sala del trono, lontano dai ministri, i cortigiani e gli strateghi, si
divertiva a immaginarlo, ancora ragazzo, mentre scriveva sul trono, in
barba al
codice e alle regole.
Perso nei suoi pensieri
trasalì quando avvertì una mano posarsi decisa
sulla sua spalla.
-Che stai facendo?- gli
chiese una voce familiare.
-Niente.- rispose evasivo,
arrossendo, mentre Mai lo osservava seria. Aveva i capelli stretti in
una bassa
crocchie e tra di essi si intravedevano i petali candidi di un Giglio
Panda.
Nota Autore:
Questa, signori miei, avrebbe
dovuto essere una bella lemon Toko per il p0rn fest, ma alla fine ha
deciso di
prendere un’altra strada e io non ho potuto che lasciarla
fare, impotente.
Devo dire che, nonostante
tutto, ne sono molto soddisfatta. Mi piace e sono contenta di essere
finalmente
tornata a scrivere in questo fandom.
Azulo forse risulterà un
po’
OOC, però mi piaceva l’idea di vederlo sotto una
chiave un po’ più umana.
Bene, detto questo mi
ritiro
e auguro a tutti voi un felice Natale, un po’ in ritardo, e
un buon anno nuovo.
Alla prossima :)
Se trovate
eventuali errori,
vi sarei immensamente grata se me li segnalaste. Ho riletto
più volte la fic,
ma sono sicura che qualche maledetto mi è sfuggito! D: